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Guerra di Vandea
File:Cuore-Vandea.jpg
Il simbolo dell'armata vandeana
«Cittadini repubblicani, non c'è più nessuna Vandea! È morta sotto la nostra sciabola libera, con le sue donne e i suoi bambini. L'abbiamo appena sepolta nelle paludi e nei boschi di Savenay. Secondo gli ordini che mi avete dato, ho schiacciato i bambini sotto gli zoccoli dei cavalli, e massacrato le donne che non partoriranno più briganti. Non ho un solo prigioniero da rimproverarmi. Li ho sterminati tutti...le strade sono seminate di cadaveri. Le fucilazioni continuano incessantemente a Savenay, poiché arrivano sempre dei briganti che pretendono di liberare i prigionieri.»

Per Guerre di Vandea si intendono quella serie di guerre civili scoppiate a seguito della Rivoluzione francese durante la prima repubblica francese, che vide come protagonisti la popolazione della Vandea e quella di alcuni dipartimenti vicini, che insorsero contro la neonata repubblica. La "Prima Guerra di Vandea" e la "Seconda Guerra di Vandea" solitamente vengono accorpate in un unico periodo che va dal 1793 e il 1796. L'insurrezione ebbe inizio nel marzo 1793 quando la Convenzione Nazionale ordinò la leva obbligatoria per 300.000 uomini da inviare al fronte, e proseguì per i successivi tre anni con brevi tregue durante le feste come il Natale e la Pasqua. Una tregua vera e propria avvenne nella primavera del 1795 con la Pace di La Jaunaye, alla fine di questa, il 24 giugno 1795 inizia la "Seconda Guerra di Vandea", che terminerà l'anno successivo quando l'esercito francese riuscì a sopprimere l'insurrezione, compiendo quello che è considerato il primo genocidio della storia moderna[1].
La "Terza Guerra di Vandea" durò solo tre mesi, dal 26 ottobre 1799 al 17 dicembre 1799, terminando con l'armistizio di Pouancé: a causa dell'instabile situazione politica, la Francia non avrebbe potuto sostenere una nuova guerra civile, per questo motivo il nuovo governo francese preferì acconsentire alle richieste degli insorti in modo da evitare il ritorno delle monarchia, che in quel momento sembrava imminente.
Sorte diversa ebbe la "Quarta Guerra di Vandea", iniziò con qualche insurrezione nel marzo 1813 e terminò quando Luigi XVIII salì al trono, nell'aprile 1814. Ma la vera quarta guerra di Vandea scoppiò dopo i cosiddetti Cento giorni il 15 maggio 1815 e terminò il mese successivo nella fine del giugno 1815, quando Luigi XVIII si riprese il trono di Francia. A differenza dei precedenti conflitti, questa fu determinante per il ripristino della monarchia, tanto che il nuovo sovrano in segno di riconoscenza verso il generalissimo dell'armata vandeana Louis de La Rochejaquelein, gli conferì il grado di generale dei granatieri reali (un corpo militare addetto alla protezione del re) e lo stesso fece con il suo successore Charles Sapinaud, che divenne generale e duca.


Contesto storico

Dipartimenti francesi coinvolti nelle Guerre di Vandea

Lo studio storico della Guerra di Vandea è segnato da una serie di opinioni discordanti, che portarono una bibliografia immensa, con due correnti principali in opposizione: gli studiosi favorevoli alla rivoluzione francese e tutto ciò che ne derivò e quindi dalla parte dei repubblicani; e quegli studiosi che ritengono che i cambiamenti portati dalla rivoluzione francese, siano stati deleteri per la Francia di allora, e quindi dalla parte dei vandeani. Tuttavia è errato definire questa seconda categoria come i "monarchici", in quanto nonostante i vandeani appoggiassero il re ed erano molto legati alla monarchia, non tutti i monarchici francesi appoggiarono l'insurrezione e molti di quelli che servirono sotto il re passarono al servizio della repubblica, inoltre i vandeani iniziarono la rivolta solo dopo che il governo francese attuò misure repressive per il clero francese e aumentò le tasse sia per la ricostruzione della Francia che per finanziare l'aggressiva politica estera attuata negli anni successivi alla rivoluzione, il ripristino della monarchia era più una condizione necessaria per porre fine alla rivoluzione.

I primi testi pubblicati su questa guerra sono le memorie di alcuni dei protagonisti o di persone vicine ad essi, per i vandeani: la signora La Rochejaquelein, Poirier de Beauvais, Joseph de Puisaye[2], e per i repubblicani: Grouchy, Kléber, René-Pierre Choudieu[3] etc. Il più famoso tra questi, sono le memorie della signora La Rochejaquelein[4], vedova di Lescure e in seguito di La Rochejaquelein, che visse in prima persona tutte le guerre di Vandea, in quanto vedova di due tra i più importanti generali dell'Esercito cattolico e reale che combatterono rispettivamente la prima e la quarta guerra di Vandea, e che descrive una rivolta spontanea dei contadini per difendere il loro re e la loro Chiesa.

Situazione prima della Guerra e motivazioni

La Vandea è una regione costiera della Francia occidentale, con una ricchezza un po' più alta rispetto alla media di altre regioni francesi, ed era una regione fortemente cattolica soprattutto grazie alla predicazione del sacerdote San Luigi Maria Grignion da Montfort (1673-1716).
Subito dopo la Rivoluzione Francese, in Vandea, così come in altre regioni di Francia, cominciò a diffondersi un malcontento generale dovuto sia alla fine della monarchia, a cui molti nobili e molti francesi erano ancora molto legati, sia per alcuni provvedimenti presi dalla neonata repubblica. In politica interna, quello che scosse maggiormente i vandeani fu la Costituzione civile del clero del 12 luglio 1790, che prevedeva la confisca dei beni ecclesiastici e di conseguenza diminuì notevolmente il numero di diocesi (che passarono da 135 a 83) e di parrocchie. In seguito alla rivoluzione, infatti, la Francia attraversò un periodo di forte crisi economica, si pensò quindi di fare diventare i beni ecclesiastici, beni dello stato, in modo da poterli rivendere per cercare di ricoprire il deficit dello stato. Inoltre il clero diventando a tutti gli effetti un dipendente statale oltre a ricevere uno salario, veniva anche eletto democraticamente, cosa che ovviamente era contraria alla tradizione cattolica, per questo i 2/3 dei sacerdoti e tutti i vescovi, eccetto sette, dell'Assemblea Costituente non fecero giuramento così come la metà dei parroci francesi che vennero definiti "refrattari" in opposizione ai "costituzionali" che erano invece quei religiosi che fecero giuramento e presero il posto del clero refrattario nell'Assemblea Costituente. Papa Pio VI condannò questo decreto, con l'enciclica Quod aliquantum[5] e il mese successivo con l'enciclica "Charitas Quae" [6] sospese "a divinis" tutti i sacerdoti e vescovi "costituzionali", e tutti quei vescovi consacrati da vescovi costituzionali. Diverso trattamento ricevette, invece, il vescovo Talleyrand, che dei primi sette "vescovi giurati", era stato il principale sostenitore della Costituzione civile del clero e l'unico che aveva ordinato i primi due vescovi "costituzionali", i cosiddetti "talleyrandiste", per questa azione venne scomunicato e ridotto allo stato laicale. Dopo questi avvenimenti, i vandeani cominciarono a diffidare dell'Assemblea Costituente, infatti la costituzione civile del clero segnò l'inizio di una frattura tra la popolazione e il governo, il governo fu anche incurante delle proteste della popolazione e la guardia nazionale non esitava a sparare sulla folla all'accenno di una rivolta. Inoltre i vandeani erano molto legati alla monarchia, tanto che diversi nobili vandeani parteciparono alla difesa del Palazzo delle Tuileries e anche in quel momento appoggiarono re Luigi XVI, il quale cominciò ad entrare in rapporto con l'Austria: sperava che con la guerra avrebbe potuto approfittare del momento di debolezza della propria nazione per tornare al trono, ma venne scoperto e quindi ghigliottinato il 21 gennaio 1793, la morte del re non fece altro che aumentare l'avversione dei vandeani verso la repubblica e già iniziarono le prime rivolte.

Lo stesso argomento in dettaglio: Guerre rivoluzionarie francesi.

In politica estera, nell'aprile del 1792, la Francia dichiarò guerra all'Ungheria e alla Boemia, che in quel periodo facevamo parte dell'Impero austriaco, e prima della primavera del 1793 ha dichiarato guerra anche alla Prussia, alla Gran Bretagna e all'Olanda; l'esercito francese ancora disorganizzato subì diverse sconfitte tanto che si temette per un invasione, così la Convenzione Nazionale fu costretta a emanare una legge che prevedeva la leva obbligatoria per 300.000 uomini nella fine del febbraio del 1793, questo provvedimento causò l'insurrezione nella cosiddetta "Vendée Militaire" (Vandea Militare), quel territorio di circa 10.000 km, di cui facevano parte il dipartimento della Vandea e altri dipartimenti confinanti del nord della Francia (Maine-et-Loire, Deux-Sèvres e Loira atlantica), dando così inizio alla guerra.
Già nell'agosto nel 1792 iniziarono le prime rivolte, e infatti venne occupata Châtillon-Sur-Sèvre, passerà poi qualche mese prima dell'inizio della guerra vera e propria e della creazione dell'Esercito cattolico e reale avvenuta ufficialmente nell'aprile del 1973.

Oltre alla "Vandea Militare", anche in altri dipartimenti francesi ci furono delle insurrezioni, ma queste furono più delle schermaglie, che non ebbero lo stesso successo dell'insurrezione vandeana: le Guerre di Vandea infatti durarono a lungo perché a insorgere fu il popolo, che nello stesso tempo sceglieva i propri comandanti, sia tra gli stessi contadini (come nel caso di Jacques Cathelineau) sia tra la nobiltà esiliata, a volte costringendo quasi con la forza; mentre il resto delle insurrezioni erano piuttosto improvvisate ed erano organizzate da nobili, che erano più interessati a riconquistare le proprie terre piuttosto che ripristinare la monarchia, per questo motivo spesso venivano abbandonati dai propri uomini che combattevano solo dietro un compenso, e l'esercito repubblicano riuscì a sopprimere queste rivolte senza troppe difficoltà.

