Utente:Syrio/Prove
- https://www.museodelbali.it/storia/
- http://www.raggionline.com/itinerari/veneto/pdf/itinerari-ignaziani-in%20terra-veneta-04.pdf
- https://hrcak.srce.hr/clanak/369438
Vincenzo Negusanti vescovo della Chiesa cattolica | |
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Incarichi ricoperti |
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Nomina a vescovo | 20 novembre 1514[1] |
Vincenzo Negusanti (Fano, 1487 – Saltara, 1573) è stato un vescovo cattolico italiano.
Biografia
modificaAppartenente alla nobile famiglia dei conti della Cerbara, fu uomo di grande erudizione, esperto in lingua greca ed ebraico. Entrò giovanissimo nella famiglia cardinalizia di Adriano Castellesi da Corneto, del quale fu segretario.
Fu protonotario apostolico e prelato domestico di papa Leone X, il quale il 20 novembre 1514 lo elesse vescovo di Arbe, in Dalmazia[2]; l'anno seguente la sua nomina venne approvata dalla Repubblica di San Marco. Poiché Nigusanti non aveva ancora raggiunto l'età canonica, dovette attendere alcuni anni prima di ricevere la consacrazione episcopale. Come era d'uso, non risiedette ad Arbe ma visse abitualmente a Venezia, governando la sua diocesi attraverso vicari.
Partecipò al concilio Lateranense V, quindi accompagnò il cardinale Ippolito de' Medici nella sua legazione in Ungheria[2].
Nella cappella privata della propria residenza nel sestiere Dorsoduro, nel giugno 1537 conferì gli ordini sacri a Ignazio di Loyola e ai suoi primi soci della Compagnia di Gesù (Simão Rodrigues, Diego Laínez, Alfonso Salmerón, Nicolás Bobadilla, Francesco Saverio e Giovanni Cadurio); il 10 del mese gli ordini minori, il 15 e il 17 suddiaconato e diaconato, e il 24 il presbiterato (tranne che a Salmerón, troppo giovane)[2].
Successivamente divenne vescovo suffraganeo per Bernardo Clesio nel principato vescovile di Trento, dove è documentato a partire dal 24 agosto 1538, quando consacrò la cappella di Santa Maria a Baselga di Bresimo (e, due giorni dopo, due altari laterali della stessa); il 1° marzo 1539 dedicò gli altari laterali della chiesa di San Vigilio a Ossana, e il 4 marzo un altro nella chiesa di Santa Maria Assunta a Mechel. Il successivo 17 marzo prese possesso della sede vescovile di Bressanone per procura del Clesio, che ne era diventato amministratore apostolico, e il 25 aprile gli venne conferita la parrocchia di Cavalese; il giorno seguente consacrò la chiesa di Santa Maria Assunta di Mezzocorona, e il 5 ottobre due altari in Sant'Antonio a Stravino. L'ultimo atto di cui si abbia notizia in Trentino, risalente al 30 ottobre 1539, è il conferimento della tonsura a Iacopo, figlio di Alberto Roccabruna[2].
Nel 1540 fu suffraganeo per la diocesi di Verona; a novembre 1546, dopo un primo rifiuto, accettò lo stesso incarico in diocesi di Brescia, su richiesta del vescovo cardinal Corner, mantenendolo sino al 1550[2]
Il 12 aprile del 1561 tornò a Trento per il Trento, dove celebrò i vespri in cattedrale al 14 maggio e cantò la messa del giorno dopo per la festa dell'Ascensione; era ancora in città a metà gennaio dell'anno seguente[2].
Nel 1569, raggiunti gli ottant'anni, chiese al papa di poter abbandonare il governo della diocesi di Arbe; si ritirò nel suo castello di Saltare, presso Pesaro, dove morì pochi anni dopo.
Note
modificaBibliografia
modifica- Daniele Farlati, Ecclesia Jadertina cum suffraganeis, et ecclesia Zagabriensis, apud Sebastianum Coleti, Venetiis 1775, p. 264.
- Konrad Eubel, Hierarchia catholica, vol. III, sumptibus et typis librariae Regensbergianae, Monasterii 1923, p. 115.
- Simone Weber, I vescovi suffraganei della Chiesa di Trento, Trento, Aor, 1932.
Collegamenti esterni
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[[Categoria:Vescovi di Arbe]] [[Categoria:Vescovi ausiliari di Trento]]