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Anonima Castelli
Anonima Castelli srl è un’azienda italiana per l’arredamento di spazi abitativi e commerciali, fondata a Bologna da Ettore Castelli nel 1877. [1] E' nota nel mondo del design per i progettisti che vi hanno lavorato; fra questi Giancarlo Piretti, che in essa ha creato la sedia pieghevole Plia.
Storia
Anonima Castelli | |
---|---|
Stato | Italia |
Forma societaria | Società a responsabilità limitata |
Fondazione | 1877 a Bologna |
Fondata da | Ettore Castelli |
Sede principale | Fiume Veneto |
Persone chiave | Famiglia Pavan |
Settore | Design, arredamento e allestimento. |
Prodotti | Sedute e tavoli per il living e l'ufficio. |
Slogan | «Design Beauty Everywhere» |
Note | Premio Compasso d'oro nel 1981 Premio Compasso d'oro nel 1987 |
Sito web | www.anonimacastelli.com/it/ |
L'Ebanisteria Castelli
L’azienda nacque come Ebanisteria Castelli nel 1877 a Bologna, per iniziativa di Ettore Castelli. Costituita da cinque piccole botteghe, l'azienda era attiva nella realizzazione del mobile artigianale bolognese. All'inizio del XX secolo, Castelli divenne fornitore di diversi enti pubblici italiani. Furono creati due stabilimenti, sempre a Bologna: un’unità in via Remosella, e un primo nucleo del futuro Centro Studi e Progetti in via Corticella. Negli anni venti, Cesare Castelli succedette il padre nella direzione dell’azienda, e si occupò di consolidare nel 1930 come unica sede produttiva quella di Via Corticella. Questa rimase, fino alla fine del secolo, la sede della direzione generale del gruppo. Seguirono una filiale di vendita a Roma e una di magazzino a Milano. All’interno del Centro Studi, con l’ingresso in azienda del primo capo progettista Antonio Nerozzi si iniziò ad adottare un metodo più vicino al moderno concetto di design. [1]
Anonima Castelli
Nel 1939 fu costituita la nuova società Anonima Castelli, con titolare Cesare Castelli. [2] L’Ebanisteria venne incorporata nella nuova entità. L’azienda aprì due nuovi stabilimenti produttivi: uno in Via Ferrarese 3, a Bologna, e uno a Imola negli spazi di una vecchia fabbrica di conserve. Durante la seconda guerra mondiale, Anonima Castelli dovette trasformare i suoi impianti per soddisfare le richieste dello Stato, creando i rivestimenti strutturali in legno per i mezzi da guerra, come i cassoni dei camion da trasporto o prefabbricati per l’alloggio dei militari. Nel 1944, lo stabilimento di Imola venne distrutto in un bombardamento aereo. Rimarranno intatti i due su Bologna. [1]
Rinascita nel dopoguerra
Con la fine della guerra, Cesare Castelli fornì gli impianti delle tecnologie più attuali, ottimizzando il processo produttivo, concentrandosi sulle forniture per ufficio. Nel 1956 fu costituita la Metalcastelli S.p.a., un’azienda per la sola produzione di mobili in metallo. Verranno aperti due nuovi impianti produttivi: uno a Bologna, e uno a Torino. Nel 1955 entrò in azienda Giulio Ponzellini, genero di Cesare, che gli affidò delle mansioni commerciali di Anonima Castelli. Cesare morì nel 1966. [2]
L'espansione negli anni '60
Nei primi anni del 1960, con l’indipendenza algerina [3], nonché il subentro in azienda di Leonida, figlio di Cesare, l'azienda si interessò ai mercati del Nordafrica. Alla direzione del team di progettazione per l’arredo degli edifici ministeriali di questi paesi, vi fu Antonio Nerozzi. Sotto la sua direzione, Paolo Brunetti, suo apprendista dal 1953, avvicinò a Castelli quattro nuovi progettisti: Giancarlo Piretti, Gino Gamberini, Augusto Quattrino e Roberto Molinazzi. Nel 1965, nacque il modello di seduta 106, di Giancarlo Piretti. Fu così fondata una divisione specializzata nello studio e nello sviluppo di sedie: DSC (Divisione Sedie Castelli). Giancarlo Piretti, in questi anni progettò prodotti come Plia [4], e i modelli derivati Plona, Platone, Pluff.
