L’io Minimo è un saggio del sociologo americano Christopher Lasch pubblicato 1984.

In un’epoca di turbamenti la vita quotidiana diventa un esercizio di sopravvivenza. Gli uomini vivono alla giornata; raramente guardano al passato, perché temono d’essere sopraffatti da una debilitante ‘nostalgia’, e se volgono l’attenzione al futuro è soltanto per cercare di capire come scampare agli eventi disastrosi che ormai quasi tutti si attendono. In queste condizioni l’identità personale è un lusso e, in un’epoca in cui incombe l’austerità, un lusso disdicevole. L’identità implica una storia personale, amici, una famiglia, il senso d’appartenenza a un luogo. In stato d’assedio l’io si contrae, si riduce a un nucleo difensivo armato contro le avversità. L’equilibrio richiede un io minimo, non l’io sovrano di ieri[1] .

La tendenza sociale che nel precedente testo dell’autore[2] veniva chiamata “cultura del narcisismo” viene ora definita “cultura della sopravvivenza”.

L’autore vuole evitare l’equivoco di identificare il narcisismo con l’egoismo. In tempi di crisi (corsa agli armamenti, aumento della criminalità, deterioramento ambientale, declino economico) l’occuparsi di sé stessi assume piuttosto il significato di una preoccupazione per la propria sopravvivenza psichica.

In una società burocratica percepita come un sistema di controllo totale, la vita quotidiana si modella secondo le strategie di sopravvivenza di chi si trovi in situazioni limite. Le persone adottano tecniche di autogestione emotiva: apatia selettiva, disimpegno emotivo, rinuncia al passato e al futuro, riduzione della prospettiva alle necessità immediate, autoosservazione ironica, proteifomità dell’io[3].

Al termine “narcisismo” Lasch attribuisce invece un significato particolare (ripreso dalle teorie psicanalitiche di Béla Grunberger), diverso da quello comune: non significa affermazione di sé, ma perdita dell’individualità, confusione tra io e non-io.

  1. ^ C. Lasch. L'io minimo. Neri Pozza Editore. Prefazione
  2. ^ C. Lasch. La cultura del narcisismo
  3. ^ C. Lasch. L'io minimo. Neri Pozza Editore. Pagg. 49 e 83