Il Giornale
Il Giornale o Il Giornale Nuovo è un quotidiano di Milano che fu fondato da Indro Montanelli nel 1974, con il successivo ingresso nella proprietà editoriale, quattro anni dopo, di Silvio Berlusconi, allora imprenditore e non attivo in politica, che ne acquisì il 30%, incrementando il controllo fino all'82% negli anni Novanta. Come vendite si colloca al sesto posto tra i quotidiani d'informazione nazionali.
Storia
Fondazione
All'origine della decisione di Indro Montanelli di uscire dal Corriere della Sera vi fu la decisione della famiglia proprietaria, i Crespi (nella persona di Giulia Maria) di imporre una linea editoriale vicina al centro-sinistra.
La nuova linea venne varata nel 1972. L'anno dopo Montanelli fece le valigie da via Solferino e si dedicò alla fondazione di un nuovo giornale. Con lui lasciarono il Corriere un nutrito gruppo di esperti giornalisti , tra cui Cesare Zappulli, Mario Cervi ed Enzo Bettiza, Egidio Sterpa, Giancarlo Masini, inventore del giornalismo di divulgazione scientifica, e poi i famosi " macchinisti" del "Corriere", Leopoldo Sofisti, Gian Galeazzo Biazzi-Vergani, esperti nella fattura quotidiana di un giornale.
Ad essi si aggiunsero altri intellettuali che ricercavano un nuovo spazio espressivo di tendenza liberale, che non fosse dominato da quella che il fondatore del nuovo quotidiano definiva "cultura radical-chic".
Fra quanti fondarono Il Giornale assieme a Montanelli si possono menzionare: Raymond Aron, Frane Barbieri, Livio Caputo, Paolo Cattaneo, Egisto Corradi, François Fejto,Gianni Granzotto, Eugène Ionesco, Gianfranco Piazzesi, Guido Piovene, Jean François Revel, Giorgio Torelli e Marcello Staglieno.
Molti prevedevano, all'inizio del 1974, che il nuovo quotidiano milanese con tante firme e con la vena straordinaria di Indro, avrebbe portato via molti lettori al Corriere della Sera. Invece il Giornale Nuovo si ritagliò un suo spazio all'interno dell'elettorato moderato, intaccando ma non facendolo cadere dal suo trono. Il Corriere rimase il primo giornale di Milano.
Il primo numero uscì il 25 giugno del 1974 col nome di Il Giornale Nuovo, essendo già in edicola un quotidiano locale chiamato Il giornale. In seguito, anche quando questo periodico scomparve e la testata venne rinominata Il Giornale, come Montanelli avrebbe desiderato fin dall'inizio. L'aggettivo «nuovo» aveva assunto ormai un valore simbolico e molti lettori (i veri padroni del giornale e dei giornalisti, secondo Montanelli) continuarono ad aggiungerlo al nome del quotidiano ogni volta che si trattava di parlarne.
I venti anni di Montanelli
Inizialmente Il Giornale uscì con una cadenza di sei numeri la settimana, ossia senza l'edizione del lunedì, che in tutti i quotidiani italiani è notevolmente ricca di notizie sportive, per le quali necessita di una redazione dedicata. In seguito Montanelli, per il numero del lunedì, chiamerà Gianni Brera, il più famoso giornalista sportivo, a dirigerne la redazione.
Il Giornale presentava altre caratteristiche che lo distinguevano dal resto della stampa italiana: una terza pagina fissa, fedele ad una tradizione giornalistica che andava scomparendo; tutti gli articoli in prima pagina erano ivi completati senza rimandi o seguiti nelle pagine interne; una intera pagina veniva dedicata alle lettere al direttore a cui Montanelli rispondeva tutti i giorni; la devoluzione degli introiti degli annunci funebri destinati in beneficenza agli enti indicati dagli inserzionisti.
In prima pagina il lettore trovava Controcorrente, un piccolo riquadro in cui, con poche righe, Montanelli ironizzava su qualche fatto od evento del giorno precedente. Altri piccoli riquadri di punzecchiature ironiche scritte dai redattori erano Agopuntura, nella pagina interna di cronaca milanese, e Puntasecca, nella pagina dedicata alla critica letteraria ed artistica. Nel 1975 Il Giornale era il sesto quotidiano italiano più venduto.
Nel maggio del 1976, a seguito del terremoto del Friuli il Giornale organizzó una notevole sottoscrizione nazionale fra i lettori, i cui proventi vennero usati per la ricostruzione dei Comuni di Vito d'Asio, Tarcento e Montenars.
