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«Il Veneto è la mia Patria. Sebbene esista una Repubblica Italiana, questa espressione astratta non è la mia Patria. Noi veneti abbiamo girato il mondo, ma la nostra Patria, quella per cui, se ci fosse da combattere, combatteremmo, è soltanto il Veneto. Quando vedo scritto all'imbocco dei ponti sul Piave fiume sacro alla Patria, mi commuovo, ma non perché penso all'Italia, bensì perché penso al Veneto.»


Il Veneto (pronuncia Vèneto) (Vèneto /'veneto/ in veneto) è una regione dell'Italia Nord-Orientale con 4.832.340 abitanti (demo.istat.it 31/12/2007) e con capoluogo Venezia. Confina a est con il Friuli-Venezia Giulia e con il Mar Adriatico (Golfo di Venezia), a nord con l'Austria (Tirolo e Carinzia), a nord-ovest con il Trentino-Alto Adige, a ovest con la Lombardia, a sud con l'Emilia-Romagna.

Grazie al suo patrimonio paesaggistico, storico, artistico ed architettonico, il Veneto è, con oltre 60 milioni di turisti all'anno, la regione più visitata d'Italia. Le lingue più parlate sono il veneto e l'italiano. In alcune aree sono parlate il ladino, il friulano e il cimbro. La proposta di legge volta a tutelare la lingua veneta come espressione del patrimonio culturale dei veneti è stata approvata dal Consiglio Regionale Veneto a stragrande maggioranza il 28 marzo 2007[1]. Il Veneto è una delle due regioni d'Italia i cui abitanti sono riconosciuti ufficialmente come «popolo» dal Parlamento Italiano[2].


Generalità

Il territorio attuale della Regione Veneto è stato popolato in epoca preistorica dai Paleoveneti[3]; da allora la storia di questa terra è stata indissolubilmente legata al popolo indoeuropeo da cui ha tratto il nome.

Bandiera e stemma

Il Gonfalone di San Marco

  Lo stesso argomento in dettaglio: Leone di San Marco e Gonfaloni della Repubblica Serenissima.
 
Leone di San Marco sulle colonne di Piazza San Marco

La bandiera e lo stemma della Regione Veneto riprendono in gran parte la simbologia e la tradizione araldica dell'antica Repubblica di Venezia[4], raffigurando il leone marciano recante un libro aperto con impressa la frase latina PAX TIBI MARCE EVANGELISTA MEUS ("Pace a te, Marco, mio Evangelista") che secondo una diffusa leggenda un angelo avrebbe rivolto a San Marco Evangelista, naufrago sulle isole di Rialto.
Il gonfalone della Regione Veneto, con il leone in campo azzurro contornato da bordature oro e cremisi, ricalca dunque il gonfalone dell'antico stato veneziano, differenziandovisi per la presenza di sette frange (rispetto alle tradizionali sei), ciascuna delle quali reca lo stemma di uno dei capoluoghi di provincia della regione. L'attuale bandiera non reca inoltre più da circa un decennio la scritta REGIONE VENETO presente invece per venticinque anni sulla prima versione del gonfalone regionale.
La particolare abbondanza di azzurro, presente già nelle raffigurazioni tradizionali del gonfalone, è determinata dalla particolare associazione che sin da tempi antichissimi tale colore ha con i veneti, tanto che per i latini venetus era sinonimo di azzurro [5].

Geografia

  Lo stesso argomento in dettaglio: Zone Altimetriche d'Italia.
 
Il Veneto per Zone Altimetriche.

Con una superficie di 18.390 km², il Veneto costituisce l'ottava regione italiana per superficie. Il punto più a settentrione è Cima Vanscùro (al confine con l'Austria) e il punto più meridionale è costituito dalla Punta di Bacucco (foce del Po di Ariano o di Goro). Il suo territorio è morfologicamente molto vario, con una prevalenza di pianura (56,4%), ma anche estese zone montuose (29,1%) e, in minor misura, collinari (14,5%). La montagna veneta comprende il 70% della totalità delle Dolomiti nella Provincia di Belluno: quest'area, di particolare bellezza e di alto valore turistico, include il Cadore, il Comelico, l'Ampezzano, l'Agordino. Fra i rilievi più importanti, la Marmolada, le Tre Cime di Lavaredo, il Pelmo, le Tofane, il Civetta.
Il tratto collinare è molto variegato ed include le Prealpi Venete, dal Cansiglio ad oriente fino ai Monti Lessini ad occidente, passando per il massiccio del Grappa e l'Altopiano di Asiago; nella pianura veneta sono presenti i maggiori rilievi collinari dell'intera Pianura Padana: i Colli Euganei, che si ergono, nettamente isolati, a sud-ovest di Padova, seguiti, a poca distanza, dai Colli Berici (a sud di Vicenza), nel trevisano, invece sono presenti i colli Asolani, il territorio del vittoriese e il Montello, collina che si erge solitaria nella pianura veneta, fenomeno periferico dell'orogenesi delle Alpi.

File:Lago di Garda 1 Giugno 2006 018.jpg
Il Garda nei pressi di Malcesine.

La pianura veneta è attraversata da alcuni fra i più importanti fiumi italiani, da sud a nord, il Po, l'Adige, il (o la) Brenta, il (o la) Piave, la Livenza e il Tagliamento, oltre che da una serie di canali artificiali di scolo e di irrigazione. Avvicinandosi al mare la pianura si confonde con alcune delle zone anfibie più interessanti ed estese d'Italia, quali il Delta del Po (costituisce un Parco Regionale) e la Laguna Veneta, limitata a sud dalla foce del Brenta presso Chioggia e a nord dal fiume Sile, che scorre nell'antico alveo della Piave; più a nord si trova la laguna di Caorle, oggi isolata dalla laguna di Venezia, ma anticamente integrata nello stesso sistema lagunare che si estendeva da Ravenna fino a Grado.
Ad ovest, a cavallo fra Veneto, Lombardia e Trentino, si trova il bacino del Garda, il più esteso lago italiano. Questa regione è la più pianeggiante d'Italia.

