Cristoforo Colombo
lo diede a un re
e n'ebbe catene
O sacro, infelicissimo capo
solo ti fu giusta la morte
che t'asilò gloriando nell'infinito.»
Cristoforo Colombo (in spagnolo: Cristóbal Colón; Genova, fra il 26 agosto e il 31 ottobre 1451 – Valladolid, 20 maggio 1506) è stato un esploratore e navigatore italiano naturalizzato spagnolo[1].

È stato uno dei cinque principali navigatori italiani che presero parte al processo di esplorazione delle grandi scoperte geografiche a cavallo tra il XV e il XVI secolo.
Deve la sua fama mondiale alla scoperta del continente americano, avvenuta il 12 ottobre del 1492, giorno celebrato in Spagna e nelle Americhe .
Biografia
Primogenito dei quattro figli (tre fratelli ed una sorella) di Domenico ("Dominicus Columbus quomdam Johannis") e Susanna Fontanarossa ("Sozana de Fontana Rubea"), poco si sa della sua vita fino al 1470 se non il fatto che con ogni probabilità nacque all'interno del territorio genovese. In una lettera lui stesso afferma di aver iniziato a navigare all'età di quattordici anni. Quel che si sa per certo è che nel 1470 la famiglia del futuro navigatore si trasferì a Savona, città nella quale il padre aveva rilevato la gestione di una taverna. Dopo aver prestato servizio sotto Renato d'Angiò, nel 1473 Cristoforo iniziò l'apprendistato come agente commerciale per i traffici di merci gestiti dalle famiglie Centurione, Di Negro e Spinola, continuandola, per queste tre famiglie, almeno sino al 1473 .
Nel 1474 fu a Chio in Grecia e poi in Portogallo. Nel 1476 Colombo fu a Bristol, dopo aver fatto presumibilmente parte della flotta genovese, diretta in Inghilterra, che fu attaccata da navi francesi al largo del Capo Vincenzo. Poi si recò a Galway in Irlanda e nel 1477 raggiunse verosimilmente l'Islanda.
Verso il 1479 Colombo si trasferì a Lisbona, continuando a commerciare per la sola famiglia Centurione, con un rapido ritorno in Liguria. In questo periodo sposò Filipa Moniz, figlia di Bartolomeo Perestrello, il Vecchio (Genovese e governatore delle Azzorre), e di Isabel Moniz, dalla quale nel 1481 ebbe un figlio, Diego, e si crede che andò ad abitare nella casa della moglie a Porto Santo. Secondo altre fonti sarebbe rimasto da Lisbona a casa di lei. In ogni caso, poco tempo dopo si trasferì a Lisbona, dove il fratello Bartolomeo lavorava come cartografo come era d'uso tra i molti genovesi dell'epoca che dimoravano in quella città. Fu probabilmente in questo periodo della sua vita - tra il viaggio a Galway e in Islanda nel 1477, e il soggiorno a Madeira ed il successivo a Lisbona nel 1479, che nella mente di Cristoforo iniziò a prendere forma il disegno della rotta breve per le Indie.
Basandosi sulle carte geografiche del suocero, sui racconti dei marinai e sui reperti (canne, legni ed altro) trovati al largo delle coste delle isole del Mare Oceano (l'Oceano Atlantico), Colombo cominciò a convincersi che al di là delle Azzorre dovesse esserci una terra e che questa non potesse essere altro che l'Asia.
A Lisbona Colombo cominciò a documentarsi ed a leggere testi geografici, come la Historia rerum ubique gestarum di papa Pio II (Enea Silvio Piccolomini) stampata nel 1477, l'Imago mundi di Pierre d'Ailly (1480) e il Milione di Marco Polo. Una notevole influenza sulla decisione poi presa da Colombo dovette esercitare una lettera che nel 1474 Paolo Toscanelli indirizzò ad un canonico di Lisbona, Fernão Martins de Reriz. Nella missiva, che è quasi certo che Colombo conoscesse, il fisico fiorentino indicava che credeva viabile una rotta verso ovest per raggiungere l'India.
Dopo aver chiesto inutilmente al re Giovanni II la somma necessaria per il suo progetto, Colombo nel 1485, dopo la morte della moglie, si recò a Palos con il figlio.
In questa immagine figura la presunta casa natale di Colombo a Cogoleto con l'affresco del grande navigatore su cui il reverendo Antonio Colombo, discendente della famiglia, nel 1650 fece mettere l'epigrafe "Unus erat mundus; duo sunt ait iste, fuere" (Uno era il mondo: due disse costui. E due furono!) preceduta da: Hospes siste gradum: fuit HIClux prima Columbi Orbe viro majori; Heu! Nimis arcta Domus (Qui, o, passegger nacque Colombo, ahi Tetto! - Per il maggiore degli Eroi troppo ristretto!). Numerose iscrizioni lapidee, ricordano le visite alla casa dei principi di Savoia, di rappresentanze della marina militare Nord Americana,e del principe Federico poi imperatore di Germania oltre a molti altri viaggiatori stranieri.
Dopo essere stato a Córdova ed a Sevilla, nel 1486 Colombo si presentò al cospetto di Ferdinando II de Aragón e di Isabel de Castilla, ai quali presentò il suo progetto di raggiungere per mare il Catai ed il Cipango. Ma una commissione riunita per vagliare le effettive possibilità di riuscita del viaggio bocciò la proposta.
Nel 1488 Colombo ebbe un altro figlio, Fernando Colombo, da Beatriz Enríquez Arana.
Negli anni seguenti Colombo cercò varie volte di farsi ascoltare dalla corte castigliana e si rivolse pure, tramite il fratello Bartolomeo, ai re d'Inghilterra e di Francia. In seguito alla unione delle corone della Castiglia e di Aragona, e finita la conquista di Granada cui partecipò sino al 1° gennaio 1492, Colombo, grazie all'intermediazione del duca di Medinaceli e del tesoriere di corte Luis de Santangel, raggiunse un accordo con Isabella soprattutto grazie al confessore di lei, il francescano Juan Pérez.
