Clavicembalo

strumento musicale a corde e tastiera

Con il termine clavicembalo si indica una famiglia di strumenti musicali a corde di origine italiana, dotati di tastiera, tra questi il più noto e il grande strumento attualmente chiamato clavicembalo, ma anche i più piccoli virginali e la spinetta. Questi strumenti generano il suono pizzicando una corda e non colpendola, come avviene nel pianoforte o nel clavicordo. La famiglia del clavicembalo ha probabilmente avuto origine quando una tastiera è stata adattata su di un salterio, fornendo così un mezzo per pizzicare le corde.

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Clavicembalo di stile Fiammingo

Funzionamento del clavicembalo

Tutti i tipi di clavicembalo hanno un funzionamento simile:

Particolare dell'attuatore del clavicembalo
Particolare dell'attuatore del clavicembalo
  • La linguetta è una semplice leva che ruota intorno ad un asse costituito da una spina che passa attraverso un foro.
  • L'attuatore è un pezzo di legno rettangolare che si trova perpendicolarmente alla fine del tasto, tenuto in posizione da due guide di legno.
  • Nell'attuatore, un plettro fuoriesce quasi orizzontalmente, (normalmente il plettro è leggermente inclinato verso l'alto) e passa subito sotto la corda. Anticamente i plettri venivano realizzati con penne di corvo o in cuoio, mentre quelli moderni utilizzano materiali plastici.
  • Quando la parte anteriore del tasto viene pigiata, la parte posteriore si solleva, così come l'attuatore e il plettro pizzica la corda.
  • Quando il tasto si abbassa, l'attuatore ricade verso il basso per il proprio peso e il plettro si piega all'indietro per superare la corda. Ciò è reso possibile dalla linguetta che regge il plettro, dotata di una molla.
  • In cima all'attuatore, uno smorzatore in feltro raggiunge la corda evitando che questa continui a vibrare quando il tasto non è più premuto.

Tipi di clavicembalo

Nei tempi d'oro del clavicembalo, ogni tipo di strumento aveva esattamente la sua funzione e un nome ben preciso, oggi questa distinzione è andata sparendo, dal momento che non è facile vedere e sentire materialmente molti di questi strumenti, oggi delle vere e proprie rarità.

Clavicembalo

Nell'accezione moderna, il termine clavicembalo può indicare sia tutti gli strumenti della famiglia, che - più specificamente - il grande strumento a forma di pianoforte, con un contenitore dalla forma triangolare che ospita sulla sinistra le corde lunghe dei bassi e sulla destra quelle più corte degli alti; caratteristicamente, il profilo è più prolungato di quello di un pianoforte moderno, con una curva più stretta sulla parte obliqua. Un clavicembalo può avere da una a tre corde per ciascuna nota, e in alcuni casi anche di più. Spesso una è da 4 piedi, un'ottava più alta di quella normale da 8 piedi. Le tastiere a singolo manuale sono comuni, specialmente negli strumenti di fattura italiana, mentre in molti altri paesi la tendenza era di produrre strumenti a due manuali.

Virginali

Il virginale è uno strumento dalla forma rettangolare, più piccolo e semplice rispetto al clavicembalo, dotato di una sola corda per ciascuna nota, parallela alla tastiera, lungo il lato più esteso dello strumento. L'origine del termine non è chiaro, ma spesso viene collegata al fatto che lo strumento era suonato di frequente da donne giovani. Si noti che la parola "virginale" nel periodo Elisabettiano era utilizzata per designare qualsiasi tipo di clavicembalo; così i capolavori di William Byrd e dei suoi contemporanei erano spesso suonati su clavicembali di grandi dimensioni, di fattura italiana, e non solamente su quelli che oggi chiamiamo virginali. I virginali possono essere suddivisi in spinetta (il tipo più diffuso, soprattutto in Italia) e muselar o muselaar.

Virginale

Generalmente, uno strumento descritto semplicemente come "virginale" è probabilmente una spinetta.

Muselar

Nel virginale di tipo muselar la cassa è rettangolare e la disposizione della tastiera solitamente è a destra. Inoltre la disposizione delle corde è leggermente obliqua e queste vengono pizzicate al centro della loro lunghezza. Ciò rende il suono più caldo e ricco, ma con alcune importanti limitazioni: l'azione della mano sinistra è al centro della cassa di risonanza, quindi anche i rumori meccanici vengono amplificati, inoltre la resa sonora delle corde più lunghe e dal suono basso è penalizzata. Un commentatore del diciottesimo secolo scrisse che il muselar "grugnisce nei bassi come un maialino". Nonostante tutto i muselar furono popolari, sopratutto nei paesi di lingua fiamminga.

Spinetta

Strumento di dimensioni ridotte, chiamato così forse dal nome del costruttore veneziano J. Spinetus. Questo è il tipo più diffuso di virginale e consiste in uno strumento a corde con le corde impostate ad un angolo con la tastiera di circa 30°. In questo strumento le corde sono troppo vicine per avere un attuatore normale: le corde sono gestite a coppia, con gli attuatori che pizzicano l'una o l'altra con un movimento in direzioni opposte.

