Gli anni 1940 e 1950

La fondazione e le prime stagioni amatoriali (1943-1945)

(francese)
«Une réunion d’information s’est tenue hier au futur siège social, café Maurice, place du Commerce. MM Le Guillou, Saupin, Berte et Bocquého ont expliqué à la Presse quelles étaient les intentions des dirigeants du nouveau club. En fait le Football-Club de Nantes est créé. […] Bref, le F.C. de Nantes est en bonnes mains et, soutenu par tous, il saura porter au loin le renom du notre football.»
(italiano)
«Si è tenuta ieri una riunione informativa presso quello che sarà il futuro quartier generale del club, il café Maurice, situato in place du Commerce. I signori Le Guillou, Saupin, Berte e Bocquého hanno illustrato alla stampa le intenzioni dei dirigenti della nuova società. Di fatto, il Football Club de Nantes è ormai ufficialmente fondato. […]

In sintesi, il FC Nantes è in buone mani e, con il sostegno di tutti, saprà portare lontano il nome del calcio cittadino.»

Il Football Club Nantes venne fondato il 21 aprile 1943,[2] durante l'occupazione tedesca della Francia. In tale contesto i presidenti di sei club locali - Saint-Pierre de Nantes, Stade Nantais UC, AC Batignolles, SS Batignolles, ASO Nantaise e Mellinet - si incontrarono più volte presso alcuni café cittadini, , tra cui il Café Morice in place du Commerce e il Café des Alliés in rue de la Fosse, con l'obiettivo di creare una squadra adatta a competere con i club di massima serie.[3] Le circostanze che portarono alla nascita del club restano in parte avvolte nel mistero, e né il comune di Nantes né la nuova società fecero allora nulla per chiarirle ufficialmente, sebbene siano documentati almeno quattro incontri tenutisi nella primavera del 1943 – l'11 marzo, il 24 marzo, il 5 aprile e infine il 21 aprile – per delineare il progetto.[4]

Fu in particolare la prima squadra del Saint-Pierre de Nantes, il principale club dilettantistico della città attivo nella Division d'Honneur, a rendersi indipendente assumendo il nome di Football Club de Nantes. Inizialmente esistevano due progetti distinti: uno promosso da dei membri dello SNUC - Berte, Parlant, Marliere e Astorg - e l'altro sostenuto da Marcel Saupin, presidente della Mellinet, appoggiato anche da Dufraiche, presidente dello SO Cholet, Simon, futuro presidente della Ligue dell'Atlantique, e infine Gabriel Hanot, ex calciatore ed editore del quotidiano sportivo L'Équipe.[4] La scelta del Saint-Pierre di aderire al progetto guidato da Saupin risultò determinante, facendo pendere la bilancia a favore di quest’ultimo.[4] Il comitato direttivo del nuovo sodalizio comprendeva sei membri provenienti dal Saint-Pierre, tra cui il presidente Marcel Braud.[5] Gli altri club cittadini ebbero un solo rappresentante ciascuno, mentre al SNUC ne furono assegnati due. Facevano parte del comitato anche due delegati della federazione calcistica francese.[4]

 
Aimé Nuic, qui in veste da calciatore durante la stagione 1945-1946, fu il primo allenatore del Nantes, guidandolo dal 1943 al 1946.

Lo statuto fondativo, approvato ufficialmente il 21 aprile 1943, stabiliva che il club fosse creato «per sviluppare, attraverso la pratica del calcio, la forza fisica e morale dei giovani e per creare legami di amicizia e solidarietà tra tutti i membri». Un principio conforme alla retorica associativa tipica del tempo, che rifletteva tuttavia anche la funzione attribuita allo sport nell'ideologia del regime di Vichy, in un contesto di occupazione tedesca e indottrinamento giovanile.[4] Inoltre, secondo la stampa locale dell'epoca, il nuovo club avrebbe dovuto riunire i migliori calciatori di Nantes e Saint-Nazaire, integrati da altri elementi di alto livello, sotto la guida dell'esperto calciatore Aimé Nuic, che avrebbe ricoperto il ruolo di allenatore-giocatore.[4][6]