Il ruolo politico del giornale fu quello di portare un forte antagonismo contro i partiti della sinistra dell'epoca. È entrato a far parte della storia politica italiana l'invito che partì da un suo editoriale nel 1976, di "turarsi il naso" e votare Democrazia Cristiana contro il pericolo di una possibile affermazione del Partito Comunista di Enrico Berlinguer alle elezioni politiche nazionali.
Nel 1977 Indro Montanelli subì un attentato da parte delle Brigate rosse, che lo ferirono alle gambe. L'attentato suscitò molto clamore, ma rivelò anche che Montanelli era sostanzialmente solo. Lo stesso Corriere della Sera, che era stato la sua "casa" fino a pochi anni prima, titolò Gambizzato un giornalista senza farne il nome.
Nel 1978 Montanelli conobbe Silvio Berlusconi, che gli offrì il proprio sostegno come editore. Il Giornale si trovava in un periodo di difficoltà economica; Montanelli accettò l'offerta di Berlusconi, che rilevò il 30% della «Società europea di edizioni», salvandola dal dissesto.
Nel 1990 con l'entrata in vigore di una nuova legge su televisioni e giornali (la legge Mammì), che introduceva la proibizione per chi detenesse la proprietà di un canale televisivo di avere contemporaneamente il controllo di un quotidiano, Silvio Berlusconi (editore di tre canali televisivi nazionali) cedette la società editrice a suo fratello Paolo Berlusconi, rimanendo azionista solo con una quota di minoranza (il 29%).
Una svolta importante nella vita del Giornale avvenne nel 1994, anno in cui Silvio Berlusconi fondò Forza Italia e si propose alla guida del Paese.
L'ex editore, che non aveva mai messo piede in redazione, si recò personalmente nella sede del quotidiano durante un'assemblea e chiese esplicitamente l'appoggio del "Giornale" durante la campagna elettorale. Per Montanelli, che in tanti anni di direzione non aveva mai subito pressioni, fu un duro colpo alla propria indipendenza[1]. Montanelli trasse la conclusione che il quotidiano da lui fondato si apprestava a diventare un giornale di partito si dimise, affermando che vi era una rottura insanabile con la proprietà. Il 12 gennaio 1994, pubblicò il suo editoriale d'addio.
Montanelli uscí portandosi con sé quaranta giornalisti della redazione, fra questi i vicedirettori Federico Orlando e Michele Sarcina, Geno Pampaloni Nicola Matteucci, e fondò un altro quotidiano, La Voce, che seguì una politica editoriale sul solco della tradizione liberale, non appoggiando però la formazione politica condotta da Berlusconi (denunciandola come priva di connotati democratici e additandone il capo come una possibile sciagura per il Paese), né tantomeno appoggiando la formazione avversa[2] .
Il dopo Montanelli
Per la direzione del Giornale fu scelto Vittorio Feltri, proveniente dall'Indipendente, una testata considerata fra le dirette concorrenti, che aveva raggiunto nell'ultimo anno, durante la sua direzione, le 120.000 copie vendute[3].
Dallo stesso quotidiano arrivò anche il vicedirettore, Maurizio Belpietro; si affacciarono nuovi collaboratori come Giordano Bruno Guerri, Filippo Facci e Paolo Cirino Pomicino (Geronimo); la grafica del titolo del quotidiano viene modificata ingrandendone la lettera G.
Feltri ottiene un ampio spazio di manovra, come il suo predecessore. In nemmeno quattro hanni Feltri riporta il "Giornale" ai suoi massimi livelli (250.000 copie). L'editore gli aveva promesso nuovi mezzi: nuovo sistema editoriale, impaginazione al computer, il colore. Ma non gli vengono forniti. Neanche le rotative vengono rinnovate, per cui la foliazione rimane a 48 pagine. Per fronteggiare l'aumentato costo della carta, Feltri è costretto a chiudere tutti gli uffici di corrispondenza all'estero tranne Washington.
Nel 1996 Belpietro va a dirigere Il Tempo di Roma, seguito da Filippo Facci e da Giordano Bruno Guerri. Feltri nomina vicedirettore vicario Stefano Lorenzetto.
Nel dicembre 1997 Feltri si dimette dopo un suo clamoroso articolo a favore di Antonio Di Pietro. Prima di lasciare indica in Enzo Bettiza il suo successore, ma Bettiza rifiuta. La guida della testata viene presa da Mario Cervi, di ritorno dall'esperienza della Voce di Montanelli.
