Crociata albigese

campagna militare contro il catarismo nella Francia meridionale (1209–1229)

La crociata contro gli albigesi ebbe luogo tra il 1209 e il 1229 contro i catari, persone appartenenti a un'eresia cristiana diffusa prevalentemente nella regione di Albi in Francia (da cui originò il nome albigesi).

I catari espulsi da Carcassonne nel 1209

Tale crociata fu indetta da papa Innocenzo III per estirpare l'eresia catara dai territori della Linguadoca.

La Corona di Francia, se inizialmente non aveva alcun interesse a coinvolgersi direttamente, troppo occupata a combattere Impero e Inghilterra, aveva comunque ricordato con costanza i suoi diritti su quelle terre, fino a che Filippo Augusto, sotto la pressione papale, non autorizzò suo figlio Luigi ad andare crociato nel 1219, avendo anche compreso l'utilità economica che un'annessione dei ricchi territori del sud avrebbe comportato.

La crociata dei baroni

La campagna militare contro gli albigesi può essere suddivisa in due stadi: quella condotta da signori locali e qualla guidata dal re di Parigi.

Il primo periodo tra il 1209 ed il 1215 segnò una lunga serie di successi per i crociati in Linguadoca.

Intorno alla metà del 1209 circa 10.000 soldati vennero arruolati a Lione ed iniziarono a marciare verso sud verso la Linguadoca. In giugno Raimondo di Tolosa, riconoscendo la parziale sconfitta dei catari accettò di schierarsi contro di loro, e vide ritirata la sua scomunica. Le truppe crociate mossero contro la città di Montpellier e contro le terre di Raimondo Ruggero di Trencavel per debellare le comunità catare riunitesi intorno ad Albi e Carcassonne. Raimondo Ruggero di Trencavel, così come già in precedenza Raimondo di Tolosa, cercò la via delle trattative che però gli venne negata, e fu costretto a ritirarsi a Carcassonne per preparare le sue difese.

In luglio i crociati assalirono il piccolo villaggio di Servian e mossero quindi verso Béziers che raggiunsero il 21 luglio. Dopo aver circondato la città e chiesto che i catari venissero banditi oltre le mura cittadine, ricevettero un deciso rifiuto. La città cadde il giorno successivo quando un fallito tentativo di sortita da parte degli assediati permise alle truppe crociate di penetrare nella città. Sebbene Béziers non contasse una cifra superiore alle 500 persone appartenenti alla religione catara, l'intera popolazione venne massacrata. Secondo il cronachista cistercense Cesario di Heisterbach, quando al legato pontificio (Arnaud Amaury, abate di Cîteaux), si chiese come distinguere chi delle persone rifugiate in una chiesa dovesse essere riconosciuto eretico e quindi bruciato sul rogo, ordinò di uccidere tutti indiscriminatamente, dicendo: Caedite eos! Novit enim Dominus qui sunt eius ovvero "Uccideteli tutti! Dio riconoscerà i suoi". [1]

La notizia del massacro di Béziers, si diffuse rapidamente mettendo in allerta tutte le restanti comunità catare. Nel frattempo il successivo obiettivo dei crociati fu la città di Carcassonne, che era sì ben fortificata, ma rimaneva tuttavia molto vulnerabile e sovraffollata di rifugiati. I crociati arrivarono sotto le mura cittadine il 1 agosto 1209 ma l'assedio non durò molto tempo poiché il 7 agosto le truppe assedianti avevano tagliato ogni risorsa idrica alla città. Raimondo Ruggero di Trencavel cercò di trattare ma venne fatto prigioniero e la città fu costretta ad arrendersi il 15 agosto, questa volta i suoi abitanti vennero risparmiati ma furono costretti a lasciare la città, completamente nudi, secondo Pietro di les Vaux-de-Cernay, o solo con le brache, secondo altre fonti. Simone IV di Montfort che aveva intanto preso il comando delle truppe crociate cercò di assicurarsi il controllo dell'area circostante Carcassonne, Albi e Béziers. Dopo Carcassonne molte altre città furono costrette alla resa senza opporre resistenza, tra le quali Albi, Castelnaudary, Castres, Fanjeaux, Limoux, Lombers e Montréal che caddero rapidamente una dopo l'altra in autunno. Tuttavia alcune delle città recentemente conquistate presto si rivoltarono nuovamente.