Tre mesi dopo la costituzione della compagine, il 26 luglio 1943 venne iscritto in Division d'Honneur Ouest, nel gruppo Anjou-Bretagne assieme ad Angers e Le Mans.[4][7] Il debutto ufficiale avvenne invece il 12 settembre 1943 in casa contro l'AS Brestoise.[8][9]

A fine stagione les nantaise ottenero la promozione diretta grazie al secondo posto in classifica. Tuttavia, nonostante la qualificazione ottenuta sul campo, il Nantes non ebbe la possibilità di esordire in seconda divisione a causa delle guerre di liberazione. Nel biennio 1944-1945 il club continuò così a disputare tornei regionali, conquistando nella stagione 1944-1945 un treble vincendo il championnat d'Anjou amateurs, il championnat de l'Ouest e la Coupe de l'Ouest.[3]

Debutto e primi anni in Division 2 (1945-1950)

 
La formazione canarina che debuttò in Division 2 nel 1945-1946.

Al termine delle ostilità la squadra ebbe la possibilità di esordire nel calcio professionistico, venendo iscritta in seconda divisione,[10] nella quale il club gialloverde debuttò il 26 agosto 1945, battendo in trasferta il CA Paris. con i gol di Crépin e Ruffin.[11][12] La formazione concluse la sua prima stagione professionistica con un bilancio di 11 successi, 11 sconfitte e solo 4 pareggi che, con 26 punti, lo portarono a piazzarsi quinti nel proprio girone.[12] A partire dalla stagione successiva, il campionato di seconda divisione tornò alla formula a girone unico, e Nuic fu sostituito dal tedesco Anton Raab, che assunse il doppio ruolo di giocatore e tecnico.[13] Nelle stagioni successive la squadra mantenne posizioni di metà classifica: 9º nel 1946-1947, 11º nel 1947-1948 e nuovamente 9º nel 1948-1949. Anche in Coppa di Francia le prestazioni furono modeste, con eliminazioni nelle fasi iniziali. La stagione 1949-1950 cominciò in maniera disastrosa, portando alla sostituzione di Raab con il portiere Antoine Gorius, che assunse anch'egli la funzione di allenatore-giocatore. Al termine di quella stagione il Nantes chiuse al 17º posto, in zona retrocessione, ma fu infine salvato grazie all'annullamento delle discese di categoria.[14][15]

Tentativi di promozione (1950-1960)

Nel 1950-1951, dopo un'altra stagione deludente conclusa al 10º posto, l'amministrazione municipale intervenne stanziando un'importante sovvenzione, che permise al club di ingaggiare un allenatore di prestigio: Émile Veinante, campione nazionale con l'RC France nel 1935-1936.[16][17] Sotto la sua guida tecnica, nella stagione 1951-1952 il club si mantenne per gran parte del campionato nelle posizioni di vertice, in lizza per la promozione in massima serie. Tuttavia, nelle fasi finali del torneo, scivolò al quarto posto, sfiorando l'accesso alla Division 1. Un momento cruciale della stagione fu lo spareggio per il terzo posto contro il Monaco, disputato in un clima particolarmente teso e combattuto. Nel corso dell'incontro, il Nantes rimase in dieci uomini a seguito dell'infortunio di Baumann e, pur mantenendo il punteggio sull'1-1 fino ai minuti finali, subì una rete contestata per presunto fuorigioco. Poco dopo, un gol del Nantes che avrebbe ristabilito la parità venne annullato per la medesima infrazione. In segno di protesta contro le decisioni arbitrali, i giocatori gialloverdi inscenarono uno sciopero simbolico in campo, rifiutandosi di proseguire e giocare gli ultimi nove minuti della partita, che si concluse con un pesante 8-1 in favore del Monaco.[18] Nonostante la sconfitta, Marcel Saupin, che nel mentre era divenuto presidente del club, espresse pubblicamente il proprio sostegno alla squadra, lodandone l'impegno in una stagione segnata da difficoltà e polemiche.[19]

File:FC Nantes 1955.png
Una formazione dei canarini ad inizio della stagione 1955-1956. In piedi, secondo da destra, il difensore polacco Stanislas Staho, traghettatore del club a fine stagione dopo l'esonero di Raab.

