«La birra è la prova che Dio ci ama e vuole che siamo felici.»

La birra è una delle più diffuse[1] e più antiche[2] bevande alcoliche del mondo. Viene prodotta attraverso la fermentazione alcolica con ceppi di Saccoromyces Cerevisiae o Saccaromyces Carlsbergensis di zuccheri derivanti da fonti amidacee, tra cui quella più usata è il malto d'orzo. Il malto d'orzo è l'orzo germinato ed essicato ed è conosciuto comunemente come Malto. Vengono tuttavia ampiamente impiegati anche il frumento, il mais e il riso, solitamente in combinazione con l'orzo. Altre piante meno utilizzate sono invece la radice di manioca, il miglio e il sorgo in Africa, la patata in Brasile e l'agave in Messico.

Birra e formaggi, un ottimo abbinamento
Birra e salumi

Per produrre la birra, il malto (o altra fonte di amido) viene immerso in acqua calda, dove - grazie all'azione di alcuni enzimi presenti nel malto stesso e dovuti alla germinazione - gli amidi presenti vengono convertiti in zuccheri fermentescibili. Questo mosto zuccheroso può essere aromatizzato con erbe aromatiche, frutta o più comunemente con il luppolo. Quindi, viene impiegato un lievito che dà inizio alla fermentazione e porta alla formazione di alcool, unitamente ad anidride carbonica (che viene per la maggior parte espulsa) ed altri prodotti di scarto derivanti dalla respirazione anaerobica degli zuccheri.

In questo processo si utilizzano ingredienti, tradizioni e metodi produttivi variabili: il tipo di lievito ed il metodo di produzione possono essere usati per classificare le birre in ale, lager o birre a fermentazione spontanea. Le bevande alcoliche fermentate da sostanze non amidacee come il succo d'uva (vino) o il miele (idromele), e le bevande distillate non vengono classificate come birra.

Storia

  Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della birra.

La birra è una delle bevande più antiche prodotte dall'uomo, probabilmente databile al settimo millennio a.C., registrata nella storia scritta dell'antico Egitto e della Mesopotamia[3]. La prima testimonianza chimica nota è datata intorno al 3500-3100 a.C.[4]. Poiché quasi qualsiasi sostanza contenente carboidrati, come ad esempio zucchero e amido, può andare naturalmente incontro a fermentazione, è probabile che bevande simili alla birra siano state inventate l'una indipendentemente dall'altra da diverse culture in ogni parte del mondo. È stato sostenuto che l'invenzione del pane e della birra sia stata responsabile della capacità dell'uomo di sviluppare tecnologie e di diventare sedentario, formando delle civiltà stabili.[5][6][7]. È verosimile che l'invenzione della birra sia infatti coeva a quella del pane; poiché le materie prime erano le stesse per entrambi i prodotti, era solo "questione di proporzioni": se si metteva più farina che acqua e si lasciava fermentare si otteneva il pane; se invece si invertivano le quantità mettendo più acqua che farina, dopo la fermentazione si otteneva la birra.

Si hanno testimonianze di produzione della birra addirittura presso i Sumeri. Due erano le principali tipologie prodotte nelle case della birra: una birra d'orzo chiamata sikaru (pane liquido) e un'altra di farro detta kurunnu. La più antica legge che regolamenta la produzione e la vendita di birra è, senza alcun dubbio, il Codice di Hammurabi (1728-1686 a.C.) che condannava a morte chi non rispettava i criteri di fabbricazione indicati (ad es. annacquava la birra) e chi apriva un locale di vendita senza autorizzazione[8].

La birra prodotta prima della rivoluzione industriale era principalmente fatta e venduta su scala domestica, nonostante già dal settimo secolo d.C. venisse prodotta e messa in vendita da monasteri europei. Durante la rivoluzione industriale, la produzione di birra passò da una dimensione artigianale ad una prettamente industriale, e la manifattura domestica cessò di essere significativa a livello commerciale dalla fine del XIX secolo[9]. Lo sviluppo di densimetri e termometri cambiò la fabbricazione della birra, permettendo al birraio più controlli sul processo e maggiori nozioni sul risultato finale.

