Testimonium Flavianum

testimonianza di Giuseppe Flavio su Gesù

Con il nome di testimonium flavianum si definiscono due passi, rilevanti per il dibattito sulla storicità di Gesù, contenuti nelle Antichità Giudaiche (pubblicata nel 93) dello storico ebreo Flavio Giuseppe. Si tratta di due paragrafi che, se autentici, sarebbero tra i primi documenti storici di origine non cristiana a menzionare Gesù. Tuttavia, essendo tutte le copie dell'opera pervenute fino all'epoca contemporanea, inclusa l'edizione araba recentemente scoperta, tramandate da copisti cristiani, l'autenticità del testimonium è stata disputata sin dal XVI secolo.[1]

«Ci fu verso questo tempo Gesù, uomo saggio, se pure bisogna chiamarlo uomo: era infatti autore di opere straordinarie, maestro di uomini che accolgono con piacere la verità, ed attirò a sé molti Giudei, e anche molti dei greci. Questi era il Cristo. E quando Pilato, per denunzia degli uomini notabili fra noi, lo punì di croce, non cessarono coloro che da principio lo avevano amato. Egli infatti apparve loro al terzo giorno nuovamente vivo, avendo già annunziato i divini profeti queste e migliaia d’altre meraviglie riguardo a lui. Ancor oggi non è venuta meno la tribù di quelli che, da costui, sono chiamati Cristiani.»

Quasi tutti gli studiosi, compresi i cattolici, affermano che questa traduzione è frutto di di un'adulterazione compiuta a posteriori da un copista. In particolare John Dominic Crossan[2] e K.H. Rengstorff,[3] hanno fatto notare che il passaggio contiene molti indicatori intrinseci che lo rendono incoerente sia nei confronti dello stile di scrittura di Giuseppe Flavio, sia dei fatti a lui effettivamente noti, cosicché è probabile che una parte di tali passi sia stata falsificata o contenga appunto delle interpolazioni cristiane.

Versione araba del X secolo

Nel 1971 il professor Shlomo Pinés dell'Università Ebraica di Gerusalemme scoprì una nuova versione delle Antichità, contenuta in un'opera del X secolo, la Storia universale di Agapio, vescovo di Hierapolis[4]. Una traduzione che, pure essendo anch'essa di origine cristiana, non conteneva i probabili inquinamenti delle altre versioni note all'epoca. Non si conosce una spiegazione del perché questo manoscritto differisca dagli altri e quale sia la sua storia; alcuni studiosi ritengono che l'autore abbia riportato il passo citandolo a memoria. Così si presenta il testo incriminato nella versione di Agapito:

«In questo tempo, viveva un uomo saggio, che si chiamava Gesù. Egli aveva una condotta irreprensibile, ed era conosciuto come un uomo virtuoso. E molti fra i Giudei e le altre Nazioni divennero suoi discepoli. Pilato lo condannò a essere crocifisso e a morte. Quelli che divennero suoi discepoli non cessarono di seguire i suoi insegnamento. Essi raccontarono che egli era apparso loro il terzo giorno dopo la sua crocifissione e che egli era vivo. A questo proposito, egli forse era il Messia di cui i profeti avevano raccontato le meraviglie.»

La genuinità del testo sarebbe confermata da due indizi: in primo luogo un vescovo cristiano difficilmente avrebbe tolto dei giudizi lusinghieri su Gesù, se ci fossero stati. In secondo luogo anche questa versione, in seguito, definisce Giacomo "fratello di Gesù": un copista cristiano non avrebbe di certo utilizzato il termine fratello, vista la polemica già in atto in seno alla Chiesa sui possibili fratelli di Gesù[5].

Note

  1. ^ La prima affermazione di falsità del brano è attribuita al giurista e filologo protestante Hubert van Giffen (latinizzato in Gifanio, 1534–1616), sebbene le sue opere pervenute non contengano questa posizione; il primo a pubblicare una confutazione dell'autenticità del brano fu il teologo luterano Lucas Osiander (Osiandro, 1535-1604), il quale affermò che si trattava di un passo spurio (Epitomes historiae ecclesiasticae, ii c. 7, Tubinga, 1592).
  2. ^ John Dominic Crossan, The Historical Jesus: The Life of a Mediterranean Peasant, 1991, ISBN 0-06-061629-6.
  3. ^ K.H. Rengstorff, Complete Concordance to Flavius Josephus, 2002.
  4. ^ Gli Ebrei portano le prove storiche dell'esistenza di Gesù, articolo dell'International Herald Tribune, 14 febbraio 1972.
  5. ^ Vittorio Messori, Ipotesi su Gesù, SEI, Torino, 1976, pag. 196-199.