Clementina Cantoni
Clementina Cantoni (18 maggio 1973) è una giurista italiana, collaboratrice di CARE International, esperta di diritto internazionale umanitario e successivamente passata alla cronaca come vittima di un sequestro di persona tra il 16 maggio e il 9 giugno 2005.
Il sequestro
Clementina Cantoni fu rapita a Kabul la sera del 16 maggio 2005, mentre tornava a casa da una lezione di yoga a cui aveva partecipato. Per quel giorno era stato emesso un avviso di sicurezza, per cui era meglio non uscire di casa per gli stranieri: tuttavia questi avvisi si susseguono spesso, e di solito non hanno conseguenze dirette.
È stata rilasciata nel pomeriggio del 9 giugno 2005 dopo 24 giorni di prigionia; i dettagli delle trattative che hanno portato al rilascio non sono di dominio pubblico, tuttavia si presume che il rilascio sia stato possibile in cambio del rilascio della madre del rapitore che era stata arrestata in quanto sospettata del coinvolgimento in un altro sequestro. La versione ufficiale del governo afghano è che non ci sono state trattative.
Il 16 giugno è stata ricevuta al Quirinale dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.
La polemica
Il sequestro della Cantoni fu trattato con minore risalto dai media, confrontato con quelli avvenuti in Iraq (ad esempio, quello di Giuliana Sgrena). Secondo un editoriale apparso su Il Sole 24 Ore del 25 maggio 2005, ne sarebbero cause la mancanza di un'organizzazione politicizzata alle spalle della Cantoni, l'assenza di parenti che rilascino interviste e comunicati ai media, la localizzazione in Afghanistan, ormai al di fuori della "lotta politica" ed infine il sequestro ad opera di delinquenti comuni invece che di ribelli. Tutto ciò fa concludere all'editorialista che "ormai anche i drammi hanno un colore [politico]".
La mancanza di attenzione mediatica è stata evidente nella scarsa partecipazione alle manifestazioni per il suo rilascio: circa 300 persone a Roma, e tra le 500 e un paio di migliaia (a seconda delle fonti) a Milano, sua città d'origine. Il tutto dopo gli sproni da più parti ai pacifisti. Esemplari i commenti e le dichiarazioni apparsi su numerosi giornali e siti internet italiani, che attribuivano ai pacifisti questa frase: "I cortei? Siamo stanchi".
Francesco Caruso, leader dei Disobbedienti, aveva affermato: