Nicola Gambetti (Monterotondo di Badia Tedalda, 15 febbraio 1832Monterotondo di Badia Tedalda, 30 giugno 1921) è stato un alchimista, medico e veterinario italiano. Nicola Gambetti da Monterotondo, vissuto nel periodo ottocentesco, è il personaggio più misterioso, temuto e riverito del Montefeltro. Le sue doti e le sue capacità ne hanno fatto un personaggio emblematico: il simbolo della magia dell'Alta Valmarecchia.

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Nicola Gambetti.

Adolescenza

Nicola Gambetti, o meglio Nicola Marco Francesco Gambetti, nasce a Monterotondo di Badia Tedalda, da Angelo e Maria Angela Lanzi. Il caseggiato di Monterotondo, attualmente facente parte del Comune di Badia Tedalda, un tempo fu acquistato dalla famiglia Gambetti direttamente dal Granduca di Toscana ed è la prova più evidente che già all'epoca, la famiglia era ricca e possidente anche perchè gli stessi risultavano essere proprietari di beni sparsi un pò ovunque nel Montefeltro.

Ad appena nove anni, Nicola Gambetti, termina l'istruzione scolastica primaria e, poichè nella zona non vi erano scuole superiori, continua gli studi con istruttore privato, Don Giuseppe Manfredi, il quale, non solo lo istruì nelle lettere, ma lo educò nella religione cattolica. La famiglia assai agiata, aveva contadini che provvedevano ai lavori dei campi, mugnai che battevano la polvere da sparo al Mulino del Conte, operai addetti alla tintoria e servitori che si occupavano della casa.

Nicola scoprì di possedere una innata passione per la lettura alla quale dedicava gran parte del suo tempo libero. In particolar modo era attratto dai testi di medicina che la fortunatissima biblioteca di famiglia possedeva. Dagli avvenimenti e dalle circostanze della vita fu chiamato a mettere in pratica quanto aveva teoricamente appreso e studiato. I risultati furono così straordinari che tutta la gente dei luoghi limitrofi ricorreva fiduciosa a lui.

I doni di un enigmatico frate francescano

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Libro "L'erede di Cagliostro"

Dal libro "L'erede di Cagliostro" scritto da Manlio Flenghi e publicato da AIEP-GUARALDI, e con il quale si è documentato l'autore di questo articolo, si legge di Dino Paolacci di Cà di Pietro che racconta: "Era circa il 1856, o forse il 1857, quando passò da Monterotondo un vecchio frate francescano chiedendo ospitalità per la notte. Poichè la madre di Nicola portava ancora il lutto per la morte del marito, non era nella predisposizione d'animo di accogliere la richiesta del frate, ma, dopo l'insistenza dei figli Giuseppe e Nicola, accondiscese a patto che se ne fosse andato il mattino seguente di buon'ora.

Il frate fu accolto in casa e fu ristorato. Giuseppe Nicola lasciarono il loro letto all'ospite ed andarono a dormire con la madre. All'alba il frate, dopo aver ricevuto una pagnotta di pane ancora caldo ed una bottiglia di buon vino per il viaggio, ringraziò la famiglia per l'ospitalità ricevuta e, inginocchiandosi, pregò e ringraziò Iddio. A Nicola, che aveva inteso essere un'appasionato lettore, regalò un vecchio tomo di cartapecora che teneva nella rattoppata e floscia bisaccia: era il famoso "LIBRO DEI COMANDI".

Non avendo niente altro da regalare, il vecchio frate si accostò a Giuseppe e, abbracciandolo calorosamente, gli accarezzò il braccio sinistro. Poi se ne andò silenziosamente per la sua strada.

Giuseppe rimase quasi contrariato e dentro di sè rimuginava, pochi giorni dopo si dovette ricredere in quanto il braccio, che il vecchio frate aveva più volte accarezzato, aveva acquistato una forza straordinaria. E' per questa ragione che i fratelli Gambetti furono sempre molto devoti a San Francesco".