Nel biennio successivo il Nantes non riuscì ad avvicinarsi come prima alla promozione in massima serie, concludendo al sesto posto il campionato 1952-1953[20] e al nono quello successivo.[20] Veinante si dimise nella primavera del 1955, pochi giorni prima dell'ultima partita della stagione, favorendo il ritorno di Raab alla guida tecnica del club, stavolta solo come allenatore.[13][21] Nonostante la presenza di calciatori di rilievo, come il duo olandese Gerrit Vreken[22] e Jan van Geen[23] — quest’ultimo considerato la prima vera stella nella storia del club — e una crescente affluenza di pubblico, testimoniata dalla presenza record di 10 000 spettatori per la vittoria per 4-2 contro l'Angers il 9 novembre 1953, la squadra entrò in una fase di declino.[24] Sotto la gestione di Raab, il Nantes concluse la stagione 1954-1955 al decimo posto[20] e in quella successiva rischiò addirittura la retrocessione,[20] evitata grazie all'esonero di Raab a favore del capitano, il polacco Stanislas Staho, il quale assunse temporaneamente la guida tecnica e permise i gialloverdi a chiudere al 17º posto, di poco sopra la zona retrocessione.[25]

Nel 1956 la dirigenza affidò la panchina a Louis Dupal, ex tecnico del Monaco, con l'obiettivo dichiarato di raggiungere la promozione.[26] Per rafforzare la rosa, furono acquistati giocatori esperti come Jean De Cecco, Roger Gabet ed Erich Habitzl.[27] Nel 1957 si aggiunse Guelso Zaetta, in prestito dall'Angers, destinato a diventare una figura importante per il club.[27] Nonostante gli investimenti, le prestazioni non migliorarono: il Nantes chiuse al 13º posto sia nella stagione 1956-1957 che in quella 1957-1958.[20] Nel dicembre 1958 la società operò nuovi innesti, tra cui Raymond Wozniesko dal Bordeaux ed Ernest Bodini dal Monaco.[28] Anche la stagione 1958-1959, tuttavia, si concluse in modo deludente, con un 14º posto finale.[20]

A causa delle difficoltà finanziarie crescenti, il club intraprese una ristrutturazione societaria che portò alla nomina di Jean Clerfeuille come nuovo presidente. Dupal fu sollevato dall'incarico all'inizio della stagione 1959-1960 e sostituito da Karel Michlowski.[29] L'arrivo di Michlowski coincise con un netto miglioramento delle prestazioni.[29] Alla rosa si unirono i nazionali Daniel Carpentier e René Dereuddre, e nella prima parte della stagione il Nantes si ritrovò in testa alla classifica.[29] Tuttavia, nonostante i progressi tecnici e organizzativi, il club mancò ancora una volta la promozione, classificandosi all'ottavo posto.[29]

Gli anni 1960 e 1970

Inizio dell'era Arribas e prima storica promozione (1961-1963)

Deluso dalla mancanza di risorse adeguate, Michlowski lasciò il club per trasferirsi all'Angers, spingendo il presidente Clerfeuille a intraprendere una nuova fase progettuale per il rilancio del Nantes. [30] Le numerose candidature ricevute per il ruolo di allenatore furono in gran parte scartate a causa di profili ritenuti tecnicamente incerti e di richieste economiche considerate eccessive. L'attenzione del dirigente si concentrò infine su una figura inusuale: José Arribas, ex calciatore del Le Mans e rifugiato basco della guerra civile spagnola, all'epoca allenatore della formazione dilettantistica di Noyen-sur-Sarthe e proprietario di un bistrot situato nella stessa cittadina.[31] Apprezzato per la sua umiltà e per l'approccio disinteressato al ruolo, Arribas venne sostenuto dalle raccomandazioni di Albert Heil, tecnico della squadra riserve e suo compagno di corso,[32][33] e da Henri Guérin, allenatore del Rennes.[34] Il 14 luglio 1960, dopo un breve colloquio con il presidente presso la sede del club in rue Bertrand-Geslin, fu ufficializzata la firma del contratto.[35]