Prima Guerra di Vandea

Jacques Cathelineau

Prime fasi

Nel marzo del 1793, dopo che venne emanata la legge che prevedeva la leva per 300.000 uomini, i vandeani si trovarono di fronte alla scelta di combattere al fronte per una nazione che non li rappresentava più o di riprendere e ampliare quell'insurrezione che era cominciata qualche mese prima; inoltre avevano dalla loro, il fatto che nella nuova versione della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino pubblicata nel 1973, l'articolo 35 prevedeva che:

«Quando il governo viola i diritti del popolo, per il popolo e per ogni parte del popolo, l’insurrezione è il più sacro di tutti i diritti e il più indispensabile di tutti i doveri.»

Nella prima settimana di marzo, iniziarono le rivolte in Bretagna e in altri comuni della "Vandea Militare", ogni città insorgeva spontaneamente, senza che ci fosse ancora alcun tipo di organizzazione. L'11 marzo il sindaco di Machecoul, Souchu, per fermare l'insurrezione, ordina l'esecuzione sommaria di 500 insorti. Dopo questo avvenimento i vandeani decisero di scegliere un capo e di organizzarsi, scegliendo come primo comandante Jacques Cathelineau, che fu uno dei pochi capi vandeani di estrazione contadina.
Il 12 marzo, la guardia nazionale carica gli insorti a Paimbœuf, che era minacciata da contadini venuti da 32 comuni vicini e il nobile che li comandava venne catturato e ghigliottinato a Nantes; lo stesso giorno, in compenso, viene occupata Savenay. Più a nord, lo stesso giorno, 600 contadini si riuniscono e occupano Saint-Florent-le-Vieil, mettendo in fuga 500 guardie nazionali che gli avevano sbarrato la strada.

Charles Melchior Artus de Bonchamps
Nello stesso giorno insorsero anche Tiffauges, Saint-Fulgent, Beaupréau e Montaigu.

Il giorno dopo, il marchese Bonchamps viene scelto come generale e raggiunge Cathelineau a Saint-Florent, che nel frattempo stava raccogliendo altri uomini della città in una parrocchia: il parroco era refrattario e benedisse gli uomini di Cathelineau e fece abbattere la bandiera tricolore che sventolava sulla chiesa. Lo stesso giorno, Cathelineau occupò Jallais, protetta da 150 uomini della guardia nazionale, e un vecchio cannone.
Il 14 marzo, Cathelineau si unisce agli uomini di Jean Nicolas Stofflet, ex caporale ed allora guardiacaccia di un castello a Maulévrier. Con un esercito di 15.000 uomini attaccarono Cholet, una città di circa 7.000 abitanti, difesa da 500 guardie nazionali, 80 cavalieri ed una decina di cannoni. Circondati dagli insorti, morirono 300 repubblicani e una quarantina di vandeani.

In cinque giorni, gli insorti occuparono la metà meridionale del dipartimento del Maine-et-Loire, una zona chiamata Mauges. Sull'altra riva della Loira, le guardie nazionali prevalgono e fanno una trentina di prigionieri (di questi, venti furono ghigliottinati a Angers).

Nel dipartimento della Vandea, gli insorti cacciano la guardia nazionale di Palluau, tra il 12 ed il 14 marzo, e occupano la zona della cosiddetta "Palude bretone" (in francese "Marais Breton"). Nell'entroterra, la zona del Bocage, occupano la maggior parte delle piccole città venne occupata. Il giorno dopo, la guardia nazionale del capoluogo del dipartimento, Fontenay-le-Comte, è vittima di un'imboscata ma resiste e il capoluogo della Vandea non viene occupato.

Il 17 marzo, viene occupata Noirmoutier-en-l'Île e il 22 marzo Chalonnes: il sindaco e alcuni ufficiali della guardia nazionale, si arrendono e la guardia nazionale ripiega verso Angers gettando i loro cannoni nella Loira. I repubblicani nel frattempo tentarono di riprendere il vantaggio: sotto gli ordini del generale Marcé, incaricato dalla Convenzione di reprimere la ribellione, organizza una colonna di 2.200 fanti, 100 cavalieri e 8 cannoni, cerca di attraversare la zona insorta da La Rochelle fino a Nantes. Ma il loro cammino fu spesso interrotto da brevi schermaglie e furono costretti a fuggire velocemente verso La Rochelle, ma al suo arrivo, Marcé venne fermato e arrestato. La capacità offensiva delle forze repubblicane venne così distrutta.

La "Vandea Militare"

L'Esercito cattolico e reale

Carta della Vandea Militare

A fine marzo agli eserciti di Cathelineau, Bonchamps e Stofflet, si aggiungerà François Athanase Charette de La Contrie che ha guidato gli insorti della Loira atlantica; Maurice Louis Joseph Gigot d'Elbée, Louis Marie de Lescure e il suo giovane cugino Henri du Vergier de La Rochejaquelein che combatterono insieme nella Maine-et-Loire.

Maurice Louis Joseph Gigot d'Elbée
In questo momento l'esercito vandeano arriva a contare più di 35.000 uomini.

Il 4 aprile tutti i capi vandeani si riunirono a Chemillé dove decisero di organizzare i loro eserciti, formando così l'Esercito cattolico e reale, aumentando notevolmente il numero di uomini al loro seguito. I capi vandeani continuarono a comandare le truppe consultandosi tra loro quando era necessario, solo dopo il maggio 1793 preferirono eleggere un generale con un poteri su tutta l'armata: era capitato infatti che i litigi tra i capi vandeani riguardo la tattica militare da seguire, avevano causato alcune sconfitte; per ovviare al problema, elessero quindi un comandante in capo, che chiamarono "generalissimo", con il compito di tenere uniti tutti gli eserciti con i loro rispettivi comandanti, anche se per progettare le future azioni dell'armata vandeana continuarono a riunirsi in consiglio.

Come primo generalissimo dell'Esercito cattolico e reale, fu scelto Cathelineau, che era l'unico a non provenire da una famiglia nobile, ed era l'unico a non essere stato addestrato all'arte militare e non aveva combattuto altre guerra prima di allora, tuttavia era stato il primo a guidare l'insurrezione e per questo ebbe per primo questo grado.

L'organizzazione

File:Louis Marie de Lescure.jpg
Louis Marie de Lescure

Tra fine marzo e inizi di aprile vengono così delineati i confini della "Vandea Militare" ("Vendée militare"): il dipartimento della Vandea, la metà meridionale della Loira atlantica e il dipartimento del Maine-et-Loire. Il Nord-ovest del dipartimento del Deux-Sèvres verrà occupato nel maggio del 1793.

L'esercito insorto è poco centralizzato, mal equipaggiato (i tre quarti degli uomini non avevano fucili prima dell'attacco di Chalonnes, e gran parte di armi e munizioni venivano presi dai soldati repubblicani morti) e in parte non permanente, alcuni i contadini infatti tornano nelle loro terre appena potevano dopo i combattimenti. La popolazione insorta era divisa in tre gruppi: i primi due erano costituiti dagli uomini abili al combattimento (cioè dai 13 anni in su), il terzo invece era costituito dai "non combattenti" cioè vecchi, donne e bambini (sotto i 13 anni); il primo gruppo si occupava della difesa del territorio e la protezione dei non combattenti, in caso di attacco repubblicano, infatti, faceva disperdere la popolazione nelle campagne e coprivano la loro "ritirata" preparando trappole per rallentare l'avanzata repubblicana, che poi non erano altro che carri rotti, alberi abbattuti e simili, e si muovevano sfruttando le protezioni naturale offerte dalla Loira e dai boschi vicini; il secondo gruppo invece era l'esercito vero e proprio che si spostava negli altri comuni per conquistarli o per aiutare quelle città già insorte a sconfiggere la guardia nazionale o l'esercito repubblicano, qualora fosse intervenuto; infine il terzo gruppo, cioè i non combattenti badavano al bestiame e coltivavano la terra e in caso di necessità prendevano le armi per difendersi.

Non c'era un reclutamento vero e proprio, di solito quando una città insorgeva, la popolazione si riuniva in alcune parrocchie e da lì, faceva iniziare la rivolta; quando la città veniva attaccata dall'esterno, alla fine della battaglia il comandante dell'esercito che l'aveva conquistata, faceva il giro delle parrocchie della città per raccogliere chi voleva unirsi al suo esercito usando un particolare modulo che faceva distribuire, deciso dai capi vandeani nella riunione di Chemillé:
«In nome del Re, noi generali in capo e ufficiali generali dell'armata, ingiungiamo agli abitanti della parrocchia di [nome della città] di portarsi a [luogo del raduno] con le loro armi e vi porteranno del pane. A [luogo] il [data] dell'anno secondo del regno di Luigi XVII».
Gli archivi dipartimentali riportano anche un altra versione, che, probabilmente, era la "prima versione" usata prima dell'emanazione del modulo ufficiale formulato a Chemillé: «Nel nome santo di Dio e per il re, la parrocchia è invitata a inviare il maggior numero di uomini possibile, nel tal posto, alla tale ora. Ciascuno dovrà portare dei viveri per tot giorni».[7]
Tuttavia, nonostante sia un armata popolare, erano presenti anche soldati di professione: i disertori dell'esercito repubblicano che portano la loro esperienza; i soldati in congedo che combatterono per l'esercito del re prima della rivoluzione e ancora in grado di imbracciare un fucile; e gli ufficiali appartenenti alla nobiltà francese che addestrarono le truppe vandeane. Le file vandeane erano ben inquadrate e riuscirono a creare diversi corpi d'armata. Quando, infatti, ottennero un buon numero di fucili, crearono diverse unità di fucilieri a piedi e a cavallo che avanzavano in testa al gruppo, venne anche formata una piccolo corpo di cavalleria d'elité composta dai alcuni borghesi che si erano equipaggiati a loro spese, e crearono anche alcuni corpi di artiglieria dopo che catturavano i cannoni dei repubblicani lasciati sul campo di battaglia. Il generale Turreau nelle sue memorie riporterà il suo stupore nel vedere tale organizzazione:
«Nessun popolo conosciuto, per quanto guerriero e stratega sia, trae un così grande profitto dalle armi da fuoco, quanto il cacciatore di Le Loroux e il bracconiere del Bocage».[8]

Dopo la riunione di Chemillé si erano organizzati in tre eserciti: l'esercito di Anjou, a est del fiume Sèvre nantaise composto da 40.000 uomini; l'esercito del centro, nel cuore della Vandea, composto da 10.000 uomini; l'esercito della Marais Breton, situato tra il Sèvre nantaise e l'Oceano Atlantico, composto da 15.000 uomini.

