«Prendete un giornale. Prendete le forbici. Scegliete nel giornale un articolo della lunghezza che desiderate per la vostra poesia. Ritagliate l'articolo. Ritagliate poi accuratamente ognuna delle parole che compongono l'articolo e mettetele in un sacco. Agitate delicatamente. Tirate poi fuori un ritaglio dopo l'altro dispondendoli nell'ordine in cui sono usciti dal sacco. Copiate scrupolosamente. La poesia vi somiglierà. Ed eccovi divenuto uno scrittore infinitamente originale e di squisita sensibilità, benché incompresa dal volgo.»

Il dadaismo o dada è un movimento culturale nato a Zurigo, nella Svizzera neutrale della Prima Guerra Mondiale, e sviluppato tra il 1916 e il 1920. Il movimento ha interessato soprattutto le arti visive, la letteratura (poesia, manifesti artistici), il teatro e la grafica, che concentrava la sua politica anti bellica attraverso un rifiuto degli standard artistici attraverso opere culturali che erano contro l'arte stessa. Il dadaismo ha inoltre messo in dubbio e stravolto le convenzioni dell'epoca: dall'estetica cinematografica o artistica, fino alle ideologie politiche; ha inoltre proposto il rifiuto della ragione e della logica, ha enfatizzato la stravaganza, la derisione e l'umorismo. Gli artisti dada sono stati volutamente irrispettosi, stravaganti, provavano disgusto nei confronti delle usanze del passato; ricercavano la libertà di creatività per la quale utilizzavano tutti i materiali e le forme disponibili.

Quadro generale

Le attività dada includevano manifestazioni pubbliche, dimostrazioni, pubblicazioni di periodici d'arte e letteratura. Le tematiche trattate spaziavano dall'arte alla politica. Dada nacque come protesta contro il barbarismo della Prima Guerra Mondiale, in seguito il movimento divenne più improntato su una sorta di nichilismo artistico, che escludeva e condannava la rigidità e il manierismo in vari campi dell'arte come la letteratura, la pittura, la scultura. Tutto ciò era applicato anche e soprattutto alle convenzioni della società in cui gli artisti vivevano. Il dadaismo ha influenzato stili artistici e movimenti nati successivamente, come il surrealismo, la pop art e il gruppo neo dada Fluxus. Dada è stato un movimento internazionale, ed è relativamente difficile classificare gli artisti in base al loro paese di provenienza, in quanto si spostavano costantemente da una nazione all'altra.

Cos'è Dada?

NIENTE


Secondo i dadaisti stessi, il dadaismo non era arte, era anti-arte. Ha infatti tentato di combattere l'arte con l'arte. Per ogni cosa che l'arte sostenesse, Dada rappresentava l'opposto. Se l'arte prestava attenzione all'estetica, Dada ignorava l'estetica; se l'arte doveva lanciare un messaggio implicito attraverso le opere, Dada tentava di non avere alcun messaggio, infatti l'interpretazione di Dada dipende interamente dal singolo individuo; se l'arte voleva richiamare sentimenti positivi, Dada offendeva. Attraverso questo rifiuto della cultura e dell'estetica tradizionali i dadaisti speravano di distruggere se stessa, ma, ironicamente, Dada è diventato un movimento che ha influenzato l'arte moderna.

Tristan Tzara afferma: Dio e il mio spazzolino sono Dada, e anche i newyorkesi possono essere Dada, se non lo sono già. Un critico del American Art News ha asserito a riguardo che la filosofia Dada è la cosa più malata, più paralizzante e più distruttiva che sia stata pensata dal cervello umano. Gli stessi dadaisti hanno descritto Dada come un fenomeno che scoppia nella metà della crisi morale ed economica del dopoguerra, un salvatore, un mostro che avrebbe sparso spazzatura sul suo cammino. Un sistematico lavoro di distruzione e demoralizzazione...che alla fine non è diventato che un atto sacrilego.. La ragione e la logica avevano lasciato alla gente gli orrori della guerra, e l'unica via di salvezza era il rifiuto della logica per abbracciare l'anarchia e l'irrazionale. Comunque, tutto ciò può essere inteso come lato logico dell'anarchia e il rifiuto dei valori e dell'ordine. La distruzione sistematica dei valori, non è quindi irrazionale, se si pensa che debba essere messa in atto.[1]

Perché Dada?