La birra nella cultura norrena

La birra, fra le genti del Nord Europa, era considerata una bevanda sacra per i guerrieri: come ogni liquido fermentato, essa ha subito un processo di purificazione e può trasmettere all'uomo le energie della terra nella loro totalità.

Nell'Hávamál, all'inizio del racconto, vi è una vera e propria dissertazione sui metodi dell'ospite e ci sono alcuni versi dedicati alla birra:

(norreno)
«Provvista peggiore

non ci si porta per campi
del bere smodato di birra.

Non è così buona
come buona dicono
la birra per i figli degli uomini.
Poiché poco controllo ha
l'uomo che troppo beve
del suo intelletto.

«Airone dell'oblio» è chiamato
chi indugia in birreria;
rapisce la ragione all'uomo.
Dalle penne di quell'uccello
io stesso venni incatenato
nella fortezza di Gunnlöð.

Ebbro io divenni
ebbro senza misura,
accanto al saggio Fjalarr.
Ché la birra è ottima,
a patto che mantenga

il suo intelletto, l'uomo.»
(italiano)
«[...] vegnest verra

vegra hann velli at
en sé ofdrykkja öls.

Era svá gott,
sem gott kveða
öl alda sonom;
þvíat færa veit
er fleira drekkr,
síns til geðs gumi.

Óminnis hegri heitir
sá er yfir ölðrom þrumir,
hann stelr geði guma;
þess fugls fjöðrom
ek fjötraðr vark
í garði Gunnlaðar.

Ölr ek varð,
varð ofrölvi,
at ins fróða Fjalars;
því er ölðr bazt,
at aptr uf heimtir
hverr sit geð gumi.»

La birra, per le sue capacità è considerata un dono prezioso, come si evince da questi versi del Sigrdrífumál:

(norreno)
«Ti porgo la birra,

o melo dell'assemblea delle corazze[10],
mescolata con forza
e grande fama,
colma di canti
e di rune salutari,
di buoni incantesimi

e rune di gioia.»
(italiano)
«Bjór færi ek þér,

brynþings apaldr,
magni blandinn
ok megintíri;
fullr er hann ljóða
ok líknstafa,
góðra galdra
ok gamanrúna.»

L'industria birraria

Al giorno d'oggi l'industria birraria è un business di proporzioni globali, consistente di alcune multinazionali e di molte migliaia di produttori minori che spaziano dai brewpub alle birrerie regionali: ogni anno vengono venduti più di 133 miliardi di litri di birra che fruttano entrate totali per un ammontare di 217,5 miliardi di euro (nel 2006).[11]

Quest'industria è dominata da pochi soggetti internazionali[12].

L'acquisizione della Miller Brewing da parte delle South African Breweries per dar vita alla SABMiller, hanno reso quest'ultima la seconda azienda produttrice di birra più grande del mondo (2002).

Tipologie birrarie

Numerose sono le possibilità di classificare le birre. Una particolarmente intuitiva, ma poco significativa se utilizzata come unico fattore di discriminazione, è quella basata sull'indicizzazione del colore, generalmente misurato in EBC o SRM. Il colore dipende dal tipo di maltazione subito dai cereali impiegati. Altra caratteristica visiva della birra è data dalla limpidezza o dalla opacità generalmente dovuta alla presenza di lievito in sospensione (nelle birre di produzione industriale il lievito viene eliminato prima dell'imbottigliamento per mezzo di particolari filtri).

Altra tipologia di classificazione è in base al lievito utilizzato (responsabile della fermentazione). Ne esistono due grandi famiglie:

  • a fermentazione alta (top-fermenting yeast) come il Saccharomyces cerevisiae (e dai suoi ceppi) che predilige temperature elevate e durante il processo sale in superficie del tino di fermentazione. Le birre ottenute vengono genericamente denominate ale.
  • a fermentazione bassa (bottom-fermenting yeast) come il Saccharomyces carlsbergensis (e dai suoi ceppi) che predilige temperature più basse e durante il processo si deposita sul fondo del tino. Le birre ottenute vengono genericamente denominate lager (deriva dal verbo tedesco che significa conservare, nel caso della birra "al fresco").

