Personalismo
Il personalismo è una corrente di pensiero incentrata sull'esistenza di persone libere e creatrici. Viene distinta in due correnti: una cattolica e l'altra laica.
Cenni storici e spunti filosofici
La centralità della persona come valore assoluto è alla base di un’insieme di riflessioni che rientrano nel cosiddetto Personalismo. Mi rifarò in questa parte del lavoro, a ciò che dice a riguardo il filosofo e pubblicista Emmanuel Mounier. In particolare mi servirò delle argomentazioni contenute in una delle sue opere principali, Le personnalisme (Il personalismo) del 1950. Quest’opera è caratterizzata da due parti, una prima in cui l’autore tratta delle strutture dell’universo personale a livello metafisico, antropologico ed etico e un’altra in cui vengono delineate delle prospettive di una visione personalistica applicate ai diversi aspetti della società del XX secolo con implicanze politiche, economiche, sociali e religiose. All’inizio dell’opera troviamo una cosiddetta "introduzione familiare" all’universo della persona dalla quale emergono i primi caratteri di questa riflessione. Qui l’autore ci dice anzitutto che il termine "personalismo" è stato usato per la prima volta nel 1903 dal filosofo francese Renouvier. Ripreso poi negli anni ’30 dai pubblicisti della rivista «Esprit», fondata proprio da Mounier nel 1932, assistito da personaggi del calibro di J. Maritain, P. A. Touchard, R. Biot, P. Veritè, e altri in tutta Europa. Come sottolinea lo stesso autore, "il personalismo, è una filosofia, non un semplice atteggiamento. È una filosofia, ma non un sistema" . È filosofia perché fissa delle strutture, ma non può mai essere un sistema, in quanto la persona, che ne rappresenta l’oggetto principale di studio, va sempre oltre ogni possibile sistemazione definitiva. Non può mai essere racchiusa in una definizione finita, poiché è proprio ciò che nell’uomo non può essere trattato come oggetto. Immediatamente dopo queste puntualizzazioni di partenza, Mounier tenta di tracciare una breve storia della persona, affermando che essa resta una nozione "embrionale" fino all’era cristiana. Il primo momento realmente nuovo nella cultura greca per quanto riguarda il concetto di persona, si ha con il "conosci te stesso" di Socrate. Solo con il cristianesimo questa nozione ha assunto connotati più chiari, delineando l’essere umano come creato dall’Essere supremo, il Dio personale, come dotato di libertà, col diritto di peccare e come aperto ai rapporti con l’esterno. Un rischio dei primi secoli cristiani è stato quello di vedere un dualismo tra anima e corpo, ereditato dal platonismo, fino alla visione del realismo albertino-tomista che ha riaffermato con forza l’unità sostanziale dei due. Nell’epoca moderna, da Cartesio in poi, è andata sempre più prendendo piede la concezione idealistica che ha dissolto l’esistenza reale nell’idea. Dal XIX secolo si sono affermate due linee di interpretazione della persona, da una parte il richiamo alla soggettività con Kierkegaard, dall’altra l’invito di Marx a recuperare non solo la dimensione interiore, ma la facoltà di cambiare il proprio destino con le sue mani. Ben presto si è andata creando una frattura tra queste due visioni. Compito del personalismo, da Renouvier in poi, sarebbe proprio quello di "recuperare l’unità che esse hanno bandito".