File:Battaglia di Cholet.JPG
Il generale Moulin, viene ucciso davanti al mulino di Cholet che in precedenza era stato distrutto dai repubblicani

Si definì anche la gerarchia militare, oltre al "generalissimo" c'era: un comandante in seconda, i generali, i comandanti di divisione, i sottocapi di divisione e i maggiori generali; oltre a questi vengono assegnati altri ruoli specifici a cui non corrispondeva un grado militare: c'era un governatore dei paesi conquistati, un tesoriere, uno che si occupava delle comunicazioni con la popolazione, uno che coordinava gli attacchi, uno che si occupava degli approvvigionamenti, un comandante di cavalleria, artiglieria pesante e di artiglieria leggera (che essendo piccole unità non era necessario affidarle ad un generale), etc.
Si organizzarono anche dal punto di vista sanitario, portando in battaglia dei medici per curare i feriti sul posto, mentre i più gravi venivano portati a Saint-Laurent-sur-Sèvre per essere curati in un ospedale che faceva parte di un convento dove venivano portati sia i feriti vandeani che quelli repubblicani.

L'armata "popolare" trovava un sostegno, tanto a livello logistico che militare, famosi erano ad esempio i "mulini della Vandea" la cui posizione delle pale serviva a prevenire i movimenti delle truppe repubblicane: se le pale erano a forma di croce decussata significava "tutto tranquillo"; se le pale erano perpendicolari all'asse del mulino, significava "prepararsi a combattere"; se una pala si trovava sul lato sinistro della porta, significava "pericolo imminente"; se era sul lato destro, significava "scampato pericolo". L'esercito repubblicano dopo diverso tempo riuscì a scoprire questo "codice" e da allora qualunque mulino a vento o ad acqua venisse avvistato, doveva essere distrutto.
La strategia dei combattimenti era basata prevalentemente su schermaglie che su combattimenti in campo aperto, questa tipo di tattica era molto vantaggiosa per via del cosiddetto Bocage, che è una zona ricca di piccoli boschi, paludi e altre barriere naturali, era quindi un particolare terreno accidentato che facilitava le imboscate ed impediva i movimenti delle grandi unità dell'esercito repubblicano, ma non mancarono gli scontri su campo aperto.

Battaglie dell'Esercito cattolico e reale

Henri du Vergier de La Rochejaquelein

Il 3 maggio, i vandeani guidati da Bonchamps e La Rochejaquelein presero Bressuire e il giorno dopo anche Thouars.
Nei giorni successivi l'armata vandeana cercherà di conquistare la capitale della Vandea, Fontenay-le-Comte: il 16 maggio faranno un primo tentativo ma l'esercito del centro, guidato da La Rochejaquelein, Lescure, d'Elbée, Cathelineau, Stofflet e Bonchamps, viene respinto nonostante la superiorità numerica e perdendo gran parte dei cannoni; torneranno all'attacco il 25 maggio e riusciranno a sconfiggere i 7.000 uomini del generale Alexis Chalbos, la metà dei quali viene fatta prigioniera, e il resto si è ritirato.

La settimana seguente, i capi dell'esercito del centro e del Mauges decidono di attaccare Saumur; un distaccamento di 1.500 repubblicani viene sconfitto a Vihiers il 6 giugno; l'8 giugno, rinforzi repubblicani diretti a Thouars vengono dispersi a Montreuil-Bellay ; e infine il 10 giugno, occupano Saumur con circa 15.000 fanti e più di 60 cannoni.

Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglia di Nantes.
François Athanase Charette de La Contrie

Due giorni prima, il 10 giugno, Charette, che ha finito per imporsi alle altre bande nel Marais Breton, dopo numerosi fallimenti in aprile, occupa Machecoul, difesa da 1.300 uomini, alla testa di circa 15.000 uomini; i repubblicani lasciano sul campo di battaglia 200 morti e una decina di cannoni. Questo successo gli aprì la strada per Nantes.

Nello stesso tempo, l'esercito di Lescure, parte da Saumur e il 18 giugno prende Angers, abbandonata dai 5.000 uomini della guarnigione, e vi fa celebrare una Messa. Charette allora gli scrive per proporgli di unirsi a lui per attaccare Nantes. Senza neanche aspettare la risposta, avanza con 20.000 uomini.

A Nantes, nonostante la divisione tra il popolo (montagnardi) e la borghesia (girondini), gli abitanti si rifiutano di evacuare la città, come gli aveva ordinano Charette prima dello scontro; ma anzi organizzano una sorta di resistenza, che raccoglie tutti i cannoni e tutte le barche disponibili (Nantes è attraversata dal fiume Erdre e dal Sèvre Nantaise) per un eventuale fuga.
La città era difesa dagli uomini del generale Canclaux, capo dell'esercito delle coste di Brest, che riunisce 3.000 uomini tra fanti e cavalieri, ai quali si aggiungono 2.000 volontari, 5.000 guardie nazionali e 2.000 operai usati per la riparazione delle armi, con un totale di 12.000 uomini, contro i 15.000 di Charette sulla riva sinistra della Loira ed i 18.000 di Lescure sulla riva destra, anche se poi non si presenterà.
Nonostante la netta superiorità numerica, la battaglia avvenuta il 28 e il 29 giugno, fallisce: a Nantes infatti stavano arrivando i rinforzi per l'esercito repubblicano, ma prima di arrivare in città vennero tutti intercettati dalle truppe di Bonchamps, d'Elbée, e Cathelineau, che a sua volta andavano in soccorso di Charette; ma nonostante tutte le colonne repubblicane vennero completamente sconfitte o mandate in rotta, i capi vandeani arrivarono in momenti diversi e a causa della perdita di tempo, l'esercito di Canclaux riuscì a far ritirare Charette dalla città; inoltre a decidere le sorti della battaglia influì anche la morte di Cathelineau, venne infatti raggiunto da un proiettile vagante e questo portò scompiglio tra l'esercito che abbandonò rapidamente la città. Venne eletto come nuovo generalissimo d'Elbée.

Negli stessi giorni, Biron, generale dell'esercito delle coste de La Rochelle, ordina a Westermann di condurre una spedizione nel cuore della "Vandea Militare": alla testa di 2.500 uomini, riconquista Parthenay e Châtillon su Sévre, capitale degli insorti, il 2 luglio, i 10.000 contadini incaricati della sua difesa consegnano 2.000 prigionieri repubblicani, vengono saccheggiati i depositi degli insorti e si impossessarono degli archivi dei vandeani. Il giorno dopo, 25.000 contadini si trovano nei dintorni della città e sorprendono Westermann, che riesce a fuggire soltanto con 500 uomini, lasciando 3.000 uomini tra morti e feriti, tutti i suoi cannoni e le centinaia di prigionieri. Quest'attacco mal condotto impedisce tuttavia ai vandeani di tentare un secondo attacco contro Nantes. I vandeani, infatti, si ritirano e riattraversarono in massa la riva sinistra della Loira, per proteggere i loro territori, riconquistando le città occupate da Westermann.

Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglia di Luçon.

In seguito alla sconfitta di Nantes, i vandeani si ritirano a Luçon sede della diocesi della Vandea e importante centro di approvvigionamento dei repubblicani. Il 10 agosto, fecero un primo tentativo con d'Elbée, ma falliscono; Charette allora arriva in supporto ma il 14 agosto vengono attaccati dal generale Tuncq nel luogo in cui doveva avvenire l'incontro tra i due capi vandeani, a Sainte-Hermine poco lontano da Luçon.

Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglia di Cholet.
Il perdono di Bonchamps

La sconfitta dei vandeani tardava ad arrivare, così la Convenzione reagisce inviando truppe fresche, i Mayençais (dal nome della guarnigione di Mayenne, che è stata sconfitta nell'assedio di Mayenne), condotti da Kléber. Arrivati a Nantes tra il 6 e l'8 settembre, passano sotto il comando di Canclaux, capo dell'esercito dell'Ovest fino al 1 ottobre 1793.
Charette è cacciato della "Marais Breton" da Kléber, in compenso, la sconfitta di altre colonne rimette in discussione i piani dei repubblicani, e i vandeani costringono Canclaux, che si trovava a Cholet, a ritirarsi a Clisson. Il 18 settembre, i 2.000 Mayençais di Kléber si scontrano con 20.000 vandeani, che li costringono a ritirarsi verso Clisson.

Dinanzi al fallimento del suo piano, Canclaux forma due colonne repubblicane, una che parte da Nantes e un'altra da Niort, per ricongiungersi a Cholet. Occupando la città con i suoi 10.000 uomini, Kléber fa fronte a 40.000 vandeani in occasione della Battaglia di Cholet, il 17 ottobre. Dopo molti attacchi che finiscono al corpo a corpo, i vandeani si ritirano. Sul campo rimarranno migliaia di morti e Bonchamps e d'Elbée sono gravemente feriti. Bonchamps morirà il giorno dopo mentre attraversava la Loira per tornare a Saint-Florent-le-Vieil, poco prima di morire darà la grazia a 5000 prigionieri repubblicani che stavano per essere giustiziati in seguito alla sconfitta di Cholet.

La "Virée de Galerne"

Lo stesso argomento in dettaglio: Virée de Galerne.
Percorso dei vandeai durante le Virée de Galerne

Dinanzi ai successi dei contro-rivoluzionari, Biron è sollevato dal suo incarico e i generali "nobili" (Canclaux, Grouchy, Aubert-Dubayet) sostituiti, su iniziativa del ministro della guerra Bouchotte, da i sanculotti Alexandre Dumas, Rossignol, Ronsin, Léchelle, tutti ex soldati, ma anche dall'attore di teatro francese Grammont o il produttore di birra Santerre. Alcuni si rivelerano mediocri generali alla testa di un esercito "composito, mal equipaggiato, che spesso si dava a saccheggi e per questo era odiato dalla popolazione". Quest'ingerenza degli Hebertisti nella guerra di Vandea duro fino al novembre 1793.

