Attentato di Fiumicino del 1985

attentato terroristico palestinese in Italia

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La strage di Fiumicino è il frutto di un duplice attentato terroristico palestinese che il 27 dicembre 1985 ha colpito simultaneamente l'aeroporto di Roma-Fiumicino e l'aeroporto di Vienna, uccidendo un totale di 20 persone. I feriti sono stati oltre 100. I due attacchi sono iniziati con una differenza di pochi minuti l'uno dall'altro alle 8:15 circa.

L'attacco all'aeroporto di Fiumicino

L'azione terroristica fu perpetrata da uomini armati che aprirono il fuoco sui passeggeri in coda per il check-in dei bagagli presso gli sportelli della compagnia aerea nazionale israeliana El Al e della americana TWA, scegliendo le loro vittime in modo indiscriminato. Nell'attacco all'aeroporto di Fiumicino si ebbero 13 vittime. Tra le vittime, quattro statunitensi, tre greci, due messicani e un algerino.[1]

I terroristi che parteciparono alla strage di Fiumicino furono in totale sei: tre di essi vennero uccisi dalle guardie della sicurezza aeroportuale nel corso dell'azione; due furono catturati vivi; uno riuscì a fuggire.

L'attacco all'aeroporto di Vienna

Nell'attacco all'aeroporto di Vienna si ebbero 7 vittime. L'attacco all'aeroporto di Vienna coinvose tre terroristi poi fuggiti in automobile: uno di loro venne ucciso durante l'inseguimento, gli altri due furono catturati alla fine dell' inseguimento.

I terroristi

La regia del duplice attentato è stata attribita al militante e leader politico palestinese Abu Nidal.

Secondo quanto riferisce l'ammiraglio Fulvio Martini (all'epoca direttore del SISMI) nella sua autobiografia Nome in codice: Ulisse (1999, Rizzoli), i servizi italiani erano stati avvertiti fin dal 10 dicembre della possibilità di un attentato e poi, grazie alle informazioni ricevute dai servizi di un paese arabo amico, il 19 dicembre erano riusciti a restringere il periodo temporale in cui sarebbe avvenuto tra il 25 e il 31 dicembre e ad individuare il bersaglio nell'aeroporto di Fiumicino. Stando a quanto afferma l'ammiraglio, sia le forze di polizia italiane che i servizi alleati furono avvertiti (gli stessi israeliani, dopo questo avvertimento, fecero appostare diversi tiratori scelti in difesa della postazione della compagnia El Al, che furono poi tra i primi ad aprire il fuoco sugli attentatori); tuttavia, sempre secondo Martini, qualcosa non funzionò nella gestione delle forze dell'ordine italiane e nonostante le informazioni ottenute con più di una settimana di anticipo l'azione dei terroristi non venne fermata in tempo.

Voci correlate

note

Fonti