Discussione:Veneto
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Citazione
Ma che razza di citazione avete messo? Quella di uno sconosciuto intellettualoide da strapazzo degli anni '80 anziché le centinaia di citazioni possibili nel corso di secoli. Viva l'Italia e viva il Veneto in quanto regione italiana, altro che patria veneta. E sul Piave si vinceva o si rimaneva tutti accoppati in nome d'Italia.
Modifiche tendenti a deprezzare la storica Repubblica di Venezia e il Popolo Veneto
Ho rimosso il seguente paragrafo:
- A tutt'ora comunque il Veneto è una delle due regioni d'Italia i cui abitanti sono riconosciuti ufficialmente come «popolo» dal Parlamento Italiano (tramite legge costituzionale di approvazione dello statuto regionale). Non ha tuttavia statuto speciale.
Il popolo veneto sarebbe riconosciuto dall'art.2 L.n. 340/1971. L'unico sito che ne parla è questo. Mi piacerebbe leggere il testo della legge.
- --Snowdog 16:43, Dic 21, 2004 (UTC)
La legge n. 340/1971 è la legge Costituzionale approvata dal Parlamento con la quale si istituisce lo statuto regionale del Veneto. (http://www.consiglioveneto.it/leggi/1971/71ls0340.html#Heading3)
E' legge della Repubblica Italiana. Dovrebbe essere NPOV
L'articolo due recita: «L'autogoverno del popolo veneto si attua in forme rispondenti alle caratteristiche e tradizioni della sua storia. La Regione concorre alla valorizzazione del patrimonio culturale e linguistico delle singole comunità.»
Ho modificato la frase sottoriportata:
Alla fine del XVIII secolo la Repubblica Serenissima Veneta, ormai in declino, fu conquistata da Napoleone Bonaparte e da questi ceduta poi all'Austria in cambio del Belgio.
Sostituendola con:
Alla fine del XVIII secolo la Repubblica Serenissima Veneta, politicamente neutrale fu invasa e soggiogata da Napoleone Bonaparte e da questi ceduta poi all'Austria in cambio del Belgio.
Scrivere oramai in declino è come giustificare la barbara invasione di Napoleone; fu un'invasione e non una conquista. Rubare, rapinare e uccidere è un crimine e un reato. Napoleone non è diverso dagli altri.
Si prega di non cancellare il fatto che i Veneti odierni discendano in buona parte dai veneti antichi, negare questo legame è un falso ideologico razzista. Si prega di rispettare i veneti e la loro storia. Tanto quanto quella degli Ebrei e di ogni altro popolo.--Paolo sarpi II 10:40, 22 gen 2006 (CET)
- Ho eliminato l'affermazione secondo la quale gran parte dei veneti odierni sarebbe discendente diretta degli antichi Veneti, perchè per poterla fare nei termini da te espressi, bisognerebbe informare il pubblico in merito alle ricerche scientifiche genetiche che lo proverebbero. Esistono tali ricerche? Se sì, devi indicarle in modo che si possa verificare una teoria che ai più appare piuttosto ardita, e a ragione, fino a prova contraria. Se no, ripeto per la millesima volta, scrivere queste cose non rende un servizio all'attendibilità tua e, soprattutto, di Wikipedia. Ciao. --Piero Montesacro 18:47, 22 gen 2006 (CET)
Nella prima guerra mondiale mio nonno fu ferito per difendere i confini dell'Italia che sono i confini di tutti anche del Veneto, quindi per difendere le popolazioni del posto dalle rappresaglie nemiche senza distinzione di sorta, centire certe cose mi sento offeso come italiano... ENZO - NAPOLI
Modifiche
Ecco cosa accade quando qualcuno esagera: si rende inattendibile anche ciò che è pacifico e vero. Napoleone invase senza provocazione la Repubblica di Venezia, la saccheggiò e ne fece merce di scambio con l'Austria. Questo è vero e non dovrebbe essere ignorato. --Piero Montesacro 22:52, 24 gen 2006 (CET)
Continuità tra Paleoveneti e Veneti - tra l'evidenza e la negazione
La voce della pagina Paleoveneti così inizia:
Gli Heneti, Veneti o Paleoveneti o Venetici sono stati un antico popolo dell’Italia settentrionale.....
Questa proposizione quindi indirettamente afferma (sottende), che tale popolo non esiste piú, in altre parole che si sarebbe estinto senza lasciare discendenti e che quindi i veneti attuali non sarebbero i discendenti dei Paleoveneti.
Se è vero, come è vero, che, ogni affermazione, di per sé non evidente, per essere valida si deve dimostrare, allora l’affermazione sopra riportata è falsa o non vera perché finora indimostrata (e indimostrabile ?).
Nessuno ha prodotto alcunché a sostegno della veridicità di tale proposizione, oltretutto nessuno ha mai indicato il momento temporale della soluzione di continuità, in cui scomparvero i Paleoveneti e comparvero i Veneti. (Ciò nonostante su Wikipedia l’errore ancora non è stato corretto...perché?)
