Via parenterale inapparente

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La via parenterale inapparente o Inapparent Parenteral Route è una via di trasmissione descritta nel 1975 per il virus dell’epatite B.

Meccanismo

Si intende la penetrazione di virus proveniente da materiali biologici infetti ( sangue, ecc. ) attraverso microlesioni difficilmente individuabili della cute o delle mucose ( orale, genitale, ecc. ). La Via Parenterale Inapparente si distingue dalla Via Parenterale ove il meccanismo di penetrazione del virus è evidente: il virus penetra, infatti, attraverso punture con aghi infetti o strumenti infetti o inoculazione di sangue o emoderivati infetti.

La Via Parenterale Inapparente si realizza attraverso varie modalità, di cui le più frequenti sono:

  • penetrazione del virus attraverso microlesioni della mucosa oro-faringea;
  • uso promiscuo di articoli da toilette (spazzolini da denti, forbici da unghie, spazzole da bagno);
  • contatto sessuale o intimo contatto personale;
  • graffi, morsi;
  • insetti ematofagi;

E’ comunque difficile descrivere o elencare tutte le numerose e differenti modalità esistenti, come ad esempio lesioni da malattie cutanee ( psoriasi, etc. ), taglietto invisibile sulla cute, contatti tra atleti durante manifestazioni agonistiche, etc.

La via parenterale inapparente fu descritta la prima volta nel 1975 [1] e fu confermata sperimentalmente nel 1977 dai Centers for Disease Control and Prevention (CDC) Atlanta – USA [2]. Attualmente la via parenterale inapparente è considerata la più frequente via di trasmissione soprattutto dei virus dell’epatite B e dell’epatite C [3] [4]. Da notare che talvolta per l’epatite C si impiega anche il termine di malattia “acquisita in comunità” (community acquired ), ma la penetrazione del virus implica sempre un meccanismo “parenterale inapparente” (CDC).[5][6]

Bibliografia

  1. ^ Piazza M, Cacciatore L, Molinari V, Picciotto L. Hepatitis B not transmissible via faecal – oral route., Lancet 1975; 2: 706.
  2. ^ Hepatitis surveillance III. In: Hepatitis B transmission modes: evidence against enteric transmission, report 41., US Department of Health, Education, and Welfare. Atlanta, GA: Centers for Disease Control and Prevention, 1977; 20- 22..
  3. ^ Piazza M. - Epatite Virale Acuta e Cronica, Ottava Edizione >, Ghedini - Napoli - 2005.
  4. ^ Università di Bologna >, Unità Operativa di Medicina Interna.
  5. ^ Centers for Disease Control, Recommendations for Prevention and Control of Hepatitis C Virus ( HCV )Infection and HCV – Related Chronic Disease. MMWR 1998; 47(RR19):1-39..
  6. ^ Karmochkine M, Carrat F, Dos Santos O, et al., A case – control study of risk factors for Hepatitis C infection in patients with unexplained routes of infection. Journal of Viral Hepatitis 2006; 13, 775 – 782..


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