Decisivo fu altresì il contributo del vescovo Alessandro Geraldini originario della città di Amelia, anche lui confessore della regina Isabella e amico personale di Colombo e del fratello Antonio; per sua insistenza, la regina si convinse definitivamente a consentire il viaggio del grande navigatore. Colombo intitolò una delle isole del "nuovo mondo" a Graziosa, madre del Geraldini, e il prelato divenne anche il primo vescovo residenziale delle Americhe.
Secondo il contratto (Capitolaciones), firmato il 17 aprile 1492 a Santa Fè, Colombo, in caso di riuscita del viaggio, avrebbe ottenuto il titolo di ammiraglio e la carica di Viceré e Governatore delle terre scoperte. La somma necessaria per l'armamento della flotta, pari a 2.000.000 di maravedí, sarebbe stata versata metà dalla corte e l'altra metà da Colombo, finanziato da alcuni banchieri genovesi, tra cui il Banco di San Giorgio ed il Berardi.
Furono così allestite tre caravelle, la Santa Maria, di 150 tonnellate, capitanata da Colombo, la Pinta di 140 t. e la Niña di 100 t., al comando di due armatori di Palos, Martin Alonso Pinzón e suo fratello Vicente Yáñez Pinzón. Il pilota della flotta era il cantabrico Juan de la Cosa, proprietario della Santa Maria.
Viaggi
Primo viaggio per le Americhe
La partenza avvenne il 3 agosto 1492 da Palos de la Frontera con un equipaggio complessivo di 120 uomini. Dopo uno scalo nelle Canarie per rifornimenti, le tre navi ripresero il largo il 6 settembre. Spinte dagli alisei (i cui effetti misteriosamente Colombo dimostrò di ben conoscere uniformando al loro alitare la propria rotta) le caravelle navigarono per un mese senza che i marinai riuscissero a scorgere alcuna terra.
Il 7 ottobre Colombo decise di virare verso sud-ovest, avendo visto alcuni uccelli dirigersi verso quella direzione.La notte dell'11 ottobre riportò sul libro di bordo d'avere intravisto nel buio, in lontananza, una luce, «como una candelilla que se levava y se adelantaba» (come una piccola candela che si levava e si agitava). Finalmente alle due del 12 ottobre Rodrigo de Triana, a bordo della Pinta, avvistò la terra. All'alba Colombo sbarcò su un'isola, chiamata Guanahani dagli indigeni, che egli battezzò San Salvador.
Colombo e la sua ciurma furono accolti con grande cortesia e condiscendenza dai Taino, la tribù abitante dell'isola. Egli stesso, nella sua relazione, sottolinea più volte la gentilezza e lo spirito pacifico dei suoi ospiti:
L'esplorazione dell'isola non diede i risultati sperati, in quanto Colombo non trovò le ricchezze descritte da Marco Polo. Ripreso il mare, la sua spedizione esplorò la costa nord-orientale di Cuba.
La sera del 27 ottobre 1492, le caravelle di Colombo arrivano alla fonda di Cayo Bariay a Cuba, nell'attuale provincia di Holguín, il giorno successivo inviò il suo ammiraglio ad esplorare la terraferma. Nel diario di bordo di domenica 28 ottobre 1492 troviamo scritto: "Es la isla mas hermosa que ojos humanos hayan visto" ("È l'isola più bella che occhio umano abbia mai visto").
Successivamente esplorò quella settentrionale di Haiti, raggiunta il 5 dicembre e la chiamò Hispaniola. Qui la Santa Maria urtò uno scoglio e dovette essere abbandonata. Colombo fece costruire un forte, La Navidad, dove lasciò parte dell'equipaggio.
Il 2 gennaio 1493 Colombo riprese la rotta verso l'Europa. Dopo che una tempesta lo costrinse ad attraccare alle Azzorre, sull'isola di Santa Maria, dove fu ben ricevuto e festeggiato dai portoghesi, Colombo arrivò a Restelo, nei pressi di Lisbona il 4 marzo.
Rui de Pina, umanista portoghese alla corte di Giovanni II, scrisse del suo arrivo in Portogallo:
L'8 marzo Colombo venne invitato dal re alla corte portoghese, durante il viaggio si fermò per ordine della regina sua moglie, Leonora per visitarla ed informarla, l'11 marzo, al Convento de Santo António dos Capuchos, vicino di Nossa Senhora da Conceição dos Povos a Vila Franca de Xira.
Dopo essere stato ricevuto dal re Giovanni II del Portogallo a Vale do Paraíso, vicino Azambuja, il 10 marzo, Colombo discese il fiume Tago per far visita ai suoi vecchi amici di Santarém.
Successivamente, il 15 marzo 1493, giunse via mare a Palos, in Castiglia. Qui Colombo, che aveva portato con sé un po' di oro, tabacco e alcuni pappagalli da offrire ai sovrani quali segni tangibili delle potenzialità delle "isole dell'India oltre il Gange", condusse anche dieci indiani Taino che aveva rapito proprio fra quei suoi gentili ospiti che "professavano grande amore verso tutti".
Così l'ammiraglio annotava nella sua relazione, consegnata al tesoriere del Re il 30 aprile 1493:
Uno dei nativi americani morì poco dopo l'arrivo, ma in tempo per essere battezzato cristianamente.[3]
Colombo fu accolto come un eroe dai sovrani, che lo sollecitarono ad intraprendere un altro viaggio: la regina di Castiglia ed il re di Aragona credevano che egli fosse stato in Giappone.
Secondo viaggio
L'ammiraglio Colombo salpò per il suo secondo viaggio da Cadice il 25 settembre con 17 navi ed un equipaggio di circa 1200 uomini, tra i quali vi erano il figlio Diego, il fratello Giacomo e l'amico Michele da Cuneo, savonese, che ci ha lasciato un'importante relazione.
Il 3 novembre la flotta raggiunse Dominica e veleggiò tra le piccole e le grandi Antille. Il 19 arrivarono a Porto Rico ed il 22 dello stesso mese Colombo tornò ad Hispaniola, dove scoprì che gli uomini dell'equipaggio che aveva lasciato erano stati uccisi.
