Ca' Belvedere
Ca' Belvedere è un sito archeologico nella provincia di Forlì-Cesena scoperto nel 1983 sul versante settentrionale di monte Poggiolo. Il sito riveste notevole rilevanza i reperti ritrovati sono databili a 800 000 anni dal presente (BP - Before Present in inglese), una delle più antiche attestazioni della presenza del genere Homo in Europa[1].
Ca' Belvedere | |
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Civiltà | olduvaiano |
Epoca | paleolitico inferiore |
Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Comune | Castrocaro |
Altitudine | 200 m s.l.m. |
Scavi | |
Data scoperta | 1983 |
Date scavi | 1983-1986 |
Mappa di localizzazione | |
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Descrizione
Il sito si trova su un colle tra i fiumi Montone e Petrignone a circa 200 m.s.l.m., in posizione dominante sulla pianura a nord, sui terrazzamenti alluvionali a ovest e sui calanchi a sud.[senza fonte]
Geologicamente, l'area è caratterizzata da terreni del pleistocene inferiore, alla cui base si trovano argille marine, ricche di fossili come la vongola artica e l' Hyalinea baltica. L'analisi pollinica delle argille suggerisce un ambiente forestale ricco di conifere, indicativo di un periodo di deterioramento climatico nel Pleistocene inferiore. La parte inferiore di questi depositi evidenzia una transizione da ambienti litoranei a un deposito lagunare finale. Si ipotizza un'età stimata di 1 500 000 anni BP per questo strato argilloso.[senza fonte]
Sopra questo si trova un affioramento di sedimenti ghiaiosi composti principalmente da ciottoli calcarei, selciferi e arenarici, diversi dai depositi fluviali più recenti rinvenibili in zona. Lo scavo ha rivelato un deposito di 5 metri di ghiaia e sabbia con evidenze di industria paleolitica, segno della presenza di primati del genere Homo. L'analisi dei resti animali e faunistici di questo strato, suggeriscono un ambiente umido e temperato-freddo, con vegetazione simile a quella delle regioni nordeuropee o di alte altitudini, caratterizzato dalla dominanza di specie erbacee e steppiche.[senza fonte]
I reperti
I reperti litici sono distribuiti praticamente in tutto lo spessore esplorato dello scavo. Le selci scheggiate si presentano con un aspetto del tutto fresco e talvolta moderatamente patinate questo fa ritenere che non vi siano state fasi di trasporto fluviale o marino avvenute dopo la loro deposizione. Questo è anche avallato dal fatto che, in quasi tutti i casi, i reperti rinvenuti presentano tutti lo stesso tipo di taglio. Molto spesso i reperti presentano incrostazioni di carbonati e alcune volte anche concrezioni ferromanganesifere.
I reperti rinvenuti ammontano ad alcune migliaia e fra questi risultano numerose le schegge corticate, anche totalmente o a spicchi.
I reperti archeologici appaiono nel loro complesso come il risultato di una tecnologia litica semplice ed opportunistica, basata soprattutto sulla necessità di fatturare, anche con colpi violenti, il ciottolo originario si otteneva così un piano di percussione di ampia superficie che, soltanto in un secondo momento, consentiva il distacco delle schegge. La presenza di particolari manufatti ciottolo, quali choppers e chopping-tools, rappresenta perciò la prima fase di sfruttamento della materia prima e non il prodotto finale di una particolare attività. Infatti, tra questi strumenti ed i nuclei veri e propri, non vi è alcuna separazione netta, bensì una sostanziale continuità.
L'aspetto fondamentale dell'giacimento archeologico è l'eccezionale quantità dei rimontaggi presenti ne sono stati identificati una settantina per un totale di oltre 200 manufatti, pari a circa il 17% dell'intera industria raccolta. Benché in qualche caso il numero dei reperti combacianti tra loro sia elevato (30 elementi in un caso), normalmente il loro numero è piuttosto ridotto. Questo è conforme ad uno degli aspetti più significativi dell'industria: una lavorazione poco articolata dei ciottoli, dai quali veniva generalmente staccato un numero limitato di schegge. La grande quantità di montaggi rinvenuti è un'altra conferma del fatto che la lavorazione della selce si è svolta proprio nel sito di rinvenimento, cioè nello stesso luogo di reperimento della materia prima necessaria.
Le caratteristiche di questa industria ellittica confermano la presenza in Italia di una fase del paleolitico precedente all'Acheuleano, caratterizzata dalla realizzazione di manufatti con margini taglienti, il più delle volte schegge, senza una successiva rielaborazione, e da uno scarso sfruttamento dei supporti litici. In tale contesto i ricercatori suppongono che la presenza di chopper e di chopping-tool sia del tutto occasionale. Questo significa che l'insediamento è caratterizzato da elementi di base rappresentati solo da schegge e nuclei.
Questi rinvenimenti archeologici insieme a quelli del sito coevo di Atapuerca in Spagna, rappresentano le più oggettive testimonianze di attività antropiche già articolate ed organizzate nei gruppi umani che hanno popolato l'Europa circa 1 milione di anni fa.
L'ambiente dell'epoca
L'insieme dei dati disponibili porta ad ipotizzare per il sito archeologico un paleoambiente caratterizzato da una costa bassa e sabbiosa, interrotto da una spiaggia ghiaiosa in corrispondenza di una foce fluviale, in una situazione generale di regressione marina legata anche a fenomeni di eustatismo glaciale. Poiché l'industria paleolitica è contenuta in Via i ricchi di selce, sedimentate in prossimità della foce o presso la battigia, l'assenza di fluitazione, evidente nei manufatti, può essere spiegata ammettendo che la zona appartenesse ad un delta fluviale a canali anatomizzati, caratterizzato da frequenti cambiamenti di posizione degli alvei intrecciati, da occlusioni più o meno temporanee delle canalizzazioni e da rapide forme di deposito localizzate.
In tale situazione i reperti archeologici, scheggiati lungo le rive oppure sui margini delle barre emerse, potevano essere presto sepolti e sottratti ad ogni successivo trasporto.
Alcuni ricercatori suppongono anche che la scheggiatura avvenisse in corrispondenza di scarpate fluviali o addirittura di spiagge gioiose incise. In questo caso i manufatti, abbandonati tra i ciottoli al loro piede,avrebbero potuto essere progressivamente sepolti da clasti, provenienti dalle pendici sovrastanti, prima di essere definitivamente coperti da nuovi apporti fluviali[senza fonte].
Note
- ^ Antichi europei in terra di Romagna, su archeologiaviva.it. URL consultato il 17 luglio 2025.