Provincia di Belluno
  • Gruppo del Sella
  • Gruppo Marmolada
  • Val Visdende – Monte Peralba – Quaternà
  • Monte Pelmo – Mondeval - Formin
  • Lago di Misurina
  • Massiccio del Grappa
  • Gruppo del Col Visentin: M. Faverghera – M. Cor
  • Passo di San Boldo
  • Monte Dolada versante sud est
  • Val Tovanella Bosconero
  • Valli del Cismon – Vanoi: Monte Coppolo
  • Torbiera di Lipoi
  • Pale di San Martino: Focobon, Pape – San Lucano – Agner – Croda Granda
  • Fontane di Nogarè
  • Torbiera di Antole
  • Lago di Santa Croce
  • Torbiere di Danta
  • Torbiere di Lac Torond
  • Aree palustri di Melere, Monte Gal e Boschi di Col d’Ongia
  • Valpiana – Valmorel (Aree palustri)
  • Dolomiti d’Ampezzo
  • Foresta del Cansiglio
  • Gruppo del Popera – Dolomiti d’Auronzo e di Val Comelico
  • Val Talagona – Gruppo Monte Cridola – Monte Duranno
  • Gruppo AntelaoMarmarole – Sorapis
  • Dolomiti Feltrine e Bellunesi
  • Civetta – Cime di San Sebastiano
  • Comelico – Bosco della Digola – Brentoni - Tudaio
  • Fiume Piave dai Maserot al confine con la Provincia di Treviso
Provincia di Padova
Provincia di Rovigo
  • Dune di Donada e Contarina
  • Dune di Rosolina e Volto
  • Dune Fossili di Ariano Polesine
  • Rotta di S. Martino
  • Gorghi di Trecenta
  • Fiume Po: tratto terminale e delta veneto
Provincia di Treviso
Provincia di Venezia
  • Penisola del Cavallino: biotopi litoranei
  • Bosco del Lison
  • Ex cave di Villetta di Salzano
  • Bosco di Carpenedo
  • Laguna del mort e pinete marittime di Eraclea
  • Cave di Gaggio
  • Cave di Noale
  • Palude Le Marice - Cavarzere
  • Ex cave di Martellago
  • Bosco Zacchi
  • Lidi di Venezia: biotopi litoranei
  • Laguna medio - inferiore di Venezia
  • Laguna superiore di Venezia
  • Bosco Nordio
  • Laguna di Caorle - foce Lemene
  • Dune residue del Bacucco
  • Fiumi Reghena e Lemene - Canale Taglio e rogge Limitrofe - Cave di Cinto Maggiore
Provincia di Verona
  • Parco Valle del Menago Bovolone
  • Laghetto del Frassino
  • Fontanili di Povegliano
  • Val Galina e Progno Borago
  • Palude del Busatello
  • Palude del Feniletto
  • Palude di Pellegrina
  • Palude del Brusà - Le Vallette
  • Basso Garda
  • Sguazzo di Rivalunga
  • Fiume Adige tra Verona Est e Badia Polesine
  • Fiume Adige tra Belluno Veronese e Verona Est
  • Monti Lessini: Cascate di Molina
  • Monte Luppia e P.ta San Vigilio
  • Monti Lessini: Ponte di Veja, Vaio della Marciosa
  • Monte Baldo: Val dei Mulini, Senge di Marciaga, Rocca di Garda
  • Monte Pastello
  • Monte Baldo Ovest
  • Monti Lessini - Pasubio - Piccole Dolomiti Vicentine
  • Monte Baldo Est
Provincia di Vicenza

Aree naturali protette

Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi

  Lo stesso argomento in dettaglio: Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi.
 
Le selvagge e impervie pareti dei Monti del Sole, nel Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi.

Con una superficie di 31500 ha circa, il parco delle dolomiti bellunesi comprende le montagne situate a nord della Valbelluna e del feltrino, caratterizzate da pascoli d'alta quota e rocce dolomitiche. Tra i luoghi da vedere, vanno ricordati la Val Canzoi, le marmitte del Brenton nella Valle del Mis, le cime dolomitiche della Schiara e del Pelf, i pascoli erbosi dei Piani Eterni e la certosa di Vedana.








Parco delle Dolomiti d'Ampezzo

  Lo stesso argomento in dettaglio: Parco naturale regionale delle Dolomiti d'Ampezzo.

Il Parco delle dolomiti d'Ampezzo occupa un'area di circa 11200 ha, situati a nord di Cortina d'Ampezzo. Tra le cime dolomitiche più famose si possono trovare le Tofane, le Tre Cime di Lavaredo, il Lagazuoi.

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La Tofana di Rozes dalla zona del Falzarego.
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La Tofana di Rozes.















Parco Regionale dei Colli Euganei

  Lo stesso argomento in dettaglio: Parco regionale dei Colli Euganei.
 
Panorama dal Venda.

Questo parco ha un'estensione di 18000 ha, che comprendono i rilievi collinari dei colli euganei, in provincia di Padova. Tra le ville e le abbazie presenti nel territorio è possibile vedere il castello del Catajo a Monselice, il giardino di Villa Barbarigo a Galzignano Terme, l'Abbazia di Praglia, Villa dei Vescovi a Luvigliano. Il parco dei colli euganei va ricordato per il patrimonio botanico che sicuramente lo rende un esempio unico in tutto il nord Italia, a causa di un microclima dovuto all'origine vulcanica dei rilievi. E' possibile, infatti, trovare piante tipiche della macchia mediterranea (Fichi d'India) accanto ad una vegetazione tipica della montagna (Faggio, Epidemio Aplino, ecc..). Nelle immediate vicinanze si trova il complesso termale euganeo.











Parco Naturale Regionale della Lessinia

  Lo stesso argomento in dettaglio: Parco naturale regionale della Lessinia.
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Altopiano della Lessinia innevato.

Il Parco regionale della Lessinia, situato in provincia di Verona, comprende l'altopiano superiore della Lessinia, e si sviluppa su una superficie di 10000 ha. Il parco è caratterizzato da alcune particolarità geologiche come doline, ponti naturali, grotte, fossili. Sono famosi il Ponte di Veja, la Valle delle Sfingi, il Covolo di Camposilvano, le cascate di Molina (Fumane). Sono particolarmente interessanti le foreste di Bosco Chiesanuova ed Erbezzo.

Parco Naturale Regionale del Fiume Sile

  Lo stesso argomento in dettaglio: Parco naturale regionale del Fiume Sile.

Il parco del fiume Sile comprende un'area pianeggiante di circa 3000 ha, che si snoda lungo il corso del fiume Sile. La zona del parco è caratterizzata da risorgive, laghetti, fontanili, paludi, torbiere e boschetti. Caratteristiche del fiume Sile sono le restere, ovvero strade arginali usate nell'antichità per il traino, tramite buoi o cavalli, dei burci, imbarcazioni tipiche del luogo. Attualmente le restere permettono una visita del parco a piedi o in bici.

Parco Regionale del Delta del Po

  Lo stesso argomento in dettaglio: Parco regionale del Delta del Po (VE).

Il parco del Delta del Po comprende le foci del fiume Po ed è la zona umida più grande d'Italia. Zona di grande interesse paesaggistico, geografico, scientifico ma anche letterario, dato che questi luoghi hanno saputo ispirare pagine di alto lirismo e poesia come il romanzo Scano Boa di Gian Antonio Cibotto.

Demografia

La popolazione del Veneto non è omogeneamente distribuita. Se la media pianura vanta le densità maggiori (soprattutto lungo la fascia che va da Verona a Venezia passando per Vicenza, Padova e Treviso), meno popolati sono il basso Veronese e il Polesine (specie in seguito all'alluvione del 1951). Ancor meno abitate sono le prealpi e la montagna (la provincia di Belluno mostra le densità minori), eccetto l'alto Vicentino (con Schio, Thiene e Bassano del Grappa) e la Val Belluna. A partire dagli anni Ottanta si è verificato un fenomeno, molto diffuso in tutto il Norditalia, dello spopolamento delle grandi città (Venezia con Mestre in testa) a favore dei piccoli e medi comuni delle "cinture" periurbane. Questo ha portato ad un notevole sviluppo urbano e taluni hanno constatato la formazione di una vasta megalopoli che si estende in particolare tra Padova, Mestre e Treviso (la cosiddetta PaTreVe o Triangolo Veneto).