Dopo aver fondato un nuovo avamposto, Isabella, Colombo trascorse alcuni mesi nell'esplorazione dell'entroterra alla ricerca di oro. Poi nel 1494 lasciò Hispaniola e il 30 aprile giunse a Cuba e pochi giorni dopo in Giamaica. Tornato ad Hispaniola, Colombo, dopo aver inviato una nave carica di indigeni in Spagna, costrinse i nativi rimasti a cercare l'oro.
Alla fine del 1495 Colombo ripartì alla volta della Spagna, che raggiunse nella primavera del 1496.
Terzo viaggio
Dopo due anni trascorsi in Castiglia a convincere i reali della necessità di una nuova spedizione e a reperire la somma necessaria per il viaggio, Colombo riuscì ad armare 6 navi, con un equipaggio di circa 300 marinai.
La flotta, partita il 30 maggio 1498, si diresse verso le isole di Capo Verde e di lì raggiunse Trinidad, il 31 luglio. Nell'agosto dello stesso anno Colombo esplorò il Golfo di Paria ed il delta dell'Orinoco.
Tornato a Santo Domingo, Colombo dovette fare i conti con i coloni in rivolta e gli indigeni decimati dalle malattie e dai lavori forzati. I sovrani cattolici, avvertiti dai reduci dei disordini sull'isola, inviarono nel 1500 Francisco de Bobadilla, per far luce sull'accaduto. Questi, resosi conto della situazione, arrestò Colombo ed i fratelli e li ricondusse in patria. All'arrivo Isabella la Cattolica fece liberare Colombo, che però dovette rinunciare al titolo di viceré.
Quarto viaggio
Nonostante tutto, i reali concessero a Colombo d'intraprendere un quarto viaggio, accompagnato dal fratello Bartolomeo e dal figlio tredicenne Fernando. Le quattro navi, salpate da Cadice l'11 maggio 1502, arrivarono a Santo Domingo il 29 giugno.
Qui il governatore vietò a Colombo l'attracco delle sue caravelle ed egli dopo essersi rifugiato in una baia vicino dove le navi restarono a galla nonostante una tempesta tropicale, ripartì verso l'America centrale continentale al fine di trovare il passaggio per le indie. La città del governatore era stata nel frattempo duramente colpita dalla tempesta tropicale che aveva affondato tutte le navi del governatore ad eccezione di una e aveva ucciso 500 coloni (forse si trattava di un uragano).
Tra il luglio e l'ottobre di quell'anno Colombo costeggiò l'Honduras, il Nicaragua e la Costa Rica. Il 16 ottobre arrivò a Panama, dove si fermò per l'inverno. Qui fondò con 80 uomini una colonia, presso il Rio Belen che però fu abbandonata a causa dell'ostilità degli indigeni. Gli indigeni locali infatti erano abituati a combattere e impugnavano mazze in durissimo legno di palma con le quali in uno scontro uccisero uno spagnolo e ne ferirono altri sette.
Il 15 aprile 1503 Colombo ripartì per Hispaniola, scoprì le Isole Cayman e le battezzò Las Tortugas a causa delle numerose tartarughe marine che vi erano presenti, ma durante il viaggio gli scafi furono attaccati da dei parassiti comuni in queste acque caraibiche che indebolirono la struttura delle tre navi rimaste e li costrinsero a naufragare sulla costa settentrionale della Giamaica. Le navi infatti avevano imbarcato acqua e la spedizione era giunta in Giamaica solo svuotandolo con le pompe ed i secchi di bordo. Poco dopo l'arrivo le navi affondarono. Colombo rimase sull'isola per circa un anno, aspettando i soccorsi richiesti tramite un capitano (l'unico che si offrì di percorrere i 160 km) diretto in canoa con due indigeni (di cui uno morì per un colpo di caldo durante il viaggio e fu gettato in acqua) verso Hispaniola dal governatore di Santo Domingo.
Arrivò nell'attuale Haiti cinque giorni dopo, ma all'inizio il governatore non aiutò subito Colombo di cui era acerrimo nemico e anzi lo derise mandando una nave e facendola tornare indietro. Nel frattempo metà della ciurma si era ammutinata guidata da due fratelli e aveva rovinato i rapporti con gli indigeni jamaicani che si rifiutarono di consegnare a Colombo cibo. La fazione di Colombo allorà ingaggiò un combattimento contro gli ammutinati uccidendo tutti meno che i due fratelli. Colombo riuscì poco dopo a prevedere un'eclissi lunare e mandò quindi a chiamare gli indigeni sostenendo che il suo dio era in collera con loro ed avrebbe oscurato il cielo. La sera la Luna divenne rossa e il giorno dopo gli indigeni ripresero a dare da mangiare ai superstiti.
Il 29 giugno 1504 la nave concessagli arrivò e con essa Colombo e i 110 uomini sopravvissuti (su 140) salparono per Santo Domingo dove la maggior parte dei suoi uomini troppo esausti per attraversare l'Oceano Atlantico si fermò. Colombo dopo aver aspettato alcuni mesi prese con il figlio Fernando una nave diretta in Spagna, pagandosi di tasca propria il viaggio. Arrivò in Spagna il 7 novembre.
La morte a Valladolid e le prime vicissitudini delle sue spoglie
Alla fine del 1504 decise di non lasciare più la Spagna, pur in un ambiente a lui ostile. La regina Isabella, sua protettrice, nel frattempo era morta, mentre il re e la corte non comprendevano l'importanza delle sue scoperte, né accettarono il suo “Memorial des Agravios” , un lungo memoriale sui torti ricevuti. Morì a Valladolid il 20 maggio 1506, quasi povero. Venne sepolto inizialmente nella chiesa di Valladolid, ma i suoi resti furono quindi inumati nella cripta di un monastero a Siviglia, dove venne poi sepolto anche suo figlio Diego Colombo, ma pressoché subito posti nella cattedrale della stessa Siviglia, una delle ultime cattedrali gotiche della Spagna e a la terza piú grande a mondo,dopo la basilica di San Pietro al Vaticano e la cattedrale di San Paolo a Londra . Successivamente i loro resti, per espresso desiderio del grande ammiraglio in un codicillo testamentario segreto, di cui non c’è chiara traccia, nel 1544 sarebbero stati traslati nell’isola La Española, già dai cartografi coloniali denominata come "isola di Santo Domingo". Ufficialmente si disse però che a essere traslati erano stati i resti del solo Diego.