Il generale Alexandre Dumas, che era il comandante in capo dell'esercito dell'Ovest, arriva a Nantes in settembre; procede quindi all'ispezione delle truppe ed allo studio della situazione. L'8 ottobre, dopo avere stabilito quanti fossero adatti al combattimento (47.887 uomini di cui 29.814 validi), denuncia in un rapporto al Comitato di salute pubblica le condizioni della guerra civile e chiede di essere sollevato dal suo incarico:
«Il male è soprattutto nello spirito d'indisciplinatezza e di delinquenza che regna nell'esercito, spirito prodotto con la pratica e nutrito dall'impunità. Questo spirito è portato a tal punto, che oso denunciarvi l'impossibilità di reprimerlo, a meno che non invio gli uomini che sono qui ad altri eserciti e li sostituisco con truppe piegate alla subordinazione [...] vi basterà apprendere che capi sono stati minacciati di essere fucilati dai loro stessi soldati per avere ordinato, su mio ordine, di impedire i saccheggi [...]. La Vandea è stata trattata come una città presa d'attacco. Tutto là, è stato distrutto, saccheggiato e bruciato. I soldati non comprendono perché oggi non possono continuare oggi a fare ciò che facevano ieri [...] il mezzo per richiamare nelle file i soldati, l'amore della giustizia e per le buone usanze [...] e le virtù militari sono più necessarie nelle guerre civili che in altre [...] mi sarei spiegato male se da questo mio rapporto emergesse che la Vandea è ancora pericolosa per la repubblica e che minaccia la sua libertà [...] io credo anche che la guerra può essere subito terminata.»[9]
E aggiunge nelle sue memorie:
«I vandeani ormai non hanno più bisogno del pretesto della religione e della sovranità per prendere le armi; erano costretti a difendere le loro case, le loro mogli che venivano violentate, e i loro bambini che venivano passati sul filo della spada [...] io ho voluto disciplinare l'esercito, e mettere all'ordine del giorno la giustizia e l'umanità. Gli scellerati, la cui potenza è finita con l'anarchia, lo denunciarono: mi diffamarono quando ho chiesto di fermare questo spargimento di sangue, e mi hanno accusato di essere privo di forza.»[10]

Il generale Dumas sarà ascoltato dal Comitato di salute pubblica, che gli inviò in rinforzo 15.000 uomini dell'esercito delle coste di Brest e 6.000 uomini dell'esercito delle coste di Cherbourg, sotto il comando del generale Hoche. Queste truppe furono unite con l'esercito della Mayenne, che, in futuro, si farà notare per la sua disciplina e il suo coraggio. Gli inviarono anche il generale Jean-Baptiste Carrier, per completare il ristabilimento dell'ordine.

Lescure ferito, attraversa la Loira

I vandeani decidono allora di attraversare la Loira per rilanciare la sommossa in Bretagna e nel Maine-et-Loire, in cui sono ancora in corso le "Chouannerie", ed aiutare rinforzi britannici a scaricare sulle coste della Manica. In una notte, il 18 ottobre, La Rochejaquelein, eletto nuovo generalissimo, fa attraversare la Loira a tutte le sue truppe, 20.000-30.000 soldati accompagnati da 60.000-100.000 civili. È l'inizio della "Virée de Galerne".
Nella strada per Granville, i vandeani si diressero verso Laval, stando lontani dalle guarnigioni locali e le guardie nazionali frettolosamente raccolte dalle autorità.

Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglia di Entrammes.

Senza attendere i rinforzi, Westermann ordinò di attaccare i vandeani in fuga, e così avenne nella Battaglia di Entrammes, a sud di Laval, il 26 ottobre. Ma sarà un disastro: fece caricaricare la sua cavalleria contro i vandeani per due volte: al primo attacco verrano respinti, al secondo andranno in rotta, causando il panico tra i 30.000 uomini messi a riposo da Kléber a Château-Gontier; i vandeani continuarono l'attacco ai repubblicani in rotta fino al giorno successivo, e prenderanno all'esercito sconfitto 19 cannoni, degli approvvigionamenti e delle munizioni.


Ritorno in Vandea

Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglia di Fougères.

I repubblicani sottovalutarono il loro avversario che nonostante debole e in fuga, riesce a prendere Fougères il 3 novembre; le notizie di queste vittorie spettacolari si diffondono rapidamente e si aggiugeranno da centinaia di volontari da Ille-et-Vilaine e da Morbihan, inoltre nella città erano presenti diverse centinaia di prigionieri vandeani condannati a morte che si unirono all'esercito di La Rochejaquelein. Il giorno successivo, il 4 novembre, a La Pellerine a un pochi chilometri da Fougères, morì Lescure in seguito alle ferite riportate nella battaglia di Cholet, è morto nella carrozza che seguiva l'esercito di La Rochejaquelein dalla Virée de Galerne per arrivare in una città che gli fornisse adeguate cure mediche. Tuttavia nella seconda metà di novembre, i repubblicani tornarono con un esercito più grande del precedente e costringeranno i vandeani ad una rapida ritirata; nei giorni seguenti l'esercito arrivato a Fougères, perquisì tutte le case della città massacrando tutti quelli che non riuscirono a fuggire il giorno della battaglia, non venne risparmiato neanche l'ospedale della città e i malati che conteneva, molti dei quali non erano vandeani. Per il comportamento delle truppe repubblicane, Fougères non venne incendiata, un decreto della Convenzione prevedeva infatti che le città che cadevano nelle mani dei vandeani quasi senza combattere o in seguito ad una ritirata volontaria (come era accaduto il 3 novembre quando la città venne occupata dai vandeani) dovevano essere incendiate, ma i danni causati dall'esercito erano tali che Fougères aveva già ottenuto la sua "punizione".

Lo stesso argomento in dettaglio: Assedio di Granville.
L'incendio di Granville

Il 9 novembre l'esercito di La Rochejaquelein, che in quei giorni aveva ricevuto 6.000 volontari si diresse verso Granville, con l'intento di occuparla per poter utilizzare il suo porto e permettere lo sbarco delle navi britanniche corse in loro aiuto; ma al loro arrivo non trovarono navi inglesi, solo durante la battaglia si seppe che si trovavano ancora a Jersey. In realtà il piano originale prevedeva di attaccare Saint-Malo che però era meglio difesa di Granville per questo si preferì attaccare quest'ultima, ma senza pezzi d'assedio non riuscirono a condurre un attacco efficace, venuti a sapere dell'imminente sbarco degli inglesi si tentò di prolungare la battaglia il più possibile, ma i repubblicani incendiarono la città e costrinsero i vandeani alla ritirata.

Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglia di Dol.

L'esercito di La Rochejaquelein, ormai distrutto psicologicamente e con sempre meno uomini, riesce comunque a sconfiggere i 20.000 uomini di Rossignol ad Dol-de-Bretagne e i 4.000 uomini e 10 cannoni del generale Tribout, il 21 novembre.

Lo stesso argomento in dettaglio: Assedio di Angers.

Quindi si diressero verso Angers, prendere questa città gli avrebbe permesso di attraversare più velocemente la Loira e di tornare il prima possibile in Vandea. Il 3 novembre i vandeani si lanciarono all'attacco, assediando la città per due giorni, il giorno seguente infatti, vennero attaccati alle spalle da due colonne repubblicane che giungevano in aiuto della città comandate da Bouin de Marigny (cugino del capo vandeano Bernard de Marigny), e i vandeani in preda al panico fuggirono.

Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglia di Le Mans.
Battaglia di Le Mans

I vandeani in rotta da Angers, cercarono di prendere Le Mans per ottennere gli approvvigionamenti dei repubblicani per poi ritornare su Blois. Il 10 dicembre entrarono nella città con 30.000-40.000 uomini e si barricarono al suo interno per riposarsi, ma sapevano che la pausa non sarebbe stata molto lunga. Il 13 dicembre, si presenterà un grande esercito repubblicano per la prima volta comandato da François Joseph Westermann, che accerchierà la città e dopo un iniziale resistenza, entrarono in città massacrando tutti i vandeani presenti, compresi i feriti, le donne e i bambini. Per
I vandeani superstiti si diressero verso Laval, che riattraversarono per la terza volta, e finalmente arrivarono sulla riva della Loira, ma non tutti riuscirono ad attraversarla a causa dell'assenza di imbarcazioni, inoltre i repubblicani erano molto vicini e bloccarono il passaggio a Nord, così solo in 4.000 riuscirono ad attraversarla, compreso La Rochejaquelein e Stofflet; il resto dell'esercito dovette dirigersi più a sud verso Savenay, per tentare di trovare un altro passaggio.

Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglia di Savenay.

I vandeani comandati da Fleuriot, Lyrot e Marigny, comandante di artiglieria, entrarono a Savenay il 22 dicembre, quasi senza combattere, quindi fecero evacuare la popolazione della città e si barricarono in attesa dello scontro con l'esercito repubblicano che li aveva quasi raggiunti. La battaglia scoppiò il giorno dopo: nonostante l'inferiorità numerica i vandeani furono i primi ad attaccare, cosa che prese di sorpresa i repubblicani e per questo subirono molte perdite, questi però ripresero rapidamente il controllo della situazione e con poca difficoltà costrinsero i vandeani alla ritirata. Inutile fu l'arrivo di Georges Cadoudal, che però aiutò i comandanti vandeani ad organizzare la ritirata: sapendo che la gran parte di loro erano donne e bambini cercarono di ritirarsi lentamente per coprire la loro fuga e con i pochi cannoni rimasti rallentarono il più possibile i repubblicani che li inseguivano, durante la ritirata Lyrot verrà ucciso. Nonostante si fece il possibile per mettere in salvo quanti più civili potevano, dei circa 12.000 vandeani presenti prima della battaglia, solo 2.500 riuscirono a scappare.
Negli otto giorni successivi alla battaglia verrano perquisite tutte le case della città e vennero pattugliati i boschi e i villaggi vicini, tutti i vandeani che venivano catturati vennero portati in una chiesa, in attesa di venire fucilati: oltre ai 4.000-6.000 morti sul campo, altri 4.000 vennero giustiziati.

