L'omicidio di Alvise di Robilant è un caso di omicidio avvenuto a Firenze la sera del 15 gennaio 1997. La vittima, conte veneziano di settantuno anni, fu uccisa nel suo appartamento al terzo piano di palazzo Rucellai e il caso rimane tutt'oggi irrisolto.

Omicidio di Alvise di Robilant
omicidio
TipoAggressione
Data15 gennaio 1997
Orario ignoto (sicuramente dopo le 21:30)
LuogoVia della Vigna Nuova, 18
Firenze
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione  Toscana
Provincia Firenze
ArmaIgnota
ObiettivoAlvise di Robilant
ResponsabiliIgnoti
MotivazioneIgnota
Conseguenze
Morti1

Storia

Alvise Nicolis di Robilant, nato a Bologna il 19 gennaio 1925, era figlio dell'aristocratico veneziano Andrea Nicolis di Robilant e della nobildonna bolognese Gabriela di Bosdari. Il suo bisnonno era Carlo Felice Nicolis di Robilant, generale italiano che fu ambasciatore d'Italia in Austria tra il 1871 e il 1885. Alvise di Robilant partecipò alla seconda guerra mondiale e sposò la fotomodella statunitense Elizabeth Stoke, da cui ebbe tre figli e poi divorziò.[1] Dagli anni '70 fino al 1986 fu amministratore delegato della filiale fiorentina della Sotheby's, importante casa d'asta di Londra[2].

Alle 20:30 del 15 gennaio 1997 il conte era atteso per una cena al palazzo del Circolo dell'Unione, evento importante in quanto sarebbero stati presentati i nuovi soci. Alvise di Robilant non si presentò a quella cena, nonostante non avesse disdetto l'impegno entro alle 12:00 com'era di regola. Intorno alle 21:30 fece una telefonata al cugino per chiedergli una immagine della ragazza inglese Giustiniana Wynne, vissuta nel XVIII secolo; il conte stava infatti lavorando a un libro dove raccontava l'amore tra Giustiniana e il patrizio veneziano Andrea Memmo, antenato di Alvise. Dopo quella telefonata, non si ebbero più notizie del conte.

Il giorno successivo, verso le 16:30, Rosa Ingrisei, moglie del portiere del palazzo, entrò nell'appartamento del conte per le pulizie del pomeriggio. Trovò la porta semiaperta e tutte le luci accese, e rinvenne il cadavere del conte nel salotto dell'appartamento davanti al divano.[3] L'autopsia rivelò che il conte era stato ucciso da dieci violentissimi colpi alla fronte e alla nuca sferrati con un corpo contundente mai ritrovato, compatibile con una mazza o un bastone di ferro, e che aveva provato a ripararsi il volto dopo aver subito il primo colpo ma poi era caduto a terra. Il cadavere era stato coperto con un copriletto, forse un atto di pietà dell'assassino.[4]

Indagini

Sulla scena del crimine non vennero trovate tracce dell'assassino, eccezion fatta per delle ditate di sangue rinvenute sulla tenda della finestra che era stata aperta. Tali impronte, però, erano impossibili da repertare in quanto erano state lasciate su una superficie porosa e non liscia. Venne ipotizzato che l'assassino aveva aperto la finestra per tentare di mandare via un'odore, forse quello di un profumo (il che aprirebbe alla possibilità di un assassino donna). La pista del furto finito male fu subito scartata, in quanto dal luogo dell'omicidio non era stato rubato nulla se non un'anatra di cristallo, forse l'arma del delitto. L'appartamento del conte apparve molto ordinato, segno che il conte è stato colto di sorpresa e che non ha avuto il tempo di difendersi. Dalla testimonianza di Barbara Rucellai, proprietaria del palazzo, emerse che intorno alle 19:30 il conte stava suonando il pianoforte, ma in modo anormale e irrequieto. Nonostante questa versione confermata da altri testimoni, la polizia scientifica non trovò impronte digitali sui tasti dello strumento.[5]