La disputa sulla “vera” tomba dello scopritore del Nuovo Mondo
Quando nel 1795 la Spagna si stava apprestando a consegnare l’isola alla Francia, i resti dei due Colombo furono portati dagli spagnoli all’Avana , dove rimasero sino al 1898 . Con la vittoria degli Stati Uniti nella guerra ispano-americana , gli stessi spagnoli li trasferirono a Santo Domingo : le cui autorità peraltro, già nel 1877 , avevano rivelato d’avere scoperto nella cattedrale una cassa con frammenti d’ossa e l’iscrizione: “Illustre Don Cristobal Colón” e sostennero che gli spagnoli si erano sbagliati e avevano portato all’Avana solamente i resti del figlio Diego. La Spagna da parte sua ha sempre definito risibili tali diatribe, affermando che i resti del grande navigatore sono sempre rimasti nella cattedrale di Siviglia. E oggi, per iniziativa del governo dominicano, i presunti resti di Cristoforo Colombo sono stati esumati per essere sottoposti ad analisi genetiche sul Dna, che dovrebbero risolvere quest’antica disputa.
La scoperta ufficiale dell'America
La figura di Cristoforo Colombo è rimasta nella storia per la scoperta dell'America.
L'impresa navale di Colombo, motivata dal desiderio di raggiungere le Indie e commerciarvi direttamente e più velocemente, fu resa possibile dalla determinazione del viaggiatore genovese ma anche, come quasi tutte le scoperte, da un suo errore.
Egli sosteneva infatti che la Terra avesse un diametro più piccolo di quello effettivo e che il continente euroasiatico fosse più esteso di quanto non sia in realtà: la composizione di questi due errori pensati da Toscanelli aveva come effetto la convinzione, effettivamente infondata, di poter compiere la traversata.
Infatti, nonostante la credenza oggi molto diffusa che Colombo fosse il solo a sostenere che la Terra fosse rotonda, questa idea era invece opinione comune della gente colta del basso Medioevo (per tutti, si possono citare san Tommaso d'Aquino e Dante Alighieri).
Già dall'antichità, infatti, le osservazioni prodotte in ambiente astronomico-matematico ellenistico (dove la circonferenza della Terra era stata accuratamente misurata da Eratostene) erano state riprese e perfezionate dagli scienziati musulmani, che avevano tradotto e studiato quei testi, e dagli studiosi occidentali.
La leggenda che la Terra fosse considerata piatta deriva da un romanzo del 1828, La vita e i viaggi di Cristoforo Colombo di Washington Irving, che descriveva la falsa immagine di un Colombo unico sostenitore della teoria di una Terra rotonda contro l'ignoranza medioevale. In realtà, la forte opposizione che Colombo trovò derivava dal fatto che la traversata oceanica era considerata troppo lunga per essere fattibile.
I calcoli di Colombo erano sbagliati, mentre quelli dei suoi avversari erano sostanzialmente corretti: Colombo stimava in appena 4400 km la distanza dalle Isole Canarie alla costa asiatica, un valore cinque volte più piccolo di quello reale. La grande fortuna di Colombo fu che il suo viaggio venne molto ridotto, perché sulla strada per le Indie trovò le Americhe, altrimenti la sua spedizione sarebbe sicuramente perita in mezzo all'oceano, o sarebbe tornata indietro.
Colombo stesso non si rese conto di essere su un continente diverso da quello che si aspettava: in seguito come annoto' sui suoi diari battezzo' le terre scoperte nuevo mundo e nel suo ultimo viaggio riconobbe le coste di ciò che lui definì il continente, questa la versione ufficiale riportata dalla maggior parte dei libri di storia.
Ma sono stati invece scoperti documenti che dimostrano come i Portoghesi avessero già raggiunto le coste in precedenza e alcuni studiosi sostengono anche che facessero parte dell'equipaggio delle tre caravelle anche alcuni uomini incaricati dalla corona di sorvegliare le mosse del navigatore genovese.[senza fonte] A Colombo, infatti, era stata promessa l'amministrazione delle terre da lui scoperte, e non è forse un caso che sia approdato proprio su un'isola. Alcuni diari di bordo mostrano infatti[senza fonte] che la sua rotta puntava dritta verso la terraferma ma che durante gli ultimi giorni di navigazione subì una brusca sterzata verso sud, verso le isole dei Caraibi, appunto. Si pensa che questa decisione sia stata suggerita o forse addirittura imposta dagli infiltrati della corona poiché si riteneva che l'amministrazione di tutto il continente fosse un prezzo troppo alto da pagare per rendere nota la scoperta del Nuovo Mondo.
Prima di Colombo già alcuni popoli avevano compiuto tentativi di viaggi verso il nuovo continente, come ad esempio i vichinghi, gli scandinavi ed infine gli stessi portoghesi. I colonizzatori islandesi arrivarono in Groenlandia all'inizio del secondo secolo.
In tempi vicini all'impresa del navigatore genovese, è stato documentato un altro viaggio verso le nuove terre, per volere del re di Portogallo Alfonso V e del re di Danimarca, utilizzarono navi danesi condotte da marinai portoghesi per esplorare le coste della Groenlandia tra il 1476 e il 1477. Alcuni storici sostengono che anche Colombo prese parte a questa spedizione[senza fonte]. Non è comunque dimostrato che il nuovo mondo fosse già conosciuto prima del viaggio di Colombo. Anzi, dai documenti ufficiali si sa che fu accolto come trionfatore a riprova che la sua impresa non aveva precedenti. Se qualcuno prima di lui era approdato sulle coste americane il fatto non aveva avuto alcuna rilevanza e, quindi, Colombo e solo lui è il vero scopritore del quinto continente
La prescoperta dell'America
Secondo alcuni storici[4] la scoperta dell'America da parte di Colombo è da anticipare di qualche anno. Già nel 1485 avrebbe compiuto un viaggio che lo avrebbe portato nel nuovo mondo. Questo lo si può dedurre da vari indizi. La rotta seguita da colombo nel primo viaggio nel 1492 segue esattamente le correnti, inoltre l'ammiraglio è così sicuro di raggiungere le nuove terre che per sedare una rivolta promette di navigare soltando altri tre giorni e proprio il terzo giorno arriva a destinazione.