Anni '70 e '80 e cambio di proprietà
Nel 1972, Castelli si presentò alla mostra “Italy: The New Domestic Landscape”[5] , per la realizzazione delle torri espositive del giardino sul tetto del museo, che ospitavano la mostra di “domestic design”. Presso il MoMa di New York, Piretti conobbe Emilio Ambasz, al tempo curatore della mostra, e con il quale nel 1979 ideò il modello Vertebra, che vinse il Compasso d’oro due anni dopo. In questo periodo, furono molte le collaborazioni dell’azienda con i progettisti del tempo, fra cui Charles Randolph Pollock, Richard Sapper e Ferdinand Alexander Porsche. Nel 1988, Leonida Castelli vendette le sue azioni della Castelli, e Giulio Ponzellini ne acquisì la maggioranza. [2]
La globalizzazione
Tra gli anni ottanta e i primi del 2000, le cariche amministrative di Castelli si scambiarono più volte alla leadership dell’azienda, tra la famiglia originaria dei Castelli e quella dei Ponzellini, fino al 1994, quando l’azienda fu acquisita dal gruppo statunitense Haworth, con sede nello stato del Michigan [6]. In questo periodo videro la luce i sistemi di sedute progettati da Nilo Gioacchini, che sviluppò i prodotti grazie all’avvento dei programmi di visualizzazione tridimensionale.
La crisi e il fallimento
Nel gennaio 2013 l'azienda, che impiegava 135 dipendenti, dichiarò fallimento e fu messa in liquidazione; due tentativi di vendere la Castelli all'asta andarono deserti.[7]
Rifondazione e anni recenti
Nel 2015 l’azienda venne ceduta alla famiglia Pavan tramite asta fallimentare. [8] Negli anni successivi, un team di progettisti si impegna nella riedizione dai prodotti iconici del marchio e nella realizzazione di oggetti nuovi, sempre pertinenti l’ambiente lavorativo e domestico.
Progettisti
Riconoscimenti
1970 - Plia, di Giancarlo Piretti, riceve il premio Smau; [9]
1979 - Vertebra, di Giancarlo Piretti ed Emilio Ambasz, riceve il premio Smau; [9]
1981 - Trust, del Centro Studi Castelli, riceve la segnalazione al premio Compasso d’oro; [10]
1981 - Brio, del Centro Studi Castelli, riceve la segnalazione al premio Compasso d’oro; [10]
1981 - Vertebra, di Giancarlo Piretti ed Emilio Ambasz, riceve il premio Compasso d’oro; [9]
1987 - Dalle nove alle cinque, di Richard Sapper si aggiudica il Compasso d’oro; [10]
1989 - Guya, del Centro Studi Castelli, riceve il Compasso d’oro; [10]
1990 - Executive Office di Ferdinand Alexander Porsche, viene segnalato a Compasso d’oro; [10]
2005 - Mario Ruiz progetta K22, futuro FX International Interior Design Prize; [11]
2007 - Axis 9000, di Castelli Design Studio, viene inserita nell'ADI Design Index;
2008 - Axis 9000, di Castelli Design Studio, viene segnalata a Compasso d’oro.
Sedi
Oggi l’impianto produttivo di Anonima Castelli si stanzia a Fiume Veneto, mentre un suo showroom sarà aperto al pubblico in occasione della Design Week di Milano 2024.
Note
- ^ a b c Decio Giulio Riccardo Carugati, Castelli, Electa, ISBN 88-435-7283-0.
- ^ a b c Dario Scodeller, Anonima Castelli. Objects, Design and Cultural Heritage, su link.springer.com, 31 dicembre 2023.
- ^ Il Post, L’indipendenza dell’Algeria, 60 anni fa, su ilpost.it, 5 luglio 2022.
- ^ Sydney Gore, How Giancarlo Piretti’s Plia Chair Became the Hot Seat of the Third Millennium, su architecturaldigest.com, 28 settembre 2022.
- ^ The Museum of Modern Art, ITALY: THE NEW DOMESTIC LANDSCAPE, Press Release, su assets.moma.org, 26 maggio 1972.
- ^ ADI, Associazione per il Disegno Industriale, MOBILI PER L'UFFICIO: SI RILANCIA IL MARCHIO CASTELLI, su adi-design.org.
- ^ Castelli, c'è l'accordo: Pavan affitta l'azienda, ok all'assorbimento di tutti i dipendenti, su BolognaToday. URL consultato il 14 febbraio 2024.
- ^ Ufficio Stampa Città Metropolitana di Bologna, La Castelli di San Giovanni in Persiceto riparte con la famiglia Pavan. Salvaguardati tutta l’occupazione e il polo produttivo, su cittametropolitana.bo.it, 29 gennaio 2015.
- ^ a b c Giancarlo Piretti, premi e riconoscimenti, su pirettidesign.it.
- ^ a b c d e Giorgio Dal Fabbro, progetti gestiti, su digilander.libero.it.
- ^ Mario Ruiz, about, su marioruiz.es.