Abitanti censiti (migliaia)

Il tasso di incremento annuo è stato uno dei più elevati d'Italia, ma dal 1983 è divenuto per la prima volta negativo. Anche se oggi questa tendenza permane (e, anzi, si è rafforzata), il Veneto resta una delle regioni del Norditalia con il più alto indice di natalità. Il fenomeno, tuttavia, varia notevolmente da provincia a provincia.


Andamento demografico per provincia (ISTAT, 31-12-2007)
Provincia Nati Morti Incremento naturale
Belluno 7,9‰ (1.687) 11,6‰ (2.468) -3,7‰ (-781)
Padova 9,8‰ (8.834) 8,9‰ (7.971) 1,0‰ (863)
Rovigo 7,7‰ (1.876) 11,7‰ (2.874) -4,1‰ (-998)
Treviso 11,0‰ (9.425) 8,4‰ (7.229) 2,6‰ (2.196)
Venezia 9,1‰ (7.593) 9,6‰ (8.064) -0,6‰ (-471)
Verona 10,5‰ (9.203) 8,8‰ (7.754) 1,7‰ (1.449)
Vicenza 10,7‰ (9.015) 8,5‰ (7.141) 2,2‰ (1.874)
Veneto 10,0‰ (47.633) 9,1‰ (43.501) 0,9‰ (4.132)


Il Veneto è stato, sino agli anni Settanta, una terra di emigrazione (oltre 3 milioni di partenze tra il 1870 e il 1970) per via della povera economia contadina, non affiancata da impianti industriali di rilievo. Sino al fascismo i flussi si dirigevano specialmente in America Latina (Brasile, Argentina); negli anni Trenta le bonifiche promosse da Mussolini portarono gli emigranti nel Lazio e in Sardegna; nel secondo dopoguerra, le correnti si spostarono verso le aree industriali della Lombardia, del Piemonte e della Liguria, e verso l'Europa centrale, specie dopo l'alluvione del Polesine (che costrinse decine di migliaia di persone a lasciare la propria terra).
Il notevole sviluppo dell'industria a partire dagli anni settanta trasformò il Veneto da terra di emigrazione a terra di immigrazione. Più che i rientri, molti sono stati gli immigrati dal Meridione e in seguito dall'estero (Nordafrica, paesi dell'Est europeo), il che ha fatto del Veneto la quinta regione per numero di abitanti (dopo Lombardia, Campania, Lazio e Sicilia) e una delle prime per numero di stranieri residenti.

Il 31 dicembre 2006, su una popolazione di 4.773.554 abitanti, si contavano 350.215 stranieri (7,3%). Le famiglie contano in media 2,5 componenti.

Per i dati demografici delle singole province, vedere la sezione "Suddivisione amministrativa".

Comuni principali

Di seguito è riportata la lista dei dieci principali comuni del Veneto ordinati per numero di abitanti (Istat 31/12/2007):


Pos. Stemma Comune di Popolazione
(ab)
Superficie
(km²)
Densità
(ab/km²)
Altitudine
(m.s.l.m.)
Provincia
File:Venezia-Stemma.png Venezia 268.993 412,54 652,0 1 VE
File:Verona-Stemma.png Verona 264.191 206,63 1.278,6 59 VR
File:Padova-Stemma.png Padova 210.173 92,85 2.263,6 12 PD
File:Vicenza-Stemma.png Vicenza 114.108 80,54 1.416,8 39 VI
File:Treviso-Stemma.png Treviso 81.642 55,50 1.471,0 15 TV
File:Rovigo-Stemma.png Rovigo 51.604 108,55 475,4 6 RO
File:Chioggia-Stemma.png Chioggia 50.862 185,20 274,6 2 VE
File:Bassano del Grappa-Stemma.png Bassano del Grappa 42.407 46,79 906,3 129 VI
  San Donà di Piave 40.014 78,61 509,0 3 VE
10° File:Schio-Stemma.png Schio 38.916 67,04 580,5 200 VI


Altri comuni del Veneto con più di 25.000 abitanti ordinati per numero di abitanti:


Pos. Stemma Comune di Popolazione
(ab)
Superficie
(km²)
Densità
(ab/km²)
Altitudine
(m.s.l.m.)
Provincia
11°
 
Mira 38.434 98,88 388,7 6 VE
12°
File:Belluno-Stemma.png
Belluno 36.361 147,18 247,1 390 BL
13° File:Conegliano-Stemma.png Conegliano 35.401 36,33 974,4 72 TV
14° File:Castelfranco Veneto-Stemma.png Castelfranco Veneto 33.361 50,93 655,0 42 TV
15°
File:Villafranca di Verona-Stemma.png
Villafranca di Verona 31.925 57,43 555,9 54 VR
16°   Montebelluna 30.354 48,98 619,7 109 TV
17° File:Vittorio Veneto-Stemma.png Vittorio Veneto 29.216 82,61 353,7 138 TV
18° File:Mogliano Veneto-Stemma.png Mogliano Veneto 27.847 46,15 603,4 8 TV
19°
File:Valdagno-Stemma.png
Valdagno 27.023 50,13 539,1 266 VI
20°
File:Mirano-Stemma.png
Mirano 26.363 45,62 577,9 9 VE
21°
File:Spinea-Stemma.png
Spinea 25.618 15,02 1705,6 6 VE
22°
 
Arzignano 25.428 34,26 742,2 116 VI
23°
File:Stemma333.jpg
Legnago 25.311 79,66 317,7 16 VR
24°
File:Portogruaro-Stemma.png
Portogruaro 25.198 102,22 246,5 5 VE

Storia

La storia del Veneto è in gran parte comune a quella della più vasta regione nota come Triveneto o Tre Venezie, nel Nord-est della penisola italiana, situata tra il confine del Mare Adriatico e tutta la catena delle Alpi Orientali, che comprende Trentino-Alto Adige, Veneto e Friuli-Venezia Giulia.

Protostoria e storia antica

Abitato già nella preistoria, dapprima insediamento degli Euganei, fu in epoca protostorica occupato dal popolo dei Veneti. Il processo di romanizzazione della Venetia avvenne in maniera graduale a seguito dell'alleanza stipulata tra Veneti e Cenomani coi Romani nel 225-222. Il processo di romanizzazione proseguì quindi con la deduzione nel 181 a.C. della colonia latina di Aquileia, sino all'estensione - al termine della guerra sociale nell'89 a.C. - dello Ius Latii, cioè del diritto latino, con la lex Pompeia de Transpadanis ed infine alla concessione del plenum ius, cioè della cittadinanza romana, da parte di Giulio Cesare nel 49 a.C..

In epoca augustea venne costituita la Regio X Venetia et Histria, trasformata da Diocleziano in Provincia Venetiae et Histriae, mantenendone i confini sostanzialmente inalterati. Contemporaneamente, nei primi secoli d.C. iniziò il processo di cristianizzazione del Veneto: centro di irradiamento della nuova religione fu Aquileia, metropoli della Venezia endolagunare, in cui la nuova religione era giunta probabilmente per mare dall'importante centro di Alessandria d'Egitto, città a sua volta evangelizzata da San Marco.

