Processo delle Arginuse

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Il processo delle Arginuse è un celebre episodio giudiziario avvenuto ad Atene nel 406 a.C.

L'antefatto

Nella fase finale della guerra del Peloponneso Atene, ormai prossima al collasso, cercava di cogliere una vittoria decisiva che le permettesse di ottenere un armistizio favorevole o comunque una resa con condizioni di pace non troppo gravose. Nelle isole Arginuse avviene quindi la battaglia (tarda estate del 406 a.C.): la marina ateniese composta da 160 triremi affronta una flotta spartana di 170 e la sconfigge, anche se la vittoria è pagata a caro prezzo sia perché Atene perde 25 triremi sia perché gli strateghi a causa delle cattive condizioni del mare non soccorrono i naufraghi.

Processo e sentenze

Proprio per quest'ultima ragione tutti gli otto strateghi ateniesi, una volta ritornati in patria, vengono sottoposto ad un processo con l'accusa di omissione di soccorso: due comandanti (Protomarco e Aristogene) si sottrassero al giudizio con la fuga; gli altri sei (Erasinide, Pericle il giovane, Trasillo, Diomedonte, Lisia e Aristocrate) furono giudicati colpevoli e condannati a morte.

Effettivamente il reato, invero molto grave, era stato commesso dato che i naufraghi non poterono fare ritorno in città e morirono a causa della fame e degli stenti. Tuttavia erano presenti molte attenuanti: la concitazione della battaglia poteva far perdere lucidità e concentrazione agli strateghi, che ovviamente avevano anche responsabilità tattiche (e non dimentichiamo che la battaglia era decisiva per le sorti dell'intero conflitto e del futuro politico-militare di Atene); inoltre sarebbe stato ragionevole ritenere che l'esito felice dello scontro potesse alleviare la posizione degli imputati.

Invece quest'ultimi sbagliarono completamente le arringhe difensive: prima affermarono che Erasinide era l'unico responsabile (chiaro tentativo di farlo pessare come capro espiatorio per tutti); poi misero in atto uno squallido scaricabarile con i trierarchi (ovvero i capitani di vascello, tra cui spiccavano Trasibulo e Teramene). Gli strateghi accusarono i trierarchi di insubordinazione, ma Teramane rispose con una memorabile "filippica" in cui sposando tesi condivise dal popolo calcò la mano sugli strateghi che finirono schiacchiati tra il furore del popolo e la retorica dell'accusatore.

Il perché del processo

Alcuni storici hanno ipotizzato che il processo delle Arginuse sia stato guidato dal "partito" di Alcibiade, che aveva l'obiettivo di minimizzare gli esitivi positivi della battaglia e firmare una pace amichevole con Sparta: ciò è poco dimostrabile, anche se è innegabile che furono proprio gli uomini legati ad Alcibiade che ne trassero frutto.

In generale il processo non fu tanto un atto di follia della democrazia ateniese quanto l'espressione di un'esasperata ed implacabile incoerenza, che non volle sanare un comportamento colpevole neanche con gli allori di una vittoria.

Nel processo delle Arginuse, che a tanti sembra un'automutilazione, c'è forse anche una sorta di oscura (ma composita) volontà collettiva di farla finita con una guerra che per Atene era ormai disperata.