Sistema (calcio)
Il sistema (3-4-3) è un modulo di gioco del calcio detto anche WM in quanto la disposizione in campo dei giocatori ripete idealmente la forma di queste due lettere.


Da Chapman a Meisl
Il sistema è uno schema di gioco introdotto negli anni Trenta dal tecnico inglese Herbert Chapman, per cui è noto anche come Chapman system. Chapman fu per nove anni (dal 1924 al 1934, anno della sua morte) allenatore dell'Arsenal con cui vinse due titoli inglesi ed una coppa nazionale. I successi sportivi dei Gunners e la versatilità del nuovo modulo rispetto ai vecchi schemi determinarono una sua rapida diffusione nelle isole britanniche.
Chapman diresse anche la nazionale inglese, in un'unica occasione, il 13 maggio 1933, affrontando l'Italia allo Stadio del PNF di Roma (l'incontro terminò per 1 - 1 con reti di Ferrari e Bastin). La strada era comunque segnata: il sistema attecchì e rimase la tattica di gioco stabilmente adottata dall'Inghilterra fino alla fine degli anni Cinquanta.
Per contro, passò molto tempo prima che questa tattica venisse esportata compiutamente nell'Europa continentale, fatte salve alcune eccezioni come in Italia per Genoa che lo aveva adottato da subito negli anni Trenta. Hugo Meisl, allenatore della nazionale austriaca negli anni tra le due guerre lo adottò parzialmente, operando in realtà una revisione dello schema inglese. Meisl, che operava in stretto contatto con l'amico e rivale Vittorio Pozzo, all'epoca CT dell'Italia, propose una sintesi tra il sistema di Chapman e il metodo di Pozzo, dando il via all'epoca d'oro del cosiddetto "calcio danubiano".
Negli anni a cavallo della seconda guerra mondiale le squadre continentali a mano a mano appresero la versione primigenia del modulo di Chapman e la portarono al successo. In Italia, a parte il Genoa che lo aveva gia' adottato nell' anteguerra, si fu a lungo refrattari ad abbandonare il metodo, che aveva fatto scuola e, con Vittorio Pozzo, aveva portato la nazionale a due successi mondiali e ad un oro olimpico. La novità tattica fu applicata con successo anche dal Grande Torino di Andràs Kuttik durante la seconda guerra mondiale ed in seguito si diffuse universalmente negli anni Cinquanta.
Le origini: il fuorigioco "a due"
L’innovazione storica trae origine da un cambiamento del regolamento per quanto riguarda il fuorigioco, avvenuto nel 1926. Fino ad allora la regola del fuorigioco prevedeva che dovessero esserci tre giocatori tra l'attaccante e la porta: bastava dunque che la squadra difendente facesse avanzare un solo difensore perché scattasse la trappola del fuorigioco.
Nella revisione messa in atto in quell’anno l'IFAB, decise di modificare la regola per favorire un maggior numero di marcature e, in definitiva, lo spettacolo: si passò dal fuorigioco, cosiddetto"a tre uomini" a quello "a due". Affinché l'attaccante fosse considerato "in gioco", dunque, doveva avere tra sé e la linea di porta almeno due giocatori avversari (uno dei quali era normalmente il portiere), e non più tre come in precedenza. La variazione sortì il suo effetto, e il numero dei goal crebbe considerevolmente.
L'evoluzione tattica
Il dilagare degli attaccanti prodotto da questa regola spinse Chapman a una riflessione: egli ravvisò la necessità di bilanciare gioco difensivo ed offensivo e di rafforzare la difesa. Il sistema ideato da Chapman prevedeva diversi radicali cambiamenti rispetto alla piramide (2-3-5) in precedenza usata universalmente. Il centromediano venne infatti arretrato sulla linea dei difensori. Gli furono assegnati il nome di centre back ed il compito di opporsi direttamente all'azione del centre-forward (centravanti) avversario: era nato lo stopper; i due terzini si allargarono sulle fasce laterali a controllare le ali avversarie. Poiché le squadre spesso erano speculari, la marcatura avveniva "a uomo" e non più "a zona" come in precedenza.
Per rinsaldare la linea dei mediani, passati da tre a due, i due interni (o mezze ali), che nella piramide giocavano in linea con gli altri tre attaccanti, vennero arretrati verso il centrocampo. Il loro ruolo mutava: da finalizzatori puri diventavano anzitutto dei "suggeritori": giocatori in grado di formare una cerniera tra il reparto arretrato e quello avanzato; erano cioè gli uomini in grado di effettuare il cosiddetto "ultimo passaggio" all'attaccante lanciato a rete. Il reparto di mezzo si trovava così ad essere costituito da quattro giocatori che formavano un quadrilatero: vi erano i due mediani, più arretrati, e le due mezze ali a supporto dei tre attaccanti. Il reparto avanzato era costituito dal centravanti (o "centrattacco"), e dalle due ali, che avevano compiti strettamente offensivi e solo in seguito inizieranno a diventare più centrocampisti che attaccanti.
Il calcio stava entrando nella sua età adulta: si passava dalla tattica del kick and run ("calcia e corri": i difensori effettuavano lanci lunghi per servire la folta schiera degli attaccanti che si avventavano sulla palla) a quello che gli inglesi battezzarono carpet football, il "calcio sul tappeto", fondato sul possesso del pallone, sempre giocato rasoterra con numerosi e brevi passaggi ed una manovra costruita con perizia. I ruoli andavano definendosi e assumevano l'aspetto che per certi versi conservano tutt'oggi. Soprattutto, il centrocampo diventava la zona nevralgica nella quale si decidevano le sorti della partita.
Squadre che hanno utilizzato il sistema
Ecco una lista di squadre che guadagnarono alcuni successi giocando con il sistema:
- L'Arsenal vincendo 5 titoli inglesi negli anni Trenta.
- Il Genoa, prima squadra a giocare col sistema in Italia alla fine degli anni '30.
- Il Torino vincendo 5 titoli italiani negli anni Quaranta.
Bibliografia
- Antonio Papa, Guido Panico. Storia sociale del calcio in Italia dai club dei pionieri alla nazione sportiva (1887-1945), Il Mulino, Bologna 1993, ISBN 8815087648.
- Adalberto Bortolotti. Strategie per la vittoria. «I Quaderni speciali di Limes», n.2 - 2005
- RSSSF: Dati e statistiche