Hop-Frog
Hop-Frog è un racconto scritto da Edgar Allan Poe. Fu pubblicato per la prima volta il 17 marzo del 1849 (l'anno della sua morte), sul settimanale bostoniano The Flag of Our Union.[1]
| Hop-Frog | |
|---|---|
| Titolo originale | Hop-Frog - The Eight Chained Ourangoutangs |
| Autore | Edgar Allan Poe |
| 1ª ed. originale | 1849 |
| Genere | racconto |
| Sottogenere | orrore |
| Lingua originale | inglese |
Trama
In un luogo e tempo imprecisato,[2] Hop-Frog è il buffone di corte di un re; nano e zoppo, era stato strappato al suo ignoto Paese per essere inviato in dono al sovrano insieme all'amica Trippetta,[3] abile e graziosa ballerina, anch'essa nana. Il soprannome Hop-Frog[4] ne motteggia la buffa andatura a saltelli dovuta alla penosa deficienza dei suoi arti inferiori; per contro, Hop-Frog ha una prodogiosa forza in quelli superiori, il che lo rende eccezionale quando si tratta di arrampicarsi.
Un giorno il re organizza un grande ballo in maschera e, a corto di idee sui travestimenti, fa convocare Hop-Frog. Dopo aver costretto il buffone a ubriacarsi, il tiranno si spazientisce perché il nano non gli fornisce alcun suggerimento e, non appena Trippetta interviene per proteggere l'amico, per tutta risposta il re le scaraventa in faccia il contenuto di un bicchiere di vino. Hop-Frog, dissimulando la sua rabbia, appare improvvisamente ispirato e propone allora al sovrano e ai suoi sette ministri di vestirsi tutti da orangotango: essendo tale primate praticamente ignoto nel mondo civile dell'epoca, i convitati li avrebbero scambiati per animali veri e ne sarebbero stati spaventati a morte.
Il re accoglie la proposta con entusiasmo e Hop-Frog, dopo averlo camuffato insieme ai suoi ministri con un travestimento costituito da calzamaglie aderenti, catrame e lino, li lega assieme con una catena per rendere l'effetto ancora più verosimile. L'allestimento della sala è affidato a Trippetta, coadiuvata dall'amico.
A mezzanotte i finti orangotango irrompono sulla scena suscitando grande trambusto e terrore mentre il re gongola per il successo riscosso dall'abile trovata. Improvvisamente però, mentre gli invitati iniziano a comprendere che si tratta di uno scherzo, con sorpresa generale gli otto uomini, che Hop-Frog aveva legato a un grande lampadario, vengono trascinati verso l'alto avvinghiati dalle catene. Sfruttando la sua nota destrezza nell'arrampicarsi, Hop-Frog li raggiunge in cima al lampadario e, dopo aver rivelato in preda al furore i suoi scopi di vendetta per lo sgarbo a Trippetta, dà fuoco al re e ai sette ministri con una torcia.
A causa dell'elevata combustibilità dei materiali del travestimento gli otto non hanno scampo e presto di loro non resta che una orribile massa annerita e irriconoscibile.
Dopo questa atroce vendetta Hop-Frog e Trippetta spariscono senza lasciar traccia, probabilmente per fare ritorno verso il loro Paese di origine.
Ispirazione
- La vicenda raccontata richiama l'episodio del Ballo degli Ardenti, che vide protagonista il re di Francia Carlo VI.
Edizione di riferimento
- E. A. Poe, Hop-Frog (traduzione di Delfino Cinelli), in Opere scelte (a c. di Giorgio Manganelli), Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1971, pp. 927-938.
Note
- ^ J. A. Weinstock (a c. di), The Ashgate Encyclopedia of Literary and Cinematic Monsters, London-New York, Routledge, 2016, p. 333.
- ^ Ma probabilmente affine al Basso Medioevo europeo.
- ^ Così anche nel testo originale in inglese.
- ^ Letteralmente: "rana saltatrice".
Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Hop-Frog
Collegamenti esterni
- Edizioni di Hop-Frog, su Catalogo Vegetti della letteratura fantastica, Fantascienza.com. (aggiornato fino al gennaio 2010)
| Controllo di autorità | VIAF (EN) 7462149068464665730009 |
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