Dopo Cervi è la volta di Maurizio Belpietro, che assume la direzione del quotidiano il 26 marzo 2001.
Il 27 settembre 2007 Belpietro è chiamato alla guida del settimanale Panorama: dall'11 ottobre 2007 il nuovo direttore del "Giornale" è Mario Giordano.
L'attuale linea editoriale del Giornale è di aperto appoggio al centro-destra. A partire da giugno 2007, ogni venerdì, in abbinamento con il quotidiano, viene allegato il periodico "il Giornale della Libertà", organo ufficiale dei Circoli delle libertà guidati da Michela Vittoria Brambilla. Contro tale decisione il Comitato di Redazione ha anche proclamato uno sciopero, evento raro nella testata che è una delle poche a essere sempre uscite in edicola. In seguito lo stato di agitazione dei giornalisti è terminato grazie ad un compromesso con la proprietà: il "Giornale della Libertà" continuerà ad uscire in edicola come allegato gratuito per tutti i venerdì, ma con un nuovo taglio editoriale, in discontinuità con quello della testata madre (che era stato ripreso quasi in toto) e con la dicitura "Settimanale d'informazione politica".
La tiratura media giornaliera del quotidiano nel 2006 è stata di oltre 200 mila copie.
Dal 2005 Il Giornale ha un suo sito Internet, nel quale, a partire dal giorno successivo, è possibile leggere gratuitamente la versione PDF del quotidiano del giorno precedente. Con la nuova direzione di Mario Giordano, il sito web ha subito consistenti modifiche; oggi è possibile commentare tutti gli articoli e votare i preferiti.
Struttura editoriale
Editore
Direttori
- Indro Montanelli (1974-1994)
- Vittorio Feltri (1994-1997)
- Mario Cervi (1997-2000)
- Maurizio Belpietro (2000-2007)
- Mario Giordano (dall'11 ottobre 2007)
Giornalisti e collaboratori (dal 1994)
- Geminello Alvi
- Paolo Armaroli
- Gianni Baget Bozzo
- Luciana Baldrighi
- Massimo Bertarelli
- Michele Brambilla
- Mario Cervi
- Francesco Damato
- Paolo Del Debbio
- Luca Doninelli
- Filippo Facci
- Mario Giordano
- Giordano Bruno Guerri
- Paolo Guzzanti
- Massimo Introvigne
- Giancarlo Lehner
- Stefano Lorenzetto
- Vittorio Macioce
- Ida Magli
- Maria Giovanna Maglie
- Nicola Matteucci
- Fiamma Nirenstein
- Gaetano Quagliarello
- Carlo Pelanda
- Giancarlo Perna
- Paolo Cirino Pomicino (Geronimo)
- Claudio Pompei
- Nicola Porro
- Eugenia Roccella
- Salvatore Scarpino
- Vittorio Sgarbi
- Stenio Solinas
- Luca Telese
- Massimo Teodori
- Salvatore Tramontano
- Stefano Zecchi
Diffusione
Anno | Copie vendute |
---|---|
2006 | 215.553 |
2005 | 204.004 |
2004 | 204.099 |
2003 | 198.207 |
2002 | 205.608 |
2001 | 218.439 |
2000 | 225.572 |
1999 | 220.492 |
1998 | 228.085 |
1997 | 228.851 |
1996 | 240.829 |
Dati Ads - Accertamenti Diffusione Stampa
Bibliografia
- La stecca nel coro, 1974-1994: una battaglia contro il mio tempo (Indro Montanelli, 1999 edito da Rizzoli) Una raccolta di editoriali del Giornale.
Sui rapporti fra Silvio Berlusconi e Indro Montanelli:
- Il manganello di Berlusconi e la borghesia vile (La Primavera di MicroMega, anno 2001 n. 2, pagine 3-9). Dialogo fra Indro Montanelli e Curzio Maltese.
- Montanelli e il cavaliere. Storia di un grande e di un piccolo uomo (Marco Travaglio, 2004, Garzanti Libri, ISBN 8811600340).
- Federico Orlando, Il sabato andavamo ad Arcore: la vera storia, documenti e ragioni, del divorzio tra Berlusconi e Montanelli, Bergamo, Larus, 1995
Note
Collegamenti esterni
- Sito ufficiale
- Vent'anni dopo, l'ultimo articolo pubblicato su Il Giornale da Indro Montanelli