Sulla tomba di papa Innocenzo VIII c'è scritto "Durante il suo regno la scoperta di un Nuovo Mondo". Il papa però mori tre giorni prima della partenza ufficiale mentre pontificava nel 1485. Ciò che invece che ci permette di datare esattamente il primo viaggio al 1485 è il navigatore turco Piri Reis. In una sua mappa, oltre ad includere terre non ancora ufficialmente scoperte al suo tempo, spiega che un genovese chiamato Colombo aveva raggiunto il nuovo mondo nel 1485.
Curiosità
L'aspetto di Colombo
La vita di Cristoforo Colombo è avvolta in parte nel mistero, di lui oltre alle origini incerte, non si hanno nemmeno dei ritratti originali che lo raffigurino. Tutti quelli pervenuteci sono in realtà dei dipinti eseguiti dopo la morte del famoso navigatore, realizzati in base alle descrizioni dei suoi contemporanei o in alcuni casi delle vere e proprie opere di fantasia di epoche successive. Questo spiega del perché l'enorme quantità di effigi che descrivono Colombo, conferiscono al personaggio una svariata molteplicità di aspetti che rendono difficile la lettura delle sue caratteristiche fisiche.
Scopritore del mais
Pochi sanno che Colombo fu lo scopritore del mais, sul giornale di bordo il 5 novembre 1492 scrisse: "C'erano grandi campi coltivati con radici, una specie di fava e una specie di grano chiamato mahiz".
Discendenza di Cristoforo Colombo
L'attuale discendente di Cristoforo Colombo ha anch'egli il nome di Cristoforo e, in base ai concordati tra la famiglia Colombo e la corona di Spagna, promossi da Diego nel XVI sec. (figlio dell'ammiraglio), gode dei titoli di Duca di Veragua. Il 12 ottobre 2006, ha voluto commemorare l'evento deponendo una corona alla Casa di Colombo a Genova.
Uovo di Colombo
Per l'aneddoto che ha dato origine a questa espressione vedi la voce Uovo di Colombo
Una notte al museo
Nel film americano del 2006 di Shawn Levy con Ben Stiller, il navigatore Genovese è interpretato dall'attore Pierfrancesco Favino, che recita in italiano con accento genovese anche nella versione originale; ma nel film era una statua animata.
Nazionalità di Colombo
Colombo genovese? Colombo portoghese? Colombo galiziano? Colombo catalano? Colombo francese? Colombo corso? A Genova non hanno dubbi a rivendicare le radici locali del grande navigatore, considerato uno dei figli più prestigiosi. Che sarebbe testimoniata da copiosa documentazione raccolta nel tempo da studiosi del settore, primo fra tutti Paolo Emilio Taviani, uomo politico e storico.
Nel "De dictis fastisque memorabilibus, pubblicato per la prima volta a Milano nel 1509, si parla di un "Christophorus Columbus natione Genuensi" e genovese Colombo viene detto dai cronisti liguri suoi contemporanei: Antonio Gallo e Bartolomeo Senarega, nonché dal vescovo Agostino Giustiniani (elogio ad un genovese). Nel 1513 una carta in pergamena, disegnata dal turco Piri Reis, raffigurava le terre di "Antilya"scoperte da un infedele "Kolombo Genovese".
Francesco Guicciardini, nella sua "Storia d'Italia" del 1538, parla di un " Cristofano Colombo genovese". Joao de Barros, detto il Livio portoghese, nella sua opera De Asia (1552) scrisse "Come tutti concordano nell'affermare, Christòvao Colom era nativo di Genova.." Potremmo continuare a lungo con le citazioni, limitandoci ad ascoltare ancora due poeti e un filosofo. Torquato Tasso (1544-1595), nella Gerusalemme liberata, facendo profetizzare dalla fortuna il superamento delle colonne d'ercole, scriveva:"Un uom de la Liguria avrà ardimento - a l'incognito corso esporsi in prima.." e Lope de Vega (1562-1635) nel dramma "Nuevo Mundo descubierto por Cristòbal Colòn".
Altri famosi scrittori ed umanisti portoghesi come Damião de Góis, Garcia de Resende e João de Barros, nelle loro cronache ufficiali, hanno descritto Colombo come genovese. Il fatto che Colombo fosse stato suddito di Giovanni II per molti anni, come lui stesso afferma in uno scritto per la morte del sovranno portoghese, prima del suo trasferimento in Spagna, è la prova di quanto possano essere attendibili queste fonti, dal momento che in Portogallo l'esploratore venne conosciuto prima che negli altri paesi.
Nel maggio del 2006 Aldo Agosto, studioso già direttore dell'Archivio di Stato, ha raccolto - per presentarli ufficialmente in un convegno di studi a Valladolid - ben centodieci documenti notarili in buona parte inediti, frutto del lavoro di una ricerca durata molti anni, che testimoniano, in un albero genealogico che risale a ritroso per circa sette generazioni, le origini "genovesi" - e levantine - del navigatore. In particolare, la famiglia di Colombo - un cui bisnonno si chiamava Antonio - avrebbe abitato sulla riviera ligure di levante, in quello che oggi viene chiamato Golfo Paradiso, spostando la propria residenza con una certa frequenza (ad esempio tra Bogliasco e Sori), a seconda della conflittualità tra il partito dei Guelfi (cui i Colombo appartenevano) e quello dei Ghibellini, sulle cui liste di proscrizione il nome dei Colombo spesso figurò.
Lo studio del ricercatore Agosto mette un punto fermo anche su una rara suggestione espressa in passato: sarebbe da escludere che la famiglia Colombo potesse aver avuto origine da una comunità di conversi sefarditi.