(francese)
«Je l’ai engagé en dix minutes, pas une de plus […] Le football l’intéressait beaucoup plus que l’argent et il était davantage préoccupé par les conditions de travail que nous lui proposions que par les questions ayant trait à son salaire»
(italiano)
«L'ho assunto in dieci minuti, non un secondo di più […] Era molto più interessato al calcio che ai soldi, ed era più preoccupato delle condizioni di lavoro che gli offrivamo che delle questioni relative al suo stipendio.»

Nonostante i modi riservati e un eloquio sobrio — Arribas si rivolse sempre ai propri giocatori utilizzando il "voi"[36] — il nuovo tecnico introdusse un profondo rinnovamento all'interno del club, segnando l'inizio di una nuova filosofia calcistica. Autodidatta con spiccata inclinazione alla sperimentazione tattica, fu tra i primi in Francia a proporre la difesa a zona in un contesto ancora dominato dalla marcatura a uomo.[37] A seguito di una pesante sconfitta per 10-2 contro il Boulogne,[35][38] adottò inoltre il modulo 4-2-4, ispirato al Brasile campione del mondo nel 1958, con l'intento di rafforzare l'assetto difensivo attraverso l'inserimento di un secondo centrale a supporto dei terzini Gabriel Caullery, Maurice Balloche e Daniel Carpentier.[39] Parallelamente all'evoluzione tattica, Arribas promosse un'impostazione di gioco basata su rapidità, scambi brevi e movimenti coordinati, prediligendo l'agilità tecnica dei propri giocatori rispetto alla prestanza fisica. Tale filosofia trovò rapidamente riscontro all’interno della rosa, che ne assimilò i principi con sorprendente efficacia, conducendo il Nantes all'11º posto in campionato al termine della stagione 1960-1961.

Determinante nel processo di rinnovamento fu anche il contributo di Albert Heil, promotore dell'ingaggio di Arribas e artefice di una meticolosa attività di reclutamento incentrata su giovani calciatori esclusi da formazioni più blasonate.[32] Tra i talenti individuati in questo periodo si distinsero Gilbert Le Chenadec (1958), Philippe Gondet e Jean-Claude Suaudeau (1960), Bernard Blanchet (1962) e Robert Budzynski (1963), destinati a segnare profondamente la storia del club. A questi si affiancarono giocatori esperti come René Dereuddre (1959-1961), nonché cinque rinforzi d'esperienza arrivati nel 1961: Pancho Gonzales, Jean Guillot, Pierre Grillet, André Strappe e Thadée Cisowski.[32]

I risultati concreti di questa rivoluzione, tuttavia, tardarono a manifestarsi: nella stagione 1961-1962 il Nantes concluse al sesto posto. L’inizio della stagione successiva fu segnato da prestazioni altalenanti, che portarono alcuni dirigenti — tra cui il consigliere tecnico Antoine Raab — a richiedere la sostituzione dell'allenatore.[31] La situazione si capovolse grazie al sostegno espresso pubblicamente da alcuni senatori dello spogliatoio, tra cui Strappe, Gonzales e Guillot, i quali minacciarono di lasciare la squadra in caso di esonero.[40] Tale gesto contribuì in modo decisivo a rafforzare la posizione di Arribas.[40]

La fiducia riposta nel tecnico fu premiata: nel prosieguo della stagione il Nantes prese il comando della classifica, concludendo il girone d'andata da capolista nel dicembre 1962. Pur cedendo il primo posto nel finale al Saint-Étienne, la formazione ottenne la storica promozione in Division 1 il 1º giugno 1963, grazie a una vittoria per 3-1 contro il Sochaux, disputata di fronte a un pubblico record di 16 959 spettatori.[41] Tra i protagonisti di quella promozione figuravano, oltre ai veterani già citati, anche giovani come Le Chenadec, Gondet, Suaudeau e Rafael Santos, ingaggiato a stagione in corso per sopperire all'assenza di Gondet, colpito da amebiasi.[42]