D’altro canto, l’affermazione che tale popolo antico è il progenitore dei veneti odierni o che i veneti di oggi sono i discendenti dei veneti di ieri o Paleoveneti è di per sè evidente e non ha bisogno di ulteriori dimostrazioni.
L’evidenza più oggettiva almeno per i Veneti è data dalla intima coscienza di sé e per gli altri si forniscono i seguenti elementi:
1)La continuità del nome etnico storico del popolo veneto che sarebbe cambiato se fosse cambiato il popolo; documentato fin dalla protostoria (nella letteratura classica), inoltre la voce stessa Paleoveneti o venetici implica il legame di continuità con i Veneti.
A meno ché non si cambi anche il nome, per estirpare del tutto l’anima veneta, come se ne sono cambiati altri (da quelli dei cognomi a quelli dei paesi, delle strade e delle piazze), ma finora nessuno ha avuto l’ardire feroce di giungere a tanto, non gli intellettuali veneti – storici e studiosi dell’antichità veneta- organici, un tempo al potere romano e oggi a quello italiano (come si conviene a tutti i ceti egemoni dei popoli condizionati da poteri foresti), da Tito Livio a Prosdocimi a Giulia Fogolari, né tantomeno ieri il potere imperiale di Roma né oggi quello statuale italiano. Che non han potuto che limitarsi ad alterare il racconto storico e a celarne le radici identitarie venetiche e venete (senza peraltro riuscire a non farle trasparire del tutto) sotto una coltre di retorica tutta protesa a esaltare la romanità e l'italianità e a negare/rinnegare la veneticità.
2)La continuità culturale (vedasi gli approfondimenti storici, antropologici, etnologici e archeologici, ecc.), leggende e miti riguardanti la sua storia e il suo insediamento in questa terra divenuta la sua Patria da millenni; vedasi le cronache antiche in epoca, pre e post Cristo, che trattano dei veneti e non accennano ad alcun evento catastrofico tale da aver cancellato i Paleoveneti e quindi interrotto la continuità etnostorica.
a)le invasioni barbariche (dai vari racconti leggendari e scritti) non sono stati eventi catastrofici radicali, infatti le minoranze di invasori etnicamente diversi insediatesi in area veneta, nei secoli finali dell’impero romano d’occidente e integratisi con le popolazioni autoctone venete dell’entroterra come ceti egemoni, sono state nei secoli successivi, per opera dei veneti delle lagune e con il sostegno delle popolazioni venete dell’entroterra, assorbite (anche se non integralmente) nella Nazione Veneta ricostituitasi nell’unità della Repubblica Serenissima Veneta con ordinamenti/patti federali e con capitale Venezia.
b)Il copricapo tipico del Doxe o Doge, la mantella (zendal) della Dogaressa sono identici a quelli in dosso ai sacerdoti e alle sacerdotesse raffigurati in una situla Paleoveneta trovata a Vace (terra storica veneta oggi Slovenia) e data al V secolo a.C. (ritrovamento archelogico del xx secolo).
c)L’anello dello sposalizio con il mare che il Doge veneto offriva all'acqua della laguna, era identico agli anelli paleoveneti ritrovati dagli archeologi presso i protostorici templi accanto alle fonti sacre dei veneti antichi. Il rito stesso dello sposalizio del mare è di antichissima origine pagana e paleoveneta, costume religioso che la chiesa cattolica romana non è mai riuscita ad estirpare.
d)Il dono dell’oca raffigurato in taluni reperti archeologici e mantenuto nelle oselle offerte dal Doge ai patrizi.
e)La continuità della figura leonina nelle antiche monete paleovenete e nei simboli della Serenissima Repubblica Veneta.
f)La continuità della sacralità femminile nei culti dall‘epoca matriarcale sino ai giorni nostri, la gran considerazione che sempre ha goduto la donna veneta nella società veneta. Usanze matriarcali nelle questioni patrimoniali sino a pochi secoli or sono in quel di Venezia dove non vì è stata alcuna influenza barbarico-patriarcale come nell’entroterra dovuta ai ceti egemoni invasori. Le feste, i riti, i miti, le leggende.
g)La continuità millenaria del livello sociale-economico-civile sempre ai massimi livelli fin dalle epoche remote, interrotto soltanto dalle fasi delle varie invasioni antiche e moderne e dalle guerre altrui.
3)La società paleoveneta aveva una struttura sociale classista ma il tenore dei rapporti era improntato a un 'ugualianza di fatto della dignità umana, che si è conserva anche in epoca romana (come ci ricordano Polibio e Cassiodoro), spirito veneto che prontamente ha accolto la pacifica ed egualitaria parola cristiana, e poi è continuata nella Repubblica Veneta in modo cosí evidente e ben documentato, com’è evidente la continuità nell’indole laboriosa e pacifica dei Paleoveneti e dei Veneti.