L'indicazione dell'esatto luogo di nascita di Cristoforo Colombo è stata definita da eminenti studiosi del navigatore che sono concordi nell'individuarlo all'interno del genovesato. A Genova, nei pressi del Piano di Sant'Andrea si trova tuttora la casa nella quale il navigatore ha vissuto la sua infanzia e gioventù, assieme alla famiglia.
Mentre a lungo anche la Spagna ha rivendicato i natali di Cristóbal Colón, riguardo alla pressoché certa origine italiana di Colombo sono state avanzate svariate ipotesi che indicherebbero come luogo di nascita diverse località della Liguria, ma la più accreditata è senz'altro quella che riconduce proprio alla città di Genova. Tuttavia dalle sopraddette cronache portoghesi, esiste un riferimento ad un possibile luogo di nascita di Colombo, collocato nelle vicinanze di una località chiamata "Terrarossa", in Val Fontanabuona. Esiste un'Isola Rossa in Corsica, che nel Quattrocento apparteneva al Dogato Genovese.
È da segnalare in particolare la frazione Terrarossa del comune di Moconesi, proprio alle spalle di Chiavari, che si dichiara da sempre luogo natale di Colombo; secondo altri studiosi, comunque meno accreditati, invece, il luogo di nascita di Colombo potrebbe essere individuato nel comune di Bettola nel Piacentino o in quello di Cuccaro Monferrato in provincia di Alessandria.
Molti documenti anteriori alla disputa sul luogo natale di Colombo, relativa all'eredità indicano Cogoleto come città natale (come riportato sul monumento a Colombo):
Va aggiunto che, in "Atlas Novus Mercator", stampato ad Amsterdam nel 1638, la città di Cogoleto è identificata come Coguretto Christophori Columbi patria
Uno stemma della famiglia Colombo, diverso da quello abitualmente conosciuto, pubblicato dal quotidiano La Stampa di Torino il 9 ottobre 1929 e riportato dal «Codice delle Famiglie di Genova e loro origini», Fondo Regina di Svezia, XVI secolo, Biblioteca Vaticana di Roma, recita: «Colombi - Por reyno Castilla y por reyno Leonno. Mundo nuevo halio Colon - Tranno origine da Cogoreto, Quinto e Savona e vivono in Spagna li descendenti del Cristofaro, quali sono Prencipi e Signori di qualità - 1387. Domenico quondam Joanne de Quinto et filii qui sunt Christofaro, Bartolomeo, Giacomo: come in Atti di Gio. Gallo de Savona - 1492. Christofaro di Cogoreto fu valoroso in mare e trovò Terre nuove domandate le Indie per il Re di Spagna».
La data ed il luogo esatti della nascita e la genovesità del navigatore non sono peraltro affatto un mistero, esistono nell'Archivio di Stato a Genova documenti, dei quali qui più avanti si dirà con esattezza (alcuni sono conservati a palazzo San Giorgio), in cui in cui egli stesso si dichiara di circa diciannove anni, ed un altro in cui si dichiara "approssivamente" ventisettenne nel 1479. Nel suo stesso "Libro dei privilegi" si autodichiara genovese, come nel suo testamento redatto il 19 maggio 1506 (un solo giorno prima della sua morte).
Colombo stesso lasciò indizi ambigui sulla questione: la maggior parte degli storici -sulla base dei registri di nascita e della storia delle famiglie a lui correlate,nonché sulla base della mole dei documenti reperiti in Genova - ritiene comunque che fosse genovese. Egli però scriveva quasi esclusivamente in castigliano, dopo il suo trasferimento in Castiglia, sia nei documenti ufficiali che nelle lettere ai familiari,con un misto di parole in portoghese e in latino. Fatta eccezione per il suddetto "Libro dei privilegi" e per il suo testamento del 19 maggio 1506 , non si conoscono altri suoi scritti in cui egli apertamente si autodichiari genovese.
Non esistono del resto suoi scritti in lingua ligure o genovese, pare che avesse una pessima conoscenza della lingua volgare italiana, che certamente capiva, ma che scriveva con molte difficoltà. Esistono invece vari documenti di Colombo scritti in latino ed in greco e due piccole note a margine, da lui scritte, in italiano franco del Quattrocento, con alcune parole castigliane in intermezzo.
Sono sorte anche diverse spiegazioni per questi "misteri" ed ambiguità: che avesse qualcosa da nascondere e avesse deliberatamente confuso le sue origini, ovvero che stesse facendo un doppio gioco tra il Portogallo e la Castiglia, o che, più semplicemente, fosse un avventuriero cosmopolita del suo tempo. Colombo potrebbe aver voluto nascondere il proprio passato probabilmente per non rivelare le origini umili della sua famiglia o per ragioni solo a lui conosciute, e mai ha affermato nei suoi scritti di essere italiano,dichiarando d'essere genovese esclusivamente, lo si è sopra detto,nel "Libro dei privilegi" e nel testamento.
Sull'origine genovese del grande navigatore non dovrebbero ormai esistere più dubbi da quando nel 1929 - a suggello dei documenti già reperiti in Genova - dagli archivi della Biblioteca turca del Topkapı d'Istanbul in cui era conservato, è stato pubblicato un lacerto - un terzo - della mappa geografica disegnata nel 1513 per il grande navigatore, esploratore e geografo ottomano Piri Reis.
In essa, in caratteri turco-ottomani, una scritta, in particolare, dovrebbe aver messo la parola fine alla disputa. Essa infatti dice: «Amma şöyle rivayet ederler kim "Cinevizden bir kâfir adına Qolōnbō" derler imiş, bu yerleri ol bulmuştur», ovvero: «Ma si racconta che "un infedele di Genova di nome Colombo" ha scoperto questi paraggi». Se il nome fosse stato Colon, chi ha redatto la mappa non avrebbe avuto alcuna difficoltà a traslitterare "Qolōn", anziché, come ha invece fatto, Qolōnbō. Sull'autenticità della mappa nessuno studioso ha mai sollevato alcun dubbio. Si documenta che il nome di Colombo, nei suoi primi anni, mentre era in attesa del permesso per navigare "nelle Indie" della Castiglia, era scritto sui documenti ufficiali come "Colomo", apocope naturale in castigliano per Colombo, prima di divenire negli scritti Colón.