Nantes alla conquista della Francia (1964-1970)

La promozione nella massima divisione si rivelò un successo per il Nantes, che nonostante i numerosi cambiamenti significativi all'interno dell'organico, tra cui il ritiro di Pancho Gonzales e la partenza di André Strappe, trasferitosi al Bastia, riuscì a rinforzare la rosa con l'inserimento in organico di giovani talenti. Tra questi spiccarono l'attaccante Jacky Simon, proveniente da Cherbourg, il promettente difensore Robert Budzynski, scartato dal Lens, e Gabriel De Michèle.[43]

Il 1º settembre 1963 il Nantes disputò la sua prima partita in Division 1 contro il Sedan.[44][45] La gara terminò in parità (2-2), ma fu proprio Simon ad aprire le marcature all'11° minuto, diventando così il primo realizzatore nella storia del club nella massima serie.[44] La stagione nel complesso si concluse positivamente: ottavo posto a soli dieci punti dal Saint-Étienne primo e semifinali di Coppa di Francia, perse con il punteggio di 2-0 contro il Bordeaux.[43][44]

Il lavoro di José Arribas trovò compimento nella stagione 1964-1965, quando il Nantes sorprese l'intero panorama calcistico nazionale conquistando il suo primo titolo.[43][44] Il 30 maggio 1965, di fronte a oltre 20 000 spettatori accorsi allo stadio Malakoff (ribattezzato a fine stagione Stadio Marcel Saupin in memoria del fondatore, scomparso nel gennaio 1963), i gialloverdi si imposero per 2-1 sul Monaco, grazie alle reti delle due stelle della squadra: Jacky Simon al 9° minuto e Ramon Muller al 14°. Simon, capocannoniere della Division 1 con 24 reti, fu eletto miglior giocatore del campionato dalla stampa specializzata e divenne il primo calciatore del Nantes convocato nella Nazionale francese, il 24 maggio 1965. Muller, dal canto suo, si impose come autentico regista della formazione, ammirato per la sua inventiva e per gesti tecnici fuori dal comune, come la celebre volée da trenta metri che sancì il trionfo finale. La stagione si arricchì ulteriormente con le vittorie in Coppa di Lega e nel Challenge des Champions, battendo il Rennes per 4-2. José Arribas fu insignito del titolo di miglior allenatore della Division 1.

Nella stagione 1965-1966, il Nantes confermò la propria superiorità: i canarini conclusero il campionato con il miglior attacco (84 gol realizzati) e la miglior difesa (36 reti subite). Fondamentale fu il ritorno in grande forma di Philippe Gondet, autore di 36 gol in 37 presenze, capocannoniere del torneo. Determinante fu anche l’apporto del portiere Daniel Eon e della coppia centrale composta da Gilbert Le Chenadec e Robert Budzynski. Altri elementi chiave di questi primi successi furono Sadek Boukhalfa (esterno sinistro, trasferitosi poi al Bastia), Gabriel De Michèle (terzino sinistro soprannominato “Jair” da Muller), Bernard Blanchet (ala moderna, capace di accentrarsi, crossare e imporsi nel gioco aereo), Rafael Santos (utile sostituto in caso di infortuni) e Jean-Claude Suaudeau, autentico equilibratore del centrocampo e interprete ideale del gioco voluto da Arribas. De Michèle, Gondet e Budzynski presero parte alla Coppa del Mondo del 1966, ma la loro presenza non bastò a evitare l’eliminazione della Francia nella fase a gironi.

