Erminio Macario
Erminio Macario (Torino, 27 maggio 1902 - 26 marzo 1980) è stato un popolare attore teatrale, cinematografico e televisivo italiano.
Nato da una famiglia assai povera, il piccolo Erminio lasciò presto la scuola per lavorare ed aiutare la famiglia. Cominciò a recitare fin da bambino nella filodrammatica della scuola e a diciotto anni entrò a far parte di una compagnia di guitti che si esibiva nelle fiere paesane. Nel 1921 esordì ufficialmente nel teatro di prosa, passando a quello di rivista (il varieté) nel 1924, quando venne scritturato come "secondo comico" nella compagnia di Giovanni Molasso ed iniziò ad apprendere l'arte del mimo.
Nel 1925 l'attore venne notato dalla grandissima soubrette Isa Bluette, che lo chiamò a far parte della sua compagnia di rivista. Gradatamente Macario si costruì una comicità personale, una maschera clownesca le cui caratteristiche più appariscenti sono un ciuffo di capelli sulla fronte, gli occhi arrotondati e la camminata ciondolante ed adattò spesso il dialetto torinese per i suoi personaggi e le sue macchiette. Interprete di una comicità dal candore surreale, Macario incarnava la maschera di una comicità innocente quanto lieve, poeticamente sospesa fra le pause, lo sbarrarsi stupito degli occhi e la salacità dissimulata delle battute.
Accanto alla Bluette Macario intuì che il successo di uno spettacolo consisteva soprattutto nella presenza sulla scena di donne avvenenti, belle e soprattutto dalle gambe lunghe. Il comico era ben consapevole dell'efficacia del contrasto tra il candore e la semplicità della propria maschera e il sottinteso erotico delle belle soubrettes che lo affiancavano sulla ribalta, sfilando pochissimo vestite in una nuvola di cipria e di felicità per la gioia degli sguardi del pubblico. Nacquero così le famose "donnine", che si chiameranno via via Wanda Osiris, Tina De Mola, Marisa Maresca, Lea Padovani, Elena Giusti, Isa Barzizza, Dorian Gray, Lauretta Masiero, Sandra Mondaini, Marisa Del Frate e le Bluebells Girls.
Macario rimase con la Bluette, acquistando via via sempre maggior notorietà, fino al 1930, quando decise di formare una propria Compagnia di avanspettacolo, con cui girò l'Italia fino al 1935. Grazie alle sue rilevanti doti sceniche e mimiche, ad una comicità giocata sul clownesco e sul nonsense, nonché grazie alla presenza di un sempre sostenuto numero di procaci e sfavillanti ballerine, in breve tempo Macario divenne il protagonista più famoso della rivista italiana. Il comico era minuto, scompariva fra le sue "donnine"; la sua parlata dialettale che inciampava sulle consonanti, l'immancabile ricciolino sulla fronte e i suoi grandi occhioni birichini, vivacissimi e brillanti come due stelle ne decretarono il successo e lo consacrarono come il "re della rivista".
Nel 1937 scritturò Wanda Osiris, con la quale costituì un duo di grande successo. Insieme a lei mise in scena una delle prime commedie musicali italiane, Piroscafo Giallo di Ripp e Bel Ami, che debuttò al Teatro Valle di Roma.
Nel 1938 nacque il grande amore per la bellissima sedicenne Giulia Dardanelli, che ben presto divenne la sua seconda moglie. Il comico, infatti, era già spasato da tempo con la coreografa Maria Giuliano, ma fece di tutto per ottenere il divorzio e nel 1951 a Parigi, in occasione della rappresentazione della rivista Votate per Venere, i due si sposarono. Intanto, dalla loro unione erano già nati due bambini, Alberto (1943) e Mauro (1947).
Parallelamente al teatro, nei primi anni Trenta l'attore iniziò a recitare anche per il cinema. La prima esperienza, in verità non molto fortunata, fu il film Aria di paese (1933), a cui fece seguito il grande successo di Imputato, alzatevi! (1939), diretto da Mario Mattoli e sceneggiato da grandi umoristi come Vittorio Metz e Marcello Marchesi. Seguì poi un'ideale trilogia dei tempi della tirannide fascista: Lo vedi come sei... lo vedi come sei? (1939), Il pirata sono io! (1940) e Non me lo dire! (1940). Tuttavia, la sua formula spettacolare, al di là del successo sul grande schermo che continuò ad arridergli con nuovi picchi, come nel campione d'incassi Come persi la guerra (1947), era sempre più adatta al teatro di rivista e alla commedia musicale, là dove le prepotenze della sua fedele spalla Carlo Rizzo esaltavano la sua candida genialità e là dove il contrasto fra l'innocenza della propria maschera ed il sottinteso erotico delle sue famose "donnine" mostrava tutta la propria efficacia.
Per tutti gli anni Quaranta Macario in teatro sfornò un successo dietro l'altro. Memorabili restano le riviste Febbre azzurra (1944-45), scritta in collaborazione con l'inseparabile Mario Amendola, Follie d'Amleto (1946), Le educande di San Babila (1948), Ocklabama (1949) e tante altre. Nel 1951 una tournée trionfale in Francia con la sontuosa rivista femminile Votate per Venere di Vengani e Falconi, fu suggellata dalla presenza fra il pubblico parigino delle più note personalità d'Oltralpe. Si narra che il presidente Charles De Gaulle avesse imposto che l'attore fosse scortato da corazzieri in alta uniforme.
