Andrea di Michelangelo Ferrucci (Fiesole, 1° settembre 1559Firenze, 23 agosto 1626) è stato uno scultore italiano.

Grotticina di Cosimo II, palazzo Pitti, Firenze
San Paolo, abbazia di San Michele a Passignano

Biografia

Origini e formazione

Andrea Ferrucci, indicato col patronimico per distinguerlo dallo scultore fiorentino del XV secolo Andrea di Piero Ferrucci, era figlio primogenito dello scalpellino Michelangelo di Bastiano, e a Fiesole il 1° settembre 1559, per essere battezzato due giorni dopo nella cattedrale di San Romolo.[1] Avviato giovanissimo allo studio della scultura sotto la guida del padre, si formò successivamente presso Valerio Cioli. Il 12 luglio 1587 si immatricolò all’Accademia del Disegno di Firenze[2].

Tra il novembre 1590 e l’agosto 1591 realizzò la sua prima opera documentata: un’arme in marmo e bronzo per la facciata posteriore di Palazzo Vecchio, poi perduta nel 1660[1]. Negli stessi anni collaborò ancora con Valerio Cioli alla decorazione del cosiddetto palazzo dei Visacci a Firenze, per il quale eseguì alcune erme con ritratti di uomini illustri.[3]

Nel 1593 anno fornì alcuni disegni per il fonte battesimale del Duomo di Prato, realizzato dallo scalpellino Domenico di Piero Lazzeri.[4] Nel 1594 entrò a far parte della Compagnia di San Giovanni Battista dello Scalzo a Firenze, della quale fu consigliere nel 1608 e camerlingo nel 1609 e 1610[1], eseguendo per essa due statue in pietra serena raffiguranti San Pietro e San Matteo, oggi perdute.

Nel 1597 Ferrucci ricevette la commissione per due modelli in cera destinati alle nuove porte del Duomo di Pisa, eseguiti su disegno di Raffaello Pagni.[5] Dopo la morte del Cioli nel 1599, fu incaricato di completare una statua raffigurante Cupido in marmo e legno, rimasta incompiuta e oggi conservata nel Museo di Casa Buonarroti.[6]

Nel 1602 l’artista realizzò per la badia di San Michele a Passignano due statue in gesso raffiguranti San Pietro e San Paolo, collocate nelle nicchie ai lati dell’altare maggiore, ancora in loco, che rappresentano le prime opere interamente autografe di Ferrucci[1].

Attività matura

 
Angelo, Ognissanti, Firenze
 
Nano con sonagli, 1620-24 circa, Boboli, Firenze

Intorno al 1602 Andrea Ferrucci realizzò per la Guardaroba medicea quattro cavalli di cera modellati su progetto di una fontana, opere oggi perdute.[1] Nel 1604 collaborò con lo scalpellino Bartolomeo Bozzolini alla decorazione del loggiato di palazzo Serristori (poi Antinori Corsini) a Firenze.[7]

Dal 1610 al 1616 lavorò nel cantiere della chiesa di Santa Trinita, contribuendo con capitelli in marmo bianco alla decorazione della Cappella Usimbardi. Alcuni di questi elementi, rimossi durante i restauri ottocenteschi, sono conservati nel Museo dell'Opificio delle Pietre Dure di Firenze.[8]

Nel 1612 eseguì per l'appartamento estivo di Palazzo Pitti la cosiddetta "Grotticina di Cosimo II", una fonte in marmi bianchi e misti composta da putti con delfini, tazza con volute, conchiglie e motivi naturalistici. L'opera è considerata una delle realizzazioni più raffinate della scultura fiorentina dei primi anni del Seicento e anticipa sensibilità compositive proprie di Gherardo Silvani e della scuola di Giovanni Caccini.[9]

Tra il 1614 e il 1615 ricevette commissioni medicee per statuette con le Fatiche d'Ercole, eseguite anche da Pietro Tacca e Orazio Mochi, e modellò figure di cani per una mascherata. Intorno al 1615 scolpì i due angeli ai lati dell'altare maggiore nella chiesa di San Salvatore in Ognissanti, opere che mostrano affinità stilistiche con la scuola di Giovanni Caccini per l'eleganza dei panneggi e la qualità del modellato.[1]

Nel 1618 lavorò al modello in cera per il paliotto dorato dell'altare di san Carlo Borromeo, destinato a Milano come ex voto di Cosimo II de' Medici. Il progetto, realizzato collettivamente nelle botteghe medicee tra il 1617 e il 1624, non fu mai inviato a causa della morte del granduca; oggi rimane il rilievo centrale in pietre dure, conservato nel Tesoro dei Granduchi.[1]

All'inizio del secondo decennio del Seicento Ferrucci fu impegnato regolarmente per la corte medicea e rimase attivo nel giardino di Boboli. Il 25 maggio 1621 ricevette un pagamento di 102 scudi per un putto in marmo, identificato con l'Amorino su un cigno oggi nella vasca della fontana del Carciofo. Il 30 giugno 1621 gli fu pagata la fattura di due fontane e quattro nicchie per il giardino, opere poi sostituite con copie nel XVIII secolo.[10]

Pur vivendo a Fiesole, possedeva dal 1611 una casa a Firenze nel quartiere di San Giovanni. Redasse un primo testamento nel 1625, nominando erede universale il fratello Nicodemo; un secondo testamento del 21 agosto 1626 confermò e integrò quelle disposizioni. Andrea Ferrucci morì a Firenze il 23 agosto 1626, lo stesso giorno della moglie Dianora, e fu sepolto nella chiesa della Santissima Annunziata.[11]

Nella sua bottega si formarono artisti come Domenico e Giovanni Battista Pieratti, Raffaello Curradi, Bastiano Rossi e Cristofano Salvestrini.

Note

  1. ^ a b c d e f g Bellesi, 1989.
  2. ^ Archivio accademici AADFI
  3. ^ Pegazzano, 1992.
  4. ^ Marchini, 1963.
  5. ^ Supino, 1899; Tanfani Centofanti, 1897.
  6. ^ Procacci, 1965
  7. ^ Ginori Lisci, 1972.
  8. ^ Bartalini, 1991.
  9. ^ Bellesi, 1989
  10. ^ Pizzorusso, 1989
  11. ^ Archivio di Stato di Firenze, Notarile moderno, n. 11172; Bellesi, 1989.

Bibliografia

  • Francesco Bocchi e Giovanni Cinelli, Le bellezze della città di Firenze, Firenze 1677, p. 224
  • Filippo Baldinucci, Notizie de' professori del disegno da Cimabue in qua [1681-1728], a cura di Filippo Ranalli, III, Firenze 1846, pp. 538 s.
  • Giovanni Richa, Notizie istoriche delle chiese di Firenze divise nei suoi quartieri, IV, Firenze 1756, p. 269; VIII, ibid. 1758, p. 206
  • Giovanni Cambiagi, L'antiquario fiorentino o sia Guida per osservare con metodo le cose notabili della città di Firenze, Firenze 1781, p. 148
  • Vincenzo Follini e Michele Rastrelli, Firenze antica e moderna, VII, Firenze 1797, p. 191
  • Francesco Fantozzi, Nuova guida ovvero Descrizione storico-artistico-critica della città e contorni di Firenze, Firenze 1842, pp. 276, 548
  • Alessandro Fabbrichesi, Guida della Galleria Buonarroti, Firenze 1865, p. 8
  • Vincenzo Bocci, Guida serafica della Toscana, Pistoia 1874, p. 77
  • Luigi Tanfani Centofanti, Notizie di artisti tratte dai documenti pisani, Pisa 1897, p. 161
  • Raffaello Razzoli, La chiesa di Ognissanti di Firenze, Firenze 1898, p. 26
  • Isidoro B. Supino, Le porte del duomo di Pisa, in L'Arte, VIII-IX (1899), p. 376
  • Franz Schottmüller, in Ulrich Thieme e Felix Becker, Künstlerlexikon, XI, Lipsia 1915, p. 489
  • Adriano Garnieri, Firenze e dintorni in giro con un artista, Firenze 1924, p. 110
  • Adolfo Venturi, Storia dell'arte italiana, X, I, Milano 1935, pp. 186 s. (come Andrea di Piero Ferrucci)
  • Ulrich Middeldorf, Sull'attività della bottega di Iacopo Sansovino, in Rivista d'arte, XVIII (1936), pp. 245-263
  • Wilhelm Paatz e Elisabeth Paatz, Die Kirchen von Florenz, IV, Francoforte sul Meno 1952, p. 423; VI, ibid. 1953, p. 91
  • Alessandro Schiavo, La badia di San Michele a Passignano in Val di Pesa, in Benedectina, VIII (1954), p. 264; Id., Notizie riguardanti la badia di Passignano estratte dai fondi dell'Archivio di Stato di Firenze, ibid., IX (1955), p. 54
  • Giuseppe Marchini, Il Tesoro del duomo di Prato, Prato 1963, p. 125
  • Ugo Procacci (a cura di), La Casa Buonarroti a Firenze, Milano 1965, p. 202
  • Luigi Ginori Lisci, I palazzi di Firenze nella storia e nell'arte, II, Firenze 1972, p. 626
  • Enrico Allegri e Alessandro Cecchi, Palazzo Vecchio e i Medici. Guida storica, Firenze 1980, pp. 366 s. (come Giovanni Ferrucci)
  • Raffaele Fantappiè, Il Bel Prato, I, Prato 1984, p. 50
  • Sandro Bellesi, Precisazioni sulla vita e sull'attività dello scultore fiorentino Andrea di Michelangelo Ferrucci, in Antichità viva, XXVIII (1989), 1, pp. 49-55; Id., Scuole e tendenze scultoree fiorentine tra la fine del Cinquecento e l'inizio del Seicento, in P. Bernini. Un preludio al barocco (catalogo), Sesto Fiorentino 1989, pp. 40 s., 44
  • Carlo Pizzorusso, A Boboli e altrove. Sculture e scultori fiorentini del Seicento, Firenze 1989, pp. 19 s., 39 s., 48, 74 s., 82, 102, 106-108
  • Raffaele Bartalini, Felice Palma e Lorenzo Usimbardi, in Prospettiva, 1991, n. 64, pp. 76-77, 79-82
  • Carlo Pizzorusso, Inediti per una fontana di Venere, in Boboli 90, Firenze 1991, pp. 83 s.
  • Donato Pegazzano, I "Visacci" di Borgo degli Albizzi…, in Paragone, XLIII (1992), 509-511, p. 59
  • S. Blasio, in Repertorio della scultura fiorentina del Seicento e Settecento, a cura di Giovanna Pratesi, Torino 1993, I, p. 44

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