Ruth Maier
Ruth Maier (Vienna, 10 novembre 1920 – Auschwitz, 1° dicembre 1942) è stata una donna austriaca i cui diari sono stati pubblicati nel 2007 e descrivono le sue esperienze dell'Olocausto in Austria e Norvegia, per questo è stata descritta come la "Anna Frank della Norvegia".[1][2][3].

Biografia
Nacque a Vienna in una famiglia ebraica ampiamente integrata, figlia di Ludwig e Irma. Suo padre, il dottor Ludwig Maier, aveva conseguito un dottorato in filosofia, conosceva nove lingue e ricopriva una posizione di rilievo nel servizio postale e telegrafico austriaco. Morì nel 1933 di erisipela. Suo cugino di primo grado, sopravvissuto alla guerra, era il filosofo Stephan Körner.
La sorella minore Judith riuscì a fuggire nel Regno Unito. Grazie ai contatti del padre, Ruth riuscì a trovare rifugio in Norvegia. Arrivò in treno il 30 gennaio 1939 e fu ospitata per qualche tempo da una famiglia norvegese. Nel giro di un anno imparò a parlare il norvegese, completò l'examen artium e fece amicizia con la futura poetessa Gunvor Hofmo in un campo di volontariato a Biri. Le due divennero una coppia, trovando alloggio e lavoro in vari luoghi della Norvegia.[4]
Modella per Gustav Vigeland
Ruth è stata anche una delle modelle della statua "Surprised", opera di Gustav Vigeland. La statua è esposta in modo permanente nel Frognerparken di Oslo.[5][6] Vigeland iniziò a lavorare alla scultura intorno al 1904. La modella per il volto della scultura era Inga Syvertsen; la scultura fu completata nel 1942.[7] La Maier fu sorpresa dall'ingresso di un'altra persona nella stanza mentre faceva da modella per Vigeland e cercò di coprire il suo corpo nudo, da cui la postura. La statua fu infine fusa in bronzo nel 2002.[8] Ruth fu anche modella per il pittore norvegese Åsmund Esval.
Arresto, deportazione ad Auschwitz e morte
«Credo che sia un bene che si sia arrivati a questo. Perché non dovremmo soffrire, quando c'è tanta sofferenza? Non preoccupatevi per me. Forse non vorrei commerciare con voi.»
All'inizio dell'autunno 1942 affittò una stanza a Oslo dove fu arrestata il 26 novembre 1942 e deportata sulla SS Donau lo stesso giorno. Arrivata ad Auschwitz il 1° dicembre 1942, fu inviata direttamente alle camere a gas e uccisa. Aveva 22 anni.[9]
Pubblicazione del diario
La compagna Gunvor Hofmo conservò i diari di Ruth e gran parte della sua corrispondenza. Nel 1953 si rivolse a Gyldendal per una pubblicazione che fu però rifiutata. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1995, Jan Erik Vold, cercando tra le sue carte, si è imbattuto nelle opere di Ruth Maier. Dopo averle revisionate per dieci anni, sono state pubblicate nel 2007. Vold è rimasto molto colpito dal valore letterario dei diari, paragonando il talento letterario di Ruth Maier a quello di Hannah Arendt e Susan Sontag.[10] Il libro è stato tradotto in inglese da Jamie Bulloch nel 2009.[11]
La gran parte del diario di Ruth è conservata dal 1933 al 1942. Nel suo diario Ruth scrisse del peggioramento delle condizioni della popolazione ebraica austriaca dopo l'Anschluss del 1938, della sua reazione ai molti cambiamenti nella sua vita e del desiderio di avere una famiglia.
Scuse del 2012 da parte del governo norvegese
Nel discorso del 27 gennaio 2012, in occasione della Giornata internazionale della memoria dell'Olocausto, il primo ministro norvegese Jens Stoltenberg ha presentato delle scuse ufficiali per il ruolo svolto dai norvegesi nelle deportazioni. Come riportato nel sito ufficiale del governo norvegese, Stoltenberg ha tenuto il suo discorso al molo di Oslo dove, il 26 novembre 1942, 532 ebrei si imbarcarono sulla nave cargo SS Donau, diretti verso i campi nazisti. Stoltenberg disse:[12]
Eredità
Nel 2015 Klassekampen ha stampato un facsimile della sua opera Kirkegård/Vår Frelser in un articolo sulla mostra alla Bomuldsfabrikken Kunsthall di Arendal:"Krigsbilder. Kunst under okkupasjonen 1940-45", aggiungendo che "Le impressioni sensibili della natura e dei paesaggi urbani in aquarell, testimoniano un talento indipendente."[13]
Nel 2020, a Oslo, era prevista l'inaugurazione di piazza Ruth Maier.[14] Anche a Lillestrøm c'è una strada che porta il suo nome.[15]
Note
- ^ The diary of 'Norway's Anne Frank', Ministry of Foreign Affairs, 5 marzo 2009. URL consultato il 5 marzo 2009.
- ^ (NO) Lars Kluge, Norges Anne Frank, Oslo, Aftenposten, 13 ottobre 2007. URL consultato il 20 gennaio 2008 (archiviato dall'url originale il 14 ottobre 2007).
- ^ (NO) Stian Bromark, Norsk skamhistorie, Oslo, Dagbladet, 18 ottobre 2007. URL consultato il 20 gennaio 2008.
- ^ (NB) Per Thomas Andersen, Gunvor Hofmo, su snl.no, 30 luglio 2020. URL consultato il 18 maggio 2021.
- ^ Aftenposten om Ruth Maier, Norges «Anne Frank», su aftenposten.no.
- ^ vigeland.museum.no, 3 settembre 2012, http://www.vigeland.museum.no/no/vigelandsparken/andre-skulpturer.
- ^ Ny Vigeland-skulptur med broket historie Stavanger Aftenblad, 2.august 2002, accessed September 3, 2012
- ^ NRK, su nrk.no, 2 agosto 2002. URL consultato il 3 settembre 2012.
- ^ (NO) Jan Erik Vold e Ruth Maier, Ruth Maiers dagbok - en jødisk flyktning i Norge, Oslo, Gyldendal, 2007, ISBN 978-82-05-34038-1.
- ^ (NO) Nils-Øivind Haagensen, En pike utenom det vanlige, in Klassekampen, Oslo, 18 ottobre 2007. URL consultato il 20 gennaio 2008 (archiviato dall'url originale il 17 luglio 2011).
- ^ Jan Erik Vold e Ruth Maier, Ruth Maier's diary: a young girl's life under Nazism, Londra, Harvill Secker, 2009, ISBN 978-1-84655-214-4.
- ^ Speech on the International Holocaust Rememberance(sic) Day, su regjeringen.no, Office of the Prime Minister of Norway, 27 gennaio 2012. URL consultato il 13 marzo 2012.
- ^ Øivind Storm Bjerke, Kunsten fra krigsårene, Klassekampen, 5 agosto 2015, p. 26.
- ^ Ruth Maiers plass åpnes i Oslo, su vg.no, 9 novembre 2020.
- ^ Ruth Maiers plass åpnes i Oslo, su vg.no, 9 novembre 2020.
| Controllo di autorità | VIAF (EN) 78921927 · ISNI (EN) 0000 0000 7104 3551 · SBN UBOV385763 · LCCN (EN) no2009016905 · GND (DE) 136635598 · BNF (FR) cb16042388c (data) · J9U (EN, HE) 987007296803405171 | 
|---|