Giovan Girolamo de' Rossi
Giovan Girolamo de' Rossi- o Giovangirolamo, battezzato Johannes Hieronymus - (San Secondo Parmense, 19 maggio 1505 – Prato, 5 aprile 1564) è stato un vescovo cattolico, diplomatico e umanista italiano.
Letterato insigne, appartenne al casato dei Rossi di San Secondo. Fu nominato reggente del governatorato Roma l'anno in cui la città subì un sacco ad opera di Carlo di Borbone.
Ricoprì la carica di vescovo di Pavia dal 1530 al 1539. Entrato in conflitto con il casato dei Farnese, sotto papa Paolo III patì un processo per un omicidio che sarebbe stato da lui ordito.
Biografia
Giovan Girolamo de' Rossi nacque nel castello di famiglia a San Secondo da Troilo e Bianca Riario Sforza, terzogenito, e fu avviato fin da giovanissimo, a Bologna e poi a Padova (sotto Pietro Bembo), agli studi umanistici e al culto della religione cattolica.
Date salienti della vita di Giovan Girolamo de' Rossi:
- Nasce a San Secondo Parmense il 19 maggio 1505
- Protonotario Apostolico nel 1517
- Chierico di camera nel 1526
- Reggente governatore di Roma nel 1527
- Vescovo di Pavia dal 1530 al 1539
- Processo e condanna il 4 luglio 1541: destituzione ed esilio
- Dopo la riabilitazione è governatore di Roma dal 1551 al 1555
- Muore a Prato il 5 aprile 1564
La prima carica in ambito curiale la ricevette nel 1517, quindi a soli dodici anni, e fu quella di Protonotario Apostolico.
Ad imporgliela fu papa Leone X, sollecitato da un parente materno di de' Rossi, Raffaele Sansoni Riario, Cardinale di San Giorgio.
Dovevano poi passare nove anni perché il nuovo pontefice, papa Clemente VII, lo chiamasse a Roma quale Chierico di camera.
Il sacco di Roma
Al tempo del sacco di Roma del 1527 de' Rossi era appena stato nominato reggente governatore di Roma, allora Stato Pontificio.
Una interessante citazione a questo proposito è contenuta nel Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica:
Divenuto collaboratore di Papa Farnese, fu inviato da questi a Firenze come osservatore degli eventi successivi all'uccisione del duca Alessandro de' Medici.
Dopo il periodo dell'esilio conseguente al processo cui fu sottoposto, con la salita al soglio di Pietro di papa Giulio III, de' Rossi venne riabilitato e nominato nuovamente governatore di Roma, carica che ricoprì dal 1551 al 1555[2].
Dedicandosi all'attività di poeta e storiografo, trascorse gli ultimi anni di vita a Villa del Barone, fra Montemurlo e Prato, ponendosi sotto la protezione del cugino Cosimo I de' Medici.
Dalle memorie medicee si sa che fu sepolto in un monastero di monache agostiniane e che lasciò numerosi pezzi artistici, in particolare sculture, recuperate dalla sua ultima dimora e dalla residenza romana che aveva mantenuto (una parte di tali pezzi era stata interrata sotto un vigneto).
Il processo intentato da papa Paolo III contro Giovan Girolamo de' Rossi, accusato di essere il mandante dell'omicidio del conte Langosco, si concluse il 4 luglio 1541 ("... ad beneplacitum sanctissimi domini nostri") e costò al prelato, rinchiuso a Castel Sant'Angelo, una condanna pecuniaria di 5.000 scudi d'oro e l'esilio prima a Città di Castello, presso la sorella Angela Paola, moglie di Alessandro Vitelli (un'altra sorella, Costanza, aveva sposato il fiduciario del duca Cosimo I e cugino di Maria salviati, Girolamo di Luca degli Albizi) e poi in Francia.
Conseguenza del procedimento penale, a parere di molti storici, assolutamente ingiusto (tanto che poi fu riabilitato da un successivo pontefice), fu soprattutto la destituzione di de' Rossi dalla carica di vescovo di Pavia.
Nella realtà dei fatti, il fine di papa Paolo III, nel porre sotto processo de' Rossi, sarebbe stato quello di estromettere quello che, a causa dei dissapori del suo casato con quello dei Farnese, si era rivelato un avversario politico.
Sarà dopo questo fatto, non a caso, che il pontefice otterrà da Carlo V l'autorizzazione a costituire il Ducato di Parma e Piacenza (alla cui guida, come duca, sarà chiamato Pier Luigi, suo figlio legittimo[3].
Fu durante il periodo di esilio mantenne stretti rapporti epistolari con Benvenuto Cellini, con il quale aveva anche diviso parte dei giorni trascorsi recluso in Castel Sant'Angelo.
Al vescovado di Pavia gli subentrò, poi, il nipote Ippolito, figlio del fratello Pier Maria III e di Camilla Gonzaga.
Secondo lo storico fiorentino Giuseppe Pelli Bencivenni, gli eredi di Cosimo de' Medici non rimasero insensibili a tale patrimonio tanto che:
Sul piano puramente iconografico, del presule è rimasto di fatto nulla. Se si eccettua un generico affresco nella sala d'attesa del vescovado di Pavia, potrebbe essere di Giovan Girolamo de' Rossi l'immagine che, nella sala di Adone della Rocca dei Rossi di San Secondo di Parma, viene detta di Giangiacomo Trivulzio, somigliante al ritratto di collezionista, meglio esplicitato come ritratto giovanile con berretta da prete in capo con officio alla sinistra, et destra sopra una tavola, con medaglie, et figure antiche, et dietro alcune figurine antiche, attribuito al Parmigianino, quadro già di proprietà di Casa Farnese ed ora alla National Gallery di Londra[1]
Opere
Solo in tempi recenti è stato ricostruito ad opera degli storici il corpus letterario di questo umanista rinascimentale, riassumibile nelle seguenti opere[1]:
- Vite di uomini illustri antichi e moderni (inclusi Alberi di famiglie illustrissime[4])
- Discorso del Reverendissimo Monsignor di Pavia. Tratto da diversi storici a proposito della guerra contra 'l Turco (dedicato "Allo Illustre e Eccellente Signore Cosimo Medici Duca II di Firenze Signor mio ossservandissimo)
- Rime di M. Giovangirolamo de' Rossi[5]
- Discorsi e ragionamenti dell'illustre e molto reverendo Monsignor lo Vescovo di Pavia fatti in guisa di dialoghi dove intervengono il signor don Ferrante Gonzaga, il Marchese di Marignano, il signor Pirro Colonna, il signor Lodovico Vistarino, l'autore.
Da testimonianze lasciate dallo stesso de' Rossi, egli dovrebbe essere l'autore anche delle seguenti opere (andate disperse):
- Storia generale
- Libro degli usi diversi
- Centiloquio
- Discorso sulle medaglie
- Differenze delle età
- Notizie e cose memorande de' miei tempi
Note
- ^ a b c d Fonte: Cortedeirossi.it.
- ^ Fonte: Geocities.com.
- ^ Fonte: Pier Luigi Poldi Allaj.
- ^ Lo scritto riporta le biografie di numerosi personaggi storici fra cui Giovanni delle Bande Nere, Attila, Alboino, Castruccio Castracani, Tamerlano Ezzelino della Scala ed altri membri della dinastia scaligera.
- ^ Tali rime furono pubblicate a stampa dal bolognese Pisarri nel 1711 sulla base del manoscritto.