Il metodo della fermentazione alta è quello più antico, ed in un certo senso più artigianale. La fermentazione bassa è stata messa a punto nel secolo scorso e permette di ottenere più facilmente prodotti più stabili e ripetibili; è un metodo tecnologicamente più moderno che, infatti, si è sviluppato quando si è reso possibile il controllo delle temperature.

Sia le ale che le lager possono essere di qualsiasi colore e gradazione. La differenza principale è che le ale sono più complesse e ricche di aromi floreali, speziati e soprattutto fruttati, mentre le lager sono più "pulite" ed evidenziano soprattutto il malto e il luppolo.

Esiste poi una terza categoria di birre ottenute da fermentazione spontanea chiamate Lambic.

La principale suddivisione stilistica è proprio fra birre ad alta e bassa fermentazione, cioè fra ale e lager. Le ale quindi non sono uno stile di birra (per quanto ampio): nel loro ambito si trovano gli stili più disparati. Anche se tecnicamente si possono definire "ale", alcuni stili di birra non sono mai chiamati con questo nome, ad esempio le stout, le porter e le birre di grano. Riguardo alle lager, anche se talvolta il termine è usato in riferimento alla "classica" chiara leggera, tecnicamente sono delle lager anche birre scure, o extraforti come la EKU 28.

Cominciando dalle ale, una grossolana suddivisione si può fare tra ale inglesi (o meglio anglosassoni) e ale belghe.

Le ale inglesi e USA

Le ale inglesi hanno un certo carattere fruttato, ma molto meno evidente di quello delle belghe, e spesso evidenziano maggiormente il malto e il luppolo. Le microbirrerie USA hanno contribuito a rivitalizzare molti tipi di ale inglesi (e anche stout), tra cui la brown ale e soprattutto le India Pale Ale.

  • Le bitter costituiscono lo stile base inglese. Spesso ambrate (ma anche dorate), mediamente di gradazione piuttosto bassa - spesso al di sotto dei 10 o anche 9 gradi saccarometri, 3,5% alcool - e quasi sempre con un amaro abbastanza pronunciato.

Il grado di amaro è comunque variabile, come la gradazione che sale per le special o best bitter e ancor più per le ESB (extra special bitter). Il termine pale ale è abbastanza intercambiabile con quello di bitter, anche se è più usato per le versioni in bottiglia. La classica bitter infatti è alla spina, meglio ancora se non filtrata, rifermentata in fusto con carbonatazione naturale (nel qual caso rientra nella definizione di real ale).

  • La mild è uno stile sempre più raro: sono birre ancor più leggere delle bitter, piuttosto scure, più tendenti al dolce, delicate ma saporite nonostante la bassa gradazione.
  • Le brown ale (altrettanto rare) possono esser considerate una versione un po' più forte delle mild.
  • Le winter ale e le old ale sono birre solitamente ambrate o scure, più dolci e meno beverine, adatte alla stagione invernale o a bevute più "meditate". La gradazione è più alta, anche se piuttosto variabile (per gli standard inglesi una birra al 5% è già forte, ma le old ale più forti si spingono anche verso i 7, 8, 10 gradi alcolici).
  • Lo stile di birra più forte è quello delle cosiddette barleywine (lett. vino d'orzo) - nome relativamente recente dato che nel secolo scorso le normali ale un po' forti raggiungevano tranquillamente la stessa gradazione. Sono birre potenti (8-10% di alcool, e anche più), a volte sciroppose o caramellate, piuttosto luppolate ma con l'amaro bilanciato dalla dolcezza del malto. Le ottime versioni USA delle barleywine sono in genere più intense come luppolo e come amaro. Per la verità lo stile delle barleywine è molto raro in Gran Bretagna, e la loro patria sono proprio gli USA (dove si producono anche molte barleywine in stile inglese, più ancora che non in Inghilterra).
  • Le India pale ale (o IPA) erano originariamente (nell'800) prodotte in UK per l'esportazione nelle colonie, ed erano caratterizzate da una luppolatura ed un amaro eccezionali. Le IPA sono ora rare in UK, e in genere poco "rispettose" della tradizione. Gli USA, invece, hanno rivitalizzato e fatto loro questo stile, producendo esemplari decisamente caratterizzati e spesso con un grado di amaro davvero impressionante. Anche le normali pale ale americane sono piuttosto luppolate, e l'uso di luppoli locali dall'aroma particolare le fa classificare a parte, come APA (american pale ale).

