Somnium Scipionis

parte del "De re publica" di Marco Tullio Cicerone

Il Somnium Scipionis è l'ultima parte del sesto libro del trattato De re publica di Cicerone, composto tra il 56 ed il 51 a.C..

Il Somnium Scipionis presenta dei temi di contenuto filosofico-mistico (è stato infatti paragonato al mito di Er ne La Repubblica di Platone, a cui la Repubblica di Cicerone sembra essere una risposta), come l'immortalità dell'anima, un premio celeste per le buone azioni degli uomini, l'esistenza di un aldilà, che furono ripresi nella cultura cristiana. In particolare Macrobio scrisse un commentario in due volumi su quest'opera. Cicerone vi espone inoltre la sua visione del cosmo, in cui nella Via Lattea trovano pace le anime che hanno difeso in vita con le loro azioni lo stato.


Il titolo

Somnium Scipionis non è il titolo originale del libro. Esso non risale a Cicerone che, invece, indica il sogno dell'Emiliano con il termine visum. Peraltro non c'è ragione di aspettarsi un titolo per uno scritto che non è stato concepito come opera a sé, ma come una sezione dell'opera complessiva: il De re publica appunto. Cicerone, per riferirsi a esso, poteva usare la semplice indicazione di "sesto libro", come sembra fare nella lettera ad Attico VII 3,2: illum virum, qui in sexto libro informatus est

Del resto il Somnium rappresenta circa i due terzi del sesto libro - ventuno capitoli su ventisei - e certamente la parte più significativa, almeno da quanto si può dedurre dagli sparuti frammenti, giunti per tradizione indiretta, dei primi cinque capitoli. È dunque verosimile che l'esigenza di un titolo specifico si sia fatta sentire all'atto stesso del distacco del Somnium dal sesto libro, e che esso sia rimasto immutato in tutta la tradizione.

La tradizione manoscritta

I motivi della traduzione separata del Somnium rispetto al De re publica sono da ricercare nella particolare natura di questo testo nei confronti dell'opera complessiva. Il De re publica illustrava un modello di costituzione repubblicana che, nei fatti, era già superato nell'epoca in cui veniva composto: non poteva dunque riscuotere interesse nell'età dell'Impero; anzi, il solo fatto di appellarsi alla visione ciceroniana dello Stato poteva essere indice di una forma di opposizione al principato.

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