4)Il fatto che in 3.000 anni di storia non vi siano mai state sanguinose guerre sociali, tra le classi venete, come invece è accaduto piú volte a Roma. Il fatto che le guerre in veneto siano state portate soltanto dai non veneti: a)da Cleonimo il pirata greco che secondo la leggenda, dopo essere penetrato con le sue navi, lungo il Medoaco (fiume la Brenta) fin su quel di Padoa, fu prontamene cacciato dalla gioventu patavina in armi; b)dai romani con il loro espansionismo militare e con le loro lotte intestine per il dominio del seggio imperiale; c)dalle invasioni barbariche succedutesi nei secoli; d)dalle agressioni delle potenze europee variamente coalizzate; e)dall’impero ottomano; f)dall’opposizione armata che il patriziato di terraferma, non di origine veneta e discendente dagli invasori barbarici, fece alle riconquista dell’egemonia sulla loro terra storica da parte dei veneti delle lagune, quando Venezia divenne forte; g)dall’invasione dei francesi, poi degli austriaci, poi dai savoiardi; e poi le mostruose guerre europee del novecento.
h)La storica neutralità militare veneta fin dai tempi delle guerre tra Roma e Cartagine sino alla barbara invasione Napoleonica e seguenti. I Paleoveneti come i Veneti di oggi erano e sono gente dedita al lavoro, cioè a guadagnarsi il pane con il sacro sudore della fronte, piú che alla guerra di rapina e coloniale.
i)La continuità della struttura socio-urbana distribuita sul territorio fin dai tempi antichi.
l)Il senso di responsabilità ambientale e sociale dei ceti dirigenti, delle classi venete egemoni, sia politiche che economiche, sino all’arrivo di Napoleone. Quel senso di responsabilità sociale, di onestà, di esemplarità che oggi tanto si invoca per le imprese e il ceto politico.
5)La mancanza di altre ipotesi possibili e sensate, sulla origine dei veneti attuali intesi come popolo (così definito nella storia e in epoca odierna anche dallo statuto o costituzione della Regione Veneto e successivamente confermato dal Parlamento italiano) e non tanto e solo come meri abitanti o residenti o cittadini dello stato italiano situati nella regione veneta.
6)Dall’assenza di argomentazioni contrarie.
Tralascio di considerare gli aspetti genetici e linguistici (in ciò che viene normalmente indicato come mero substrato).
Tralascio anche le nuove scoperte archeologiche in corso di studio: strati paleoveneti sotto l' Aquileia d'epoca romana; centuriazioni del territorio veneto precedenti all'epoca romana; e tanto altro ancora.
Tutto ciò costituisce il fondamento principale della complessa realtà etnica e storica delle voci regionali Veneto e Friuli-Venezia Giulia; dove oltre ai veneti etnici e storici si sono aggiunti altri, che assieme costituiscono gli attuali cittadini veneto-italiani della Regione Veneto, suddivisione amministrativa dello stato italiano.
La bibliografia specialistica, riguardo a quanto da me sinteticamente scritto è vastissima, basta la voglia di documentarsi.
--Paolo sarpi II 20:27, 25 gen 2006 (CET)
Ricavato da "http://it.wikipedia.org/wiki/Discussione:Paleoveneti"
- L'incipit è giusto. I Paleoveneti non esistono come non esistono più gli Oschi, i Sanniti, gli Illiri, i Liguri, gli Etruschi e i Celti. Come non esistono gli antichi Romani. Se al Vaticano parlano latino (e dico latino non una qualsiasi lingua romanza) questo non vuol dire che il Papa è un discendente diretto dagli imperatori romani e ci porta a dire che "gli Antichi Romani esistono ancora perché c'è il Papa"! Non stiamo parlando di popoli ma di culture. La tua mi sembra una forzatura "nazionalistica", la ricerca "delle radici" ad ogni costo ha questi scopi. -- Ilario (0-0) - msg 10:40, 27 gen 2006
(CET)
Non intendo infierire chiedendoti direttamente e crudamente: ma da dove vengono gli uomini e i popoli di oggi? Qui si tratta di popoli non di culture, e comunque le culture sono fatte di umanità e l'umanità è fatta oltre che di spirito universale, anche da carne e sangue particolari, da etnie senza delle quali non c'è cultura né subcultura. Al contrario di tanti altri nazionalismi come per esempio quello italiano la cui retorica politica ancor oggi tratta gli altri paesi europei come "stranieri"-"paesi esteri" e il popolo veneto come un non popolo; lo storico nazionalismo veneto, naturale-cristiano e laico, ha prodotto sempre e solo bene per tutti. I veneti non hanno mai invaso e aggredito, non hanno mai trattato le altrui culture e gli altri popoli come inferiori; il primo stato occidentale che abbia abolito per legge il commercio degli schiavi e vietato alle flotte mercantili dei suoi mercanti e stata la Repubblica Serenissima Veneta, vari secoli prima degli altri.--Paolo sarpi II 11:56, 27 gen 2006 (CET)
- Anche la Repubblica di San Marino (che mi risulta essere la più antica repubblica) ha abolito lo schiavismo, anzi non lo ha mai avuto, non ha mai conquistato nessuno, ha solo operato per la libertà, ma non ci vedo nessun nesso tra questo stato e i Piceni o la bontà "etnica" del sangue piceno o sammarinese. -- Ilario (0-0) - msg 13:54, 27 gen 2006 (CET)
Sono felice che S. Marino possa vantare questo primato. Personalmente al mio sangue ci tengo e molto. Mi risulta anche che i Veneti abbiano buon sangue e che siano tra i primi nelle donazioni di organi e di sangue per la solidarietà umana.--Paolo sarpi II 14:50, 27 gen 2006 (CET)
- Anche la furbesca trasformazione di massa delle operaie tessili - su consiglio degli imprenditori - in titolari di partita IVA (al fine di abolire la voce oneri sociali e lucrare sulla partita di giro IVA innescata dalla sostituzione del salario con la fatturazione), fregandosene del destino di queste imprenditrici, mollate a sé stesse senza ammortizzatori sociali e poi abbandonate in favore dello sfruttamento della mano d'opera nel terzo mondo, si spiega con il primato mondiale umanistico dei Veneti e con la particolare qualità del loro sangue?