Le ale belghe

Sono in genere decisamente più fruttate delle inglesi, spesso speziate ed a volte acidule. Gli stili sono davvero tanti, e molte birre fanno stile a sé.

  • Le blond ale costituiscono uno stile non molto tradizionale, ma sono sempre più diffuse e sono considerabili come stile "base" (toccano comunque vertici eccezionali con la Westvleteren Blond).
  • Le belgian pale ale sono più tradizionali ma meno diffuse, sono affini alle cugine inglesi ma con maggior carattere di lievito.
  • Le saison sono ben caratterizzate: dorate o ambrate, a volte acidule, ben luppolate e speziate.
  • Le birre d'abbazia e trappiste sono ben conosciute ma non sono uno stile, bensì - in un certo senso - una denominazione di origine: infatti le trappiste sono piuttosto diverse tra loro - pur con qualche caratteristica comune - ma la denominazione è precisa e comporta che la birra sia effettivamente prodotta da o sotto il controllo diretto di monaci trappisti. "Birra d'abbazia" è invece un termine meno significativo, che indica uno stile vagamente nell'ambito di quelli delle trappiste vere, ed una connessione più o meno remota con un'abbazia ancora esistente o meno; ma la produzione comunque è "laica". In questa categoria troviamo ad esempio la Affligem.

Le birre trappiste hanno dato origine a diversi stili. Ad esempio la Westmalle con la sua double e la sua triple ha di fatto creato due stili molto imitati.

  • Le dubbel o double sono di gradazione medio alta (es 7%), scure, secche ma maltate.
  • Le tripel (anche trippel) o triple invece sono bionde, ancora più forti (8-9% e più), fruttate e spesso relativamente luppolate.
  • Birre scure, forti, sontuose come Rochefort 10, Westvleteren 12 (e anche Abbaye de Rocs fra le laiche, ad esempio) sono ancora diverse e variamente denominate belgian strong ale o talvolta, più fantasiosamente, quadrupel.
  • Affini alle triple sono le golden ale, altrettanto forti o quasi, anch'esse bionde e ancor più beverine e "traditrici".
  • Gli stili acidi sono tipicamente belgi ma purtroppo in via di estinzione: le oud bruin (abbastanza leggere, da pasto, agro dolci) e le flemish red (in genere meno dolci e più acide) con esemplari a cavallo dei due stili.
  • Infine, diverse birre fanno praticamente storia a se. Un esempio è la Orval, birra trappista dal gusto tanto particolare e inconfondibile da far coniare il termine gout d'Orval[13]

Stout e Porter

Le stout sono birre ad alta fermentazione caratterizzate da un colore molto scuro (anzi, nero) e una tostatura molto marcata; in genere, la gradazione è relativamente bassa e l'amaro intenso; l'aroma del luppolo è invece moderato, sovrastato da quelli tipici di cioccolato e caffè.

