Giuseppe Albano
Giuseppe Albano (Gerace Superiore, 5 giugno 1927 – Roma, 16 gennaio 1945) è stato un partigiano italiano. Fu uno dei protagonisti, dal 1943 al ’45 assieme alla sua banda, della resistenza romana contro l’occupazione tedesca. Affetto da malformazione alla schiena dovuta ad una caduta, fu soprannominato il “Gobbo del Quarticciolo”.
L’adolescenza e l’arrivo a Roma
Giuseppe Albano si trasferì a Roma, all’età di soli 10 anni, assieme alla famiglia ed andò a vivere nella borgata del Quarticciolo, un quartiere della periferia sud-est di Roma. Iniziò sin da giovanissimo a commettere piccoli reati assieme ad altri suoi coetanei abitanti dello stesso quartiere, anche loro per la maggior parte figli di immigrati del sud. Subito si fece notare per il suo coraggio quando riuscì a disarmare due avanguardisti che lo minacciavano con un pugnale e successivamente quando comparì in una foto dell’epoca che lo immortalava a Porta San Paolo con il grembiule da garzone di farmacia ed i pantaloncini corti, mentre combatteva contro l'occupazione nazista, al riparo dietro ad un carro armato.
La resistenza
G. Albano cominciò la sua lotta partigiana tra l'8 e il 10 settembre 1943 dapprima a Porta San Paolo e successivamente nella zona di Piazza Vittorio Emenuele II. Partecipò inoltre a numerose operazioni di sabotaggio (soprattutto di treni tedeschi), dava l’assalto ai forni per distribuire la farina alla popolazione affamata e divenne subito famoso per la rapidità d'azione e l’abilità nel dileguarsi che lo contraddistingueva, impegnando moltissimo le truppe tedesche che occupavano la città. Proprio per questo ben presto divenne un’idolo per la popolazione che vedeva nella sua figura una sorta di giustiziere e difensore dei più deboli.
Purtroppo la sua malformazione lo rendeva facilmente identificabile (anche se i nazisti non ne conoscevano il nome), tanto che intorno all'aprile del '44 il comando tedesco impartì l’ordine di arrestare tutti i gobbi di Roma.
Anche se G. Albano era riconosciuto dai giovani della resistenza di Centocelle e del Quarticciolo, come il proprio leader, in realtà la vera mente organizzativa della banda era quella di Franco Napoli detto “Felice”[1], anch’egli calabrese, socialista, compagno di lotta di Sandro Pertini, e già arrestato in passato per un fallito attentato a Mussolini in Calabria.
Il mito del "gobbo" conobbe la sua fama soprattutto nei primi mesi del 1944. Per ben due mesi infatti, tedeschi e fascisti rinunciarono addirittura ad entrare nei quartieri Centocelle e Quarticciolo. Questo fu dovuto alle fulminee azioni dei giovani resistenti della zona guidati da Giuseppe Albano (a volte con l'aiuto dei militanti di formazioni politiche divenute storicamente famose per la lotta partigiana, come Bandiera Rossa, o brigate del Partito Comunista Italiano). Il loro apporto fu molto utile specialmente di notte per impedire il transito sulle vie Casilina e Prenestina ai mezzi tedeschi che dovevano rifornire il fronte di Anzio. Pare che “il gobbo” da solo abbia in quel periodo giustiziato parecchi uomini tra nazisti e fascisti, in alcuni casi armato solo di coltello. Ma probabilmente l’impresa più famosa di Giuseppe Albano fu quando, il lunedì di Pasqua del '44, in un'osteria del Quadraro insieme alla sua banda freddò tre soldati tedeschi. Pare che proprio questo episodio, fu fondamentale nella decisione di Herbert Kappler di far rastrellare il quartiere Quadraro il 17 aprile 1944. Arrestato dalle SS in quello stesso giorno e condotto nel carcere di via Tasso, G. Albano non fu riconosciuto come il famoso partigiano terrore dei nazisti.
Dopo la Liberazione
Con la liberazione di Roma, il "Gobbo" collaborò con la questura per scoprire i torturatori di via Tasso formando una banda di pregiudicati che aveva come base operativa il quartiere del Quarticciolo. Il gruppo si diede subito da fare catturando parecchi ex-militanti del partito fascista e persino alcuni esponenti della famigerata banda del torturatore nazista Pietro Koch. Ma l'attività del gruppo, sempre più spesso, era mirata a condurre espropri e rapine ai danni degli arricchiti della "borsa nera" e degli ex-fascisti, redistribuendo poi generi di prima necessità e viveri alla popolazione affamata. C'era anche chi sosteneva che in realtà si trattasse soltanto di una banda di criminali, in guerra con i clan rivali per contendersi il controllo del territorio. E fu proprio durante una di queste azioni che, in circostanze poco chiare, rimase ucciso un caporale inglese.
