Lingue d'Italia

lista delle lingue parlate in Italia

Secondo il linguista Tullio De Mauro la diversità delle lingue parlate in Italia è la più elevata nel mondo occidentale («se nel confronto europeo e mondiale qualcosa vi è di fondamentalmente e specificamente italiano è proprio la tenace millenaria persistenza delle differenziazioni linguistiche (e culturali) delle popolazioni che hanno convissuto e vivono nello spazio "che Appennin parte, e il mar circonda e l'Alpe"», da: AA.VV., "Stato dell'Italia", Il Saggiatore, 1995).

Nella Repubblica Italiana la lingua ufficiale è l'italiano, sebbene non esista un articolo nella Costituzione che lo imponga esplicitamente. L'art. 6 della Costituzione, invece, stabilisce che "la Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche". In attuazione di tale disposizione il Parlamento italiano ha riconosciuto ufficialmente - con la legge 482/99 - altre 12 lingue: friulano, ladino, tedesco, sloveno, occitano, francese, francoprovenzale, albanese, greco, sardo, catalano e croato. La legge di tutela prevede l'uso ufficiale di tali lingue negli uffici pubblici, il loro insegnamento nelle scuole e l'avvio di trasmissioni radiotelevisive in RAI.

Nel territorio odierno della Repubblica Italiana si parlano non solo lingue romanze, ma anche lingue germaniche, lingue slave, il greco e l'albanese.

La lingua ufficiale dello Stato italiano discende storicamente dal toscano letterario, il cui uso è iniziato coi grandi scrittori Dante, Petrarca e Boccaccio nel 1200, e si è in seguito evoluto storicamente nella lingua italiana corrente. La lingua italiana era parlata solo da una piccola minoranza della popolazione al momento dell'unificazione politica nel Regno d'Italia nel 1861, ma si è in seguito diffusa, mediante l'istruzione obbligatoria e il contributo determinante e più recente della televisione di Stato, e ora la netta maggioranza dei cittadini italiani la parla come prima lingua. Una parte considerevole dei cittadini italiani parla altri idiomi oltre alla lingua ufficiale dello Stato, una minoranza tra questi parla un idioma diverso dall'italiano come prima lingua. Una minoranza non trascurabile non conosce ancora l'italiano.

Idiomi non romanzi

In Friuli-Venezia Giulia esiste una comunità che parla lo sloveno in un'area al confine detta Benecija; in Molise in alcuni centri esistono ancora comunità parlanti il croato. In Piemonte esiste una serie di comuni dove si parla il cosiddetto "walser", una variante del tedesco di tipo alemannico, simile a quello che si parla nel vicino cantone Vallese. Comunità germanofone si trovano anche in Friuli-Venezia Giulia a Sauris e in Val Canale, in Veneto presso Sappada e soprattutto dove sono stanziati i Cimbri (niente a che vedere con l'omonima tribù germanica sconfitta da Gaio Mario nel 78 a.C.) nel territorio dei Sette comuni vicentini (Roana, Rotzo, Rudi di Gallio) e dei Tredici comuni veronesi (Giazza). La comunità tedesca più numerosa si trova comunque senza dubbio in Trentino-Alto Adige. A parte alcuni comuni della provincia di Trento (Luserna e la Val Fersina dove sono stanziati i "Mòcheni"), la maggior parte dei germanofoni si trova in Alto Adige (dizione ufficiale italiana che risale all'epoca napoleonica: la dizione ufficiale in tedesco è "Südtirol", in ladino è Alt-Adiç). Tutte le parlate tedesche dell'Italia nord-orientale appartengono al gruppo bavarese meridionale. In molti centri dell'Italia del centro-sud esistono isole linguistiche dove si parla il greco e l'albanese (o più precisamente il tosco, arbëresh), un tempo ben più numerose e consistenti di oggi. La Repubblica Italiana non riconosce direttamente questi idiomi come lingue minoritarie, piuttosto riconosce come lingue minoritarie le lingue ufficiali di altri Stati sovrani, di cui considera dialetti gli idiomi parlati in Italia: per esempio, walser, cimbro, sudtirolese e mocheno sono considerati dialetti del tedesco.