- O lo consideri una degenarazione dello stesso? E in tal caso: come spiegarsela? Certi imprenditori Veneti avranno avuto forse il sangue inquinato da geni Piemontesi o Calabresi? O hanno solo rappresentato una deviazione standard nell'ambito di una popolazione veneta da sempre ai primi posti in Italia in quanto a solidarietà, volontariato, accoglienza?
- Tutto questo per dirti: usando questi sinistri riferimenti al sangue non fai che far male al Veneto e mal rappresentarlo... --Piero Montesacro 15:15, 27 gen 2006 (CET)
Caro Piero se ci rifletti, senza volerlo mi avresti dato una palla con la quale farei centro, di sicuro anche bendato. Ma non ne aprofitto poiché si andrebbe troppo fuori tema e non amo infierire. Io non mi son mai permesso di parlar male degli altri, se non di chi ha fatto e fa del male a me e al mio Veneto. Non ho alcun problema ad ammettere l'umanità imperfetta dei veneti e le loro miserie senza cercare di nasconderle elencando quelle altrui. Per quanto riguarda il sangue ti rammento che in questi giorni si ricorda la Shoah e con questa tutte le stragi dei popoli compiuti all'uomo sull'uomo. Spero ti basti!--Paolo sarpi II 18:30, 27 gen 2006 (CET)
- Non so bene di che palla e che centro parli: ti invito anche a moderare i termini e l'arrogante quanto vacua minaccia d'infierire, che non ha né senso, né luogo (e potrebbe ritorcersi contro chi la brandisce).
- Io con il mio intervento volevo solo ricordare che fare distinzioni di sangue e di stirpe tra popoli ha poco senso e porta ad inevitabili contraddizioni (se non peggio), come quelle che ho esposto e che tu sai certamente quanto siano vere.
- Forse non ti sei accorto che ho tessuto un - sincero - elogio dell'umanità della gente veneta, anche - e forse soprattutto - di quella più "umile" e non per questo meno degna o geniale dei suoi celebrati capitani d'industria, i quali, con il loro egoismo - assolutamente indistinguibile a mezzo del sangue e delle stirpe da altri consimili - hanno, per primi, sfruttato ed ingannato decine di migliaia di famiglie venete, contribuendo (secondo me assai più di altri fattori che tu sembri paventare) a porre le basi di quello che, credo, tu avverti con disagio come uno snaturamento delle tradizioni civili e culturali della tua terra (e che non riguarda solo essa).
- Cosa c'entri poi la Shoà in tutto questo non è per nulla chiaro, se non che è frutto della più feroce delle forme che ha assunto nella storia recente la mala pianta, guarda un po', del nazionalismo e la pretesa di qualcuno d'avere un sangue più degno e puro dell'altrui. --Piero Montesacro 19:19, 27 gen 2006 (CET)
Non rispondo alle tue provocazioni e non ti seguo più in queste aree fuori tema però ti ricordo per ultimo che negare i Veneti alle radici è come negare agli Ebrei il loro legame storico. Ho notato invece che tutti i vari intervenuti non sono mai entrati nel merito della proposta di riflessione da me sviluppata se non con argomentazioni improduttive a ragionevolmente chiarire e ad approfondire la questione esaminandola sotto i vari aspetti. Ti saluto.--Paolo sarpi II 19:34, 27 gen 2006 (CET)
Mi son dimenticato una cosa importante e poi chiudo con questa polemica che non entra nel merito della questione, tu sei libero di continuarla da solo o con altri. Ti ricordo che i veneti a cui accenni sono veneti-italiani non veneti-veneti e in Italia di gente così ce n'è tanta più che in Veneto.--Paolo sarpi II 19:49, 27 gen 2006 (CET)
- Ti invito a non menare il can per l'aia attribuendo ad altri la tua continua provocazione (anti-italiana assia più che pro-veneta) e, soprattutto, a non appropriarti di termini come la Shoà finendo, spero senza rendertene conto, per offendere il popolo ebraico che l'ha sofferta, nell'accostarla - del tutto impropriamente ed abusivamente - alle vicende del Veneto e dei Veneti che nessuna persona dotata di onestà intellettuale e di buon senso dovrebbe paragonare a quelle che condussero ad uno sterminio che neanche lontanamente e con la più fervida fantasia le popolazioni venete hanno mai subito.