Medioevo

Durante le invasioni barbariche del V secolo d.C., il Veneto venne attraversato da Unni, Eruli ed infine Goti, che lo tennero sino alla metà del VI secolo, quando, con la prammatica sanzione di Giustiniano il territorio venne unito all'Impero Bizantino e inquadrato nella Prefettura d'Italia.
Con la discesa, però, dei Longobardi nel 568 d.C gran parte del Veneto venne sottomesso dai nuovi invasori, creando una divisione tra la zona continentale, sotto il Regnum Longobardorum, e quella costiera, rimasta nell'orbita dell'Esarcato di Ravenna, prima come eparchia Annonaria, quindi col nome di Venetia maritima.
Mentre dunque nell'entroterra i Longobardi costituivano i ducati di Verona, Vicenza e Ceneda, sulla costa si sviluppavano i nuovi centri della laguna veneta, eretti dai bizantini a Ducato di Venezia nel 697.

Nel IX secolo, declinato il potere bizantino, e sostituito sul continente il regno longobardo dall'Impero dei Franchi di Carlo Magno, il sempre più indipendente ducato lagunare si diede nuova capitale la nascente città di Venezia, polo commerciale sempre più fiorente, il cui prestigio venne rafforzato nell'821 dalla traslazione del corpo di San Marco Evangelista, destinato a divenire nuovo patrono della città e dello Stato.
Frattanto, scampato il flagello dalle invasioni degli Ungari, l'entroterra veneto venne riorganizzato amministrativamente dell'impero franco, con la creazione della Marca di Verona.

Dopo l'anno Mille, si assistette in tutto la Venetia ad un decollo economico e ad una ripresa della vita sociale nelle città principali, che iniziarono ad esercitare un controllo egemonico sul loro contado: col declinare dell'organizzazione feudale, emersero quindi i liberi comuni di Verona, Padova, Treviso e Vicenza.

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Piazza delle Erbe a Verona.

Nel secolo successivo, mentre Venezia iniziava la sua espansione nel mediterraneo, i liberi centri dell'entroterra riaffermarono la loro indipendenza dal potere imperiale riunendosi nella Lega Veronese e nella Lega Lombarda per opporsi alle mire egemoniche del Barbarossa.

Il Duecento si assistette in tutta la terraferma alla trasformazione dei liberi Comuni in potenti signorie in lotta tra loro per l'egemonia regionale. La prima fu la signoria di Ezzelino da Romano, che riuscì a conquistare gran parte del Veneto centro-settentrionale; successivamente presero il potere i da Camino a Treviso, i Della Scala a Verona, i Da Carrara a Padova. Contemporaneamente Venezia gettava le basi del proprio impero marittimo con la partecipazione alla Quarta Crociata e la conquista di Costantinopoli.

Dal XIV secolo la crescente potenza veneziana, sopravvissuta alle vicende della guerra di Chioggia, portò la Serenissima a scontrarsi più volte e duramente con le potenti signorie dei Carraresi e degli Scaligeri per il controllo delle vie commerciali dell'entroterra, sino a portare a compimento tra il 1388 e il 1405 la conquista dell'intera terraferma.
Nel Quattrocento, il territorio veneto, organizzato nei Domini di Terraferma della Repubblica di Venezia, si espanse a comprendere la Lombardia orientale, il Friuli, il Polesine, parte del Trentino e la Venezia Giulia.

Storia moderna

Agli inizi del Cinquecento, però, tale dominio parve sul punto di crollare sotto la pressione congiunta di Francia, Sacro Romano Impero e Papato, riuniti nella Lega di Cambrai: la disastrosa sconfitta nella battaglia di Agnadello comportò la perdita della Terraferma, la cui faticosa riconquista poté dirsi completata solo nel 1530 con la Pace di Cambrai.

Nel Seicento e Settecento, l'esaurimento progressivo dei commerci orientali per effetto della scoperta delle nuove rotte oceaniche per l'India e le Americhe e la perdita, nonostante l'accanita resistenza, delle colonie marittime sotto la pressione dell'Impero Ottomano portarono ad un profondo mutamento del carattere dello Stato, sempre più incentrato sugli interessi terrieri nel contado veneto e su una sempre più spiccata neutralità nei confronti dei conflitti tra le emergenti potenze europee rappresentate dagli stati-nazione.

Storia contemporanea

La fine dell'indipendenza e del dominio veneziano vennero improvvisamente provocati a seguito della Rivoluzione Francese, quando l'invasione di Napoleone Bonaparte del neutrale territorio veneto provocò l'abdicazione del governo il 12 maggio 1797 e la successiva cessione del territorio all'Impero d'Austria con il trattato di Campoformio.
Dopo una breve parentesi all'interno del Regno d'Italia (1805-1814) napoleonico, a seguito del Congresso di Vienna il dominio austriaco sul Veneto venne riaffermato e consolidato nella costituzione di un nuovo Regno Lombardo-Veneto, vicereame dipendente da Vienna.
Il XIX secolo venne però caratterizzato anche dalla nascita di un nuovo spirito nazionale italiano, che nei moti risorgimentali del 1848 percorse anche le terre venete, con la nascita dell'effimera Repubblica di San Marco, infine soppressa dagli austriaci l'anno successivo in conseguenza della sconfitta piemontese nella Prima guerra di indipendenza.

Perduta agli austriaci la Lombardia con la Seconda guerra di indipendenza, il Veneto passò al neonato Regno d'Italia con il plebiscito del 1866 seguito alla Terza guerra d'indipendenza e alla vittoria prussiana nella battaglia di Sadowa.

Il XX secolo fu aperto dalle devastanti conseguenze della Grande Guerra, durante la quale il Veneto fu prima retrovia di approvvigionamento per le armate e quindi fronte di combattimento nel periodo tra la disastrosa ritirata seguita alla disfatta di Caporetto, le sanguinose battaglie del Piave e la vittoria finale nella battaglia di Vittorio Veneto. Devastato, il Veneto divenne fonte di massiccia emigrazione nel periodo tra le due guerre. Solo parzialmente interessato dalle vicende della Seconda Guerra Mondiale, il territorio subì tuttavia massicci bombardamenti alleati sui suoi centri maggiori.

La nascita della Repubblica Italiana alla fine del conflitto e la riorganizzazione dello Stato con la nuova Costituzione portarono a istituire il Veneto come una delle venti regioni italiane. Il secondo dopoguerra fu caratterizzato dalla rinascita economica e da un forte sviluppo industriale, entrato in crisi a metà degli anni Ottanta. Il declino della grande industria venne però seguito da una forte crescita della piccola e media impresa che ha accompagnato l'economia veneta per tutto il decennio successivo, rendendo il territorio uno dei più produttivi d'Italia e terra di immigrazione.

Arte Veneta

  Lo stesso argomento in dettaglio: Giotto, Giorgione, Tiziano, Tintoretto, Paolo Veronese, Jacopo Bassano e Andrea Palladio.