La repressione dell'insurrezione

In seguito alla prima sconfitta dei vandeani nella Battaglia di Nantes, nell'agosto del 1793 la Convenzione decide di porre fine definitivamente all'insurrezione vandeana nei mesi seguenti verranno emanate diverse leggi su come sconfiggere i vandeani: l'1 agosto 1793 decreta una legge che prevedeva di dare fuoco a tutti i boschi della Vandea nei quali si nascondevano i vandeani e di requisire ogni loro bene; l'1 ottobre 1793 ordinò lo sterminio fisico di tutti gli abitanti del territorio insorto, principalmente delle donne e dei bambini, le prime in quanto "solchi riproduttori di mostri" e i secondi in quanto "futuri briganti"[11] (definizioni di Carrier usate in alcune lettere private); e infine il 7 novembre 1793 decretò di cambiare nome al dipartimento della Vandea, sostituendolo con "Vengé" (in italiano "vendicato").

Le "Noyades"

Il commissario Jean Baptiste Carrier

Il 14 agosto 1793, la Convenzione ordina quindi a Jean Baptiste Carrier, di andare a Nantes e formare un Tribunale rivoluzionario per giudicare i prigionieri vandeani e tutti quelli che si opponevano alla repubblica. Arrivato a Nantes in autunno, Carrier trovò la città particolarmente provata dalla guerra e per questo non riuscì a trovare molti uomini per creare il suo tribunale, ne reclutò solo una cinquantina circa che pagava 10 livre all'ora, formando la "Compagnia Marat" (in francese "Compagnie Marat"), di cui facevano parte sanculotti e altri emigrati reclutati nel porto di Nantes. Nell'ottobre del 1793 vennero portati nelle carceri di Nantes circa 10.000 vandeani, e altrettanti arrivarono dopo la Battaglia di Savenay a dicembre, il numero elevato di prigionieri portò al sovraffolamento delle carceri che non potevano più contenere un numero così alto di detenuti, inoltre le scarse condizioni igieniche in cui venivano tenuti i prigionieri fecero scoppiare epidemie come il tifo, che uccisero migliaia di detenuti e misero a rischio tutta la città.

File:Noyades.jpg
Una Noyades

Tra il novembre e il dicembre 1793, vennero ghigliottinate 144 persone con l'accusa di essere complici dei vandeani e vennero fucilati 2.600 vandeani (con una media di 200 fucilazioni al giorno); nonostante tutto le fucilazioni non bastavano e il pericolo di un epidemia si faceva sempre più alto, Carrier pensò, allora, di trovare un metodo più rapido per giustiziare in massa i condannati, così creo le cosiddette "Noyades" (in italiano "annegamenti"): i condannati venivano legati per le mani e per i piedi e fatti salire su delle barche, che si posizionavano al centro della Loira, a quel punto gli uomini della Compagnia Marat procuravano delle falle sotto la linea di galleggiamento, in questo modo la barca affondava e si portava con sè i condannati; quelli che riuscivano a galleggiare, quindi non annegando, o che riuscivano a liberarsi, venivano uccisi con delle lance.
Un testimonde del processo di Carrier, Guillaume-François Laennec (figlio di René Laennec) afferma:
«All'inizio gli annegamenti si facevano di notte, ma il Comitato Rivoluzionario non tardò a familiarizzarsi con il crimine; diventò più crudele e da questo momento gli annegamenti si fecero in pieno giorno [...]. All'inizio gli individui venivano annegati con i loro abiti, ma in seguito il Comitato, spinto dall'avidità e dalla raffinatezza della crudeltà, pogliava dei vestiti quelli che voleva immolare alle diverse passioni che l'animavano. Bisogna anche che vi parli del "matrimonio repubblicano", che consisteva nel legare insieme, sotto le ascelle, un giovane e una giovane completamente nudi e precipitarli così nelle acque [...]» [12]
La prima "Noyades" avvenne il 17 novembre 1793 durante la quale vennero annegati circa 90 sacerdoti ma continuarono fino al febbraio 1794, su decisione di Robespierre, Carrier non venne però arrestato in quest'occasione ma anzi venne chiamato a Parigi per essere eletto segretario della Convenzione Nazionale, venne poi ghigliottinato nel luglio 1794 per aver partecipato al complotto di Robespierre. Le noyades non risparmiarono neanche le donne e bambini, che venivano legati insieme alle loro madri, questi infatti seguivano i soldati vandeani dalla Virée de Galerne.
Pierre Chaux che faceva parte del tribunale rivoluzione, al processo contro il comitato rivoluzionario di Nantes, accuserà Carrier e gli altri membri del tribunale di non aver risparmiato donne e bambini, nella sua difesa dirà:
«Avevo impiegato molti miei amici ad allevare presso di loro parecchi di questi piccoli innocenti, e l'indomani, andando all'Entrepôt per prenderli, questi infelici non esistevano più. Erano stati tutti annegati e garantisco di averne visti il giorno prima in questo luogo più di 400 o 500. [...] Avendo ricevuto dalla Commissione Militare l'ordine di andare ad accertare la gravidanza di un numero di donne detenute all'Entrepôt[13], trovai una grande quantità di cadaveri sparsi tutt'attorno; vidi bimbi palpitanti immersi in buglioli colmi di escrementi umani. [...] Constato la gravidanza di trenta di queste donne; parecchie erano gravide da sette a otto mesi, Pochi giorni dopo ritorno per vedere tali donne, che il loro stato doveva salvare: queste sventurate erano state annegate [...]» [14] Non si sa di preciso quanti siano le persone giustiziate con le "noyades" e gli storici hanno pareri discordanti, è certo però che non sono state meno di 2.800 secondo quanto a scritto dallo stesso Carrier in una sua lettera, anche se la maggior parte degli storici ritengono che la cifra si agiri attorno alle 4.800 persone.

Oltre alle "noyades", si provarono altri sistemi per velocizzare le esecuzioni che però risultarono inefficaci e furono poco usati: Westermann, ad esempio, propose di portare nelle carceri bottiglie di acquavite con arsenico, ma anche le guardie, ignare del contenuto delle bottiglie, le bevvero e quindi l'idea fu subito abbandonata; l'arsenico venne anche utilizzato per le cosiddette "fumigation" (in italiano "fumigazioni") che consisteva semplicemente nel liberare il gas in una stanza per avvelenare i condannati.

Le colonne infernali

Il generale Louis Marie Turreau a cavallo

Dopo la Battaglia di Savenay i capi vandeani erano quasi tutti morti, rimaneva però l'esercito di Charette che non aveva partecipato al "Virée de Galerne" e che era ancora saldo nel "Marais Breton", e i sopravvissuti alla battaglia, non essendo riusciti a oltrepassare la Loira, si erano rifugiati nei boschi di Savenay. Così il generale Louis Marie Turreau ideò le cosiddette "Colonne infernali", approvate dalla Convenzione in un decreto del 17 gennaio 1794 dopo una iniziale ripensamento, che consistevano nel formare delle colonne militari con il compito di attraversare la Vandea ed eliminare ogni vandeano e di distruggere ogni villaggio:
«Tutti i briganti che saranno trovati armi alla mano, o rei di averle prese, saranno passati a filo di baionetta. Si agirà allo stesso modo con le donne, le ragazze e i bambini [...]. Neppure le persone semplicemente sospette devono essere risparmiate. Tutti i villaggi, i borghi, le macchie e tutto quanto può essere bruciato sarà dato alle fiamme.» [15]
Il 21 gennaio 1794 Turreau diramò quest'ordine ai suoi uomini e a tutti i generali sotto il suo comando, dando così inizio all'attuazione del suo piano.

Si disposero quindi due armate in diversi punti della Vandea: la prima, sotto gli ordini di Turreau, si dispose da Saint-Maixent a Les Ponts-de-Cé; la seconda, che era agli ordini di Nicolas Haxo (che morirà due mesi dopo, per mano di Charette, il 20 marzo), si dispose da Les Sables-d'Olonne a Paimbœuf, ogni armata era divisa in sei divisioni e ogni generale doveva creare due eserciti per formare dodici colonne che dovevano avanzare l'una verso l'altra, da est o nord-est e da ovest o sud-ovest.
In realtà la seconda armata aveva solo otto colonne anche molto piccole e fece ben poco anzi addirittura subì delle sconfitte visto che venne mandata dove era ancora presente l'esercito di Charette e Stofflet. La prima divisione era comandata da Duval e le sue colonne erano comandate da Prévignaud e Daillac, con l'ordine di partire da Saint-Maixent e da Parthenay e arrivare a La Caillère-Saint-Hilaire e a Tallud-Sainte-Gemme. La prima divisione fu l'unica a non essere comandata dallo stesso generale di divisione, perché Duval a causa di una ferita alla gamba non poteva camminare e per questo affidò le due colonne a due suoi ufficiali
La seconda divisione era comandata da Grignon che affidò la seconda colonna a a Lachenay, con l'ordine di partire da Bressuire e arrivare a La Flocellière e a Pouzauges.
La terza divisione era comandata da Boucret, che affidò la seconda colonna a Caffin, con l'ordine di partire da Cholet e arrivare a Les Epesses e a Saint-Laurent-sur-Sèvre.
La quarta divisione era comandata da Turreau che guidò egli stesso una colonna mentre affidò la seconda a Bonnaire, con l'ordine di partire da Doué-la-Fontaine e arrivare a Cholet.
La quinta divisione era comandata da Cordelier, che affidò l'altra colonna a Crousat, con l'ordine di partire da Brissac e arrivare a Jallais e a Le May-sur-Èvre.
Infine la sesta divisione era comandata dal solo Moulin, con l'ordine di partire da Ponts-de-Cé e arrivare a Sainte-Christine.
Della seconda armata invece le otto colonne sono comandate da Dufour a Montaigu, Amey a Mortagne, Huché a Luçon, Beaufranchet, Commaire, Charlery, Chalbos e Grammont.

