Diocesi di Roma

diocesi della Chiesa cattolica in Italia e nello Stato di Città del Vaticano
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La diocesi di Roma (in latino: Dioecesis Urbis seu Romana, "diocesi dell'Urbe ossia Romana") è una sede metropolitana della Chiesa cattolica appartenente alla regione ecclesiastica Lazio. Nel 2004 contava 2.454.000 battezzati su 2.787.206 abitanti. Attualmente è retta da papa Benedetto XVI.

diocesi di Roma
Dioecesis Urbis seu Romana
Chiesa latina
Regione ecclesiasticaLazio
 
Stemma della diocesi
Diocesi suffraganee
Diocesi suburbicarie di Ostia, Albano, Frascati, Palestrina, Porto-Santa Rufina, Sabina-Poggio Mirteto e Velletri-Segni
 
VescovoPapa Benedetto XVI
Vicario generaleVicario Generale di Sua Santità per la Città di Roma e Provincia:

Cardinale Agostino Vallini


Vicario Generale di Sua Santità per la Città del Vaticano:
Cardinale Angelo Comastri
AusiliariArcivescovo Vicegerente:
Luigi Moretti
Vescovi di settore:

Enzo Dieci (Settore Nord)
Luigi Moretti (Settore Est)
Paolo Schiavon (Settore Sud)
Benedetto Tuzia (Settore Ovest)
Ernesto Mandara (Settore Centro)


Altri:Armando Brambilla
Presbiteri5.390, di cui 1.740 secolari e 3.650 regolari
455 battezzati per presbitero
Religiosi5.630 uomini, 21.900 donne
Diaconi88 permanenti
 
Abitanti2.787.206
Battezzati2.454.000 (88,0% del totale)
StatoItalia
Superficie881 km²
ParrocchieVicariato di Roma:

333 (36 prefetture su 5 settori)


Vicariato della Città del Vaticano:
2
 
ErezioneI secolo
Ritoromano
CattedraleArcibasilica del Santissimo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista in Laterano Madre e Capo di Tutte le Chiese della Città e del Mondo
IndirizzoVicariato di Roma, piazza San Giovanni in Laterano 6/a, 00184 Roma (RM)
Sito webwww.diocesidiroma.it
Dati dall'Annuario pontificio 2005 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Italia

Dal punto di vista amministrativo e titolare, essa, unica al mondo, è al contempo:

La cattedrale è l'Arcibasilica lateranense, a Roma, che reca il titolo di Madre e capo di tutte le chiese della città e del mondo.
La sede episcopale romana ha il titolo di Santa Sede ed esercita, nella persona del papa, il diritto sovrano sullo Stato della Città del Vaticano e l'indirizzo della Chiesa cattolica, avvalendosi della Curia Romana.

Territorio e organizzazione

 
La cattedra papale, nell'Arcibasilica lateranense.
 
Il Palazzo del Laterano, sede del Vicariato di Roma.
 
La Città del Vaticano.

La diocesi, intesa come porzione di territorio sottoposta all'autorità episcopale del papa, si estende sia su suolo appartenente alla Repubblica Italiana, sia sull'intero territorio della Città del Vaticano. Le due porzioni della diocesi sono assegnate in amministrazione a due vicariati:

Vicariato di Roma

  Lo stesso argomento in dettaglio: Chiese di Roma.

La diocesi vera e propria corrisponde al Vicariato di Roma, retta dal cardinale vicario, rappresentate della diocesi. Il Vicariato svolge le funzioni proprie di una Curia diocesana, comprendendo i Tribunali ecclesiastici ordinario diocesano, regionale del Lazio e di Appello competenti alla diocesi di Roma.
Il Vicariato si estende su 881 km² ed è suddiviso in 333 parrocchie, raggruppate in 36 prefetture, ripartite su 5 settori (Nord, Sud, Est, Ovest e Centro), ciascuno retto da un vescovo ausiliare detto vescovo di settore.
Al vicariato di Roma appartengono la catterale del Santissimo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista e l'annesso Palazzo del Laterano, sede degli uffici del Vicario.

  Lo stesso argomento in dettaglio: Elenco dei titoli cardinalizi.