- Le persone cui accenno io sono bottegai come ne esistono in qualsiasi nazione, essendo la disonestà equamente diffusa tra il genere umano e non essendo essa determinata né dal sangue, né dai geni, come tu vai insinuando in maniera del tutto ascientifica e francamente razzistica ed insultante quando distingui tra veneti-italiani e veneti-veneti. Questa è una faccenda seria, e come tale non può essere tollerata in silenzio. --Piero Montesacro 20:09, 27 gen 2006 (CET)
PERLASCA era un veneto.--Paolo sarpi II 20:38, 27 gen 2006 (CET)
Forse Giorgio Perlasca si sentiva (e quindi era) veneto ma non paleoveneto, in quanto di stirpe, sangue e lignaggio altolombardo, nonche' nato a Como. Era quindi, nel caso, un veneto-italiano e non un veneto-veneto (o veneto al quadrato). ILLO
Atteggiamento degli storici e degli studiosi veneti nei confronti della storia e dell’identità veneta.
Un caso attuale e tipico :
Loredana Capuis
(archeologa e storica all’università di Padova e docente di civiltà italica preromana, e membro dell’Istituto Nazionale di Studi Etruschi ed Italici)
che nel suo libro divulgativo intitolato “I Veneti” e sottotitolato “società e cultura di un popolo dell’Italia preromana”, nella pagina introduttiva , dopo qualche paragrafo per dare un inquadramento storico geografico generale della penisola italica, arrivando al veneto cosí scrive:
......X regio divenne l’ampio territorio dell’Italia nordorientale e, con nome piú completo codificato a partire dall’età di Diocleziano, X regio Venetia et Histria. Seppur comprendente anche minoranze etniche etrusche, retiche, carniche, istriane, è certo che il nucleo preponderante era costituito da quei Veneti che, già al volgere del II millennio a.C. per tutti il I, qui svilupparono la loro civiltà cui corrispose tra l’altro, a partire dal VI secolo a.C., una specifica tradizione scrittoria, eco di una precisa unità linguistica.
“Paleoveneta” è stata convenzionalmente definita questa civiltà e, “Paleoveneti” gli artefici, per non creare equivoci con i Veneti attuali, ma sembra piuttosto giusto recuperare la storicità del nome. Le fonti classiche offrono infatti indicazioni precise e compatte per Veneti: un veneto tra l’altro. Tito Livio nativo di Padova, narrando le vicende di Antenore, dei Troiani e degli Eneti che con lui giungono nelle terre adriatiche – in intimun maris Hadriatici sinum – dice espressamente che qui il nuovo popolo ricevette il nome di Veneti – gens universa Veneti appellati - . Restituiamo dunque al “popolo” ed alle sue manifestazioni culturali la denominazione storica.
E nella pagina finale del suo libro cosí termina:
E piace concludere con le parole di Giulia Fogolari: “Ostiala Gallenia, donna veneta andata sposa a un romano [...] sta lí ritta sul carro, riccamente abbigliata da signora paleoveneta per il viaggio ultraterreno, a dirci, con piena dignità, sulla soglia dell’era volgare, che la civiltà paleoveneta è tramontata di fronte alla superiore realtà di Roma”.
Leggendo queste righe
è lampante come il materiale storico ed etnico trattato, sia confezionato in una cornice ideologica, tipica di tutte le opere analoghe, ancorché meno divulgative e piú specialistiche prodotte dai tecnici delle università statali italiane a partire dalla fondazione del Regno d’Italia. Infatti nei testi antichi come per esempio negli scritti del veneto Tito Livio e di altri, non si fa mai alcun accenno alla scomparsa o alla discontinuità dei Paleoveneti-Veneti in epoca romana pre e post Cristo.