«Dada non significa nulla.»

L'origine della parola Dada non è chiara; esistono varie interpretazioni e vari fatti collegati con la scelta del nome. Molti credono che il termine sia un nonsense; altri sostengono che risalga all'uso frequente della parola da ( in russo) da parte degli artisti rumeni Tristan Tzara e Marcel Jancoma. Altri ancora asseriscono che l'origine del nome sia da ricercare in un gruppo di artisti stabilitisi a Zurigo nel 1916 che, avendo bisogno di un nome per il loro nuovo movimento, scelsero a caso una parola da un dizionario francese-tedesco, che pare sia stato un dizionario Larousse. In ogni caso, volendolo tradurre letteralmente, in russo significa due volte ; in tedesco due volte li; in italiano e francese costituisce una delle prime parole che i bambini pronunciano, e con la quale essi indicano tutto: dal giocattolo alle persone.

Secondo l'ideale Dada, il movimento non si dovrebbe chiamare Dadaismo, dato che venne creato il nome Dada in opposizione a tutti gli -ismi letterari ed artistici.

Storia

 
Esempio di arte dadaista. Un orinatoio interpretato da Marcel Duchamp come una fontana.

L'esperienza della guerra, la disgregazione delle istituzioni di tradizione ottocentesca e le grandi trasformazioni sociali e politiche producono nel ventennio tra le due guerre mondiali un forte distacco dal passato non solo in campo storico e sociale ma anche in quello culturale e artistico. Cercando di spiegare le ragioni della nascita di Dada Tristan Tzara, in un'intervista alla radio francese, concessa nel 1950, dichiarava: Per comprendere come è nato Dada è necessario immaginarsi, da una parte, lo stato d'animo di un gruppo di giovani in quella prigione che era la Svizzera all'epoca della prima guerra mondiale e, dall'altra, il livello intellettuale dell'arte e della letteratura a quel tempo. Certo la guerra doveva aver fine e dopo noi ne avremmo viste delle altre. Tutto ciò è caduto in quel semioblio che l'abitudine chiama storia. Ma verso il 1916-1917, la guerra sembrava che non dovesse più finire. In più, da lontano, sia per me che per i miei amici, essa prendeva delle proporzioni falsate da una prospettiva troppo larga. Di qui il disgusto e la rivolta. Noi eravamo risolutamente contro la guerra, senza perciò cadere nelle facili pieghe del pacifismo utopistico. Noi sapevamo che non si poteva sopprimere la guerra se non estirpandone le radici. L'impazienza di vivere era grande, il disgusto si applicava a tutte le forme della civilizzazione cosiddetta moderna, alle sue stesse basi, alla logica, al linguaggio, e la rivolta assumeva dei modi in cui il grottesco e l'assurdo superavano di gran lunga i valori estetici. Non bisogna dimenticare che in letteratura un invadente sentimentalismo mascherava l'umano e che il cattivo gusto con pretese di elevatezza si accampava in tutti i settori dell'arte, caratterizzando la forza della borghesia in tutto ciò che essa aveva di più odioso...

Zurigo

Nel 1916, Hugo Ball, Emmy Hennings, Tristan Tzara, Hans Arp, Marcel Janco, Richard Huelsenbeck, Sophie Täuber, insieme ad altri, discutevano sull'arte e mettevano in scena esibizioni al Cabaret Voltaire, il locale dove è stato concepito e dove è nato il dadaismo. La prima serata pubblica, si svolse il 14 luglio 1916; durante la festa Ball recitò il primo manifesto Dada. Nel 1918 Tzara lo riscrisse apportando modifiche sostanziali.

Nasce quindi anche un ideale dadaista: il principio cardine dell'azione Dada è la negazione di tutti i valori e canoni estetici dell'arte, di quella tradizionale, ma anche di quella d'avanguardia, entrambe accusate di essere funzionali ai valori del sistema borghese. Essa si traduce nel rifiuto del concetto di bellezza, degli ideali, della ragione positivistica, del progresso e del modernismo, cui vengono contrapposti una libertà senza freni, l'irrazionalità, l'ironia, il gusto per il gesto ribelle e irridente, lo spirito anarchico. La volontà di mettere in crisi modi di pensare definiti borghesi stimola una strategia di spiazzamento imperniata sull'accostamento di forme e materiali inconsueti, sulla degerarchizzazione delle tecniche e dei generi artistici tradizionali e sulla valorizzazione dei nuovi procedimenti quali il collage, il fotomontaggio (inventato dai dadaisti tedeschi) e il ready-made (il primo dei quali fu la ruota di bicicletta di Marcel Duchamp).