Idiomi romanzi

Gli idiomi romanzi parlati in Italia si dividono in idiomi romanzi occidentali, storicamente assestati approssimativamente a nord della linea Massa-Senigallia, ma con isole linguistiche fino in Sicilia, e idiomi romanzi orientali, radicati nel centro-sud Italia. Gli idiomi sardi sono generalmente considerati romanzi orientali, eccetto il catalano (romanzo occidentale), ma alcuni linguisti li considerano un gruppo separato. La lingua ufficiale dello Stato italiano è un idioma romanzo orientale, e viene parlata come prima o seconda lingua in tutto lo Stato dalla maggior parte della popolazione.

I linguisti dividono ulteriormente gli idiomi romanzi occidentali e orientali nei seguenti gruppi:

  • idiomi romanzi occidentali
    • arpitano o "francoprovenzale", idioma con caratteristiche intermedie tra il francese e l'occitano,parlato in Valle d'Aosta e nel Piemonte nordoccidentale
    • occitano (variante provenzale), parlato in Piemonte orientale, ma con isole linguistiche anche in Puglia (Capitanata)
    • catalano, portata dagli aragonesi secoli fa ad Alghero, in Sardegna
    • sistema reto-cisalpino
      • gruppo retoromanzo
      • Veneto
      • gruppo galloromanzo italiano o anche "gallo-italico"
        • piemontese (koinè basata essenzialmente sul torinese; chiamato anche "pedemontano", anche se con questo termine di solito s'intendono le parlate locali diverse dal torinese)
        • ligure (perlopiù koinè di base genovese)
        • insubre (o lombardo occidentale)
        • orobico (o lombardo orientale, detto anche semplicemente "bergamasco", però poco correttamente, visto che comprende anche altre varietà),
        • emiliano (da intendersi più come un sottogruppo di varianti locali anziché un vero e proprio idioma, mancando ogni tipo di koinè)
        • il romagnolo
  • idiomi romanzi orientali
    • sardo
    • idiomi italici "centrali"
      • gruppo "tosco-romano"
      • gruppo "centrale"
    • idiomi italici "meridionali"
      • idiomi alto-meridionali (comprendente varietà anche molto diverse tra loro come il pugliese e il campano) o ausone
      • Siciliano (o "basso-meridionale" o "tricalabro")

Sebbene la maggioranza dei linguisti concordi nel dare pari dignità agli idiomi indicati, e riconosca soprattutto alle varietà romanze occidentali indipendenza e diversità rispetto all'italiano standard, la Repubblica Italiana riconosce come lingue minoritarie solo un numero ridotto di idiomi, corrispondenti ad una modesta percentuale della popolazione. Si tratta una decisione che attiene alla politica e alla storia e non alla linguistica, come avviene in varia misura in tutti gli Stati sovrani.

Anche all'interno di una stessa famiglia linguistica, gli idiomi che ne fanno parte sono generalmente fortemente differenziati, tanto da essere generalmente considerate "lingue" secondo il criterio usato dal repertorio linguistico internazionale Ethnologue, che considera lingue diverse gli idiomi tra loro non intercomprensibili.

La lingua friulana è parlata nelle province di Gorizia, Pordenone, Udine e Venezia, e, oltre alla tutela statale, è riconosciuta ufficialmente dalla Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia quale "lingua della comunità regionale" ed è usata in ogni ambito sociale.

Caratteristiche della famiglia linguistica galloromanza, che include assieme al sottogruppo italiano ("galloitalico") anche occitano, franco-provenzale e francese, sono l'indebolimento delle sillabe atone (fortissimo soprattutto nell'emiliano), la sonorizzazione delle consonanti occlusive intervocaliche e la riduzione delle geminate nella stessa posizione (lenizione), la caduta in molti casi delle consonanti finali e la mancanza di epitesi, la presenza in molte varianti di fonemi vocalici anteriori arrotondati (/y, ø/, in passato dette "vocali turbate"). Vari linguisti hanno messo in relazione la similarità tra gli idiomi galloromanzi con il comune sostrato storico celtico, questa ipotesi è ancora materia di discussione e alcuni linguisti attribuiscono l'indebolimento sillabico e i fonemi /y, ø/ rispettivamente al superstrato germanico e a un'evoluzione locale indipendente.