I repubblicani eseguirono gli ordini e la guerra divenne un massacrò, uccisero i vandeani senza considerare l'età o il sesso delle persone che si trovavano di fronte, a morire non furono solo i soldati dell'armata vandeana ma anche le loro donne e il loro bambini, oltre a questi tra le vittime ci furono anche alcuni che non aveva preso parte all'insurrezione ma questo sembrava non avere importanza, come testimonia l'ordine che darà Grignon alla sua colonna:
«Compagni, entriamo nel paese insorto. Vi do l'ordine di dare alle fiamme tutto quanto sarà suscettibile di essere bruciato e di passare a filo di baionetta qualsiasi abitante incontrerete sul vostro passaggio. So che può esserci qualche patriota in questo paes; è lo stesso, dobbiamo sacrificare tutto»[16]

I soldati delle colonne, prima di uccidere le proprie vittime, compivano su di loro le peggiori atrocità dallo stupro alla mutilazione, a volte per velocizzare incendiarono interi edifici nei quali riunivano i condannati e diedero fuoco anche agli ospedali per uccidere anche i malati al loro interno. Addirittura conciarono pelle umana presa dai cadaveri per creare abiti, come dirà un testimone Claude-Jean Humeau che denunciò al tribunale di Angers questo fatto il 6 novembre 1794:
«Il nominato Pequel, chirurgo maggiore del 4° battaglione delle Ardenne, ne ha scorticati trentadue. Volle costringere Alexis Lemonier, pellaio a Les Ponts-de-Cé, a conciarli. Le pelli furono trasportate preso un certo Langlais, conciatore, dove un soldato le ha lavorate [...]»[17]
Testimonierà questa pratica anche Victor Gotard-Faultrier nel suo Les champ des Martyrs, che il 31 maggio 1852 si diresse ad Angers per raccogliere informazioni sullo svolgimento dei fatti e tra le varie testimonianze riporta le parole di un sacerdote un certo Robin:
«[...]erano scorticati a mezzo corpo, perché si tagliava la pelle al di sotto della cintura, poi lungo ciascuna delle cosce fino alla caviglia dei piedi, in modo che dopo la sua rimozione i pantaloni si trovavano in parte formati; non restava altro che conciare e cucire [...]»[18]

Una altra pratica sui cadaveri era quella di cremarli per ricavare del grasso, la contessa de La Bouère racconta la testimonianza di alcuni soldati che a Clisson il 5 aprile 1794 bruciarono 150 donne per estrarne grasso:
«Facevano dei buchi per terra per sistemarvi delle caldaie allo scopo di raccogliere quello che colava; avevamo messo al di sopra delle sbarre di ferro e su queste le donne, [...] poi, ancora al di sopra, vi era il fuoco [...]. Due miei compagni erano con me per questa faccenda. Ne mandai 10 barili a Nantes. Era come grasso di mummia: serviva per gli ospedali. »[19]

Nell'aprile 1794 attuarono una "colonna fluviale", che pattugliava la Loira e alcuni affluenti in particolare quelli della riva destra. Vennero creati circa una quarantina di fortini lungo le rive del fiume, in ognuno di questi stazionava un battello che percorreva la Loira e i suoi affluenti per catturare quei vandeani che cercavano di attraversarla per tornare in Vandea. Ogni battello in media aveva un equipaggio di 30 uomini, la metà dei quali erano fucilieri di marina, e 3 "petriere" (un pezzo di artiglieria navale di piccolo calibro). Questi erano divisi in tre divisioni: la prima va dal villaggio di La Pointe (vicino a Les Ponts-de-Cé, poco sotto Angers) a Champtoceaux; la seconda dall'isola Dorelle (pochi km a sud di Champtoceaux) fino a La Preé-au-Duc (a pochi km a est di Nantes), comprendendo Nantes e tutte le altre città attraversate dall'Erdre; la terza dall'isola Cheviré (a sud di Nantes) a Paimbœuf.
Oltre al semplice pattugliamento, i battegli a volte facevano sbarcare i soldati per compere azioni brevi e rapide, nei piccoli villaggi presenti sulle rive del fiume con lo scopo di uccidere i vandeani presenti e caricare sulle navi tutto quello che poteva servire: le imbarcazioni, infatti in caso di necessità venivano usate per scortare navi da trasporto o esse stesse venivano usate per trasportare armi, cibo e materiale di vario tipo, per questo motivo venivano addirittura attaccate dai vandeani (in alcune zone erano ancora ben organizzati e in condizioni di combattere) per impossessarsi dei loro carichi. Un esempio delle azioni dei battelli viene fornito da un rapporto che il comandante in capo della prima divisione Mahouhet, capitano del "Le Républicain", manda al Direttorio il 21 aprile 1974, in seguito di un attacco contro 800 vandeani a Champtoceaux e 500 a Le Cellier:
«In un primo tempo il comandante Berruyer lo invita a venirgli in aiuto per assediare Champtoceaux e La Patache. Deve sostenere due attacchi di un'ora e mezzo: il primo di fronte a Le Cellier e il secondo a La Chapelle-Bassamère. Nel corso di questi scontri, stima di aver ucciso circa 100 briganti: costoro tentavano di impossessarsi dei suoi battelli, dei quali 52 portavano ricchi carichi. Fra l'altro trasportavano le campane di Champtoceaux. A completare il convogli, si trovavano 7 o 8 prigionieri fra cui il domestico del signor Couault, possessore di un barile di polvere e di quattro sacchi di piombo. Nel corso di questa scaramuccia il battaglione ha perduto tre marinai e un fuciliere» [20]

Fine della repressione

Jean Nicolas Stofflet

Le colonne infernali terminarono tra l'aprile e il maggio 1794, i soldati furono sostituiti da truppe regolari che continuarono l'occupazione militare del territorio fino alla fine dell'anno. Nonostante l'esecuzione di d'Elbée, avvenuta il 9 gennaio 1794, e l'uccisione del giovanissimo Henri de La Rochejaquelein, avvenuta il 29 gennaio 1794, l'esercito vandeano elesse Jean Nicolas Stofflet generalissimo insieme a Charette che continuava a resistere nel "Marais Breton", di fatto l'idea di reprimere l'insurrezione sterminando i vandeani fu un fallimento, che anzi al contrario aumentò il loro desiderio di respingere i repubblicani.

Nel frattempo, infatti, l'esercito del "Marais Breton" continuava a combattere, il 2 febbraio, Charette e Sapinaud prendono Chauché e l'8 febbraio occupano Legé. Nello stesso giorno, Stofflet occupa Cholet, che era presidiata dalle truppe del generale Moulin che trovantosi in difficoltà appena i suoi uomini cominciarono a fuggire si suicidò con la sua pistola.
Il 20 marzo Charette si scontra con una colonna di 300 uomini comandata da Haxo, che appena avvisto il nemico si barricò dentro la città di Les Clouzeaux, ma non riuscirà a resistere a lungo vista la netta inferiorità numerica i repubblicani si diedero alla fuga, abbandonando il loro generale che era rimasto ferito e che poco dopo ricevette il colpo di grazia.

La Convenzione Nazionale prese atto degli errori commessi e decise di cambiare strategia, visto che la popolazione stessa cominciava a lamentarsi dell'operato dei generali repubblicani in Vandea, tanto che spesso aiutava a nascondere i vandeani o adottava i bambini rimasti orfani. Così il 17 maggio 1794 mise agli arresti diversi generali tra cui Turreau e Grignon, e il commissario Carrier insieme ad altri membri del tribunale rivoluzionario di Nantes: responsabili della morte di quasi 120.000 vandeani (il 14% della popolazione su un totale di 800.000 abitanti). Infine il 29 e 30 novembre 1794 vengono annullati tutti i precedenti decreti del Comitato di salute pubblica che, dopo l'esecuzione di Robespierre (avvenuta il 28 luglio 1794), venne privato di tutti i suoi poteri e poi ufficialmente abolito all'inizio del 1795.

Lazare Hoche

Il 2 dicembre 1794 Lazare Carnot dirà:
«Da due anni le vostre contrade sono in preda agli orrori della guerra. Quei climi fertili, che la natura sembrava aver destinato a essere la dimora della pace, sono diventati luoghi di proscrizione e carneficina. Il coraggio dei figli della patria si è rivolto contro di lei, la fiamma ha divorato le vostre abitazioni e la terra, coperta di rovine e di cipressi, rifiuta ai sopravvissuti i frutti di cui è prodiga.» [21]
Dopo questo discorso seguiranno tutta una serie di provvedimenti per porre fine alla rivolta con l'uso della diplomazia e non della forza, la Convenzione incaricherà Lazare Hoche di negoziare la pace con i capi vandeani e qualche giornò dopo dirà:
«Considerato che il sangue francese scorre ormai da troppo tempo nei dipartimenti dell'ovest; bisogna che scorra il sangue repubblicano e si annienti una popolazione di almeno seicentomila individui: che il regno di Robespierre, di Carrier e dei loro complici è finito, che la giustizia è all'ordine del giorno. [...] che gli incendi, lo stupro, il saccheggio e le altre atrocità commesse in Vandea hanno inasprito lo spirito dei suoi abitanti indotti all'errore; che si comincia a rinascervi la fiducia e che questo sentimento, che si ispira ma non si comanda, può diffondersi solo con principi di giustizia e mitezza. [...]». [22]

I primi provvedimenti che vennero presi fu un amnistia generale per tutti i vandeani ancora nelle carceri e il parziale ritiro delle truppe repubblicane dalla Vandea, che in precedenza erano state sostituite da truppe regolari, queste infatti a differenza dei volontari che componevano le colonne infernali si limitavano al controllo dell'ordine pubblico.

Lo stesso argomento in dettaglio: Trattato di La Jaunaye.