  • Le dry stout rispecchiano in pieno queste caratteristiche e non presentano la minima traccia di dolcezza. La stout più conosciuta è l'irlandese Guinness.
  • Le più rare sweet stout, invece, pur mantenendo colore e note tostate, sono meno amare e più dolci (da moderatamente a decisamente). Un tipo di sweet stout è la milk stout, caratterizzata dall'uso di lattosio (non fermentabile) per aumentare la dolcezza.
  • Le oatmeal stout (di dolcezza intermedia), anch'esse ormai non molto diffuse, sono tipicamente vellutate grazie all'impiego di farina di avena.
  • Molto particolare è lo stile oyster stout: ci sono tracce dell'abbinamento tra birra stout e ostriche (oyster in inglese) fin dal 1800, in alcuni scritti di Benjamin Disraeli. Nel 1929 ci fu il primo utilizzo delle ostriche nella produzione di birra, dapprima in Nuova Zelanda, poi imitato anche a Londra[14]. Oggi il termine oyster stout indica sia una stout fermentata con una manciata di ostriche nei tini, oppure semplicemente una bevanda che ben si accompagna ad un piatto di questi molluschi.
  • Le porter si possono considerare delle stout un po' meno intense. In effetti nei secoli scorsi lo stile generale di queste birre scure era indicato come porter, e quelle più forti venivano chiamate stout porter - e poi più semplicemente stout.
  • Infine le imperial stout, uno degli stili più caratterizzati del mondo birrario, sono un po' un incrocio tra il carattere delle dry stout e la potenza dei barleywine. Forti, amare, tostate ed un po' fruttate.
 
Un boccale di birra di grano

Birre tedesche

  Lo stesso argomento in dettaglio: Birra tedesca.

Birre di frumento

  Lo stesso argomento in dettaglio: Birra di frumento.

Sono birre ad alta fermentazione caratterizzate dall'ampio uso di frumento (50% e oltre). Gli stili più famosi sono quello tedesco (denotate come weizen, ovvero "birre di grano", o weisse, ovvero "birre bianche", per via dell'aspetto opalescente) e quello belga (biere blanche, o wit, con lo stesso significato e motivazione). Le affinità fra questi stili riguardano, oltre all'uso del frumento, il colore chiaro, la gradazione media ed un certo carattere speziato e acidulo. Le differenze non mancano: le blanche impiegano frumento non maltato, mentre nelle weizen è usato maltato; le blanche impiegano spezie come coriandolo e buccia d'arancia, mentre nelle weizen il carattere speziato è dovuto esclusivamente al lievito molto particolare, che produce anche un caratteristico aroma di banana. In Germania si producono anche weizen scure (denominate dunkelweizen o anche dunkelweissen: "scure bianche"!) e birre di grano più forti (weizenbock). Le berliner weisse sono più leggere e decisamente acidule (lattico).

Lager chiare

  • le pils sono lo stile più classico (di origine boema, il nome deriva dalla città di Plzeň) fra le lager chiare e leggere e sono caratterizzate dal colore chiaro o dorato, dalla luppolatura abbondante e dall'amaro pronunciato. Le migliaia di imitazioni internazionali hanno spesso poco a che fare con le classiche pils ceche, bavaresi o renane.
  • le helles tipiche bavaresi sono meno amare e più maltate.
  • le dortmunder, leggermente più forti.

Altri stili "internazionali" sono meno caratterizzati, e squisitamente industriali (per esempio terimini come ice, dry, light).

Vienna, Märzen e Oktoberfestbier

Sono tre stili affini: birre di colore più intenso (dal dorato carico all'ambrato), gradazione maggiore (6% circa) e malto abbastanza pronunciato.
Märzen e Oktoberfestbier sono spesso denominazioni intercambiabili: nonostante l'apparente disaccordo temporale infatti vengono tradizionalmente prodotte a marzo per un consumo autunnale, periodo in cui si svolge l'Oktoberfest. Le birre che si chiamano "Oktoberfestbier" vengono prodotte solo dalle birrerie che hanno sede nella città di Monaco di Baviera, le uniche che possono vendere la birra all'Oktoberfest.

Esistono poi diverse lager rosse o ambrate di difficile classificazione e non sempre "tipiche".

Dunkel, Schwarz, Rauch

Le tipiche scure tedesche e affini sono di gradazione non alta; le dunkel sono brune e decisamente dolci e maltate, le schwarz (più rare) sono più scure e più tostate, una sorta di stout (meno amare e più maltate) a bassa fermentazione; infine le cosiddette rauch (birre affumicate) tipiche della città tedesca di Bamberga, sono prodotte utilizzando particolari malti affumicati su torba o legno di faggio, la più famosa e rappresentativa birra di questo tipo è la Schlenkerla, di Bamberga che vanta origini medievali.

