Duomo di Ripatransone

edificio religioso di Ripatransone

Template:Infobox edifici religiosi Il Duomo di Ripatransone è la chiesa principale della cittadina picena e storicamente dell'intera diocesi. Basilica minore, è in realtà un triplice santuario, poiché include una cripta (la chiesa della Misericordia e Morte, popolarmente la Morte) e la cappella della Madonna di San Giovanni, che si considera chiesa a sé.

Storia

Dopo l'istituzione della diocesi (1571) fu scelta come prima Cattedrale la chiesa di San Benigno. Essa però risultò presto inadeguata al nuovo ruolo: sia per le dimensioni ridotte, sia per la posizione decentrata nell'ambito della città. Il sesto vescovo Pompeo De Nobili decise allora di far edificare un nuovo Duomo al posto dell'antica chiesa dei santi Gregorio e Margherita.[1]

La nuova Cattedrale fu iniziata nel 1597 su progetto del modenese Gaspare Guerra. La cupola venne eretta alla fine del Settecento. Lavori di restauro e ampliamento, con sostituzione del tetto e del pavimento, ultimazione della facciata di Giuseppe Rossetti e costruzione di una seconda sacrestia, furono eseguiti negli anni 1837-42 sotto la guida del vescovo di Montalto monsignor Canestrari.[1]

La costruzione del campanile, di Francesco Vespignani, fu intrapresa negli anni seguenti, dopo l'abbattimento della vecchia torre, e terminò nel 1902. Il 3 agosto dello stesso anno fu deposta alla sommità della struttura una grande statua del Redentore in rame dorato, dell'altezza di sette metri e del peso di una tonnellata. L'ultimo restauro del campanile, con la riapposizione della croce al Redentore, è stato effettuato nel biennio 1987-88.[1]

Interni

 
Scorcio frontale del Duomo da via Virginia

L'interno della Cattedrale è a croce latina con tre navate. Nel progetto originale, il braccio maggiore doveva possedere quattro arcate; ma la misura dovette essere ridotta a tre per carenza di spazio. Se collocato più indietro, infatti, l'edificio avrebbe invaso lo spazio (attualmente occupato dalla SP 23 Cuprense) antistante un dirupo; se più avanti, avrebbe ridotto le dimensioni dell'odierna piazza Condivi.[1]

La chiesa possiede numerosi oggetti d'arte. Si ricordano fra questi alcune sculture in legno di Desiderio Bonfini (XVII secolo): il pulpito, il seggio vescovile e il banco del magistrato. Nell'abside si trovano un coro seicentesco, pure ligneo, e una grande statua in gesso di San Gregorio, di Fedele Bianchini.[1]

Gli originari dipinti di Giuseppe Capparoni (XIX secolo), pur di pregevole fattura, sono invece andati perduti, con l'unica eccezione degli affreschi di volta della seconda sacrestia. Nel corso di nuove operazioni di restauro terminate il 15 maggio 1960, queste opere sono state infatti coperte da dipinti di Michelangelo Bedini. Un mosaico raffigurante lo stemma di monsignor Radicioni, che commissionò questi restauri, fu apposto al centro del pavimento per l'occasione.[1]

 
Il simulacro della Madonna di San Giovanni esposto in occasione dell'Ottava

In un'edicola della navata di destra, subito dopo l'ingresso, è collocato un grande crocifisso di scuola michelangiolesca.

Cappella della Madonna di San Giovanni

Santuario a sé stante, la cappella intitolata alla Madonna di San Giovanni si apre in fondo alla navata di sinistra del Duomo con un portone in rame dello scultore Cleto Capponi (1953). Conserva all'interno la statua della Vergine realizzata da Sebastiano Sebastiani nel 1620.[1]

Cripta della Misericordia e Morte

Separata fisicamente dal Duomo, ma ad esso adiacente, è la chiesa della Misericordia e Morte, un sotterraneo che emerge con la propria cupola sul fianco sinistro della Cattedrale.

Campanile

La torre del Duomo con il Redentore è alta 52 m. Vi sono montate quattro campane:

  • l'Annunziata verso la città;
  • il Sant'Antonio verso le campagne;
  • la piccola Santa Margherita verso il quartiere di Agello;
  • il grande San Gregorio (detto il Campanone), che suona solo nelle festività maggiori, al centro.

Note

  1. ^ a b c d e f g Alfredo Rossi. Vicende ripane. Per l'Amministrazione Comunale di Ripatransone, Centobuchi, 2002

Voci correlate