Variazioni e modifiche nei clavicembali

Non è una sorpresa che uno strumento costruito in un certo numero di esemplari nell'arco di oltre tre secoli, presenti delle variazioni e modifiche anche di una certa importanza.

Oltre alla varietà nelle forme e nelle dimensioni, si registrano a che disposizioni o regolazioni differenti nella meccanica e quindi anche nella resa sonora.

Generalmente i primi clavicembali hanno minore estensione, più avanti nel tempo l'estensione aumenta, anche se esistono ovviamente delle eccezioni. Abbiamo così clavicembali con appena quattro ottave, mentre quelli più grandi ne hanno cinque o poco più. Spesso, alle tastiere più corte, veniva adattato il sistema dell'"ottava corta".

Storia del clavicembalo

L'origine del clavicembalo si perde nel Medioevo. Il primo riferimento scritto è datato attorno al 1300 ed è possibile che il clavicembalo sia stato realmente inventato in quel secolo. Eravamo nel periodo in cui i progressi nell'orologeria e altre forme della meccanica erano continui, perciò è possibile che un dispositivo come il salterio, sia stato arricchito di quei particolari meccanici necessario a farlo diventare un vero strumento musicale.

Il clavicembalo più antico tuttora conservato viene dall'Italia e l'esemplare più vecchio è datato 1521. Purtroppo l'antico strumento italiano non aiuta a far luce sull'origine e sull'evoluzione della tecnica di costruzione del clavicembalo, dal momento che si tratta già di un esemplare ben rifinito, segno di una produzione già sperimentata. I costruttori di clavicembalo italiani producevano strumenti caratterizzati da un singolo manuale e piuttosto leggeri, con corde relativamente poco in tensione. Questo tipo di realizzazione continuò in Italia per alcuni secoli, per tale motivo gli strumenti italiani sono generalmente considerati dalla critica dotati di un suono piacevole, ma dal tono non spettacolare, molto adatti per l'accompagnamento del canto o di altri strumenti.

Una vera e propria rivoluzione nella costruzione del clavicembalo avvenne nelle Fiandre intorno al 1580 grazie al lavoro di Hans Ruckers e dei suoi discendenti, tra cui Ioannes Couchet. I clavicembali dei Ruckers usavano corde più lunghe, maggiore tensione delle corde stesse e una scocca più pesante, dotata di una tavola acustica in legno di abete rosso molto flessibile e caratterizzata da una risposta molto pronta. L'insieme di queste modifiche produceva un tono più potente e nobile rispetto a quello tradizionale del clavicembalo italiano e fu utilizzato per la costruzione del clavicembalo anche in altre nazioni. I costruttori fiamminghi introdussero anche l'innovazione dei doppio manuale, che inizialmente veniva usato esclusivamente per permettere una facile trasposizione, dal momento che veniva impiegato per un intervallo di quarta, piuttosto che per aumentare l'estensione e la capacità espressiva dello strumento.

Gli strumenti di fattura fiamminga ebbero ulteriore sviluppo nel diciottesimo secolo in Francia, principalmente per l'opera della famiglia Blanchet e del discendente Pascal Taskin. Gli strumenti francesi imitavano la costruzione di quelli fiamminghi, aumentando ulteriormente l'estensione, da circa quattro ottave a cinque. Inoltre i due manuali, negli strumenti francesi non erano più utilizzati solo per la trasposizione ma era possibile variare le combinazioni praticamente dall'unisono all'ottava. In effetti il modello francese del XVIII secolo segna il punto più alto del livello costruttivo dei clavicembali, da quel punto adottato per la costruzione di strumenti moderni.

Un aspetto che colpisce di questo periodo è la sistematica ristrutturazione, in alcuni casi probabilmente truffaldina, dei clavicembali di tipo Ruckers. Con un'operazione chiamata grande ravalement (grande restauro), molti dei Ruckers che erano rimasti in circolazione furono smantellati e ricostruiti con l'impiego di nuovi materiali per la tavola risonante e aggiungendo un'ottava alla loro estensione. Molti dei clavicembali spacciati per Ruckers restaurati erano in realtà dei falsi, anche se probabilmente erano ottimi da un punto di vista acustico.

In Inghilterra, due produttori immigrati, Jacob Kirckman (dalla Germania) e Burkat Shudi (dalla Svizzera) raggiunsero notevoli risultati con i loro clavicembali, sia per il tono potente, sia per l'esterno in vernice molto bello. Il suono dei clavicembali di Kirckman e Shudi ha impressionato molti ascoltatori, ma la sensazione che essi accentuino troppo il volume, ha portato pochi strumenti moderni ad essere modellati su quella base. La fabbrica di Shudi passò al genero John Broadwood, che la adattò alla produzione del pianoforte e divenne una vera potenza creativa nello sviluppo di questo strumento.

I produttori di clavicembali tedeschi seguirono in maniera non convinta il modello francese, in quanto puntavano in particolare ad ottenere una gamma più varia di sonorità, forse perché i principali costruttori tedeschi erano anche organari. Ecco alcuni clavicembali tedeschi utilizzare un coro di corde da 2 piedi, quindi due ottave sopra le corde principali da 8 piedi. Alcuni strumenti includevano anche corde da 16 piedi, accordate quindi un'ottava sotto l'armonica principale. Un clavicembalo tedesco ancora conservato ha tre manuali per controllare tutte le combinazioni di corde che erano disponibili.