Medioevo a Venezia e Verona

Il Medioevo ha permesso la creazione di opere monumentali quali il complesso di chiese dell’isola di Torcello, nella laguna veneziana, con la cattedrale di Santa Maria Assunta fondata nel 639, il campanile eretto nell’XI secolo e la chiesa di Santa Fosca realizzata intorno al 1100, edifici importanti per la presenza di mosaici. A Verona il Medioevo ha visto la costruzione di san Zeno Maggiore, opera nella quale più che altrove si scorge la mescolanza di stili che in quel periodo fecero di Verona un importante crocevia per il nord Europa.

Giotto e Padova

 
La Crocesfissione, Giotto, Cappella degli Scrovegni.

Mentre nelle città venete l’impostazione rimaneva quella bizantina, un elemento di innovazione viene portato a Padova da Giotto, portatore di una nuova tradizione pittorica: quella toscana. Verso il 1302 riceve l’incarico dal banchiere Enrico Scrovegni di affrescare la cappella di famiglia, oggi nota appunto con il nome di Cappella degli Scrovegni, uno dei monumenti artistici più importanti di Padova e del Veneto. Le influenze del contributo di Giotto si sono fatte sentire subito, e ora si possono ammirare negli affreschi di Giusto de' Menabuoi nel battistero accanto al duomo di Padova e in quelli di Altichiero nella basilica di Sant'Antonio.

Padova e Verona

Il Rinascimento troverà in Padova la sua culla veneta dove crescere e svilupparsi. Tra gli artisti rinascimentali che operarono troviamo Donatello, il quale lavorò soprattutto a Padova e in particolare nell’altare della basilica di Sant’Antonio, il Pisanello, le cui opere sono presenti soprattutto a Verona e in particolare nella chiesa di Sant’Anastasia (suo è l’affresco di San Giorgio). Tra gli esempi di arte gotica, oltre alle chiese veneziane di Santa Maria Gloriosa dei Frari e a quella di Santi Giovanni e Paolo, troviamo le arche scaligere nel centro storico di Verona.

Il Rinascimento in Veneto: Giorgione e Tiziano

 
La Tempesta di Giorgione, Gallerie dell'Accademia.

Dopo una fase in cui l’arte gotica si sviluppò permettendo la creazione di opere importanti tra cui il palazzo della Ca' d'Oro, il Palazzo Ducale, e le chiese di Santa Maria Gloriosa dei Frari e di Santi giovanni e Paolo a Venezia, ecco che l’influsso rinascimentale pone fine ad un ciclo artistico per inaugurare una nuova stagione. Oltre al già citato Donatello, un importante artista rinascimentale fu il veneto Andrea Mantegna (1431-1506), la cui opera più importante presente in Veneto è il polittico di San Zeno a Verona. Ma con l’espandersi in terraferma della Serenissima e il consolidarsi delle sue istituzioni si ha anche uno sviluppo artistico che ha pochi altri esempi ad esso paragonabili. Con Mantegna, Vittore Carpaccio, Giovanni Bellini, Cima da Conegliano, il Pordenone si gettano le basi di quella che sarà la stagione della pittura veneta. Un’altra fase vedrà come protagonisti Giorgione, Tiziano, Sebastiano del Piombo e Lorenzo Lotto. Se nella prima fase, con Carpaccio e Bellini le influenze della pittura internazionale sono ancora evidenti e i riferimenti all’arte fiamminga numerosi, con Giorgine e Tiziano inizia un nuovo modo di fare pittura, originale e innovativo che caratterizzerà i pittori della scuola veneta rispetto ad altre tradizioni. Giorgione, artista enigmatico per le sue opere piene di allegorie, crea le sue opere senza partire da un disegno preparatorio ma utilizzando il colore a macchie per trasmettere la sensazione dell’immagine. Questa innovazione cerca l’imitazione dei fenomeni naturali creando delle atmosfere con i colori mettendo in secondo piano la ricerca della perfezione figurativa. La sua opera più famosa, “La tempesta”(1506-08), oggi presente nelle Gallerie dell'Accademia a Venezia, è un esempio di questo uso del colore, in cui l’impasto cromatico indefinito e la trama continua della pittura priva di disegno preparatorio conferiscono all’opera una atmosfera particolare. Tiziano, bellunese, nato a Pieve di Cadore, ha portato avanti l’uso di questa tecnica pittorica senza disegno, creando dei veri e propri capolavori come l’“Assunta” (1516-18), pala d’altare dalle dimensioni imponenti visitabile nell’altare principale della basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari a Venezia; un’opera la cui suggestione è dovuta all’uso del colore in cui predominano toni accesi. Un’altra opera che va ricordata di Tiziano è la “Pietà”, presente alle Gallerie dell’Accademia (Venezia).

Tintoretto, Veronese e Bassano

 
L'ultima cena, Tintoretto, Basilica di San Giorgio Maggiore (Venezia).

Jacopo Robusti detto il Tintoretto (1518-94) riprende il manierismo romano ma lo rielabora in uso tipicamente veneto del colore, accentuando il luminismo e dando alle proprie opere delle prospettive insolite, a volte vere e proprie deformazioni prospettiche, con lo scopo di accrescere il senso di tensione che permea l’opera. Palazzi e chiese di Venezia sono pieni di capolavori firmati da Tintoretto, ma vanno citati senza dubbio i 66 dipinti presenti nella Scuola di San Rocco e l’Ultima Cena nella chiesa di San Giorgio. Paolo Caliari detto il Veronese (1528-88), con opere che celebravano la vita di Venezia, si dedica ad opere civili come palazzi e case di nobili veneziani. Sue furono parte della decorazione di Palazzo Ducale e la decorazione di numerose ville palladiane, tra cui villa Barbaro di Maser. Jacopo da Ponte detto Bassano (1517-1592) rinnovò l’arte figurativa lagunare pur essendo un artista dell’entroterra, grazie all’introduzione di immagini prese dalla vita reale, arricchiti da un tocco drammatico e intenso.

Andrea Palladio

Nato a Padova nel 1508 e morto nel 1580, Andrea Palladio è sicuramente l’architetto veneto più famoso. Tra le sue opere ricordiamo le ville dislocate soprattutto nella campagna tra le province di Padova, Vicenza, Treviso e le chiese di San Giorgio, quella del Redentore, e delle Zitelle, nell’isola della Giudecca a Venezia. L’architettura palladiana riprende i motivi dell’arte classica progettando delle ville che richiamano le forme del tempio greco, creando capolavori quali villa Emo, Villa Barbaro, Villa Capra detta La Rotonda, Villa Foscari detta la Malcontenta. Inoltre Palladio ha progettato parte del Teatro Olimpico a Vicenza, poi concluso da Vincenzo Scamozzi.

Tra ‘600 e ‘700

In questa epoca si afferma Andrea Brustolon (1662-1732) scultore di intaglio nel legno, il quale realizzerà importanti opere nelle chiese del bellunese, in alcuni palazzi veneziani, tra cui Palazzo Rezzonico, e la sinagoga levantina.