Altro dettaglio che insospettì gli inquirenti fu il fatto che il conte, al momento dell'aggressione, indossava solo una vestaglia e che sotto di essa era nudo. Gli investigatori ipotizzarono quindi che il conte di Robilant avesse aperto la porta a qualcuno mentre si stava preparando per uscire, dato che sulla porta non c'erano segni di scasso, e che l'assassino fosse una persona di cui si fidava.[6] Venne percorsa con particolare attenzione la pista dell'antiquariato clandestino considerando l'ipotesi secondo la quale il conte, grande appassionato d'arte tanto da avere un quadro antico raffigurante San Girolamo nella sua camera da letto (quadro poi sfregiato dall'assassino con un taglio della tela), fosse finito in un affare sporco, magari di riciclaggio o di esportazione illegale di opere d'arte, e che fosse state ucciso per un regolamento di conti. Tale supposizione fu supportata anche dal ritrovamento di un assegno di 1.400.000 lire, firmato dal conte stesso e lasciato in salotto, reperto forse collegato a tale scenario. Fu rinvenuto anche il monitor sfondato del computer usato dal conte, ma ciò non danneggiò il computer stesso, da cui furono recuperati tutti i dati, senza tuttavia trovare materiale utile alle indagini.

La pista sul mondo dell'arte non portò a nessuna svolta, e fu ripetutamente ritenuta improbabile dagli amici dello stesso conte di Robilant. Vennero trovate diverse analogie tra l'omicidio del conte e quelli di Filippo Giordano delle Lanze (19 luglio 1970) e di Rodolfo Lodovigi (1991), un antiquario e un rappresentante di moda con legami col mondo gay, ma i tre delitti non furono mai collegati in modo ufficiale. L'arma del delitto, capace di tagliare e di colpire con forza allo stesso tempo (forse un bastone da passeggio da difesa, con estremità a forma di mazza e contenente una lama da taglio) appare simile a quella utilizzata nell'omicidio dell'antiquaria milanese Adriana Levi, assassinata il 19/20 dicembre 1989 in corso Magenta[7], e del restauratore perugino Pietro Nottiani, ucciso il 31 marzo 1998 nel centro storico del capoluogo umbro[8][9]. L'ultima pista battuta dagli inquirenti fu quella del delitto passionale: fu avanzata l'ipotesi dell'incontro a matrice omosessuale tra il conte e un altro uomo, poiché durante l'autopsia era stato trovato del liquido seminale del conte di Robilant nella bocca di quest'ultimo, liquido che tuttavia si rivelò contenere il DNA del conte stesso. Gli amici del conte confermarono inoltre il grande successo di quest'ultimo con il genere femminile.[10] Si ipotizzò anche che l'assassino potesse essere una delle tante amanti del conte, ma tutte le donne che conoscevano quest'ultimo vennero interrogate e disponevano di un alibi di ferro. Tra questa vi era l'ultima amante del conte, la sensitiva Livia Colonna, che continuò a suggerire la pista dell'antiquariato clandestino, poiché a detta sua le era stata rivelata dallo "spirito di un faraone".

Per l'omicidio di Alvise di Robilant non ci furono mai indagati, diverse persone vennero sospettate ma le indagini giunsero a un punto morto dopo alcuni anni a causa della scarsità di indizi: a oggi il delitto resta senza un colpevole. Andrea di Robilant, figlio di Alvise, terminò il libro riguardante il rapporto tra Andrea Memmo e Giustiniana Wynne e lo pubblicò con la casa editrice Arnoldo Mondadori Editore nel 2003, dedicando l'opera al padre scomparso sei anni prima.

Note

  1. ^ L’assassinio del conte Alvise de Robilant: il delitto irrisolto di Palazzo Rucellai, su corrierefiorentino.corriere.it, 22 novembre 2013. URL consultato il 4 settembre 2025.
  2. ^ L'omicidio del conte Robilant
  3. ^ Alvise di Robilant: storia di un caso irrisolto, su www.laveracronaca.com, 9 ottobre 2023. URL consultato il 4 settembre 2025.
  4. ^ L’omicidio del conte di Robilant, cosa accadde a Palazzo Rucellai?, su www.persemprenews.it, 17 agosto 2024. URL consultato il 4 settembre 2025.
  5. ^ Giallo a Firenze: il Delitto del Conte Alvise di Robilant, su www.vanillamagazine.it, 14 luglio 2018. URL consultato il 4 settembre 2025.
  6. ^ Il quadro, le impronte e la bottiglia: "Il conte aprì al killer in accappatoio", su www.ilgiornale.it, 30 maggio 2023. URL consultato il 4 settembre 2025.
  7. ^ Adriana Levi, il giallo dell'antiquaria uccisa nella sua casa a Milano
  8. ^ Video:L'omicidio di Alvise de Robilant, 1:03.
  9. ^ Delitto Nottiani, Perugia
  10. ^ I mostri di Firenze: storie di delitti irrisolti, su www.vanityfair.it, 13 maggio 2024. URL consultato il 4 settembre 2025.

Bibliografia

Collegamenti esterni