Due amarezze segnarono tuttavia la stagione: la sconfitta nella finale di Coppa di Francia contro il Racing Club de Strasbourg (0-1), resa ancor più dolorosa dall’infortunio occorso a Muller nel primo tempo, che costrinse la squadra a giocare gran parte della gara in inferiorità numerica; e l’eliminazione al primo turno della Coppa dei Campioni per mano del Partizan Belgrado, che si spinse poi fino alla finale. La delusione europea si rinnovò l’anno seguente, quando il Nantes fu eliminato agli ottavi dal Celtic Glasgow, futuro vincitore della competizione.

Dopo i due titoli consecutivi, il club attraversò una fase più complessa. Le partenze di Boukhalfa, Guillot (nel 1965), Muller, Santos e Bako Touré (padre di José Touré) contribuirono all’indebolimento progressivo di una rosa ormai in fase calante. I nuovi innesti non bastarono a colmare il vuoto, nonostante l’arrivo nel 1966 del jugoslavo Vladimir Kovacevic e di due futuri pilastri come Michel Pech e Henri Michel. La tenuta difensiva risentì in modo particolare dell’assenza prolungata di Eon, del trasferimento di Le Chenadec al Metz nel 1967, della grave frattura di tibia e perone subita da Budzynski nel 1968 (che ne compromise definitivamente la carriera) e della partenza di Claude Robin nel 1969. I sostituti si rivelarono inadeguati, come nel caso di Roger Lemerre, calciatore di valore ma poco compatibile con il sistema di difesa a zona predicato da Arribas.

Secondi classificati nel 1967, i gialloverdi chiusero al settimo posto nel 1968 e al decimo nelle due stagioni successive, 1969 e 1970. Quest’ultima annata sembrò segnare una timida rinascita, grazie alla sorprendente cavalcata fino alla finale della Coppa di Francia. Tuttavia, il sogno si infranse il 31 maggio allo stadio di Colombes, dove il Nantes fu travolto con un netto 5-0 dal Saint-Étienne, all’epoca dominatore incontrastato del calcio francese.

Da un ciclo all'altro (1970-1976)

L'era Jean Vincent I: i jeaunes loups (1976-1979)

Il Nantes continuò a dominare in campo nazionale anche dopo il 1976, anno in cui Arribas fu sostituito in panchina da Jean Vincent: grazie a giocatori di nuova generazione, tra cui il trio d'attacco Amisse-Baronchelli-Pécout e il centrocampista Gilles Rampillon, la squadra fu rigenerata e fu capace di aggiudicarsi il titolo nelle stagioni 1976-77 e 1979-80 (stabilendo tra l'altro il record nazionale di risultati utili consecutivi in casa[46]), ma soprattutto la Coppa di Francia, vinta nella stagione 1978-79 dopo tre finali perse.[47]

Gli anni 1980 e 1990

Sotto la guida di Vincent il Nantes acquistò anche una certa notorietà a livello internazionale, raggiungendo le semifinali di Coppa delle Coppe nel 1980, in cui fu sconfitto dal Valencia, futuro vincitore della manifestazione. Nel 1982 il timone della squadra fu preso da Jean-Claude Suaudeau, ex giocatore della squadra nonché tecnico della squadra delle riserve: il cambio di allenatore coincise con un ennesimo rinnovo della squadra (che vide l'inserimento di giocatori come Vahid Halilhodžić, per due volte consecutive capocannoniere del campionato, José Touré e l'affermazione di Maxime Bossis, che ereditò la fascia di capitano da Henri Michel) a cui corrispose la vittoria del sesto titolo nazionale, conseguito dopo aver dominato agevolmente la graduatoria, e la vittoria del primo trofeo internazionale, la coppa delle Alpi.[48]

Negli anni successivi a queste affermazioni il Nantes continuò per un periodo a mantenersi in posizioni di classifica medio-alta in seguito, a causa di una politica di mercato deficitaria (che vide l'acquisto di giocatori sul viale del tramonto e la vendita a prezzi irrisori di giovani promesse[49]), la squadra andò incontro ad una crisi tecnica e societaria, fino a rischiare il fallimento al termine della stagione 1991-92, evitato grazie ad un risanamento della società che portò alla ridenominazione del club in Football Club Nantes-Atlantique.[49]

 
Un frangente della semifinale di Champions League del 1996 tra il Nantes e la Juventus, rimasto il massimo traguardo internazionale raggiunto dal club atlantico.