Il Vedutismo

Un altro elemento caratteristico dell’arte veneta è il vedutismo, che vede in Antonio Canal detto il Canaletto (1697-1768) e in Francesco Guardi(1712-1793) le due figure di spicco. Il Canaletto ricorre a studi prospettici rigorosi cercando di rendere quasi “fotograficamente” la realtà, modellando i colori per accentuare la vitalità dell’immagine. Francesco Guardi cerca invece un taglio più soggettivo e meno preciso, cercando di comunicare un’emozione.

Il ‘700

 
Il Tempio di Canova a Possagno.

L’arte del settecento ha visto due grandi artisti imporsi, quali Antonio Canova e Giambtattista Tiepolo. Il primo, nato a Possagno, elabora l’arte classica diventando il riferimento del neoclassicismo. Nel tempio di Possagno da lui stesso progettato, si conservano i calchi delle opere più famose, che si trovano nei vari musei del mondo, data la sua fama che si impose a livello internazionale. Tra le opere più importanti “Amore e Psiche giacenti” e il “Monumento funerario per Maria Cristina d’Austria”. Con Giambattista Tiepolo (1696-1770) la prospettiva assume un ruolo centrale nella rappresentazione ma non per dare enfasi alla tensione dell’immagine, ma solo per dare un impatto teatrale alle figure. Con Tiepolo, infatti, la prospettiva viene forzata fin oltre i limiti usuali, dipingendo sui soffitti figure riprese dal basso in un movimento che le rende spettacolari.

Tra ‘800 e ‘900

Venendo a mancare un centro principale dopo la caduta della Serenissima, ogni città ha declinato l’arte secondo varianti proprie e modelli specifici. Importante fu, tuttavia, il ruolo dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, che seppe attrarre numerosi artisti giovani dal territorio circostante.

Governo e sistema istituzionale

«Art. 1 - Il Veneto è Regione autonoma, nell'unità della Repubblica italiana, secondo i principi e nei limiti della Costituzione, e si dà il presente Statuto. La Regione è costituita dalle comunità della popolazione e dai territori delle province di Belluno, Padova, Rovigo, Treviso, Venezia, Verona e Vicenza. Capoluogo è Venezia.
Art. 2 - L'autogoverno del popolo veneto si attua in forme rispondenti alle caratteristiche e tradizioni della sua storia. La Regione concorre alla valorizzazione del patrimonio culturale e linguistico delle singole comunità.
(...)»

Presidente e giunta regionale

  Lo stesso argomento in dettaglio: Presidenti del Veneto.
 
Palazzo Balbi, sede della Giunta Regionale del Veneto.
 
Palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio Regionale del Veneto.

Il Presidente della Regione è Giancarlo Galan, eletto per il terzo mandato consecutivo il 4 Aprile 2005. La giunta è composta da Forza Italia, Alleanza Nazionale, Udc, Lega Nord e Nuovo Psi. La sede dei lavori della giunta regionale è a Palazzo Balbi, sul Canal Grande a Venezia.

Consiglio regionale

  Lo stesso argomento in dettaglio: Consiglio Regionale del Veneto.
Gruppi consiliari Numero consiglieri
Forza Italia 15
Partito Democratico 13
Lega Nord 11
Alleanza Nazionale 6
UDC 5
Per il Veneto con Carraro 1
Verdi 1
Nuovo Psi 1
Partito Socialista 1
Progetto Nordest 2
Veneto per il PPE 1
Italia dei Valori 1
Rifondazione Comunista 1
Partito dei Comunisti Italiani 1
Totale 60

Statuto e autonomia

Dal 1946 il Veneto è una regione della Repubblica Italiana. Nel 1971, approvando con legge costituzionale lo Statuto [3] della regione Veneto, il Parlamento italiano ha riconosciuto agli abitanti della regione la definizione di «popolo» (l'unica altra regione con questa peculiarità è la Sardegna).

Tuttavia questa definizione di popolo rimase senza effetto reale; il Veneto non riuscì mai a raggiungere lo statuto di Regione Autonoma. Ultimamente (2006) sono stati effettuati vari referendum, con esito positivo, da parte di comuni confinanti con le Regioni del Trentino-Alto Adige e del Friuli-Venezia Giulia, per ottenere il passaggio dalla Regione Veneto alle regioni autonome confinanti. Il procedimento costituzionale richiede che i referendum con esito positivo vengano esaminati per l'approvazione finale dal parlamento nazionale.

Un fronte bipartisan di consiglieri della Regione Veneto, in questo momento (2007), si sta muovendo per portare in parlamento una proposta di legge che possa riconoscere al Veneto l'autonomia fiscale, sempre nella consapevolezza che, in quanto regione ricca, una parte delle entrate debba andare alle regioni più disagiate del sud d'Italia.

Il problema dell'autonomia, o della specificità, è sentito particolarmente nella provincia di Belluno la quale copre per estensione il 20% del territorio regionale, in un'area totalmente montana. Per essa la Regione Veneto investe il 4,9% delle proprie risorse interne.

Suddivisione amministrativa

 
Le province venete.

La regione Veneto è divisa nelle seguenti sette province [7]:


Province
Provincia Abitanti capoluogo Superficie (km²) Abitanti Densità (ab./km²) Comuni
Belluno 36.361 3.678 213.612 58,1 69 (lista)
Padova 210.173 2.141 909.775 424,7 104 (lista)
Rovigo 51.604 1.789 246.255 137,7 50 (lista)
Treviso 81.642 2.477 869.534 351,1 95 (lista)
Venezia 268.993 2.463 844.606 343,1 44 (lista)
Verona 264.191 3.121 896.316 287,2 98 (lista)
Vicenza 114.108 2.722 852.242 313,0 121 (lista)

Economia

Dati economici

Di seguito la tabella che riporta il PIL ed il PIL procapite [8] prodotto nel Veneto dal 2000 al 2006:


2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006
Prodotto Interno Lordo
(Milioni di Euro)
111.713,5 116.334,1 118.886,3 124.277,6 130.715,9 133.488,0 138.993,5
PIL ai prezzi di mercato per abitante
(Euro)
24.842,9 25.742,2 26.108,2 26.957,1 27.982,2 28.286,7 29.225,5


Di seguito la tabella che riporta il PIL, prodotto in Veneto ai prezzi correnti di mercato nel 2006, espresso in milioni di euro, suddiviso tra le principali macro-attività economiche:


Macro-attività economica PIL prodotto % settore su PIL regionale % settore su PIL italiano
Agricoltura, silvicoltura, pesca € 2.303,3 1,66% 1,84%
Industria in senso stretto € 34.673,6 24,95% 18,30%
Costruzioni € 8.607,7 6,19% 5,41%
Commercio, riparazioni, alberghi e ristoranti, trasporti e comunicazioni € 28.865,8 20,77% 20,54%
Intermediazione monetaria e finanziaria; attività immobiliari ed imprenditoriali € 31.499,4 22,66% 24,17%
Altre attività di servizi € 19.517,2 14,04% 18,97%
Iva, imposte indirette nette sui prodotti e imposte sulle importazioni € 13.526,4 9,73% 10,76%
PIL Italia ai prezzi di mercato € 138.993,5


Dal confronto tra il dato regionale e quello nazionale, si evidenzia che rispetto la media italiana in Veneto è più forte l'incidenza del settore industriale, anche escludendo il settore delle costruzioni. Questa maggiore incidenza dell'industria, si riflette su un minor peso che ha sull'economia veneta tutto quanto ricade sul settore Altri Servizi, dove essenzialmente sono raggruppati i servizi resi dalla Pubblica Amministrazione, sanità, servizi sociali ed istruzione pubblica.

