Ducato di Parma e Piacenza
Il Ducato di Parma e Piacenza nacque nel 1545, passò dai Farnese ai Borboni nel 1731, e terminò nel 1859.

Storia
Nel 1545 il papa Paolo III creò il Ducato di Parma e Piacenza per destinarlo a suo figlio Pier Luigi Farnese, i cui discendenti lo governarono (a parte qualche interruzione) fino al 1731. In questo periodo il ducato conobbe una particolare fama per la scuola di pittura parmigiana, con artisti del livello del Correggio e del Parmigianino. La magnificenza dei duchi favorisce la progettazione e la realizzazione di opere architettoniche che trasformeranno Parma da capitale di un piccolo ducato nato dal nepotismo papale a capitale di respiro italiano.
Nel 1731 il duca Antonio Farnese morì senza lasciare discendenti. Il ducato passò quindi alla nipote Elisabetta la quale era la moglie del re di Spagna, avendo sposato nel 1714 Filippo V di Spagna, per cui trasmise il ducato direttamente ai Borboni. Il periodo borbonico fu caratterizzato da una forte presenza in città di artisti, artigiani e uomini di cultura che rendono Parma una città internazionale e multilingue. La città conta in questi anni il più grande numero di abbonati all' Encyclopédie di Diderot e d'Alembert dopo Parigi e 4.000 abitanti, su una popolazione complessiva di 40.000, sono francesi. L'illuminato ministro borbonico Guillaume du Tillot affida all'architetto Ennemond Alexandre Petitot il compito di intervenire sull'intero tessuto urbano con una volontà rappresentativa che puntava a Parma quale mito di una nuova Atene d'Italia.
Il 21 marzo 1801 con il trattato di Madrid Napoleone Bonaparte fece l'annessione del Ducato di Parma e Piacenza alla Francia e ne affidò il governo a Médéric Louis Élie Moreau de Saint-Méryin seguito destituito da Napoleone per non aver represso subito, con fermezza, la rivolta della Val di Nure. Il nuovo prefetto Nardon, con decreto del 20 marzo 1806, divide il territorio in tredici mairies (comuni) nominando primo sindaco di Parma Stefano Sanvitale. Nel 1808 gli stati parmensi, ad esclusione del guastallese, diventano il Dipartimento del Taro e parte integrante dello Stato francese. Il 13 febbraio del 1814 il generale Nugent occupa Parma in nome degli austriaci cacciando i Francesi i quali, dopo un tentativo di ripresa della città, abbandoneranno definitivamente gli ex ducati borbonici. L'11 aprile 1814 il trattato di Fontainebleau seguito all'abdicazione di Napoleone restaurò il ducato come Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla, affidandolo sotto la protezione dell'Austria cioè a Maria Luigia d'Austria, che entrò nella capitale ducale attraversando a piedi il ponte di barche, lungo 363 metri, posto sul Po a Casalmaggiore. La nuova duchessa, darà l'impulso alla costruzione di numerose opere quali l'edificazione dei ponti sul fiume Taro e Trebbia, la costruzione del cimitero della Villetta, l'inaugurazione del Teatro Regio e sotto la sua reggenza, nel 1820, viene pubblicato il Codice Civile per gli Stati Parmensi. Nel 1831, a seguito dei moti rivoluzionari di febbraio e marzo, la duchessa è costretta ad abbandonare il Ducato per poi farvi ritorno in agosto quando le truppe austriache ristabilirono l'ordine con la forza. Alla sua morte, avvenuta nel 1847, il ducato venne riassegnato alla linea parmense dei Borboni dapprima con Carlo II di Borbone che per risanare le magre finanze del ducato (in effetti nel 1844 aveva già firmato un accordo in segreto col Duca di Modena), cederà al Ducato di Modena il territorio di Guastalla, incorporando però il circondario di Pontremoli. Da quel momento il ducato cambierà nome in Ducato di Parma, Piacenza e Stati annessi. I cittadini ducali, per nulla soddisfatti dello scambio tra la fertile terra di Guastalla e le montagnose zone di Pontremoli arrivarono a storpiare il nome dello stato in "Ducato di Parma, Piacenza e sassi annessi". Il nuovo duca fece pubblicare la convenzione con cui l’Austria si impegnava ad intervenire a favore del trono parmense per sedare ogni tentativo di rivolta liberale. La reazione dei parmigiani sfocio' con i i moti del marzo 1848 che costrinsero Carlo II ad abdicare il 14 aprile dello stesso anno a favore del figlio. Il nuovo sovrano assume il nome di Carlo III e viene ferito mortalmente cinque anni dopo dal sellaio Alfonso Carra. Il potere passa nella mani del figlio Roberto I di Parma (1854-1859) ma le reggenza viene assicurata dalla madre Maria Luisa di Berry che soffoca nel sangue un'ennesima rivolta popolare.