Scongiurato il fallimento la squadra, allenata da Jean-Claude Suaudeau (che aveva ripreso il timone della squadra nel 1991), fu ricostruita nel giro di pochi anni e, grazie ad elementi come Patrice Loko, Christian Karembeu e Claude Makélélé, riportò il titolo nazionale a Nantes nella stagione 1994-95,[50] stabilendo in quell'anno alcuni record tuttora imbattuti a livello nazionale, come quello di imbattibilità,[51] e raggiunse le semifinali di Champions League nella stagione successiva, dove fu sconfitto dalla Juventus, futura vincitrice della manifestazione. La striscia positiva della squadra continuò anche dopo il 1997, anno in cui Raynald Denoueix prese il posto di Suaudeau alla guida della squadra: i canarini vinsero infatti due edizioni consecutive della Coppa di Francia (nel 1998-99 e nel 1999-00, quest'ultima battendo un sorprendente Calais RUFC) e un titolo nazionale (nella stagione 2000-01).[52]

Gli anni 2000

A questo periodo d'oro seguì negli anni successivi un periodo di lento declino, iniziato nell'autunno 2001 con l'esonero di Denoueix, avvenuto a causa di un inizio poco felice in campionato e in UEFA Champions League. Il culmine di questo declino si concretizzò nella stagione 2006-07, in cui il Nantes retrocesse in Ligue 2, ponendo fine a quarantaquattro anni di permanenza in massima serie. La pronta risalita della squadra in massima serie nonché il cambio ai vertici della dirigenza (che comportò il cambio di denominazione in Football Club de Nantes) non sembrò arrestare la crisi della squadra,[53][54] che al termine della stagione 2008-09 retrocesse in seconda divisione dopo un solo anno di permanenza in Ligue 1.

 
Il Nantes nel 2006, una delle ultime stagioni in Ligue 1 prima del ritorno in massima serie del 2013

Tornato nella massima divisione al termine della stagione 2012-2013, quando ottenne l'aritmetica certezza della promozione a due giornate dal termine, grazie alla vittoria per 1-0 sul Sedan,[55][56] il Nantes partì molto bene in Lingue 1, trascinato dai gol di Filip Djordjevic, e rimase in zona utile alla qualificazione alle coppe europee per diverse giornate, prima di cedere, falcidiato da infortuni e non (a gennaio era già ufficiale il passaggio del cannoniere Djordjevic alla Lazio), e concludere con una tranquilla salvezza. Nelle stagioni seguenti raggiunse sempre con un discreto anticipo la salvezza. Nella stagione 2017-2018, sotto la guida di Claudio Ranieri, coltivò per larga parte della stagione il sogno di una qualificazione europea, dopo essere stato quinto e aver terminato nono. La stagione seguente, invece, il club fa di peggio e si piazza al dodicesimo posto finale, ma la stagione è funestata dal passaggio del calciatore italo-argentino Emiliano Sala al Cardiff City (autore di 12 reti nella prima parte dell'annata), conclusosi in tragedia a causa di un incidente aereo.[57]

La stagione 2020-2021 fu complicatissima, con la squadra per gran parte del torneo in zona retrocessione, ma un ottimo finale di campionato consentì ai gialloverdi di accedere allo spareggio contro il Tolosa. Nel doppio confronto ebbe la meglio il Nantes grazie alla regola dei gol fuori casa, vincendo l'andata per 1-2 in casa dei neroviola e perdendo per 0-1 in casa.[58] Nell'annata 2021-2022, invece, la squadra riuscì a vincere la Coppa di Francia battendo in finale il Nizza per 1-0 allo stade de France. In questo modo la squadra ottenne la qualificazione all'Europa League, tornando a disputare una coppa europea dopo 18 anni.[59]