Di là da tutte le altre ipotesi di cui fin qui si è detto,è peraltro difficilmente contestabile l'imponente mole degli atti notarili, e di tutti gli altri documenti raccolti attraverso il vaglio di una seria ricerca storica, ormai accettati a tutt'oggi dai più accreditati studiosi in campo intenzionale, sul fatto che Cristoforo Colombo "scopritore delle Indie" («"Cristóbal Colón descubridór de las Yndias"») era lo stesso Cristoforo, figlio di Domenico e di Susanna Fontanarossa, nato a Genova nella casa in vico Diritto dell'Olivella nella quale i genitori abitavano tra il 26 agosto e il 30 ottobre 1451, ovvero nel periodo in cui egli nacque.
Per guardare,come sopra anticipato, con maggiore esattezza alla nascita di lui in Genova proprio tra il 26 agosto e il 31 ottobre 1451 vanno in effetti considerati particolarmente due documenti fondamentali. Il primo fu rinvenuto da Marcello Staglieno nell'Archivio di Stato in Genova (e da lui pubblicato nel "Giornale Ligustico", A.XIV, 1887,p.239, poi edito come estratto: Alcuni nuovi documenti intorno a Cristoforo Colombo ed alla sua famiglia, Reale Tipografia de' Sordo-Muti,1887).Si tratta di un documento in data Genova 31 ottobre 1470, negli atti del notaro Nicola Raggio (filza 2,anno 1470,n.905) nel quale Cristoforo Colombo,figlio di Domenico, dichiarava di avere un'età superiore ai 19 anni: non avendo ancora raggiunta la maggiore età,ovvero i 25 anni,la sua data di nascita venne collocata tra il 1446 e il 1451.
Tuttavia nel 1904 un altro studioso, il generale Ugo Assereto, rinvenne nell'Archivio di Stato genovese un secondo,sempre fondamentale,documento (da lui pubblicato nel "Giornale Storico e Letterario della Liguria",La Spezia,1904,25ma,vol.5,pp.5-16),noto agli studiosi come "documento Assereto".In esso,in data Genova 25 agosto 1479 negli atti del notaro Gerolamo Ventimiglia (filza 2, n. 266), Cristoforo Colombo dichiarava di essere nato in Genova e di avere "approssivamente" l'età di 27 anni (tale documento è di estrema importanza anche perché quella sua pur breve presenza a Genova rimane l'ultima documentata; e soprattutto perché Cristoforo vi fornì dati biografici coincidenti con quelli,acclarati anche da quanti non lo vogliono nativo di Genova, relativi per l'appunto al futuro «Cristóbal Colón descubridór de las Yndias»: Cristoforo cioè precisò anche di avere soggiornato a Lisbona da più di un anno,di avere fatto un viaggio a Madera e di essere sul punto di tornare nella stessa Lisbona quale viaggiatore commerciale e quale cliente fiduciario al servizio di mercanti genovesi stabilitisi a Lisbona, quegli stessi Lodisio Centurione e Paolo Di Negro i cui eredi vennero poi ricordati da lui e dal figlio Diego nei loro testamenti, rispettivamente dei 1506 e 1523).
Per tornare alla sua nascita, sulla base dei due documenti rinvenuti da Staglieno e Assereto, essa deve collocarsi tra quel 26 agosto e quel 31 ottobre 1451, ovvero proprio nel periodo in cui - sulla base di un documento in data Genova 16 aprile 1451,conservato nell'Archivio di Stato genovese-Archivio Segreto,«Manuali Decretorum»,n.1,n.gen.734,c.418 T- il padre Domenico e la madre Susanna Fontanarossa già abitavano in una casa in vico Diritto dell'Olivella. In essa egli rimase per circa quattro anni. Lo si evince da un ulteriore documento del 18 gennaio 1455 (conservato nella Biblioteca Apostolica Vaticana - God. 9452, parte II, carta 219 T., «Estratto dal libro degli lnstrumenti del fu Giovanni Recco Notaio, c. 391»), nel quale si legge che immediatamente dopo tale data Domenico Colombo doveva trasferirsi con la propria famiglia in una nuova casa con giardino nel vico Diritto di Ponticello, fuori della porta di S. Andrea, dove a pianterreno aprì la sua bottega di tessitore (textor pannorum) nella quale visse il giovanissimo Cristoforo, non ancora quattrenne.Ovvero nella «casa di Colombo» di cui a tutt'oggi sono conservate le vestigia in quello che continua a essere chiamato vico Diritto di Ponticello, da cui si allontanò nel 1470 quando i genitori si trasferirono a Savona (si veda, in proposito, il sito http://www.somosprimos.com/sp2006/spoct06/spoct06.htm ).
Da recenti studi, anch'essi pubblicati dal Comitato Nazionale per le celebrazioni del V Centenario della scoperta dell'America, si evince infine che la famiglia di Cristoforo era verosimilmente di origine spagnola, appartenente a un ceppo ebraico di ebrei conversi (o, come allora si diceva in Spagna, di "Marranos"): e che suo nonno Giovanni venne probabilmente dalla Spagna in Genova all'alba del XV secolo, per sfuggire alle persecuzioni cui anche i conversi venivano sottoposti. Lo dimostra, negli Archivi ecclesiali e in quelli di Stato consultati da attentissimi studiosi negli ultimi due secoli , la mancata presenza di qualsiasi documento su altri avi di Cristoforo: gli unici documenti sono infatti relativi a suo padre Domenico e a a suo nonno Giovanni.