È evidente come non sia indicata in alcun modo la fine di questo popolo, infatti si parla di civiltà paleoveneta che avrebbe lasciato il posto alla superiore civiltà romana, ma non si dice affatto che i veneti si sono estinti per essere sostituiti con i romani. Si racconta della veneta Ostiala Gallenia andata in sposa a un romano, ma non si sa se questo romano fosse un veneto oppure altro, poiché la romanità era per le genti italiche di quel tempo una condizione generale di cittadinanza che non si può confondere con l’etnia, anche se il legame di cittadinanza romana era inquadrato nelle gens. Si parla di questa donna (patrizia paleoveneta) ma non si dice alcunché degli uomini paleoveneti, non si dice se essi siano tutti morti o se siano finiti in schiavitú dispersi nell’impero, né se tutt’ad un tratto, per una strana mutazione genetica improvvisa e generalizzata, siano divenuti tutti omosessuali e si siano trasformati in eunuchi vogliosi di offrire la loro corolla al pistillo romano, come in gioventú fece il Caio Giulio Cesare con Nicomede IV Re di Betinia, al quale ardeva d’offrire la sua rosea morbida corolla romana e che i suoi legionari amorevolmente e scherzosamente chiamavano Bithynica Regina. Non ci dice nemmeno se questa signora veneta “Ostiala Gallenia”, fosse l’ultima dei Veneti antichi. Non ci dice alcunché di tutto il resto. Non ci dice alcunché della maggioranza del popolo paleoveneto limitandosi a trattare del suo minoritario ceto patrizio. Confonde l’etnie romana e veneta con la cittadinanza romana, eleva la civiltà romana annientando quella veneta, cosí con un semplice schiocco di penna per pura ideologia di casta, di stato e di conveniente opportunismo. Ma noi sappiamo da dove arriva la grandezza e la ineguagliata civiltà del Veneto di oggi, delle sue città a misura d’uomo, della sua gloriosa capitale e regina dei mari Venezia, della felicissima Repubblica Serenissima e dello Spirito Veneto che ci anima e ci sostiene ancora oggi e nella dispora e nell’oppressione.....
Il libro "I Veneti" di Loredana Capuis è l'edizione Longanesi del 1993.--Paolo sarpi II 11:34, 27 gen 2006 (CET
- Per la cronaca: ti ho risposto in Discussione:Paleoveneti. --MM (msg) 11:48, 28 gen 2006 (CET)
Qualcuno opera nell'ombra e sabota gli interventi, che non risultano in cronologia
Ho aggiunto alla voce, la sezione preistoria e storia. Non ho fatto in tempo a contare sino a 10, che la sezione era già sparita. Qualcuno non gradisce che il Veneto abbia la sezione preistoria e protostoria. Incredibile! Addirittura il sabotatore non appare in cronologia. Chiedo che l'amministrazione intervenga a verificare che nessuno abusi dei sui privilegi in Wikipedia. Riaggiunta alle 23,57, stiamo a vedere.--Paolo Sarpi II 23:54, 8 mar 2006 (CET)
Spostamento
Ho spostato nella Discussione:Provincia di Belluno il cassetto con l'elenco dei siti protetti, da riformattare MM (msg) 20:30, 14 gen 2007 (CET)
mi sono trovata bene con questo sito bravi ti amo nicola!!!!!!!!!!!!!!!!!
So d'acordo co Parise
Solo questo, ecco.
Articolo curatissimo, scritto da chi ama il Veneto,ma da certe espressioni, a volte un pò troppo a scapito dell'Italia? Bixio.
Lingua Veneta
so che non è questa la pagina giusta, ma l'altra non ha una pagina di discussione. Alla voce Lingua Veneta, nel riquadro a destra, viene classificata come lingua galloromanza, ma alla voce Lingua galloromanze non è inserito il Veneto, che anzi in altre voci viene sempre definito una lingua a sè stante.
cedo sia il caso di cambiare quel riquadro. --Gatto0999 11:20, 14 feb 2008 (CET)
la legge regionale citata non stabilisce alcuna ufficialità nell'uso della lingua veneta, nè potrebbe, visto che la lingua italiana è lingua ufficiale della repubblica per dettato costituzionale. Piuttosto, e in questo senso è la mia modifica, sancisce una serie di principi volti alla sua tutela e valorizzazione come patrimonio culturale dei veneti. Dottorcatrame (msg) 17:36, 1 apr 2008 (CEST)
- Io trovo pleonastico (e un po' ridicolo) l'inciso "Veneto (in veneto, Vèneto)": lasciando perdere ogni discussione sulla dignità di lingua del veneto, trovo che la cosa somigli molto ad uno sketch che faceva Boldi tanti anni fa: "come dite pentola a pressione in Toscana, perché noi in Veneto diciamo pentola a pressione...". Ho capito che la "e" deve essere pronunciata aperta e non chiusa, ma allora perché non inserire tra parentesi la trascrizione fonetica? Così com'è, la voce sembra una battuta di spirito. L'inciso non appare in nessun altra voce di Regione. Mi sembra più una velata rivendicazione politica che altro.--Hamletnico (msg) 16:01, 6 apr 2008 (CEST)
Citazioni
16/04/2008
Ciao! ma avete notato che è sparita la parte iniziale dove un intellettuale veneto parlava del veneto come la sua patria (e non l'italia)??..qualche rigurgito nazionalista italiano?? tra l'altro non vi è traccia dell'ampio e trasversale movimento venetista di riscoperta della cultura e dell'identità veneta nato nel corso degli ultimi decenni...cosi come non vi è traccia dei movimenti politici che hanno portato avanti istanze autonomiste (se non sbaglio già negli anni 20). Queste sono cose di cui tra l'altro in wikipedia in lingua inglese e francese si parla!! e in italiano no...questa io la chiamo censura.. Luke
Ho rispristinato la citazione di Goffredo Parise. È triste constatare che chi l'ha rimossa aveva liquidato l'autore de Il prete bello come un "un tale Parise". C'è da interrogarsi sullo spessore culturale di chi si atteggia a censore.
