Uniting for consensus

Uniting for Consensus (UfC) è un gruppo costituito a New York nel 2005 per promuovere la riforma del Consiglio di sicurezza dell'ONU attraverso l'aumento dei seggi elettivi non permanenti. I membri del gruppo sono: Argentina, Canada, Colombia, Corea del Sud, Costa Rica, Italia, Malta, Messico, Pakistan, San Marino,  Spagna, Pakistan  e Turchia[1]. Il gruppo è coordinato dall'Italia[2].

Paesi membri 2025
MembriArgentina (bandiera) Argentina
Canada (bandiera) Canada
Colombia (bandiera) Colombia
Corea del Sud (bandiera) Corea del Sud
Costa Rica (bandiera) Costa Rica
Italia (bandiera)Italia
Malta (bandiera)Malta
Messico (bandiera) Messico
Pakistan (bandiera) Pakistan
San Marino (bandiera) San Marino
Spagna (bandiera) Spagna
Turchia (bandiera) Turchia

[1] https://www.esteri.it/en/sala_stampa/archivionotizie/comunicati/2023/03/joint-press-release-of-the-uniting-for-consensus-group/

[2] https://italyun.esteri.it/en/italy-and-the-united-nations/uniting-for-consensus-ufc/#:~:text=Within%20the%20Inter-Governmental%20Negotiations%2C%20Italy%20exerts%20the%20role,principles%2C%20especially%20in%20opposing%20new%20permanent%20national%20seats.


Storia

Il movimento UFC è stato ideato e lanciato dal rappresentante permanente dell'Italia all'ONU amb. Marcello Spatafora, il nome del gruppo si deve al suo consigliere politico Massimo Marotti. Alla prima riunione, tenuta al Roosevelt Hotel di New York l'11 aprile 2005, su invito dell'Italia e degli ambasciatori di altri stati parteciparono rappresentanti di 119 Paesi. In quell'anno 12 membri del core group UFC presentarono un progetto di risoluzione per la riforma del Consiglio di Sicurezza, in concorrenza con i progetti presentati rispettivamente dal G4 e dal Gruppo dei paesi africani[1].

Il G4 è composto da Germania, Giappone, Brasile e India. Giappone e Germania sono il secondo e il terzo contribuente nei finanziamenti forniti all'ONU, il Brasile e l'India sono due fra i Paesi che conferiscono il maggior apporto di truppe alle missioni di mantenimento della pace sotto mandato delle Nazioni Unite.

I membri del gruppo Uniting For Consensus sono[2]:

Il fallimento della riforma nel summit mondiale del 2005

L'Assemblea Generale del 2005, anno del 60º anniversario dell'organizzazione, doveva approvare l'allargamento del Consiglio, queste le posizioni dei principali gruppi:

  1. Il G-4 proponeva una riforma che garantisse l'equilibrio politico, demografico ed economico del CdS, aveva proposto perciò un allargamento dello stesso a 25 Stati: sei nuovi seggi permanenti e 4 non permanenti con mandato non rinnovabile (all'Africa 2 seggi permanenti e 1 non permanente, all'Asia 2 permanenti e 1 non permanente, all'America Latina 1 seggio permanente e 1 non permanente, all'Europa occidentale 1 seggio permanente, infine all'Europa orientale 1 seggio non permanente).
  2. I Paesi africani (53) speravano di poter conferire un ruolo di primo piano al continente africano all'interno del Consiglio di Sicurezza attraverso l'assegnazione di due seggi permanenti e di tre nuovi seggi non permanenti.
  3. Il gruppo Uniting for Consensus aveva l'obiettivo dichiarato di raggiungere il più ampio consenso possibile per ogni riforma della Carta dell'Onu, e proponeva un allargamento del CdS a 25 membri (aggiungendo agli attuali 5 permanenti 20 membri non permanenti, con mandato biennale): 6 all'Africa, 4 all'America Latina e i Caraibi, 3 all'Europa occidentale, 2 all'Europa orientale.