Lo sforzo successivo si portò verso il villaggio di Cabaret e sovrastante Castello di Lastours. Attaccato nel dicembre 1209 il castellano Pierre-Roger de Cabaret respinse gli assalitori. L'assedio subì un arresto durante l'inverno ma nel frattempo i crociati ricevettero nuovi rinforzi. Nel marzo del 1210 venne catturata la cittadina di Bram dopo un breve assedio ed in giugno venne presa d'assalto la ben fortificata città di Minerve, dopo un pesante assalto alle sue mura alla fine del mese la città cadde il 22 giugno ed i suoi cittadini furono costretti ad arrendersi. Ai catari venne data l'offerta di convertirsi e i 140 che rifiutarono la conversione furono messi al rogo.

Di fatto, nel 1215, le operazioni militari di questa prima fase ebbero termine.

La crociata reale

Le terre conquistate in questo periodo furono perse ampiamente tra il 1215 e il 1225 in una serie di rivolte. La situazione mutò nuovamente a seguito dell'intervento del re francese Luigi VIII di Francia, nel 1226.

Nel 1216 Raimondo VI di Tolosa rientrò nella Linguadoca-Rossiglione, fomentando una nuova rivolta contro le forze occupanti dei baroni crociati. Nel 1217 rioccupò Tolosa, prontamente rimessa sotto assedio da Simone IV di Montfort, sotto le cui mura però morì l'anno seguente durante le operazioni, colpito da un proiettile lanciato da un mangano. Il fronte crociato cominciò a sfaldarsi e nel 1221 Fanjeaux e Montréal furono riprese, con molti cattolici costretti all'esilio. Raimondo VI morì l'anno seguente e nel 1223 anche il suo antagonista Filippo II scese nella tomba. Per un paio d'anni al situazione rimase stabile, finché Luigi VIII, nuovo re di Francia, ottenne la scomunica del nuovo conte, Raymond-Roger de Trencavel, figlio di Raimondo VI di Tolosa, e lanciò la crociata nel 1226. A trarne però i frutti fu Luigi IX, succeduto al padre, morto prematuramente.

Luigi VIII morì infatti nel novembre dello stesso anno ma i suoi sforzi contro gli albigesi vennero proseguiti dal successivo sovrano Luigi IX. Le aree prime perdute vennero riconquistate nel 1229 ed i principali antagonisti giunsero ad un compromesso. Dal 1223 gli sforzi dell'Inquisizione furono fondamentali per sradicare l'eresia catara ma la resistenza e le rivolte continuarono fino ad un nuovo intervento armato che ebbe termine soltanto nel 1255, quando le sorti dell'eresia catara avevano ormai i giorni contati.

Nel 1228 vi fu l'ennesimo assedio di Tolosa, che si concluse con la presa della città e la distruzione delle sue fortificazioni. La Santa Inquisizione prese sede nella città, e operò fino al 1255 nel sopprimere le eresie.

Ai baroni del Sud e ai catari rimanevano due fortezze: le imprendibile Montsegur e Queribus. Successive operazioni portarono nelle mani reali la prima nel 1244 e la seconda nell'agosto del 1255, ponendo fine all'eresia catara e all'indipendenza dei baroni meridionali.

Gli albigesi in Italia

In Italia il movimento fu decapitato più tardi, nel 1277.

Dopo alcune violenze da ambo le parti, come l'uccisione di predicatori domenicani (il primo fu san Pietro martire), si arrivò all'atto conclusivo nel 1277. Furono catturati a Sirmione circa 170 fra vescovi, preti e perfetti catari che furono imprigionati e posti al rogo a Verona. L'azione fu fatta dagli Scaligeri in concerto con Corradino di Svevia. I veronesi, ghibellini, assediarono e catturarono i catari, anche loro ghibellini, al fine di far ritirare la scomunica del 1267 da parte di papa Clemente IV, preoccupato dell'alleanza fra Scaligeri e Corradino.

Note

  1. ^ La storicità di questa citazione è peraltro contestata, vedi per esempio La Crociata Albigese, pag. 5, dal sito www.rennes-le-chateau.it

Voci correlate

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