All'apice del suo sviluppo, il clavicembalo perse i favori del pubblico, maggiormente attratto dal pianoforte. L'evoluzione del pianoforte fu veloce e avvenne in direzioni lontane rispetto alle origini clavicembalistiche. Questo provocò la perdita delle conoscenze che erano state raggiunte sulla costruzione di questo strumento, pertanto la capacità di realizzare un buon clavicembalo andò persa e la notte intorno a questo strumento durò per oltre un secolo.

All'inizio del ventesimo secolo si verificò un importante risveglio nell'esigenza di una riproduzione autentica che porto al revival del clavicembalo. Ciò ha comportato una cruda "modernizzazione" di strumenti antichi e anche la costruzione di moderni clavicembali somiglianti a pianoforti moderni. I risultati non furono certo quelli attesi, dal momento che questi strumenti erano troppo pesanti per somigliare minimamente a quelle strutture agili e sottili e con le corde poco tese dei clavicembali antichi. I costruttori inserivano negli strumenti moderni corde da 16 piedi per cercare di irrobustire il suono, ma storicamente il ruolo delle corde da 16 piedi era stato molto marginale.

Infine si è compreso come per costruire dei buoni clavicembali moderni, fosse indispensabile comprendere ed impiegare i metodi utilizzati dagli antichi costruttori. Due pionieri in questo importante processo di riscoperta sono stati Frank Hubbard e William Dowd, che esaminarono molti strumenti antichi e consultarono il materiale scritto sul clavicembalo nel suo periodo storico. Oggi i clavicembali sono basati sulla riscoperta e sull'applicazione rigorosa di quei principi nelle officine artigiane in tutto il mondo. Spesso le stesse officine si limitano a costruire dei kit, che vengono assemblati nella forma finale dagli amatori.

Musica per clavicembalo

La pubblicazione della prima musica scritta specificamente per clavicembalo solo risale intorno alla metà del sedicesimo secolo. Dopo la diffusione del pianoforte, il confronto tra i due strumenti fu inevitabile: al clavicembalo erano quindi attribuiti alcuni vantaggi, ma anche svantaggi. Oltre alle opere per strumento solista, il clavicembalo è molto adatto per l'accompagnamento con lo stile a basso continuo (un ruolo mantenuto nell'opera fino al diciannovesimo secolo).

Durante il XIX secolo il clavicembalo fu pressoché ignorato dai compositori, sostituito dal pianoforte. Tuttavia, nel XX secolo, con il crescente interesse per la musica antica e la ricerca di diverse sonorità, alcuni pezzi sono stati nuovamente scritti per questo strumento. Alcuni concerti furono scritti da Francis Poulenc (il Concert champêtre), Manuel de Falla e, infine, da Henryk Górecki. Bohuslav Martinu ha scritto sia un concerto che una sonata e il Concerto Doppio di Elliott Carter è per clavicembalo, pianoforte e orchestre da camera. György Ligeti ha composto un certo numero di opere per lo strumento solo (tra cui "Continuum"). Più di recente, il clavicembalista Hendrik Bouman ha composto in stile barocco 32 assoli, 1 Concerto per clavicembalo e 2 composizioni di musica da camera con clavicembalo obbligato.

Clavicembalisti

I musicisti che suonano lo strumento sono chiamati clavicembalisti. L'arte di suonare il clavicembalo moderno può essere divisa in tre ere, iniziando dalla grande artista, autrice della riscoperta dello strumento, Wanda Landowska (1879-1959). La Landowska utilizzava un clavicembalo costruito da Pleyel, del tipo somigliante ad un pianoforte, come indicato più in alto. Strumenti come questo, anche se adesso considerati non appropriati per la musica più antica, hanno una certa importanza per la musica che è stata composta appositamente per quel tipo di clavicembalo.

La generazione successiva di clavicembalisti è consistita dei pionieri della riproduzione su strumenti costruiti secondo lo spirito di avere le prestazioni moderne con strumenti costruiti secondo i dettami della riproduzione autentica dei periodi precedenti, in seguito alle ricostruzioni scientifiche di costruttori come Frank Hubbard e William Dowd. Questa generazione di esecutori comprende artisti come Ralph Kirkpatrick, Igor Kipnis, e Gustav Leonhardt. Più di recente alcuni altri illustri clavicembalisti sono sulla scena, tra loro Kenneth Gilbert, Christopher Hogwood, Ton Koopman, Hendrik Bouman e Patrick Frye III.

Vedi anche:

Compositori di musica barocca per clavicembalo solo

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Approfondimenti bibliografici

  • Frank Hubbard, Three Centuries of Harpsichord Making (1967, Cambridge, MA: Harvard University Press; ISBN 0674888456) è uno studio autorevole sulla costruzione dei primi clavicembali e sulla loro evoluzione nel tempo e nelle diverse tradizioni nazionali.