Poco tempo dopo uscì il primo ed unico numero della rivista Dada Cabaret Voltaire. Dopo la chiusura dell'omonimo locale, le attività si spostarono altrove, e Ball lasciò l'Europa. Tzara iniziò una campagna per la diffusione delle idee dadaiste, contattando artisti e scrittori francesi ed italiani; in poco tempo divenne il leader e lo stratega del movimento.

Berlino

File:Kleine Dada Soirée 1922.jpg
Manifesto di una serata Dada

Dopo la fine della guerra, i dadaisti tedeschi tornarono in patria, e lì esportarono le esperienze fatte al Cabaret Voltaire. Berlino (così come Colonia) fu il punto d'incontro dell'incursione di Dada in Germania. Berlino è ormai una capitale decentrata rispetto all'ex Impero tedesco del periodo di Guglielmo II, che andava dal mar Baltico al Reno; infatti la nuova sede del governo tedesco fu spostata nella più centrale Weimar che dette nome alla Repubblica omonima. Colonia si trovava ormai a ridosso dei nuovi confini francesi e della regione della Saar, occupata dagli eserciti dell'Intesa.

Nonostante ciò Berlino in questo periodo divenne un centro culturale fervente e il gruppo dadaista, riunito intorno alla rivista Der Dada, introdusse il suo spirito caustico e iconoclasta aggiungendosi all'espressionismo della pittura di George Grosz (poi diventato lui stesso una delle punte di diamante del dadaismo berlinese) del teatro di Ernst Toller, Franz Werfel, Erwin Piscator e di certe messincena di Max Reinhardt e del primo Brecht e anche del cinema di Fritz Lang e Murnau.

I principali esponenti del dadaismo berlinese furono: John Heartfield, George Grosz,Wieland Herzfelde (fratello di Heartfield che aveva tradotto il suo nome in inglese per distinguersi dal fratello), Richard Huelsenbeck, Jefim (Jef) Golyscheff, Raoul Hausmann e Hannah Höch che fondarono il Dada-Club degli artisti berlinesi. Il momento più importante del dadaismo a Berlino fu la Erste Internationale Dada-Messe del 1920 cioè la prima mostra internazionale del dadaismo.


Il momento fondamentale del gruppo Dada berlinese fu, nel 1919, l'adesione alla rivolta spartachista di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, che tendeva ad istaurare una repubblica bolscevica anche in Germania sull'esempio della Russia sovietica.

I dadaisti berlinesi si erano molto politicizzati; fu forse l'unica cellula Dada che si affiancò ad una vera e propria posizione politica ma ciò fu dovuto alle particolari condizioni della Germania che nella crisi in cui si trovava dette spazio a correnti politiche di estrema sinistra (come la Lega di Spartaco e il Partito Comunista Tedesco -KPD-) e di estrema destra (come il NSDAP di Adolf Hitler).

Con l'ascesa di Hitler, tutti gli appartenenti al Dada berlinese s'iscrissero al neonato partito comunista e misero a disposizione della propaganda anti-nazista la loro arte. Celebri in questo senso furono i quadri e i disegni di Grosz, dove la borghesia liberale e più destrorsa viene messa in burla in maniera impietosa; ancora più celebri furono i fotomontaggi di Hearthfield (che insieme a Man Ray si disputa il primato dell'invenzione di questa tecnica fotografica al tempo sconosciuta) dove i ritratti di Hitler sono abilmente ritoccati con intenti satirici di sapore amaro. La maggior parte delle opere di Heartfield furono pubblicate dopo gli anni venti nella rivista politica AIZ.

Dopo il 1933, con il cancellierato di Adolf Hitler, i dadaisti berlinesi furono costretti insieme a migliaia di altri artisti non graditi al nuovo regime ad emigrare all'estero.

Colonia

Anche Colonia, come Berlino, fu molto provata dalla crisi finanziaria della Germania postbellica, costretta a pagare danni di guerra superiori alle proprie possibilità economiche.

