L'economia del dono è una forma economica basata sul valore d’uso degli oggetti e delle azioni.

Per valore d'uso, classicamente si intende la capacità di un bene o di un servizio di soddisfare un dato fabbisogno, o tout-court il suo valore di utilità.

L’economia del dono si contrappone all’economia tradizionalmente intesa, definita economia di mercato o economia mercantile, la quale si basa invece sul valore di scambio o valore commerciale.

Si potrebbe anche parlare di economie del dono al plurale, visto che non esiste un modello prestabilito di economia del dono.

L'economia del dono è basata sull'analisi di società nei tempi passati considerate "primitive", ovvero di comunità economicamente autosufficienti, che producono da sole gran parte di ciò di cui hanno bisogno (tipicamente per quanto riguarda agricoltura ed allevamento), e che si affidano all'economia mercantile solo per quei pochi prodotti che non riescono a produrre direttamente, scambiando o rivendendo le eccedenze (non necessariamente materiali).

La comunità è in sostanziale equilibrio con l'ambiente esterno, con cui tende ad integrarsi armonicamente.

Chiaramente l'economia mercantile può essere presente, ma è comunque marginale nell'economia del dono.

Il cosiddetto dono è in realtà uno scambio reciproco che ha alcune caratteristiche definite, per quanto esse siano delle convenzioni e non delle regole scritte: l'obbligo di dare, l'obbligo di ricevere, l'obbligo di restituire più di quanto si è ricevuto.

Un tipico esempio di economia del dono è la pratica del Potlatch dei nativi americani del Nord-Est oppure quella del Kula degli abitanti delle isole Trobriand.

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