Le chiese di Roma il cui nome e le cui proprietà vengono legati ad un cardinale al momento della sua creazione sono detti titoli cardinalizi: all'interno del territorio del Vicariato di Roma si trovano:

  • le chiese titolari o Titoli, proprie dei cardinali presbiteri (simbolicamente le chiese degli antichi preti della diocesi di Roma);
  • le chiese diaconali o Diaconie, proprie dei cardinali diaconi (simbolicamente le chiese degli antichi diaconi, amministratori della diocesi di Roma).

Vicariato della Città del Vaticano

Al Vicariato vaticano sono soggetti il territorio e i fedeli della diocesi che ricadono sotto la giurisdizione amministrativa dello Stato vaticano. Ad esso appartengono solo due parrocchie: Sant'Anna e San Pietro, il cui cardinale arciprete detiene la carica di Vicario Generale.

Le antiche diocesi suffraganee appartenente alla metropolia di Roma recano il titolo di suburbicarie (dal composto latino sub-urbis, "sottoposto alla città") e sono assegnate in titolo ai cardinali vescovi (simbolicamente gli antichi vescovi suffraganei del Papa), ma rette da vescovi ausiliari:

Storia

  Lo stesso argomento in dettaglio: Storia del cristianesimo.

Periodo paleocristiano

La nascita della chiesa romana

  Lo stesso argomento in dettaglio: San Pietro e San Paolo.
 
San Pietro, considerato il primo Papa.

La nascita della comunità cristiana di Roma, al tempo in cui era capitale dell'Impero Romano, è legata alla predicazione dell'apostolo Paolo di Tarso iniziata prima con la Lettera ai Romani del 57-58, poi con il soggiorno nell'Urbe attorno ai primi anni 60 del I secolo.
All'incirca nello stesso periodo, giunse a Roma anche Simon Pietro, il primo degli Apostoli, per risolvere le dispute nate in seno alla comunità attorno alle teorie propugnate da Simon Mago. Pietro, che viene considerato il primo vescovo di Roma, divenne il fondamento della Chiesa romana e in seguito della sua particolare pretesa di primato universale su tutte le altre Chiese particolari.
Attorno al 64-67 i due apostoli subirono entrambi a Roma il martirio, durante la persecuzioni avvenute sotto il regno dell'imperatore Nerone.

Le persecuzioni

 
Veduta delle catacombe di San Callisto.
  Lo stesso argomento in dettaglio: Catacombe di Roma.

La morte dei due apostoli segnò l'inizio della persecuzione dei cristiani nell'impero romano.

La diffusione della fede cristiana nella capitale dell'Impero rese infatti evidente all'autorità politica l'incompatibilità tra tale credo e la religione romana, in particolare per il fatto che, con il rifiuto del politeismo, il cristianesimo non poteva essere integrato nel sistema religioso di Stato e nel concetto di pax deorum che lo reggeva. A questo si aggiungeva il fatto che il rifiuto del culto imperiale appariva come una sfida all'autorità del princeps, con l'aggravante, rispetto all'ebraismo, che il cristianesimo non risultava essere limitato ad una sola (e ridotta) componente etnica. Il fatto infine che i seguaci di Cristo prendessero particolarmente piede negli strati più bassi della società romana, propugnando anche certi principi di eguaglianza, rendeva questo tipo di culto ancor più sospetto agli occhi dei ceti dominanti e delle autorità.

Quando l'imperatore Nerone imputò il grande incendio di Roma all'azione della setta cristiana, questa venne posta fuori legge e iniziarono le persecuzioni nei confronti di coloro che si rifiutavano di sacrificare agli dei e all'imperatore. La persecuzione di Nerone fu una delle più violente che colpirono la comunità di Roma, segnando in particolare la morte dei due capi: Pietro, crocifisso nel circo del colle vaticano, e Paolo, decapitato nei pressi di Ostia.
Le persecuzioni, tuttavia, non furono dei fenomeni continui, ma degli eventi circoscritti dipendenti dal contesto politico e dalla personale inclinazione degli imperatori a tollerare o meno il nuovo culto.
Durante tali persecuzioni subirono il martirio praticamente tutti i papi:

Fu in questo periodo che vennero realizzate le catacombe, cimiteri ipogei destinati al culto dei martiri.

La legalizzazione del cristianesimo e la costituzione della Pentarchia

 
L'antica basilica di San Pietro in Vaticano, eretta per volere dell'imperatore romano Costantino I.
  Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa latina.