Ma il dadaismo a Colonia fu molto diverso rispetto alla cellula berlinese. I suoi fondatori, Hans Arp, Max Ernst e il pittore-poeta Johannes Baargeld, co-autori, fra l'altro, di collage collettivi e anonimi definiti Fatagaga, riuscirono, data la vicinanza geografica, ad intessere rapporti sia col gruppo di Zurigo, del quale avevano fatto parte nel periodo precedente la guerra, sia con quello parigino.

La pittura di Harp proveniva da un retroterra culturale molto importante: aveva partecipato con Vassilij Kandinskij alla nascita del gruppo Der Blaue Reiter (Il Cavaliere Azzurro) a Monaco di Baviera nel 1911 e alla rivista espressionista Der Sturm, dove avevano pubblicato loro opere anche gli espressionisti tedeschi più importanti come Franz Marc, Oskar Kokoschka e August Macke oltre allo stesso Kandiskij.

Max Ernst fu un pittore di grande tecnica e vena creativa che cavalcò tutte le principali correnti del suo tempo, dall'espressionismo al dadaismo, e poi il surrealismo, dove dette le migliori prove della sua tecnica pittorica.

Il dadaismo di Colonia non ebbe i risvolti politicizzati di quello berlinese ma ugualmente fu messo al bando dai nazisti come arte degenerata e dopo l'ascesa al potere di Hitler i dadaisti renani lasciarono la Germania continuando ad operare in Francia e/o aderendo tutti al neonato movimento surrealista.

Parigi

Le avanguardie francesi rimasero al corrente delle attività del movimento Dada a Zurigo tramite contatti regolari tenuti da Tristan Tzara (il suo pseudonimo siginifica triste nel proprio paese, un nome scelto per protestare contro il trattamento ricevuto dagli ebrei nella sua patria natia, la Romania), che intratteneva una corrispondenza consistente in lettere, poemi, e riviste, scambiate con Guillaume Apollinaire, André Breton, Max Jacob, e con altri scrittori, critici ed artisti francesi.

Il movimento Dada sorse anche a Parigi quando nel 1920 molti dei suoi fondatori vi si trasferiscono in massa. Inspirati da Tzara, il Dada parigino presto pubblica manifesti, organizza dimostrazioni, mette in scena esibizioni e produce un buon numero di giornali (le due edizoni finali di Dada, Le Cannibale, e Littérature presentò in diverse edizioni il movimento Dada).

La prima presentazione al pubblico parigino delle opere d'arte dadaista è stata al Salon des Indépendants nel 1921. Jean Crotti mostrò lavori associati col movimento Dada, includendo un'opera intitolata, Explicatif che mostrava soltanto la scritta Tabu.

New York

È sorprendente che a New York, ovvero un'altra città che, come Zurigo, non era stata toccata dalla guerra, un gruppo di artisti abbia incominciato a operare in uno spirito simile a quello Dada: solo il termine si sarebbe diffuso in un secondo momento. In questo caso il luogo non era un locale di svago, ma la piccola galleria 291, diretta da Alfred Stieglitz (1864-1946), un pioniere della fotografia moderna anche grazie alla rivista da lui diretta, Camera Work. La galleria era frequentata da giovani intraprendenti come Marcel Duchamp, Man Ray e Francis Picabia. Si data normalmente l'emergere di uno spirito Dada a New York attorno al 1915, ma un evento precedente consente di anticiparne ancora la nascita, rispetto alle attività di Zurigo: l'Armory Show, la prima vasta rassegna informativa che portò l'arte delle avanguardie europee in America, tenutasi nel 1913 in una vecchia armeria e destinata a fecondare l'atmosfera artistica newyorkese.

Le riviste Dada

Le riviste assunsero per la diffusione del Dadaismo un'importanza pari, se non superiore, a quella dei periodici per gli espressionisti tedeschi. Benché ne uscissero pochi numeri, la loro diffusione nel mondo dell'avanguardia era capillare; si trattava dei soli veicoli attraverso i quali potevano diffondersi le idee di un gruppo ristretto di intellettuali, contrari alle opinioni correnti. Le pagine di queste riviste, non soltanto le copertine, erano spesso concepite come progetti d'artista e opere riproducibili.

Le riviste di maggiore rilievo in ambito Dada furono:

Dadaisti celebri

Voci correlate

Bibliografia

Altri progetti

Collegamenti esterni

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  1. ^ Fred S. Kleiner; Christin J. Mamiya (2005). Gardner's Art Through the Ages.