Starkaðr ("forte combattente"[1]) è uno degli eroi più celebri di tutto il corpus mitologico norreno. Nella sua figura, come è accaduto per molte altre figure eroiche del passato, sono confluiti tratti leggendari, tanto che fu definito parente del gigante Starkaðr.

La nascita di questo eroe presenta molti tratti mitici: si ricollega infatti alla vicenda di Starkaðr Áludrengr, che viveva presso Ulefoss, anticamente detta Áluforsar[2], una cascata in Norvegia. Il figlio di questo gigante, Stórverkr ("Colui che compie grandi azioni")[3] era un landvarnamaðr del Re Araldo, ovvero uno dei difensori contro gli invasori, e dal sovrano ebbe in dono un'isola, dove dimorava e da dove partiva ogni tanto per le sue scorribande vichinghe. Durante uno di questi viaggi, Stórverkr rapì Unni ("amata"), la figlia di uno jarl e la prese in moglie: insieme ebbero un figlio, che fu chiamato Starkaðr in onore del nonno paterno.

Poiché Unni era stata rapita, i suoi fratelli cercarono vendetta appiccando fuoco alla casa della sua nuova famiglia uccidendone tutti i componenti, tranne Starkaðr, che riuscì a salvarsi. Il bambino fu allevato alla corte del Re Araldo insieme a Víkarr ("guerriero della baia"), il figlio del sovrano, di poco più grande di lui. Quando il re Herþjófr mosse guerra al Re Araldo e lo uccise impadronendosi del suo regno, Víkarr fu risparmiato e condotto via come ostaggio. A Starkaðr toccò una sorte simile, in quanto divenne il bottino di guerra di Grani (detto anche Hrosshárs-Grani), che viveva nell'isola di Fenhring, nella fattoria di Askøy[4]: così Starkaðr, che fu catturato quando aveva solo tre anni, rimase fino a dodici anni a Fenhrig con Hrosshárs-Grani.

Poiché Herþjófr era molto bellicoso, anche il suo regno era spesso oggetto di scorrerie; così fece erigere delle cataste di legno sulla cima delle montagne da incendiare nel caso di un'invasione nemica e Víkarr aveva il compito di stare a guardia di Fenhring insieme a tre soldati. Così, dato che era vicino al luogo dove si trovava il fratellastro, un giorno Víkarr decise di andarlo a trovare e vide che Starkaðr era già un ragazzino piuttosto robusto per avere dodici anni: aveva la barba e si dimostrava piuttosto indolente, tanto che amava trastullarsi accanto al fuoco. Dopo aver visto che Starkaðr era così in forze, Víkarr decise di armarlo e partirono con una nave.

Dopo aver radunato dodici uomini, i due andarono in cerca del re Herþjófr per vendicarsi del torto subito nove anni prima e lo scontro fra di loro fu durissimo: il re aveva molti soldati ma le trippe di Víkarr erano meglio addestrate e più agguerrite. Alla fine della battaglia, il re morì con tutti i suoi seguaci mentre non vi fu nemmeno un caduto fra le schiere di Víkarr. Così il giovane si impadronì di tutte le navi del defunto re e si recò ad Agder[5], dove una volta vi era il regno di Araldo, insieme a tutti coloro che una volta erano stati amici del padre.

Dopo aver stabilito il proprio dominio, Víkarr fece tante imprese gloriose con Starkaðr sempre al suo fianco, e il giovane condottiero si distinse a tal punto che gli fu regalato un anello d'oro pesante 3 merkr[6]. Starkaðr inoltre era così caro al re da essere öndvegismaðr, ovvero colui che alla tavola siede di fronte al re, il suo consiglie e infine il suo landvarnamaðr, e questo rapporto di amicizia era ricambiato dal condottiero, in quanto Víkarr ricevette da lui in dono l'isola di Tromøy[7], che molti anni prima Re Araldo aveva dato a Stórverkr.