- Ci si sta interrogando sull'opportunità di inserire citazioni prima dell'incipit della voce: andrebbero evitate, specie se lunghe e se riconducibili, come in questo caso, ad un punto di vista parziale (inevitabilmente, quello di chi le ha pronunciate). Per questo tipo di contributi è più opportuna una diversa collocazione (ad es. Wikiquote).
- Suggerisco peraltro un atteggiamento diverso rispetto alle modifiche altrui: tacciare di "censura" una modifica non gradita è scarsamente compatibile con lo spirito che anima un progetto collaborativo come Wikipedia, e andare a sindacare sulla cultura altrui è in genere considerato un attacco personale da evitare. --MarcoK (msg) 00:50, 12 mag 2008 (CEST)
- Faccio notare che qualsiasi citazione è di per se parziale, dato che esprime il punto di vista di chi l'ha formulata. Ciò non toglie che moltissime voci di wikipedia utilizzino citazioni senza che questo sia considerato NPOV. Ricordo inoltre che la citazione di Parise è rimasta al suo posto per diversi mesi (se non anni), passando indenne attraverso un numero elevatissimo di interventi, senza che nessuno degli utenti sentisse il bisogno di eliminarla! Da ultimo un commento sulla cultura altrui: se io scrivessi a proposito di Alessandro Manzoni "un tal Manzoni", non mi stupirei se qualcuno mettesse in dubbio la mia cultura; credo sia un fatto oggettivo.
- --Bragadin (msg) 12:47, 12 mag 2008 (CEST)
- Ho bloccato la voce a causa dell'edit war insorta. Se devo entrare nel merito, il fatto che ci siano citazioni POV su altre voci non giustifica il POV anche su questa. Questo è un argomento veramente debole. Come ho già spiegato sopra, è in atto la tendenza di togliere le citazioni iniziali e ricollocarle in una sede più opportuna, un po' come è già avvenuto su en.wiki. Questo non solo perché ci si è resi conto che in genere la scelta delle citazioni è arbitraria e frutto del gusto e/o delle opinioni personali, ma anche perché una voce per essere immediatamente fruibile dovrebbe iniziare con una sintetica definizione (l'incipit), senza alcun elemento "ornamentale". Visto che qui è in atto una edit war sulla scelta della citazione suggerisco una soluzione semplice: nessuna citazione. --MarcoK (msg) 17:42, 12 mag 2008 (CEST)
- Difficile capire tanta agitazione per una cosa ovvia: bastava controllare prima la pagina di aiuto sul POV per leggere in grassetto, e quindi sapere, come, e cito, "chiunque" possa "rimuovere un contenuto non neutrale". Sarebbe sufficiente non cercare di utilizzare citazioni erudite nel tentativo d'ammantare d'una patina di cultura punti di vista fortemente partigiani -censurando così la libertà di pensiero di tutti (perché i fatti sono indiscutibili, le opinioni no: quelle sono discutibilissime), imponendo la propria personale intelligenza del mondo- per evitare di vederseli modificati o cancellati. Comunque concordo con MarcoK: se non si è in grado di accettare citazioni NPOV, allora meglio niente citazioni. TizioX 09:33, 14 mag 2008 (CEST)
Demografia
Visto che la pagina è stata bloccata, qualcuno in grado di farlo può aggiungere questo template?
Abitanti censiti (migliaia)

NNPOV emigrazione
La tesi sostenuta nel paragrafo presenta le seguenti "qualità":
- a) sposa acriticamente le tesi di una parte politica;
- b) si sostiene su fonti che non sono nè accademiche nè strutturate su basi in qualsivoglia modo scientifiche e che dunque NON sono fonti;
- c) ignora dati e fatti storici, come la condizione in cui versava il Veneto sotto il dominio austriaco e le condizioni del resto del paese;
- d) tratta argomenti comunque già descritti nella sezione storica e di conseguenza appare inutile;
- e) la sua condizione di non neutralità, indipendentemente dalle opinioni di ciascuno e dalle tesi che sposa, è comunque fin troppo palese.
TizioX 14:11, 13 lug 2008 (CEST)
- Attualmente la sezione della voce dedicata alla immigrazione così dice:
- Il Veneto è stato, sino agli anni Settanta, una terra di emigrazione (oltre 3 milioni di partenze tra il 1870 e il 1970) per via della povera economia contadina, non affiancata da impianti industriali di rilievo.