Tornato a Roma, Macario tentò di estendere le sue attività alla produzione cinematografica e realizzò il film Io, Amleto (1952). Questa sua idea però fallì e il film fu un disastro. Nonostante l'esito fallimentare, e quindi la perdita di moltissimo denaro, l'artista non si diede per vinto e con le sue riviste successive continuò a riscuotere un grande successo di pubblico e di botteghino. Ci fu una rivista, in particolare, che lo ricompensò ampiamente con successo di incassi di oltre un milione al giorno: Made In Italy (1953), di Garinei e Giovannini, che segnò il suo ritorno in coppia con la "divina" Wanda Osiris.
Dalla metà degli anni Cinquanta, però, le riviste cedettero il posto alle nuove commedie musicali mentre si affermavano nuovi gusti e tendenze. Dopo Tutte donne meno io (1955), grandissima rivista in cui Macario si circondava di sole donne (quaranta per la precisione), il comico piemontese si dedicò alla commedia musicale e accanto a grandissime primedonne quali Sandra Mondaini e Marisa Del Frate realizzò indimenticabili spettacoli come L'uomo si conquista la domenica (1955), E tu, biondina (1957) e Chiamate Arturo 777 (1958).
Nel 1957 il cinema gli offrì una grande prova: il regista e scrittore Mario Soldati lo volle nel film Italia piccola, nel quale Macario si offrì nell'inconsueto ruolo di attore drammatico, dimostrando ancora una volta una notevole versatilità. Soldati diede così modo al comico di dimostrare una volta di più che dietro alla sua maschera si nascondeva un attore completo e dalle grandi potenzialità. Da allora Macario tornò spesso sullo schermo, soprattutto accanto all'amico Totò col quale girò sei film tra il 1959 ed il 1963: La cambiale (1959), Totò di notte n. 1 (1962), Lo smemorato di Collegno (1962), Totò contro i quattro (1963), Il monaco di Monza (1963) e Totò sexy (1963). Macario accettò quel pacchetto di lavoro per stare vicino a Totò che, in difficoltà con la vista, aveva espresso il desiderio di avere al suo fianco l'amico fidato con cui stabilire, in totale tranquillità d'animo, le battute, le gag e le scenette.
Abbandonata la rivista, Macario di dedicò soprattutto al teatro di prosa, con qualche incursione nel teatro in dialetto piemontese. Anche qui ottenne grande successo portando in scena, tra gli altri, una celebrata rivisitazione del famoso testo piemontese Miserie 'd Monssù Travet, messo in scena allo Stabile di Torino nel 1970. Gli anni Settanta, in cui l'attore si dedicò alla trasposizione televisiva di alcune sue commedie di successo, furono ricchi di impegni nel campo della prosa e della commedia musicale. Fra i numerosi lavori di quel periodo sono da ricordare Achille Ciabotto medico condotto (1971-72), Carlin Ceruti sarto per tuti (1974) e Due sul pianerottolo (1975-76), grandissimo successo accanto a Rita Pavone.
Macario impegnò gli ultimi anni nella creazione di un suo teatro in via Maria Teresa a Torino. Nel 1977 decise di inaugurarlo misurandosi col grande Moliére e realizzando un'esilarante rivisitazione della commedia Il medico per forza. Ma le lungaggini burocratiche gli impediscono per lungo tempo la realizazione di questo sogno.
Nel 1978 la RAI gli rese omaggio con Macario più (completare)... Fin quasi ottantenne continuò la sua attività teatrale. L'ultima replica dello spettacolo Oplà, giochiamo insieme è del gennaio 1980.Durante la rappresentazione della rivista, Macario accusa un malessere che si scoprirà essere un tumore. Il 26 marzo del 1980 si spegne in una clinica torinese, assistito fino all'ultimo dall'amata moglie Giulia.
Filmografia
- Aria di paese, regia di Eugenio De Liguoro (1933)
- Lo vedi come sei... Lo vedi come sei?, regia di Mario Mattòli (1939)
- Imputato, alzatevi!, regia di Mario Mattòli (1939)
- Non me lo dire!, regia di Mario Mattòli (1940)
- Il chiromante, regia di Oreste Biancoli (1940)
- Il pirata sono io!, regia di Mario Mattòli (1940)
- Il vagabondo, regia di Carlo Borghesio (1941)
- Il fanciullo del West, regia di Giorgio Ferroni (1943)
- La zia di Carlo, regia di Alfredo Guarini (1943)
- L'innocente Casimiro, regia di Carlo Campogalliani (1945)
- Come persi la guerra (1947)
- L'eroe della strada, regia di Carlo Borghesio (1948)
- Come scopersi l'America, regia di Carlo Borghesio (1949)
- Il monello della strada, regia di Carlo Borghesio (1950)
- Adamo ed Eva, regia di Mario Mattòli (1950)
- Io, Amleto, regia di Giorgio C. Simonelli (1952)
- La famiglia Passaguai fa fortuna, regia di Aldo Fabrizi (1952)
- Italia piccola, regia di Mario Soldati (1957)
- La cambiale, regia di Camillo Mastrocinque (1959)
- I quattro monaci, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1962)
- Totò di notte n.1, regia di Mario Amendola (1962)
- Uno strano tipo, regia di Lucio Fulci (1962)
- Lo smemorato di Collegno, regia di Sergio Corbucci (1962)
- I quattro tassisti, regia di Giorgio Bianchi (1963)
- I quattro moschettieri, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1963)
- Totò sexy, regia di Mario Amendola (1963)
- Totò contro i 4, regia di Steno (1963)
- Il monaco di Monza, regia di Sergio Corbucci (1963)
- Nel giorno del Signore, regia di Bruno Corbucci (1970)
- Il prode Anselmo e il suo scudiero, regia di Bruno Corbucci (1973)
- Due sul pianerottolo, regia di Mario Amendola (1976)