Bock e Doppelbock

Sono i classici stili tedeschi di birre più forti.

  • Le bock sono in genere di gradazione piuttosto alta (6.5% - 7.5%, ma anche di più) di colore chiaro, gusto maltato appena equilibrato dal luppolo.
  • Le doppelbock sono scure, di gradazione altrettanto e più alta (7-8% tipico), ancora con il malto in evidenza e naturalmente più note caramellate. Le doppelbock scure vendute in primavera nell'Alta Baviera hanno un nome che finisce in -ator, in omaggio dell'esemplare originale chiamato Salvator, birra prodotta dalla Paulaner di Monaco di Baviera.

Non tutte le lager forti sono classificabili fra le bock e doppelbock; alcuni esemplari meno tradizionali sono caratterizzati solo da una forte e sbilanciata presenza di alcool e sono quasi solo birre "da sbronza". Altre lager extra-strong invece pur raggiungendo livelli alcolici molto alti sono più interessanti, bilanciate e complesse (vedi Samichlaus).

Stili ibridi

Le altbier di Düsseldorf (ambrate, non forti, maltate e piuttosto amare) e le chiare, leggere e delicate kölsch di Colonia possono essere considerate degli ibridi in quanto fermentate con un lievito ad alta, ma ad una temperatura relativamente bassa, e maturate ancora più al freddo. Hanno quindi gusto e aroma meno fruttato e più pulito rispetto alle vere e proprie ale. Il contrario avviene per le californiane steam beer (o California common ale), fermentate a caldo con un lievito a bassa.

Specialità

La fantasia del birraio ha creato innumerevoli birre che sarebbe riduttivo classificare nelle categorie sopra elencate, perché la loro caratterizzazione dipende da aspetti più particolari: abbiamo così birre alla frutta, aromatizzate alle erbe, o birre che usano malti e zuccheri inconsueti, birre affumicate, birre prodotte con tecniche inusuali o antiche e così via.

Lambic

Il lambic è una specialità esclusiva di Bruxelles, ed è un tipo di birra così diverso che alcuni lo considerano quasi come bevanda a se stante rispetto al mondo delle birre. Sono birre a fermentazione spontanea, in cui in generale non viene inoculato lievito selezionato ma ci si affida a quello presente nell'ambiente (aria, strutture ecc). Sono quindi così legate all'ambiente stesso da poter esser prodotte solo in determinate e ristrette zone di Bruxelles. In realtà durante la loro lunghissima fermentazione intervengono non uno ma diversi lieviti e batteri selvaggi; anche la preparazione particolare e la lunga maturazione in legno hanno la loro influenza. Il lambic tradizionale presenta una intensità e ricchezza aromatica (talvolta aggressiva) ineguagliabile, e in bocca è altrettanto complesso e sempre molto acido. Il lambic "puro" è piatto (sgasato), ma più spesso viene mischiato con lambic di diverse annate dando origine alla spumeggiante Gueuze, o rifermentato in presenza di ciliegie acidule di Schaerbeek per fare la Kriek. Sempre a base di birre a fermentazione spontanea come la lambic, vengono prodotte altri tipi di Kriek con frutti diversi dalle tradizionali ciliegie (soprattutto lamponi, ma anche ribes nero, pesche, fragole, ecc). Da rimarcare che attualmente non tutte le Kriek vengono prodotte con birre a fermentazione spontanea, ma talvolta vengono utilizzate come base, birre bianche o rosso-scure tipiche delle Fiandre Occidentali.