- Credo che sia necessario specificare da quando è iniziata l'emigrazione biblica e anche il perché.
- L'impoverimento del Veneto è iniziato con l'invasione di Napoleone, ha proseguito con l'Austria ed è precipitato con il Regno d'Italia; credo che valga la pena ricordare come la I guerra mondiale (combattuta prevalentemente nella Venetia, Veneto e Friuli allora parte della Venezia ) abbia pressoché raso al suolo la terra veneta, immiserendola alle radici. Gli impianti industriali esistevano fin dal 1700, per non parlare dell'Arsenale veneziano, per secoli la più grande ed esemplare industria europea. E' da ricordare come con Napoleone prima e poi con la politica del Regno d'Italia, i capitali veneti siano stati fatti orientare (drenati) allo sviluppo del cosidetto triangolo industriale (Milano, Torino, Genova) a discapito dello sviluppo del Veneto.--Paolo Sarpi II (msg) 16:08, 15 lug 2008 (CEST)
Basi etno-preistoriche delle genti venete
Ho notato che nel corso della storia della voce Veneto si è accennato e si accenna quasi soltanto alle genti euganee e a quelle venete (paleovenete); credo che sia ormai giunta l'ora di prendere in considerazione l'apporto rilevante e determinante delle genti retiche e celtiche che non è da meno di quello delle genti euganee e paleovenete. Verona è reto-celto-veneta; Belluno e il Cadore sono celto-veneti; la Carnia e Aquileia sono celto-istro-venete, con l'aggiunta in area aquilense di un consistente apporto di coloni latini (non romani). Tutta la pedemontana veneta è caratterizzata da i reto-celto-veneti. Anche l'apporto degli euganei dovrebbe essere valorizzato e chiarito; la cultura delle palafitte è preveneta (euganea e celtica, in età del rame, terremare, Villanova, la Tene, ecc.) prima che paleoveneta (intendendo per paleoveneti i migranti dal sud-est europeo (Paflagonia e leggende varie in età del bronzo, primo ferro, Halstatt, ecc.). Anche l'apporto germanico (prelatino e in epoca romana)specialmente in aree montane e valligiane e poi goto-longobardo (post romano) in pianura e sui colli, non è da trascurare. Gran parte della Toponomastica dell'area veneta si chiarisce in un ampio orizzonte preistorico e paleolitico e poi in ambito protostorico celto-germanico-istro-dalmatico e in certa misura in ambito italico e latino. Anche i Cimbri (medioevali) hanno influenzato moltissimo l'area etno-veneta (Verona, Vicenza, Treviso). Personalmente ho adottato la visione della Teoria della Continuità dal Paleolitico e dò più peso ai contributi dell'archeologia (anche linguistica) che ai testi classici degli autori in greco e in latino. E' importante anche maneggiare con la massima attenzione "categorie etniche" (culturali e politiche)come : celti-reti-germani-latini-romani-euganei-paleoveneti-ecc. poiché in esse si radicano le ideologie nazionaliste con le loro miserie e falsità. L'area veneta fin dal Paleolitico è al "centro" dell'Europa,(nord-sud, est-ovest), la via paleolitica delle pietre da lavoro e dell'ambra, la via neolitica dell'agricoltura e della pastorizia, la via dei metalli, prima ancora dell'apporto di varie genti mediterranee (fenici, micenei, greci, ecc.) via mare con gli spostamenti lungo le coste prima a remi e poi anche a vela.
Scusate se nelle mie parole trovate alquante imprecisioni e contraddizioni ma non è materia facile da districare e le zone oscure (non chiare) sono molte, più ci si allontana nel passato. Spero che possiate trovare, almeno qualche spunto di riflessione, utile.--Paolo Sarpi II (msg) 13:29, 15 lug 2008 (CEST)
tolto screenshot sito
ho ritenuto opportuno toglierlo era un pugno nell'occhio alla voce, se si vuol rimetterlo, anche se io lo reputo decisamente inutile, meglio ridimensionarlo e metterlo in una posizione migliore nella voce, non all'inizio. --Pava (msg) 15:24, 22 lug 2008 (CEST)
Fatto by Vajo (msg) 19:52, 22 lug 2008 (CEST) Ho provveduto ad inserire nuovamente lo screenshot del sito in una nuova sezione ma l'ho ridimensionato parecchio.
Politica del Veneto
Salve, volevo sapere se eravate a conoscenza di quanto è scritto nell'articolo en:Politics_of_Veneto e se siete d'accordo su come viene presentata la politica regionale. La stessa cosa credo sia stata fatta per tutte le altre regioni. In particolare, mi riferisco al fatto che li sembra che il federalismo sia cosa stata fatta chissà da quanto tempo. --Cantalamessa 00:01, 1 set 2008 (CEST)