A seguito della legittimazione del culto cristiano, con l'editto di Milano emanato dall'imperatore Costantino I nel 313 e della sconfitta di Massenzio, Roma e la sua diocesi furono coinvolte, durante il pontificato di Silvestro I, nell'ampia campagna edilizia avviata dall'imperatore con la costruzione delle prime tre basiliche patriarcali: lateranense, vaticana e ostiense. Libera di operare liberamente e posta sotto la protezione imperiale, la diocesi di Roma crebbe rapidamente in importanza, sia religiosa che politica.

In quest'epoca il primato nella Cristianità era dato alle tre sedi petrine: Roma, Alessandria e Antiochia, che ricoprivano un rango particolare nella Chiesa in quanto risalenti direttamente a Pietro. Le Chiese di lingua latina, cioé quelle presenti nella parte occidentale dell'Impero (Europa occidentale e Nordafrica), furono così particolarmente soggette al Papa di Roma, costituendo la Chiesa latina.

La trasformazione del Cristianesimo in religione ufficiale dell'Impero Romano con l'editto di Tessalonica di Teodosio I rafforzò ancora di più la strutturazione gerarchica della Chiesa e attribuì al vescovo di Roma, come agli altri vescovi, un ruolo formale nell'amministrazione imperiale, accanto ai funzionari civili: in tale ottica è da individuare la coincidenza tra il termine diocesi utilizzato per indicare la circoscrizione vescovile e l'analogo termine diocesi attribuito alle circoscrizioni di province. Così come i governatori provinciali erano sottoposti ai vicari e i viciari ai prefetti del pretorio, altrettanto, dunque, i vescovi erano sottoposti ai metropoliti e i metropoliti ai patriarchi. Il collega di Teodosio, poi, l'imperatore Graziano, lasciò a papa Damaso e ai suoi successori il titolo di Pontefice Massimo, che indicava la massima autorità religiosa romana.

Parallelamente alla suddivisione dell'Impero, la crescente importanza di Costantinopoli-Nuova Roma portò i vescovi di Roma a scontrarsi con le decisioni del Concilio Costantinopolitano I, che aveva elevato la sede episcopale di Bisanzio a patriarcato, assegnandogli il primato in onore dopo la Chiesa di Roma.

L'organizzazione della Chiesa cristiana si consolidò in quest'epoca sulla cosiddetta Pentarchia, cioè sul governo dei cinque patriarcati: nell'ordine il Patriarcato di Roma, il Patriarcato di Costantinopoli, il Patriarcato di Alessandria, il Patriarcato di Antiochia e il Patriarcato di Gerusalemme.
Nel 451, però, la sede romana rifiutò l'approvazione al XXVIII canone del Concilio di Calcedonia, che equiparava le due sedi di Roma e di Costantinopoli, affermando per la prima volta con decisione il primato papale.

Con la caduta nel 476 dell'Impero d'Occidente si venne a creare un vuoto di potere temporaneamente occupato dal Senato e dall'autorità pontificia, essendo il papa l'unico "funzionario imperiale" rimasto in città.

Il dominio bizantino degli imperatori isapostoli e lo Scisma dei Tre Capitoli

Tra il VI e il VII secolo Roma e la sua diocesi passarono sotto l'autorità dell'Impero bizantino: l'unione venne decretata con la Prammatica Sanzione "sulle richieste di papa Vigilio". Il dominio bizantino su Roma venne dapprima strutturato in eparchia Urbicaria (580), poi, a partire da 582, il Ducato Romano, soggetto all'Esarca di Ravenna.
Attorno al 590 papa Gregorio Magno, oltre a sollecitare l'intervento imperiale contro i Longobardi che minacciavano Roma, riordinò il rito romano e l'annesso canto liturgico: il gregoriano.

In questo periodo i vescovi di Roma dovettero affrontare numerose dispute sia di ordine politico che, soprattutto, religioso con gli Imperatori bizantini che, con la loro autorità di Isapostoli legiferavano di frequente sulle materie religiose: se già alla fine del IV secolo papa Silverio era morto a sull'isola Palmarola prigioniero di [Giustiniano I di Bisanzio|Giustiniano I]] e il successore Vigilio aveva dovuto piegarsi con la forza e la prigionia al monofisismo dell'imperatore, provocando lo Scisma dei Tre Capitoli delle metropolie di Milano e Aquileia, ancora più di un secolo dopo papa Severino, opponendosi al monotelismo imperiale propugnato nell'editto Ekthesis di Eraclio I, subiva la prigionia e il saccheggio del Laterano nel 640, mentre Martino I, dopo aver rifiutato l'approvazione del nuovo editto monotelita typos di Costante II, moriva in esilio a Cherson, sul Mar Nero.