L’assassinio del “Gobbo”
La versione ufficiale
A seguito di quest’evento venne scatenata un'imponente caccia all'uomo con l’invio di mezzi blindati e carri armati che trasformarono il Quarticciolo in una zona di guerra. Giuseppe Albano dopo essere riuscito in un primo momento a sfuggire, venne riconosciuto ed ucciso il 16 gennaio 1945 nell'androne di un palazzo di via Fornovo 12 dopo un conflitto a fuoco con i carabinieri.
La controinchiesta
Una controinchiesta condotta da Franco Napoli, tornato a Roma nel 1945, dimostrò che G.Albano fu assassinato con un colpo d’arma da fuoco alla nuca da una ex-spia dei tedeschi di un’associazione politica di pseudo-sinistra (Unione Proletaria)[3] , nella quale lo stesso Giuseppe Albano era stato infiltrato per volere di Pietro Nenni.
Sulla scorta di numerosi documenti e testimonianze, secondo l'ipotesi avanzata da Silverio Corvisieri sull'assassinio di Giuseppe Albano, la situazione del momento era di tipo golpista ante -litteram nel 1945. Nel libro "IL RE, TOGLIATTI E IL GOBBO. 1944: la prima trama eversiva" Corvisieri ritiene che la morte del gobbo del Quarticciolo non sia avvenuta per mano dei carabinieri ma fu un'esecuzione compiuta da una scheggia impazzita della Resistenza. Sempre seguendo questa tesi, suffragata anche dalla rapidita' con cui fu "chiuso" li caso, il "Gobbo" sarebbe stato ucciso da sicari di Umberto Salvarezza, leader di Unione Proletaria, gruppo su cui pesavano forti sospetti di formazione provocatrice. La strategia, diretta da Umberto II(sempre secondo l'analisi di Corvisieri), avrebbe dovuto portare ad un governo presieduto da Pietro Badoglio: la strategia fallì ma ebbe comunque l'effetto di bloccare epurazioni ed indagini sui collaborazionisti.
La fine della “Banda del Gobbo”
Alcuni giorni dopo l'uccisione di Albano, il Quarticciolo venne di nuovo circondato dalle forze dell’ordine per arrestare il resto della “banda del Gobbo”. Nel corso di questo rastrellamento venne ucciso un anziano militante del PCI e vennero arrestati centinaia di residenti del quartiere, tra i quali Iolanda Ciccola, quindicenne fidanzata del “gobbo” che in seguito diverrà un membro di spicco della nuova Sinistra Rivoluzionaria.
Nelle osterie e tra le strade del Quarticciolo si continuò a parlare ancora per molto tempo di questo giovane giustiziere ed ancora oggi, a più di 60 anni di distanza, i vecchi abitanti del quartiere (ma anche le giovani generazioni) non hanno dimenticato quel ragazzo, che combatteva con determinazione i nazi-fascisti ed era sempre generoso con la povera gente.
Film
Nel 1960 il regista Carlo Lizzani fece un film dedicato a Giuseppe Albano dal titolo "Il Gobbo", tra i cui interpreti figurava Pier Paolo Pasolini.
Bibliografia
- Silverio Corvisieri, Il re, Togliatti e il Gobbo: 1944, la prima trama eversiva, Roma, Odradek, 1998
- Silverio Corvisieri, Il mago dei generali. Poteri occulti nella crisi del fascismo e della monarchia, Roma, Odradek, 2001
- Franco “FELICE” Napoli Villa Wolkonskj autoedizione , 1996
- Marisa Musu ed Ennio Polito :Roma ribelle , TETI ,1999
- RobertKtz : Morte a Roma Editori Riuniti , 1973
Voci Correlate
Collegamenti esterni
Note
- ^ «Fu infatti Franco “Felice” Napoli che negli ultimi giorni di Agosto del 1943, in una riunione clandestina in una scuola di Piazza Vittorio, diede vita alla banda partigiana che assunse infatti , anche nei documenti ufficiali dell’ANPI, il nome di “banda Napoli”»
- ^ da Il gobbo del Quarticciolo
- ^ unione proletaria