Dopo quindici anni in cui la situazione era stata tranquillamente la medesima, Re Víkarr fece vela da Agder verso nord, diretto a Hordaland[8] insieme ad un grosso contingente di uomini. A causa del vento contrario, rimase per diverso tempo ancorato fra certe piccole isole e allora fecero un rito divinatorio per il vento favorevole. Il responso della divinazione fu che il dio Odino voleva che un soldato di quella truppa, estratto a sorte, fosse impiccato in suo onore. Tirarono quindi a sorte e risulto che proprio Re Víkarr fosse colui che doveva essere sacrificato e, dato il grande scalpore che fece tra gli uomini questa notizia, fu deciso che il giorno dopo i consiglieri si riunissero e deliberassero in materia.

Durante quella notte, all'incirca verso la mezzanotte, Hrosshárs-Grani svegliò Starkaðr e lo invitò ad andare con lui; presero un'imbarcazione e remarono fino ad un'isoletta internta. Poi salirono verso la foresta e, giunti nel bosco, trovarono una radura, dove si teneva un'assemblea. Sugli scranni sedevano undici uomini e il posto del dodicesimo era vuoto: Hrosshárs-Grani si sedette in quel posto vuoto e tutti gli altri diedero il benvenuto a Odino. Il dio disse che i giudici dovevano decidere il destino di Starkaðr.

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  • Allora Thor prese la parola e disse: «Álfhildr, nonna paterna di Starkaðr, scelse come padre per suo figlio un saggio gigante anziché Ásaþórr, e io decido per questo Starkaðr: che egli non abbia mai né figli né figlie e si estingua in tal modo la sua stirpe».
  • Odino rispose: «Questo io decido per lui: che egli debba vivere tre vite umane».
  • Thor disse: «Egli compirà un'azione infame in ciascuna vita[9]».
  • Odino rispose: «Questo io decido per lui: che abbia le migliori armi e i migliori abiti».
  • Thor disse: «Questo io decido per lui: che egli non possieda mai né terre né tenute».
  • Odino disse: «Io gli do il possesso di molti beni mobili».
  • Thor rispose: «Questo io gli impongo: che non gli sembri mai di possedere abbastanza».
  • Odino disse: «Io gli do vittoria e abilità in ogni competizione».
  • Thor rispose: «Questo io gli impongo: che in ogni battaglia abbia inferte gravi ferite».
  • Odino disse: «Io gli do la poesia così che egli componga versi con la stessa velocità con cui parla».
  • Thor rispose: «Egli non ricorderà ciò che ha composto».
  • Odino disse: «Questo io decido per lui: che egli parrà eccelso agli uomini eccellenti e migliori».
  • Thor rispose: «Odioso egli parrà a tutta l'altra gente»»

Dopo questo dialogo, i giudici decisero che si sarebbe applicato a Starkaðr tutto ciò che era stato pronunciato e in seguito l'assemblea si concluse. Il giovane e Hrosshárs-Grani tornarono all'imbarcazione. Il vecchio, sotto le cui spoglie si celava Odino, chiese a Starkaðr una ricompensa per tutte le concessioni che gli aveva fatto. Così facendo diede al giovane una lancia che aveva le sembianze di una canna e ritornarono insieme a tutti gli altri. Il mattino seguente il consiglio deliberò che il sacrificio del Re Víkarr dovesse essere solo simulato: Starkaðr legò ad un ramo di un abete poco distante delle interiora di vitello in modo da formare un cappio.

Note

  1. ^ Il nome è presente anche sotto la forma Störkuðr e compare come Starcatherus nel Gesta Danorum di Saxo Grammaticus e come Starcadus nella Saga degli Skjöldungar
  2. ^ Gianna Chiesa Isnardi, pag 436, nota 2
  3. ^ Nel Gesta Danorum il nome è Storwerkus
  4. ^ In norreno Askr
  5. ^ In norreno Agðir
  6. ^ Poiché 1 mörk (al pl. merkr) corrisponde a circa 204/215 grammi, è più probabile che per anello si intendesse un bracciale o un collare
  7. ^ In norreno Þrumar, antistante Agder
  8. ^ In norreno Hörðaland
  9. ^ Secondo il racconto della Saga di Gautrekr, questa maledizione è attribuita a Thor; nel Gesta Danorum, invece, viene indicata come volontà di Odino

Categoria:Mitologia norrena