Classificazioni fiscali

Un ulteriore tipo di classificazione può essere legata al grado alcolico, generalmente misurato in percentuale di alcol sul volume della bevanda (titolo alcolometrico volumico), o alla quantità di zuccheri fermentabili presenti nel mosto prima della fermentazione misurato in gradi Plato. Questo tipo di tassonomia ha particolare significato per l'industria e il fisco. Ogni nazione ha denominazioni caratteristiche talvolta derivanti dalla tradizione.
In Italia si possono fregiare dell'appellativo birra doppio malto le birre con non meno di 14,5 gradi Plato (quindi non significa che hanno il doppio di malto!), birra speciale se ne hanno più di 12,5, birra se ne hanno almeno 10,5 e titolo alcolometrico volumico superiore a 3,5%, birra leggera o birra light il prodotto con grado Plato non inferiore a 5 e non superiore a 10,5 e con titolo alcolometrico volumico superiore a 1,2% e non superiore a 3,5%, birra analcolica è riservata al prodotto con grado Plato non inferiore a 3 e non superiore a 8 e con titolo alcolometrico volumico non superiore a 1,2%.

Produzione casalinga

  Lo stesso argomento in dettaglio: Homebrewing.

La produzione casalinga della birra rispecchia nel piccolo la produzione industriale. Perciò è importante, oltre che per la produzione di una birra fatta in casa di qualità (in genere superiore a quella commerciale), anche per una funzione didattica.

Le attrezzature necessarie per una birrificazione casalinga sono in genere raccolte in kit e distribuite da ditte specializzate.

Per la produzione casalinga sono disponibili 3 diversi tipi di procedimenti, che differiscono tra di loro per la difficoltà e per la qualità del prodotto finale:

  • Birra da estratto di malto luppolato
  • Birra da estratto di malto non luppolato con o senza aggiunta di grani speciali
  • Birra da All Grain (partendo dai grani di malto e dagli altri ingredienti non preparati in precedenza)

Il mercato della birra in Italia

Produttori italiani e loro marchi

I principali produttori industriali di birra in Italia sono:

Produttori artigianali italiani

Sparsi un po' in tutta Italia esistono molti piccoli birrifici artigianali i quali producono ottime e talvolta eccellenti qualità di birre.

Per microbirrificio si intende un produttore artigianale di birra non pastorizzata (e generalmente, ma non sempre, non filtrata) con una produzione annuale limitata (in genere si pone il limite a 5000 hl annui, [15] più di recente a 10000 hl).[16] Si possono dividere in due categorie: le microbirrerie, che in genere non dispongono di un locale di mescita e la cui produzione è in tutto o in gran parte destinata alla vendita a locali e negozi; e i brewpub ovvero locali che producono birra per il consumo interno, spesso abbinato ad attività di ristorazione. Alcuni microbirrifici si pongono a cavallo di queste due categorie, come ad esempio Le Baladin, nato come brewpub (tuttora esistente) ma con una grossa fetta di produzione destinata a negozi, ristoranti e anche all'esportazione.

Il numero di microbirrifici è in continuo aumento, si stima che nel 2007 siano operativi almeno 175 microbirrifici, la cui produzione rappresenta circa l'1% del totale italiano ed è in continua crescita. [17] L'anno di inizio di questo fenomeno (a parte alcuni tentativi pioneristici, ad esempio a Sorrento e sul Lago di Garda) è il 1996, quando contemporaneamente, ma senza alcun collegamento fra loro, aprono diversi birrifici.[18] [19] I produttori che hanno iniziato l'attività fra il 1995 e il 1996 e che erano ancora operativi dieci anni dopo sono:

La produzione dei microbirrifici italiani nel complesso presenta una varieta notevolissima con birre ispirate ai più diversi stili internazionali. Frequente è anche la creazione di birre comprendenti ingredienti inusuali sia come materia fermentabile che come aromatizzazioni, spesso integrando produzioni locali (ad esempio farro, frutta DOP e IGP). Esempio significativo l'uso delle castagne, utilizzate in un numero di birre che non trova riscontri in altre nazioni produttrici, tanto da diventare quasi un simbolo della birra artigianale italiana.[20]
L'uso di produzioni locali in certi casi è esteso anche agli ingredienti tradizionali, con uso di malto ottenuto da cereali locali, maltazione effettuata in proprio,[21] e esperimenti con la coltivazione del luppolo.[22]

Buona parte dei microbirrifici italiani è riunita nella associazione Unionbirrai.