Il periodo del dominio temporale

  Lo stesso argomento in dettaglio: Stato Pontificio.

Il successivo declino del controllo da parte dell'Impero d'Oriente sul territorio di Roma, chiamato Ducato romano, i vescovi dell'Urbe assunsero al ruolo di amministratori del potere temporale. Tale potere venne determinato prima dalla costituzione del Patrimonio di san Pietro, cioè delle proprietà fondiarie della Chiesa romana, poi, nel 728 dalla costituzione del primo nucleo degli Stati della Chiesa, attraverso la donazione di Sutri da parte del Re dei Longobardi Liutprando. Con la definitiva scomparsa del controllo imperiale, la diocesi di Roma estese il proprio potere sull'intero Lazio e su molte altre terre limitrofe grazie ad una nuova donazione, questa volta del Re dei Franchi Pipino: con la Promissio Carisiaca il sovrano concedeva il potere su tutti gli territori già appartenuti all'Esarcato di Ravenna alla Santa romana Repubblica di Dio. A partire da questo periodo le proprietà della sede romana vennero organizzate in enti territoriali rette dai diaconi della Chiesa romana: i Patrimonia.

Nell'VIII-IX secolo, avvalendosi della falsa Donazione di Costantino e dei complessi intrecci politici con gli Imperatori carolingi, i papi giustificarono e consolidarono il dominio temporale della Santa Sede e al contempo ribadirono le loro aspirazioni al primato universale, divenendo la fonte del potere dei Sacri Romani Imperatori da loro esclusivamente incoronati.
La nuova dimensione temporale assunta dalla sede di Roma espose però i suoi vescovi ai complessi giochi politici in seno al Sacro Romano Impero. Un'esempio degli effetti di tale situazione fu nell'897, l'orrendo Sinodo del cadavere, nel corso del quale la salma esumata di papa Formoso venne processata in Laterano dal successore Stefano VII per il sostegno offerto alle pretese imperiali di Arnolfo di Carinzia contro Guido I e Lamberto di Spoleto. Sotto i successori di Stefano, tra il 904 e il 963, la Chiesa romana fu preda della spregiudicata politica di donne potenti e corrotte, tra le quali spiccava la senatrice Marozia: moglie di primo letto del duca Alberico I di Spoleto, sposa in seconde nozze di Ugo di Provenza, re d'Italia, fu cugina e amante di papa Sergio III, madre di papa Giovanni XII e del duca spoletino Alberico II e nonna di papa Giovanni XII. Quest'ultimo venne infine dichiarato indegno e deposto da un concilio indetto per ordine dall'imperatore Ottone I di Germania, appena incoronato a Roma dallo stesso Giovanni. Tale torbido periodo divenne noto come pornocrazia.

Il Grande Scisma con le chiese ortodosse

Nel 1054 il Grande Scisma e le reciproche scomuniche tra il papa e il patriarca di Costantinopoli ruppero la comunione tra la Chiesa cattolica, cioè l'insieme delle Chiese che riconoscevano il primato pontificio, e le Chiese ortodosse, cioè le chiese orientali che, seguendo l'esempio del patriarca Michele Cerulario, rifiutavano la sottomissione all'autorità della sede romana.

L'introduzione dell'Anno Santo

Durante il pontificato di Bonifacio VIII le aspirazioni universalistiche dei vescovi di Roma giunsero all'apogeo, con l'enunciazione da parte del papa del principio di supremazia non solo sulla chiesa, ma su tutti i principi temporali, simboeggiato dalla duplice corona apposta dallo stesso Bonifacio sulla Tiara papale. Nel giugno del 1299 il papa ordinò poi la completa distruzione della città di Palestrina, che perse temporaneamente il titolo di diocesi suburbicaria. Il 22 febbraio 1300 Bonifacio indisse il primo Anno Santo, con la bolla Antiquorum habet fidem, stabilendone la cadenza secolare. Le aspirazioni del pontefice alla supremazia temporale vennero però stroncate dall'episodio dello Schiaffo di Anagni.