L'accordo di pace si raggiunse il 17 febbraio 1795, con il Trattato di La Jaunaye firmato da Charette e Sapinaud e successivamente da Stofflet, con il quale si garantiva la libertà di culto (abolendo anche se non ufficialmente la Costituzione civile del clero e ponendo fine alla distinzione tra sacerdoti "costituzionali" e "refrattari"), si rimborsarono i vandeani che avevano subito espropri o danni alle proprie proprietà e si riorganizzavano le città con nuovi rappresentanti del popolo e venne data la possibilità ai vandeani di arruolarsi nell'esercito o nella guardia nazionale che tornava a dipendere dalle autorità locali.
Stofflet firmò successivamente perché inizialmente non era d'accordo con questo trattato e al seguito di un piccolo esercito creato a Clisson riprende la guerra tra il marzo e l'aprile 1795 ma scontratosi con la colonna del generale Caffin il 1 aprile a Les Tailles subisce una pesante sconfitta, tuttavia qualche giorno dopo riesce a riprendersi assaltando un convoglio che trasportava armi, munizioni e viveri vicino Chemillé. Il 2 maggio firmerà anche lui il trattato di La Jaunaye a Saint-Florent-le-Vieil, accettando le stesse condizioni firmate da Charette, riuscendo però ad aggiungere il rilascio dei vandeani detenuti nelle carceri, il congedo per quelli arruolati forzatamente dai repubblicani agli inizi del 1793 e la consegna del Luigi XVII di Francia (che allora aveva 10 anni) alla Vandea.

Seconda Guerra di Vandea

La pace durò pochi mesi, i repubblicani infatti non rispettarono i termini del trattato, cosa che ovviamente non fece altro che inasprire gli animi dei vandeani, che per la seconda volta vennero delusi da quella Francia che dopo aver ascoltato le loro richieste, sembrava volesse riappacificarsi definitivamente ponendo fine all'insurrezione.

Dopo il 17 febbraio infatti scoppieranno tutta una serie di scaramucce molto spesso senza un valido motivo: il 2 marzo una colonna repubblicana accerchia una chiesa a La Gaubretière e dopo alcune ore di combattimento uccideranno le 52 persone che erano al suo interno; il 9 aprile Caffin assedia la chiesa di Chanzeaux e dopo una sparatoria, incendia l'edificio nel quale moriranno 10 persone e i 19 sopravvissuti verranno arrestati. In risposta i vandeani non fecero che aumentare il clima di tensione uccidendo rappresentanti locali e ufficiali dell'esercito, tanto che Charette in una dichiarazione del 22 giugno scrive:
«Riprendo con dolore le armi; ma i repubblicani hanno giurato la nostra rovina e noi possiamo evitarla solo combattendo. I dispacci dei principi mi annunciano che uno di loro deve mettersi alla testa di quella grande spedizione che darà tanta forza alle nostre armate. Non è sulla nostra sponda che questi fatti si compiranno, ma bisogna secodarli. È necessaria una diversione: ho contato sul vostro zelo ed esso non mi mancherà»[23]

Il 24 giugno 1795 la Vandea insorse per la seconda volta, nel giorno in cui vennero a sapere della morte del principe Luigi XVII, avvenuta l'8 giugno e tenuta nascosta proprio per evitare lo scoppiò della guerra; inoltre erano ancora alleati con gli inglesi, che grazie al precedente ritiro delle truppe repubblicane dalla Vandea non ebbero difficoltà a sbarcare in Bretagna.

Lo Sbarco a Quiberon

Dopo la scomparsa del "esercito del centro" e dell'"esercito di Anjou", rimanevano il nuovo "esercito del centro" creato da Sapinaud, l'"esercito della Marais Breton" di Charette e Stofflet e l'esercito di chouan di Georges Cadoudal e Joseph de Puisaye. Nel frattempo i futuri regnati Luigi XVIII e Carlo X presero parte all'insurrezione, soprattutto perché i vandeani continuavano a considerare, quello che in quel momento era l'erede al trono di Francia, come re di Francia. Infatti alla morte del giovane Luigi XVII, quello che per il resto di Francia era solo il conte di Provenza, per la Vandea era il successore del re Luigi XVII, e quindi era già re Luigi XVIII di Francia.
I due futuri sovrani furono determinanti per stringere l'alleanza con gli inglesi, che ottennero grazie alle amicizie che possedevano a Londra. Fu anche merito loro, la creazione dell'Esercito degli emigrati, che era un esercito composto da nobili e volontari, che, come suggerisce il nome stesso, erano emigrati fuori dalla Francia per sfuggire alla repressione giacobina e che avevano composto un esercito personale con il quale tornarono in Francia per combattere al fianco dei vandeani con l'intento di restaurare la monarchia e riconquistarsi i propri territori. I due fratelli avevano anche una loro legione personale e dopo il fallimento della Seconda Guerra di Vandea, integrarono la loro e le altre legioni nell'esercito spagnolo impegnato nella Guerra d'indipendenza spagnola.

Lo stesso argomento in dettaglio: Sbarco a Quiberon.
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Mappa della penisola di Quiberon

L'evento principale della seconda guerra di Vandea, fu lo Sbarco a Quiberon cioè una campagna militare che durò dal 21 giugno al 23 luglio 1795. In questo arco di tempo si fecero sbarcare sulle coste della Bretagna gli emigrati e le truppe inglesi venute in Francia per aiutare i vandeani e i chouan che per la prima volta non riuscivano a tenere testa all'esercito repubblicano.

Ma le continue liti tra i due comandanti, Joseph de Pusaiye e il conte inglese Louis Charles d'Hervilly, scelto da Luigi XVIII furono probabilmente la causa della disfatta di Quiberon. Nonostante riuscirono a sbarcare senza difficoltà, persero subito del tempo prezioso nel mettersi d'accordo sulla strategia da utilizzare, cosa che gli fece perdere l'effetto sorpresa, ma soprattutto attirò l'esercito repubblicano su di loro e Hoche non perse tempo ad organizzare le sue truppe e attaccare il loro accampamento.

Subirono quindi un primo attacco che però riuscirono a respingere, poi il 28 giugno avevano già preso Carnac, Landévant e Locoal-Mendon, e qualche giorno dopo avevano occupato il forte "Penthièvre" (3 luglio) che era un importante punto strategico in quanto bloccava l'accesso da Nord della penisola di Quiberon.

Fino a quel momento i repubblicani non risposero con decisione all'avanzata vandeana, soprattutto perché in quel momento i vandeani erano quasi 20.000 e Hoche stazionava a Vannes con circa 2.000 uomini in attesa dei rinforzi che aveva richiesto. Questi non tardarono ad arrivare, infatti il 4 luglio 13.000 repubblicani giunsero a Vannes e subito si presere tutti i territori conquistati dai vandeani, ad eccezione di Carnac.

I vandeani, bloccati all'interno della penisola, non riuscendo a respingere i repubblicani che li accerchiavano, pensarono di imbarcare Cadoudal e i suoi chouan per farli poi sbarcare a Sarzeau, in modo da prendere alle spalle i repubblicani e attaccare da entrambi i lati, ma nonostante riuscirono a sbarcare vennerò avvistati e il 17 luglio caddero in un imboscata nella quale morirono due generali e diversi chouan e per questo furono costretti ad imbarcarsi nuovamente e tornare nel loro accampamento.

I realisti che non riuscirono a scappare

Gli attacchi continuarono ma i repubblicani riuscivano sempre a respingerli, durante uno di questi d'Hervilly rimase gravemente ferito e dovette tornare a Londra dove morirà qualche mese dopo per le ferite riportate, questo naturalmente avvantaggiò de Puisaye che ora era il comandante in capo e ora poteva decidere come muovere le truppe senza doversi scontrare con d'Hervilly.

Il 20 luglio Hoche lanciò il suo attacco definitivo: gli uomini che difendevano il forte "Penthièvre" erano dei disertori repubblicani che tradirono i vandeani e consegnarono il forte a Hoche, in questo modo i vandeani presi dal panico si ritirarono mentre i repubblicani continuarono ad inseguirli, vista la situazione disperata de Pusaiye decide di ritirarsi facendo imbarcare tutti i suoi uomini sulla navi inglesi che avrebbero coperto il loro imbarco con i cannoni, ma le navi non bastarono a mettere in salvo tutti, sulla costa rimasero il generale Charles de Sombreuil e circa 6.500 uomini, di questi solo 2.500 erano soldati.
Il giorno dopo Sombreuil chiese di negoziare con Hoche, la resa dei vandeani, che inizialmente venne concessa ma poi il 27 luglio fece fucilare Sombreuil e tutti gli altri tra emigrati e vandeani li prese come prigionieri. Infine nei giorni seguenti si compì l'ennesimo massacro, la Convenzione, infatti, mandò a Quiberon il commissario Tallien che rilasciò alcuni civili e condannò a morte tutti gli altri prigionieri.

Fine della guerra

L'esecuzione di Charette

Dal luglio al dicembre 1795 non ci furono altri combattimenti importanti se non qualche schermaglia ormai, nonostante i futuri sovrani contribuirono inviando truppe a Charette e Stofflet, la seconda guerra di Vandea volgeva al termine.

Il 22 febbraio 1796, alcuni capi vandeani si riuniscono a Saugrenière (vicino a La Poitevinière) per organizzare i loro eserciti, ma nella notte la riunione viene interrotta dai repubblicani che attaccarono a sorpresa la città, la mattina del giorno successivo faranno molti prigionieri tra cui lo stesso Stofflet. Dopo l'arresto venne condotto ad Angers, dove venne giudicato in un processo veloce e condannato a morte, la sua sentenza verrà effettuata lo stesso 23 febbraio.

Un mese dopo, il 23 marzo, il generale Travot con al seguito circa 80 uomini, trovò Charette con una trentina di fedelissimi nei boschi di La Chabotterie (comune di Saint-Sulpice-le-Verdon), il generale vandeano, dopo essere rimasto leggermente ferito, venne arrestato e condotto a Nantes per essere giudicato. Verrà condannato a morte e fucilato il 29 marzo 1796.

Il 15 luglio 1796 il Direttorio annunciò ufficialmente che: «le insurrezioni dell'Ovest sono terminate».

Terza Guerra di Vandea

A causa dei metodi usati per porre fine all'insurrezione, la "Vandea Militare" sarebbe potuta insorgere nuovamente in qualunque momento, gli insorti ancora non riuscivano ad accettare la repubblica visto il trattamento che ricevettero e poi subivano l'influenza dei futuri sovrani che vedendo i risultati della prima guerra di Vandea, capirono che l'esercito cattolico e reale avrebbe potuto farli tornare al trono.