Il gruppo veneto è generalmente meno innovativo rispetto ai dialetti galloitalici: non ha l'indebolimento delle sillabe atone e anche le vocali finali reggono abbastanza bene, fuorché dopo sonorante. Le varianti principali sono il veneto propriamente detto, che oggi è una koinè di base veneziana, il trentino che ha alcuni caratteri in comune con le parlate orobiche, e l'istrioto, idioma parlato nelle zone di Rovigno e Pola. La caratteristica più vistosa è la struttura sillabica che non tollera geminate in nessuna posizione.

I linguisti odierni concordano nel raggruppare gli idiomi galloromanzi italiani, retoromanzi e il veneto nel sistema linguistico reto-cisalpino (Atti del convengo internazionale degli studi sulle lingue romanze dell'Italia del Nord, Trento, 21-23 ottobre 1993). Secondo l'interpretazione più recente, gli idiomi retoromanzi costituiscono una varietà più conservativa di una lingua "padana" comune assestatasi nell'alto medioevo. La variante centro-occidentale di questa lingua ha in seguito assorbito numerose innovazioni di origine francese, dando luogo agli idiomi del gruppo cisalpino (idiomi galloromanzi italiani e veneto). In precedenza, secondo il linguista G.B. Pellegrini le lingue gallo-italiche e il veneto devono essere classificate nella famiglia dei "dialetti alto-italiani".

Il sardo è una lingua estrememante conservativa e isolata: alcuni studiosi hanno ipotizzato di classificarla in un sistema linguistico romanzo autonomo "meridionale" insieme col numidico l'antica parlata basata sul latino dell'Africa settentrionale, che coesisteva con il berbero fino all'invasione araba. Il sardo ha quattro varietà; fondamentali: il logudorese, la varietà più arcaica e prestigiosa che si trova nella zona centrosettentrionale, il campidanese, parlato nel sud dell'isola, il sassarese e il gallurese parlati nel nord della Sardegna. Logudorese e campidanese formano il gruppo sardo meridionale; gallurese e sassarese, insieme al pomontano (corso di Pumonti) appartengono al gruppo sardo settentrionale, meno conservativo per i maggiori influssi esterni, soprattutto ad opera del toscano.

I gruppi seguenti sono tutti attribuiti unanimamente al ramo italoromanzo e quindi hanno caratteristiche più o meno vicine all'italiano standard.

Il gruppo tosco-romano è costituito dal Toscano, dal romano (il dialetto romano moderno risulta essere una variante della lingua toscana ed è molto diverso dall'antico dialetto di Roma) e dal corso. Il toscano è la base dell'italiano moderno, il corso propriamente detto (corso di Cismonti, molto vicino al toscano occidentale, dal quale si differenzia però per alcune forme lessicali e le finali in /u/), il romano comprende sia il romanesco che le parlate della Tuscia. Lungo il crinale appenninico tra la Toscana e l'Emilia (Sambuca Pistoiese, Fiumalbo, Garfagnana e altre località) le persone più anziane usano ancora delle parlate di transizione tra il sistema italo-romanzo e il sistema "gallo-italico" dette, da taluni, parlate gallo-toscane.

Il gruppo centrale è quello di più difficile classificazione. Infatti le parlate si sono influenzate tra di loro in maniera considerevole e non lineare. Si distingono i seguenti idiomi o sottogruppi: umbro-marchigiano di difficile sistematizzazione perché completamente privo di koinè e il cicolano-aquilano-reatino, con caratteristiche intermedie verso i dialetti del gruppo seguente.

I gruppi tosco-romano e centrale sono comunque gruppi abbastanza conservativi: nel corso non esiste nessun tipo di indebolimento consonantico, in toscano e in parte dell'umbro-marchigiano c'è la gorgia, altrove una lenizione non fonologica. Comune è la realizzazione fricativa delle affricate mediopalatali e nelle zone meridionali i raddoppiamenti di /b dZ/ semplici intervocalici.

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