Nel XIV secolo per circa settant'anni i vescovi di Roma, pur mantenendo la titolarità della sede, furono sotto il controllo dei Re di Francia e risiedettero ad Avignone, feudo ecclesiastico in Provenza. La situazione portò ad un indebolimento del controllo pontificio su Roma e sulla sua diocesi e poi, dopo il ritorno a Roma dei pontefici, lo scontro tra francesi e antifrancesi per il controllo del Papato. La conseguenza di tale scontro fu un nuovo scisma, durato dal 1378 al 1417, quando venne finalmente ricomposto.

Sempre più impegnati nell'amministrazione universale della Chiesa cattolica e in quella temporale dei possedimenti della Chiesa, i vescovi di Roma presero a delegare con regolarità, a partire dal XVI secolo l'amministrazione della diocesi romana e della stessa città di Roma a dei Vicari Generali che, per l'invalso uso di detenere al contempo il titolo cardinalizio, divennero presto noti con il nome popolare di cardinali vicari.

Nella stessa epoca, nell'Europa settentrionale si diffuse la Riforma protestante, una riforma teologica che, opponendosi non solo al primato papale e all'intero sistema clericale, venne dichiarata eretica da papa Leone X. Anche la Chiesa d'Inghilterra si staccò dalla comunione con Roma rifiutando il primato papale e dichiarando il Re d'Inghilterra proprio capo supremo: era lo Scisma anglicano.

La Controriforma

La reazione della Chiesa di Roma e delle Chiese con lei in comunione fu la un'ampia revisione della struttura della Chiesa cattolica, nota come Controriforma. Tra le altre cose, il Concilio di Trento estese il rito romano nella Chiesa latina, abrogando tutti i riti che avessero un'antichità inferiore ai duecento anni.

Dalla fine del potere temporale

  Lo stesso argomento in dettaglio: Legge delle Guarentigie, Patti lateranensi e Città del Vaticano.

Dopo la breccia di Porta Pia e la conquista di Roma da parte del Regno d'Italia, nel 1871, ebbe fine il potere temporale dei Papi, ma non lo status di personalità giuridica nel diritto internazionale per la sede episcopale romana. Nonostante i papi si considerassero prigionieri politici, il Regno d'Italia garantì l'autonomia e l'inviolabilità vaticana e della Chiesa romana attraverso la legge delle Guarentigie, fino al 1929, quando, con i Patti lateranensi venne costituito lo Stato della Città del Vaticano: uno Stato indipendente soggetto alla sovranità assoluta della Santa Sede, rappresentata dal papa.

Il particolare rapporto tra l'Italia e il vescovo di Roma è stato trasmesso nel 1946 alla Repubblica Italiana, succeduta alla monarchia sabauda, e rimodulato nel 1984 con l'accordo di Villa Madama, che costituisce il cosiddetto nuovo Concordato, tuttora vigente.

Cronotassi dei Papi

  Lo stesso argomento in dettaglio: Elenco dei Papi.

Cronotassi dei Cardinali Vicari

  Lo stesso argomento in dettaglio: Cardinale vicario.

Statistiche

La diocesi al termine dell'anno 2004 su una popolazione di 2.787.206 persone contava 2.454.000 battezzati, corrispondenti all'88,0% del totale.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
1970 2.650.002 ? 4.729 1.369 3.360 ? 3.360 15.800 245
1980 2.694.871 2.766.000 97,4 5.136 1.636 3.500 524 5.230 16.800 293
1990 2.614.000 2.690.000 97,2 5.135 1.635 3.500 509 29 5.189 20.000 320
1999 2.591.000 2.669.961 97,0 7.781 3.451 4.330 332 64 5.878 21.500 329
2000 2.588.000 2.667.451 97,0 5.891 1.561 4.330 439 61 5.878 25.000 331
2001 2.587.720 2.667.166 97,0 5.867 1.537 4.330 441 61 5.932 21.500 335
2002 2.454.000 2.530.023 97,0 5.331 1.681 3.650 460 78 4.478 22.000 334
2003 2.454.000 2.787.206 88,0 5.410 1.760 3.650 453 84 5.605 22.000 333
2004 2.454.000 2.787.206 88,0 5.390 1.740 3.650 455 88 5.630 21.900 333

Note

  1. ^ cfr. Codice di Diritto Canonico, canone 331.

Bibliografia e fonti

Voci correlate