Il Colpo di stato del 18 fruttidoro, anno V annulla i risultati delle elezioni in 49 dipartimenti (in particolare nell'Ovest), in questo modo riprensero le perseguizioni nei confronti dei contro-rivoluzioni. Con le elezioni, infatti, si sperava in una vittoria dei sosteniri del re, che una volta al potere avrebbero facilitato il ritorno alla monarchia, ma ciò non avvenne e la "Vandea Militare" insorse per la terza volta. Questa volta l'insurrezione si allarga anche all'intera Normandia fino addirittura all'Eure-et-Loir, questo periodo ha probabilmente risentito dell'assenza di Napoleone (in quel momento impegnato in Egitto) e il colpo di stato non aveva fatto altro che aumentare il desiderio di tornare alla monarchia, anche in quei dipartimenti orientali che hanno da sempre sostenuto la rivoluzione.

La guerra vera e propria scoppierà nel 1799 quando il futuro Luigi XVIII comincerà a mandare ai chouan armi e munizioni dalla Gran Bretagna, comincieranno quindi a combattere nel settembre del 1799 conquistando diverse città tra cui Nantes, Le Mans, Saint-Brieuc, Redon e Roche-Bernard.
L'insurrezione finirà poi il 12 dicembre 1799, con un trattato di pace a Pouancé, Napoleone era infatti tornato dall'Egitto e con un colpo di stato tornò al potere, questa volta però comprese che gli insorti avrebbero continuato a combattere se non avessero ascoltato le loro richieste. Per questo motivo a Pouancé fece delle promesse simili a quelle del Trattato di La Jaunaye, con la differenza che questa volta fece rispettare i termini stabiliti dal trattato: consentì la libertà religiosa e promise di non perseguitare i sacerdoti refrattari, inoltre sospese il servizio militare a patto di porre fine all'insurrezione e di contro avrebbe giustiziato chi non l'avesse fatto.

La maggior parte dei capi vandeani e chouan accettarono gli accordi di Pouancé, fatta eccezione per Cadoudal che continuò a combattere e dopo tre battaglie contro l'esercito repubblicano (che qualche anno dopo sarebbe divenuto imperiale), per fermarlo Napoleone gli propose di diventare generale se si sarebbe arreso, ma Cadoudal rifiutò e si rifugiò a Londra.

In seguito attuerà altri provvedimenti a vantaggio degli abitanti della "Vandea Militare": il 28 dicembre 1799 assegnerà dei consoli della repubblica ai dipartimenti dell'Ovest; nel 1801 verrà stipulato il Concordato tra la Napoleone e papa Pio VII con il quale si riconosceva il cattolicesimo come maggiore religione dello stato e si ripristinavano i diritti che gli erano stati tolti con la Costituzione civile del clero; nello stesso 1801 farà anche un indennizzo per il patrimonio immobiliare della Vandea e nel 1811 lo estenderà anche alla Loira atlantica e al Deux-Sèvres.

Quarta Guerra di Vandea

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Louis de La Rochejaquelein

Nel marzo 1813 il fratello minore di Henri de La Rochejaquelein, Louis aveva tentato diverse volte di dare iniziò all'insurrezione, ma dal 1813 al 1814 (anno in cui Luigi XVIII divenne re di Francia) non riuscì a dare iniziò all'insurrezione vera e propria che si era vista negli anni precedenti.

Bisognerà aspettare due anni per lo scoppio della quarta guerra di Vandea: il 11 marzo 1815 Charles d'Autichamps e di Suzannet, a seguito ad una riunione insieme ad altri capi vandeani tenuta nei pressi di Nantes ordinano l'insurrezione della "Vandea Militare" per il 15 marzo.

Il 15 maggio Suzannet raccolse 5.000 uomini a Legé e altrettanti ne aveva d'Autichamps a Jallais, Sapinaud ne raccolse 4.000 a Herbiers, Auguste de La Rochejaquelein (fratello di Henri e Louis) ne aveva 2.000 a Aubiers. Nel frattempo Louis de La Rochejaquelein e alcuni fedelissimi scortarono Luigi XVIII prima a Gand, in Belgio e poi direttamente in Gran Bretagna, ritornato in Francia il 16 maggio sbarcherà a Saint-Gilles-sur-Vie (oggi Saint-Gilles-Croix-de-Vie) mettendo in fuga i 200 uomini che la presidiavano e portando con sé molte armi e munizioni che distribuirà agli insorti.

Napoleone mandò quindi il generale Travot per combattere i vandeani, il 18 maggio attaccherà una colonna vandeana a L'Aiguillon-sur-Vie composta da carri di munizioni e armi, ma il combattimento si svolse in un Bocage cosa che favorì i vandeani che respinsero le truppe regolari di Travot. Il generale francese si prenderà la rivincita il 20 maggio, attaccando di notte Aizenay nonostante era in netta inferiorità numerica, nel combattimento morirono diversi vandeani e alcuni comandanti.

Il 19 maggio tutti i capi vandeani si riunirono a Palluau e dopo quasi vent'anni elessero un nuovo generalissimo dell'Esercito cattolico e reale, la scelta ricadde su Louis de La Rochejaquelein, in quanto iniziatore di questa nuova insurrezione.

Anche in questa occasione non mancheranno le liti interne ai comandanti vandeani, il 29 maggio tutti gli eserciti vandeani si sarebbero dovuti incontrare a Soullans per cercare una migliore organizzazione, ma si incontreranno solo Sapinaud e Auguste de La Rochejaquelein, perché Suzannet venne fermato da una colonna imperiale, mentre altri capi vandeani, Malartie, Flavigny e Béraudière, accetteranno l'armistizio offerto da Joseph Fouché e si fermarono a Falleron. Napoleone gli chiese poi di proporre agli altri capi vandeani la resa e inviarono a Louis de La Rochejaquelein una lettera il 31 maggio, con la quale tentarono di scoraggiare il generale vandeano scrivendogli che sarebbero arrivate altre truppe imperiali a rinforzo e che loro non avrebbero più combattuto; anche altri capi vandeani erano favorevoli ad un accordo con il governo, ma La Rochejaquelein rifiutò ogni compromesso e in risposta il 2 giugno fece sbarcare a Croix-de-Vie (oggi Saint-Gilles-Croix-de-Vie) delle navi inglesi che giungevano a portare rinforzi e rifornimenti, La Rochejaquelein venne anche informato dai comandanti inglesi che si stava avvicinando una colonna del generale Travot che era passata vicino l'esercito di Suzannet senza che questi l'attaccasse.
Arrivati a Saint-Gilles, gli imperiali fecero fucilare i vandeani che presidiavano la città per proteggere lo sbarco e caricarono le truppe di La Rochejaquelein che nel frattempo continuava a scaricare le navi, la battaglia durò per diversi giorni, il 4 giugno il generale Estève giunse a rinforzo e caricando i vandeani inizialmente venne più volte respinto, ma durante la battaglia i fratelli La Rochejaquelein rimasero uccisi, questo creò il panico tra i vandeani che abbandonarono la battaglia.

Ma la guerra sembrava volgere al termine ma si cercò comunque di prolungarla il più possibile, infatti venne eletto come nuovo generalissimo Charles Sapinaud e gli scontri continuarono fino alla battaglia decisiva avvenuta il 21 giugno, Suzannet si scontrerà con il generale Lamarque a Rocheservière dove morirà prima che la battaglia avesse inizio colpito da un proiettile vagante, Lamarque non ebbe poi difficoltà a disperdere gli uomini di Suzannet, prese poi Boulogne e Thouars.

Il 24 maggio 1815 firmarono l'armistizio a Tessoualle, vicino Cholet, il giorno successivo vennero poi a sapere della sconfitta di Waterloo, avvenuta il 18 maggio, nonostante tutto erano ugualmente riusciti ad aiutare Luigi XVIII a salire al trono.

Note

  1. ^ Documento PDF contenente il documento del 21 febbraio 2007 con il quale la Repubblica Francese riconobbe il genocidio vandeano
  2. ^ "Mémoires du comte Joseph de Puisaye" libro originale in lingua francese. Tomi I, II, III, IV, V, VI
  3. ^ Autore di Mémoires et notes de Choudieu: représentant du peuple à l'assemblée
  4. ^ "Mémoires de Madame la marquise de la Rochejaquelein" libro originale in lingua francese
  5. ^ testo dell'enciclica "Quod aliquandum" di Pio VI
  6. ^ testo dell'enciclica "Charitas quae" di Pio VI
  7. ^ Reynald Secher, Il genocidio vandeano, effedieffe, pag 125
  8. ^ Louis Marie Turreau, Mémoire pour servir à l'histoire de la guerre de Vendée, Baudouin Frères Libraires-Éditeurs, 1824, pag 26
  9. ^ Anonimo ufficiale superiore dell'esercito repubblicano, Guerres des Vendéens et des Chouans contre la République française, Baudouin Frères Libraires-Éditeurs, tomo IV, 1825, pag. 144
  10. ^ Jean Baptiste Pierre Courcelles, Dictionnaire historique et biographique des généraux français, tomo IX, 1832, pag 502
  11. ^ Documento PDF contenente un estratto del decreto del 1 ottobre 1793
  12. ^ Reynald Secher, Il genocidio vandeano, effedieffe, pag 153
  13. ^ un carcere di Nantes dove erano tenuti le donne e i bambini
  14. ^ Gracchus Babeuf, la guerra della Vandea e il sistema di spopolamento, effedieffe, pag 34
  15. ^ Reynald Secher, Il genocidio vandeano, effedieffe, pag 159
  16. ^ Jacques Crétineau-Joly, Histoire de la Vendée militaire, vol II pag 135
  17. ^ Reynald Secher, Il genocidio vandeano, effedieffe, pag 176
  18. ^ Victor Gotard-Faultrier, Les Champ des Martyrs, pag 13-14
  19. ^ Contessa de La Bouère, Mémories, pag 307-329
  20. ^ Reynald Secher, Il genocidio vandeano, effedieffe, pag 185
  21. ^ Reynald Secher, Il genocidio vandeano, effedieffe, pag 193
  22. ^ René de Dreuzy, En 1794 la préparation des traités de pacification de la Vendée par les représentants du peuple, in Revue du Souvenir vendéen, giugno-luglio 1975, pag 7-10
  23. ^ Jacques Crétineau-Joly, Histoire de la Vendée militaire, vol II pag 370