Le cause del fallimento del tentativo di riforma sono principalmente da ricondurre al contrasto fra i Paesi africani che reclamavano per loro un seggio permanente (Egitto, Nigeria, Sudafrica) e gli altri Stati del continente nonché alle tensioni USA-Germania dovute all'invasione dell'Iraq del 2003.[3]

I negoziati intergovernativi di New York sulla riforma del Consiglio di sicurezza

Nel febbraio 2009 (in conformità con la decisione 62/577 adottata dall'AG nel settembre 2008) sono cominciati a New York i negoziati intergovernativi sulla riforma del Consiglio di sicurezza (intergovernmental negotiacions /IGN), nell'ambito della sessione informale dell'Assemblea Generale. In occasione dei suddetti negoziati ai gruppi negoziali sopra menzionati si aggiunse inizialmente anche lo Small Five. Da allora i negoziati si sono tenuti ogni anno, in base alla rollover resolution adottata dall' Assemblea Generale al termine di ciascuna sessione.

Nella nuova proposta presentata il 20 aprile 2009 dal Rappresentante Permanente dell'Italia presso l'ONU, Amb. Giulio Terzi di Sant'Agata,[4]l'opposizione all'allargamento del numero dei membri permanenti venne spiegata principalmente con l'inopportunità di mantenere l'istituto del veto, nato nel dopoguerra ma insensato dopo la fine della guerra fredda. Consci del carattere irrealistico della proposta di eliminare il veto (più realizzabile la restrizione dell'ambito di applicazione dello stesso o il vincolo del suo utilizzo a un obbligo di motivazione), i Paesi dell'UfC sostengono, tuttavia, l'inopportunità della creazione di Membri permanenti senza veto del CdS, che relegherebbe gli altri Stati alla condizione di membri di Serie B. Il Gruppo propose pertanto di incrementare il numero dei membri non permanenti per ciascun gruppo regionale, lasciando la decisione sulle modalità di elezione di tali seggi ai gruppi stessi. In particolare, erano proposte due opzioni alternative:1) un mandato di 3-5 anni senza possibilità di rielezione; 2) un mandato di due anni con possibilità di rielezione per un massimo di due volte consecutive. Venivano inoltre mantenuti i seggi di durata biennale, senza la possibilità di rielezione immediata, assegnati sia su base regionale che a piccoli e medi Paesi. Inoltre venivano reiterati i punti della proposta del 2005 relativi a: miglioramento dei metodi di lavoro del Consiglio i sicurezza, maggiore trasparenza e migliore coordinamento con l'Assemblea Generale. Infine, venne introdotto un meccanismo di revisione ogni 10-16 anni, che comprendeva una rivalutazione sia della composizione che dei metodi del lavoro del Consiglio di Sicurezza. Rispetto alle precedenti proposte, il nuovo modello testimoniava una maggiore flessibilità, indice della volontà di arrivare a una soluzione condivisa.

In vista del settantesimo anniversario della creazione dell' ONU nel 2015, ci fu un nuovo impulso nel process di riforma. A gennaio di quell'anno, il gruppo Ufc pubblicò un nuovo documento, intitolato "UN Security Council reform is possible. Uniting for Consensus is committed to this approach. Compromise to achieve broad-based consensus is needed, in cui riproponeva la proposta di "appropccio ntermedio", elaborata nel 2014 e incentrata sulla creazione di nuovi seggi a "lunga durata", assegnat8i ai Gruppi regionali (non a singoli Paesi) con possibilità di una rielezione immediata (oggi esclusa dallo Statuto ONU). Veniva altresì riaffermata la necessità di raggiungere un compromesso.

Nonostante tali sforzi, in mancanza di un accordo complessivo, nel settembre 2025 l' assemblea Generale non potè far altro che approvare la consueta decisone di rolover che rinviava alla sessone successiva dell' UNGA a prosecuzione dei lavori dell' IGN.

Note

Voci correlate

Collegamenti esterni

  Portale Nazioni Unite: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di Nazioni Unite