Evoluzione storico-economica

Il Veneto è una delle regioni più ricche d'Italia. Ha conosciuto una fortissima espansione economica, sin dal secondo dopoguerra, ed oggi è sede di importanti attività industriali e terziarie.

Le attività agricole (frumento, mais, frutta, ortaggi) e zootecniche (bovini, suini) sono ancora di rilievo, e sono molto meccanizzate. L'industria è presente soprattutto nelle province occidentali e sulle coste adriatiche; prevalgono piccole aziende, specializzate nei settori alimentare, tessile, calzaturiero e del mobile. A Marghera, nella terraferma veneziana, sorge il polo chimico industriale di Porto Marghera. Treviso e provincia sono anche la prima area d'Italia per l'abbigliamento giovanile, con il gruppo Benetton.

 
Il Monte Pomagagnon, sul lato settentrionale della Valle d'Ampezzo.
 
Caorle.


Importanti sono anche le attività bancarie, il commercio e il turismo, nelle località balneari di Jesolo, Caorle, Bibione, Eraclea Mare, Cavallino-Treporti, Sottomarina, Rosolina, nelle località montane di Cortina d'Ampezzo, Arabba, Sappada, Falcade, Val Zoldana, Alleghe, Pieve di Cadore, Asiago, nelle città d'arte e sul lago di Garda.

Cultura

La lingua

Il panorama linguistico veneto

Nella Regione sono parlate, oltre all'italiano e al veneto, almeno altre quattro lingue: il cimbro, il ladino, il friulano e il tedesco.
Nonostante la notevole pressione dell'italiano, il Veneto si caratterizza per una forte conservazione della propria lingua storica, distinta in diverse varietà. Secondo le statistiche, è compresa da quasi il 70% della popolazione[4], con una sostanziale diglossia veneto-italiano. La vivacità della lingua veneta è confermata dal fiorire di iniziative culturali ed editoriali che, soprattutto in questi ultimi anni, hanno visto un moltiplicarsi di pubblicazioni. La forte riscoperta delle identità storico-linguistiche è stata recentemente sancita da una legge della Regione Veneto volta alla valorizzazione, alla tutela e alla diffusione della Lingua Veneta.

Le altre lingue sono diffuse in aree molto limitate e parlate da minoranze che, spesso, antepongono ai loro idiomi l'italiano o il veneto stesso.

La lingua ladina è senza dubbio la più viva ed è parlata in diversi comuni della Provincia di Belluno. Non è facile circoscrivere l'area ladina, poiché talvolta il veneto locale arriva a fondersi con questa lingua. Fa parte delle lingue ladine il friulano, parlato lungo il confine con il Friuli-Venezia Giulia, specie attorno a Portogruaro.

Il cimbro era un tempo molto diffuso nell'Altopiano di Asiago e nella Lessinia veronese, ma attualmente non è molto parlato. Nell'era Fascista la lingua Cimbra è stata proibita e chi la parlava veniva considerato spia nemica. Nel complesso resiste ancora nelle "roccaforti" di Giazza e Roana e in molte contrade Altopianesi.

Un dialetto di tipo bavaro-tirolese è parlato invece dalla popolazione della celebre località turistica di Sappada (BL), comunità germanofona culturalmente molto vivace.

Se all'interno della Regione Veneto esistono diverse comunità allofone, specularmente, venetofone sono alcune aree delle regioni confinanti, in particolare il Friuli Venezia-Giulia meridionale (parte della Provincia di Pordenone, tutta la zona costiera da Lignano Sabbiadoro fino a Muggia), il Trentino meridionale e parte della provincia di Mantova.

Varietà e caratteristiche della lingua veneta

  Lo stesso argomento in dettaglio: Lingua veneta.

Il veneto parlato nella Regione Veneto si divide essenzialmente in quattro macroaree, ognuna con caratteristiche proprie, pur non perdendo mai la sostanziale unitarietà linguistica. L'area più vasta è quella centrale, comprendente la provincia di Padova e Vicenza, gran parte della provincia di Rovigo e parte della provincia di Venezia: tra i fenomeni più interessanti che la caratterizzano, oltre a una marcata conservazione delle vocali atone finali, vi è il fenomeno della metafonesi. Questa è invece assente nell'area veneziana, che si estende su tutta la laguna veneta, da Chioggia fino a Caorle e ha storicamente costituito il riferimento su cui si è modellata la koinè linguistica veneta. Da registrare in quest'area una minore conservazione della vocali atone finali. Questo fenomeno diviene ancora più marcato nelle altre due aree, quella settentrionale trevisano-bellunese, in cui sono ancora vive le interdentali sorde e sonore, e quella veronese, in cui emerge talvolta il sostrato gallo-italico.

La letteratura in lingua veneta

  Lo stesso argomento in dettaglio: Letteratura in lingua veneta.

La letteratura in lingua veneta affonda le sue radici nella produzione di testi poetici e in prosa in lingua volgare, che si sviluppa nell'area corrispondente all'incirca all'odierna regione Veneto a partire dal XII secolo. La letteratura veneta, dopo un primo periodo di splendore nel Cinquecento con il successo di artisti come il Ruzante, giunge al suo massimo apogeo nel Settecento, grazie all'opera del suo massimo esponente, il drammaturgo Carlo Goldoni. Successivamente la produzione letteraria in lingua veneta subisce un periodo di declino a seguito della caduta della Repubblica di Venezia, riuscendo comunque nel corso del Novecento a raggiungere vette liriche mirabili con poeti come Biagio Marin di Grado.

Scrittori e poeti veneti

  Lo stesso argomento in dettaglio: Giovanni Comisso, Mario Rigoni Stern, Luigi Meneghello e Andrea Zanzotto.