Egli è col più vivo dispiacere che, allontanata dal paese, che Noi reggevamo con vero affetto in nome dell'orfano nostro Figlio, veniamo a sapere i più gravi cangiamenti politici avvenuti contro le disposizioni da Noi lasciate, e contro i diritti e gli interessi del Duca di Parma. Noi dobbiamo dunque, a nostro malgrado, volgere lagnanze verso una parte dei sudditi nostri, e verso un Governo vicino che intese a soppiantarci, e, senza giusti motivi, considerarci come nemici. Per vero Noi dovevamo attenderci a simili avvenimenti. Nell'interno avevamo avuto, nella restaurazione spontanea del 3 di maggio ultimo, un pegno rassicurante dei buoni sentimenti dei nostri sudditi. Quanto all'esterno erano incessanti le dimostrazioni di una cordiale amicizia da parte di tutte le Potenze, comprese le belligeranti, la quale amicizia rispondeva perfettamente alla politica da Noi costantemente seguita. Eppure gli avvenimenti succedutisi nei dominî di nostra famiglia, prima in Pontremoli, poi nella capitale, indi a Piacenza ci presentano lesioni recate ai diritti di nostro figlio, il Duca di Parma Roberto I; e però non possiamo ristarci di protestare pubblicamente e solennemente, come pel presente atto protestiamo: contro gli atti di ribellione coi quali i Municipî di Parma, di Piacenza e di Pontremoli, erigendosi ad interpreti delle popolazioni, hanno preteso di scioglierle dalla sudditanza ducale, ed hanno proclamata l'annessione del paese al Regno sardo; contro il procedere del Governo piemontese prima verso la provincia di Pontremoli, poscia verso altre parti dei Ducati, sia fomentando e appoggiando la rivoluzione, sia occupandole a mano a mano colle sue truppe, sia accogliendone la dedizione, contro ogni diritto, in onta alle stipulazioni dei Trattati europei e dei più speciali col Piemonte, e senza provocazione o causa giusta di guerra. E coerentemente rifiutiamo ogni argomento che voglia farsi valere come ragione, o pretesto di diritto o di fatto per renderci solidali coll'Austria negli atti di ostilità, che questa Potenza ha esercitati verso il Piemonte, partendo dalla fortezza di Piacenza; contro tutti coloro che nel corso delle vicissitudini politiche abbiano recato o recassero per qualunque modo lesione ai diritti di nostro Figlio; diritti che pel presente atto intendiamo di conservare in tutta la loro integrità. Protestiamo poi e dichiariamo di considerare tutti gli atti verificati e che si verificassero contrarî ai diritti dell'amatissimo nostro Figlio nei Ducati di Parma per ogni effetto irriti e come non avvenuti; protestiamo contro le loro conseguenze, e ci riserbiamo di far valere in qualsiasi tempo e in ogni modo che sia di ragione, i diritti tutti sopra enunziati. E queste proteste Noi facciamo davanti a Dio e agli uomini, non solo nell'interesse di nostro Figlio, ma in quello ancora de' sudditi di lui: e intendiamo che siano significate alle Potenze, sulle quali riposa il diritto pubblico europeo. Facciamo poi appello alle stesse Potenze, confidando che nella loro alta giustizia, nell'interesse dei Trattati, dell'inviolabilità dei diritti dei Sovrani e degli Stati, e nella loro magnanimità, vorranno prendere a cuore ed efficacemente sostenere la causa del giovinetto Sovrano di Parma. Dato a San Gallo, in Svizzera, questo giorno 20 di giugno 1859. Luisa
La fine del Ducato
Il 9 giugno 1859, Luisa di Borbone, duchessa reggente, ed il figlio, il Duca Roberto I, furono costretti ad abbandonare il Ducato non senza aver prima esposto il proprio disappunto tramite una lettera di protesta. Il 15 settembre 1859 viene dichiarata decaduta la dinastia borbonica e Parma entra a far parte delle province dell'Emilia, rette da Carlo Farini.
Nel 1860 il ducato passò, tramite plebiscito, al Regno di Sardegna e quindi al Regno d'Italia. La fine del ducato fu per molti anni la causa di declino demografico effetto della chiusura dello stato e della corte ducale, il cambiamento di sistema provoco' la perdita di molte attività economiche causando un conseguente decadimento sociale ed economico.
Attuale pretendente al titolo ducale è dal 1977 Carlo Ugo di Borbone-Parma, Carlo IV di Parma.
Bibliografia
- Tullo Bazzi-Umberto Benassi, Storia di Parma (Dalle origini al 1860). Parma, Battei, 1908.
- Ferdinando Bernini, Storia di Parma (Dalle terramare al 1914). Parma, Battei, 1954
- Raimondo Meli Lupi di Soragna, Bibliografia storica e statutaria delle Provincie Parmensi. Parma, Regia Deputazione di Storia Patria per le Prov. Psi, 1886. Scritti riguardanti la storia dei Ducati e in particolare di quello di Parma, fino al 1882.
- Enciclopedia di Parma. Dalle origini ai giorni nostri. Marzio Dall’Acqua. Milano, Franco Maria Ricci, 1998.
- Parma e Piacenza nei secoli : piante e vedute cittadine delle antiche e nuove province parmensi. Felice Da Mareto. Parma, Deputazione di Storia Patria per le Province Parmensi, Rotary Club di Parma, 1975.
- Le antiche famiglie nobili e notabili di Parma e i loro stemmi Palatina Editrice Parma