Da qualche anno diversi microbirrifici italiani hanno cominciato un' attività di esportazione dei loro prodotti, principalmente sul mercato USA. Alcune delle produzioni artigianali italiane hanno ricevuto un ottimo apprezzamento da parte degli appassionati di birra americani e non, come documentato dai più importanti siti di rating: ad esempio la Tipopils del Birrificio Italiano ha raggiunto nel 2007 il primo posto nella classifica del suo stile nel sito ratebeer.com [23]

Per una lista per quanto possibile aggiornata dei microbirrifici italiani si rimanda a questo elenco di microbirrifici e a questo sito sulle birre artigianali italiane in cui sono elencate i microbirrifici e le loro birre con i relativi voti e giudizi dei consumatori.

Principali marchi di birre importate in Italia

Di seguito sono elencati i più noti marchi di birre importati in Italia, limitatamente a quelli di maggiore diffusione. Viene elencato il paese di origine della birra, ma nel caso di grandi gruppi le birre possono essere in realtà prodotte in paesi diversi da quelli originari.

Note

  1. ^ Volume of World Beer Production, in European Beer Guide. URL consultato il 17 ottobre 2006.
  2. ^ Origin and History of Beer and Brewing originating from Assyrian farmers, who were the first to develop it: From Prehistoric Times to the Beginning of Brewing Science and Technology, John P. Arnold. ISBN 0-9662084-1-2
  3. ^ Beer at Britannica.com
  4. ^ La prima testimonianza chimica nota della birra
  5. ^ http://www.sciam.com/article.cfm?chanID=sa006&articleID=E699E9C7-E7F2-99DF-38A7329520CF67D6&colID=15 Scientific American, Maggio 2007
  6. ^ http://www.aina.org/ata/20060827151956.htm
  7. ^ http://www.beer-pages.com/stories/complete-guide-beer.htm Roger Protz, The Complete Guide to World Beer, 2004: "When people of the ancient world realised they could make bread and beer from grain, they stopped roaming and settled down to cultivate cereals in recognisable communities."
  8. ^ La birra e il codice di Hammurabi
  9. ^ Martyn Cornell - Beer: The Story of the Pint, Headline, 2003
  10. ^ il "melo dell'assemblea delle corazze" Kenningar per guerriero
  11. ^ http://www.researchandmarkets.com/reports/53577/beer_global_industry_guide.htm
  12. ^ http://biz.yahoo.com/p/bevalcmktd.html
  13. ^ Trappist Beer from the Orval Monastery, Belgium esempio di uso del termine gout d'Orval nel testo
  14. ^ http://www.beerhunter.com/documents/19133-000740.html
  15. ^ http://www.unionbirrai.com/pages/statuto.php si veda ad esempio l'articolo 10
  16. ^ http://www.unionbirrai.com/birradellanno/ si vedano i criteri di ammissione a questo concorso per birre artigianali
  17. ^ http://www.microbirrifici.org/beer_news_detail.aspx?IdNews=6 L'inarrestabile trend dei microbirrifici
  18. ^ http://www.beercoasters.it/ITALIAN%20MICROS.HTM Vedi gli anni di fondazione dei birrifici italiani
  19. ^ Gli anni del fermento, articolo di Luca Giaccone per Slowfood
  20. ^ Colte in Castagna Si veda anche a pag.2 il riferimento a birre con altri ingredienti
  21. ^ http://www.gradoplato.it/birra_di_chieri.htm
  22. ^ Presentazione Consorzio Birrai Italiani Riuniti Si veda riferimento al progetto di coltivazione del luppolo
  23. ^ http://www.ratebeer.com/Ratings/TopBeersByStyle.asp?StyleID=4

Bibliografia

  • Gianna Chiesa Isnardi, I miti nordici, Longanesi, Milano, 1991 ISBN 8830410314

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

Unionbirrai - Sito Ufficiale dell'Associazione Culturale Unionbirrai, che promuove la diffusione della cultura della birra artigianale in Italia.

  Portale Alcolici: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di alcolici

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