Proverbi veneti

  • Candelora (veneziano, padovano, trevigiano e vicentino)
Dala Madona Candelora de l'inverno sèmo fòra;
ma se piòve e tira vento, dell'inverno sèmo drènto.
  • Natale (padovano)
Da Nadae un piè de gae,
da Pasqueta un'oreta.
  • Bon Principio de ano (vicentino)
Bon principio de ano,
150 franchi a l’ano
a Nadae on’oca
a fin de ano on porseo
on granaro de sorgo
on granaro de formento
e che el paron sia contento
che contento sia
el me daga ‘na bona man che mi a vao via.”
  • Stagioni e Luoghi
Se te vol patir e pene dell'inferno
va a Trento d'istà e a Feltre de inverno.
  • Ea Storia de Eongarea (vicentino)
"Coesta xè ea storia de eongarèa
curta ma bea, col cape'eto in ciò.
vuto ca tea conta sì o no?"
"NO!"
"No se dise mai de no aea storia de eongarèa
curta ma bea, col cape'eto in ciò.
vuto ca te ea conta sì o no?"
"SI!"
"No se dise mai de sì aea storia de eongarèa
curta ma bea, col cape'eto in ciò.
vuto ca te ea conta sì o no?"
  • Sior Intento (padovano, veneziano, vicentino, trevisano)
"Questa la zè la storia de 'l siòr Intento
che dura poco tempo,
che mai no la se destrìga.
Vuto che te la conta
o vuto che te la diga?"
"Che te me la conti!"
"Eh no! Parchè questa la ze la storia de 'l sior Intento..."
  • Per sottolineare l'assoluto disinteresse nei riguardi del lavoro da parte di una persona (trevisano)
Ghe piaze far el mestier de Michelasso,
magnar, bevar e ndar a spaso.
  • Città Venete
Venessiani gran signori,
Padoani gran dotòri,
Vizentini magnagàti,
Veronezi tuti mati
Trevizani pan e tripe
Rovigoti baco e pipe
Udinesi castelani
col cognome da furlani
i Cremaschi i ze cojoni
i Bressan tagiacantoni
ma ghe n'è anca i pì tristi
Bergomaschi bruzacristi
e Belun, pora Belun
te si propio de nissun!
  • Sant'Antonio 17 Gennaio
A S.Antonio se gh'è el giaso el le desfa
e se non el gh'è el le fà
  • Co San Marco Comandava
se disnava e se senava;
soto Franza, brava gente,
se disnava solamente;
soto casa de Lorena
no se disna e no se sena;
soto casa de Savoia
de magnar te ga voja![9]
  • Proverbio veneziano sull'orgoglio
Quando l'omo xe stima'
el pol pissar in leto
e dir che'l ga' sua'.

Sport

  Lo stesso argomento in dettaglio: Sport in Veneto.

Diverse sono le società venete che eccellono in campo sportivo, ma tra tutte si segnalano quelle di Treviso, che di fatto rappresentano un polo di eccellenza sportivo a livello regionale e nazionale.

Nella Pallacanestro si possono citare la squadra maschile di Treviso e quella femminile di Schio, nella Pallavolo il team maschile di Treviso, mentre nel rugby l'egemonia a livello regionale e nazionale viene contesa dalle squadre di Treviso, Padova e Rovigo. Infine nell'Hockey su ghiaccio, importante la tradizione sportiva della squadra di Cortina.

Nel calcio ci sono tre squadre che giocono nella Serie B:

Feste e folclore

 
Un Panain durante la festa del Pan e Vin in Veneto.
File:Papà del Gnoco.jpg
La maschera del Papà del Gnoco a Verona
  • Festa del Popolo Veneto: fissata il 25 marzo dal Consiglio Regionale in corrispondenza con la ricorrenza della fondazione di Venezia [10].
  • Festa del grande Federico Frehner: fissata il 21 giugno che viene festeggiata solo a Belluno dai contadini. E' tradizione che vengano bruciate venti vigne ogni cinque anni per ottenere una vendemmia ricca.
  • Festa del Redentore: si svolge la terza domenica di luglio nella città lagunare con spettacoli pirotecnici e processioni fino alla Chiesa del Redentore, ma anche in tutto l'entroterra, quando la gente si ritrova alla sera per mangiare all'aperto e guardare gli spettacoli pirotecnici organizzati nei vari paesi.
  • Festa di Sant'Antonio da Padova: si svolge il 13 giugno, e prevede una processione per le vie del centro di Padova.
  • Festa del Pan e Vin: si svolge nei giorni vicini all'Epifania, e prevede dei falò in piazza o nei cortili delle case di campagna, attorno ai quali ci si trova per mangiare la pinza (dolce veneto) e vin brulé. La sua origine è antichissima e pare risalga a riti protostorici. Attualmente è ancora molto diffusa e sentita.
  • Regata Storica: si svolge la prima domenica di settembre a Venezia e coinvolge la cittadinanza in una gara di voga alla veneta accompagnata da sfilate in barche storiche.
  • Partita a scacchi di Marostica: La partita a scacchi di Marostica si svolge nella piazza sotto il castello di Marostica che ricorda una scacchiera e rievoca una partita storica avvenuta verso l'anno 1454 tra due nobili giovani.
  • Bacanal del Gnoco: si svolge l'ultimo venerdì del Carnevale a Verona, ed è caratterizzata dalla maschera del papà del gnoco, la più antica maschera veronese.
  • Bati marszo o bruxa marszo: festa popolare che avviene ai primi di marzo in quello che un tempo era il capodanno veneto. In questi giorni si bruciano dei falò per risvegliare la nartura e alcuni bambini girano per il paese e la campagna facendo rumori con pentole o utensili di lavoro. Tali riti sopravvivono soprattutto nella fascia pedemontana da Verona e Vicenza fino a Treviso.
  • Sagre famose:
Festa dei cucchi di Asolo (fischietti in terracotta)
Sagra del pesce a Chioggia
Sagra delle ciliegie a Marostica
Festa dei maroni di Combai
Sagra degli asparagi di Bassano del Grappa
Sagra del radicchio rosso a Treviso

Enogastronomia

Galleria immagini

Note

  1. ^ Legge a tutela della Lingua veneta
  2. ^ Tramite la legge n.340/1971 di approvazione dello Statuto Regionale
  3. ^ Il nome di Paleoveneti con cui sono spesso indicati dagli studiosi è utilizzato essenzialmente con accezione linguistica, in riferimento alla lingua venetica, da essi parlata prima che il latino si imponesse. Dal punto di vista etnico e culturale esiste invece una continuità tale da non giustificare alcuna distinzione fra Veneti e Paleoveneti. A questo proposito si veda ad esempio L. Brunello, Il Veneto e i Veneti, pp. 7-9
  4. ^ Da notare tuttavia come l'utilizzo del leone passante per lo stemma non abbia riscontro storico, preferendosi tradizionalmente rappresentare il leone accovacciato in posizione frontale, nella posa detta in moleca.
  5. ^ cfr. ad esempio, in Fabio Mutinelli, Lessico veneto.
  6. ^ Testo completo dello statuto regionale: [1]
  7. ^ Dati Demo Istat. Sito consultato il 05-07-2008.
  8. ^ Dati Istat - Tavole regionali
  9. ^ Giuseppe de Stefano-G.Antonio Palladini - Storia di Venezia 1797-1997 - vol II, pag 276, Supernova, Venezia, 1997
  10. ^ Legge regionale 13 aprile 2007, n.8, art. 5[2]

Bibliografia

  • G. Aldrighetti. L'araldica e il leone di San Marco, Venezia, Marsilio, 2002
  • G. Arnaldi, M. Pastore Stocchi (a cura di). Storia della Cultura Veneta, 10 voll., Vicenza, Neri Pozza, 1976-1987
  • L. Brunello. Il Veneto e i Veneti, Venezia-Mestre, Panizzutti, 1986
  • Manlio Cortelazzo (a cura di). Manuale di Cultura Veneta. Geografia, storia, lingua e arte, Venezia, Marsilio, 2004
  • Fabio Mutinelli, Lessico veneto, tipografia Giambattista Andreola, Venezia, 1852
  • Alvise Zorzi. San Marco per sempre, Milano, Mondadori, 1998

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