La stagione seguente quindi, inseriti nel gruppo G con Friburgo, Qarabağ e Olympiacos, ottengono la qualificazione ai sedicesimi con 9 punti, frutto di 3 vittorie e 3 sconfitte.[60] Tuttavia, il cammino dei canarini si interrompe subito ai play-off dove vengono eliminati dalla Juventus.[61][62][63] In Coppa di Francia, invece, il club bretone ha l'occasione di bissare il successo dell'anno prima, tuttavia subisce una sonora sconfitta per 1-5 contro il Tolosa;[64][65][66] mentre in campionato conquistano la permanenza in massima serie all'ultima giornata grazie alla vittoria di misura sui rivali dell'Angers, già retrocesso.[67][68]

Bibliografia

  • Jean-Claude Chauvière, Allez les jaunes !.., Calmann-Lévy, 1977, ISBN 9782702102039.
  • Bernard Verret, Les grandes heures du FC Nantes, PAC, 1981.
  • Pierre Minier, FCNA - Football Club Nantes Atlantique, Calmann-Lévy, 2007.
  • Simon Rance, The FC Nantes Experiment: One Man's Odyssey of French Football, Antony Rowe Publishing Services, 2006, ISBN 9781905200191.

Note

  1. ^ (FR) Le Football-Club de Nantes est créé, in Le Phare de la Loire, 6 aprile 1943.
  2. ^ (FR) Denis Bourdeau, Football. Anniversaire : 21 avril 1943, la naissance du FC Nantes, in Ouest-France, 18 aprile 2023. URL consultato il 19 dicembre 2024.
  3. ^ a b Verret 1981, p. 13.
  4. ^ a b c d e f g (FR) 1943, la naissance d’un grand club, su memoirescanaris.free.fr, 15 gennaio 2024. URL consultato il 16 luglio 2025.
  5. ^ (FR) FC Nantes, une histoire de jeu, de cœur et de mémoire, su fcnhisto.fr, 2 aprile 2010. URL consultato il 16 luglio 2025.
  6. ^ (FR) Nuic Aimé - Le premier entraineur, su memoirescanaris.free.fr, 18 gennaio 2008. URL consultato il 16 luglio 2025.
  7. ^ (FR) Le Mans, Angers et Nantes dans le Championnat de France Amateurs, in Le Phare de la Loire, 26 luglio 1943.
  8. ^ (FR) Le calendrier des clubs d'Anjou dans le Championnat de France Amateurs, in Le Phare de la Loire, 28 agosto 1943.
  9. ^ (FR) TOUT EST PARTI !, su fcnantes.com, 18 aprile 2018. URL consultato il 16 luglio 2025.
  10. ^ Verret 1981, p. 14.
  11. ^ (FR) Les grands débuts !, su fcnantes.com, 26 agosto 2020. URL consultato il 16 luglio 2025.
  12. ^ a b (FR) Philippe Laurent, Un club né sous les bombes, su maisonjaune.org, 14 febbraio 2025. URL consultato il 16 luglio 2025.
  13. ^ a b (FR) Dominique Bloyet, Livre. La «vie de légende» d’Anton Raab, militant anti-nazi et pilier du FC Nantes, in Ouest-France, 11 settembre 2022. URL consultato il 16 luglio 2025.
  14. ^ (FR) FC Nantes : les Canaris sont allergiques à Noël !, su butfootballclub.fr, 24 dicembre 2018. URL consultato il 16 luglio 2025.
  15. ^ (FR) Sébastien Ferreira, FC Nantes : la naissance d'un club sous les bombes, in Le Figaro, 15 febbraio 2023. URL consultato il 16 luglio 2025.
  16. ^ Verret 1981, p. 25.
  17. ^ (FR) Hugo, La renaissance des Canaris : Un football flamboyant à la Beaujoire !, su plare.fr, 29 gennaio 2025. URL consultato il 16 luglio 2025.
  18. ^ (FR) LE SAVIEZ-VOUS ? LA RÉPONSE, su fcnantes.com, 1º luglio 2017. URL consultato il 16 luglio 2025.
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