In proposito, sono stati del resto attentamente studiati nell'ultimo trentennio ulteriori due aspetti: sia la profonda conoscenza della lingua spagnola da parte di Cristoforo, anche in date anteriori alla sua residenza in Spagna, sia la sua altrettanto profonda familiarità con le tradizioni ebraiche, inclusa la Kabbala. Tale familiarità emerge dall'unico volume completamente suo a noi giunto senza manipolazioni (dato che l'altro, il Diario di bordo, venne abbondantemente interpolato dal figlio Fernando). Si tratta del Libro de las profecías (in Nuova raccolta colombiana, vol. III, tomo I , Comitato Nazionale per le celebrazioni del V Centenario della scoperta dell'America, Roma, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 1993; il volume è stato anche tradotto da William Melczer ed edito in Palermo, Novecento Editore, 1992).
Note
- ^ Origine incerta, riportati i dati ritenuti più probabili.
- ^ a b Traduzione dal latino di Giovanni Vaccari.
- ^ Dee Brown: Seppellite il mio cuore a Wounded Knee, Milano, Mondadori, 1972.
- ^ http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=34850
Bibliografia
- Corina Bucher, Cristoforo Colombo, Corsaro e Crociato, Salerno Editrice, Roma 2007. www.christopher-columbus.ch
- Rui de Pina, Crónica de El-Rei Dom Joäo II, Coimbra, Atlântida, 1950.
- João de Barros (1496-1570), Ásia de João de Barros : dos Feitos que os Portugueses Fizeram no Descobrimento e Conquista dos Mares e Terras do Oriente, pref. António Baião (1878-1961), e pref. Luís Filipe Lindley Cintra (1925-1991), Lisboa, Imprensa Nacional - Casa da Moeda, 1988.
- Garcia de Resende (1470?-1536), Lyuro das obras de Garcia de Rese[n]de que trata da vida & grãdissimas virtudes: & bõdades magnanimo esforço: excele[n]tes costumes & manhas & muy craros feitos do christianissimo... Rey dõ Ioão o segundo deste nome..., Lisboa, em casa de Luys Rodrigues, 12 Iunho 1545; Crónica de D. João II ; e Miscelânea / por Garcia de Resende ; pref. Joaquim Veríssimo Serrão, Lisboa, Imprensa Nacional - Casa da Moeda, 1991.
- Damião de Góis (1502-1574), Chronica do Felicissimo Rei Dom Emanuel composta per Damiam de Goes diuidida em quatro partes... Em Lisboa : em casa de Francisco Correa, 1566-1567"; Crónica do felicíssimo Rei D. Manuel, Ed. nova / conforme a de 1566, Coimbra, Universidade de, 1949-1955.
- Luís Mendonça de Albuquerque, Dúvidas e Certezas na História dos Descobrimentos Portugueses, 2 vols., Lisboa, Círculo de Leitores, 1991; Colombo - Columbus, Lisboa, CTT, 1992.
- Alfredo Pinheiro Marques, Portugal e o Descobrimento Europeu da América. Cristóvão Colombo e os Portugueses, 2ª ed., Lisboa, Círculo de Leitores, 1992; As Teorias Fantasiosas do Colombo "Português", Lisboa, Quetzal, 1991; «O Sucesso de Vasco da Gama e a Desgraça de Cristóvão Colombo», in "Las Relaciones entre Portugal y Castilla en la Epoca de los Descubrimientos y la Expansion Colonial. Actas del Congreso Hispano-Português (Salamanca, 1992)", ed. de Ana Maria Carabias Torres, Salamanca, Universidad de Salamanca - Sociedad V Centenário del Tratado de Tordesillas, 1994, pp. 181-194. Reed. Biblos: Revista da Faculdade de Letras da Universidade de Coimbra, vol. LXX, Coimbra, FLUC, 1994, pp. 119-137.
- António Domingues de Sousa Costa, Cristóvão Colombo e o Cónego de Lisboa Fernando Martins de Reriz, Destinatário da Carta de Paulo Toscanelli sobre os Descobrimentos Marítimos, Antonianum, n.º 65, Roma, Pontificium Athenaeum Antonianum, 1990.
- Manuel Fernandes Costa, O Descobrimento da América e o Tratado de Tordesilhas, Biblioteca Breve, Instituto de Cultura Portuguesa, Secretaria de Estado da Cultura, Ministério da Cultura e da Ciência, 1ª ed., Lisboa, 1979.
- Bartolomeo de Las Casas, Historia de las Indias, México-Buenos Aires 1951
- R. Caddeo (a cura di), Le Historie della vita e dei fatti di Cristoforo Colombo per Don Fernando suo figlio, Milano 1930 http://www.liberliber.it/biblioteca/c/colombo_fernando/
- Cristoforo Colombo. Documenti e prove della sua appartenenza a Genova, Genova 1931
- Studi colombiani, Genova 1952
- Samuel Eliot Morison, Cristoforo Colombo ammiraglio del mare Oceano, Bologna 1962
- Paolo Emilio Taviani, Cristoforo Colombo. La genesi della grande scoperta, Novara 1982
- Le grand livre des explorateurs et des explorations, èditions France Loisirs, sous la direction de Michèle Gavet-Imbert et Perrine Cambournac, préface de Paul-Émile Victor
- Fernand Colomb, son fils, La Vie de Christophe Colomb (traduit en français par Charles Cotolendi, 1681);
- Corina Bucher,Cristoforo Colombo, Corsaro e Crociato Roma 2007);
- Luigi Bossi, Histoire de Christophe Colomb, suivie de sa correspondance, d'éclaircissemens et de pièces curieuses et inédites (traduit par C.-M. Urano, 1824) ;
- Washington Irving, Voyages et aventures de Christophe Colomb, traduit par Paul Merruau, Paris, 1838.
- Antoine-François-Félix Roselly de Lorgues, Christophe Colomb, histoire de sa vie et de ses voyages..., 1856;
- Augusto Mascarenhas Barreto: Le portugais Christophe Colomb, agent secret du roi Dom João II. èdition Referendo, Lisbonne, 1988. (600 pages)
- Christophe Colomb: La Découverte de l'Amérique, Editions La découverte, Coffret 2 volumes, Paris, novembre 2003 - ISBN 2-70-7137731.
- Michel Lequenne : Christophe Colomb : amiral de la mer océane. – [Nouvelle èdition]. – Paris : Gallimard, coll. « Découvertes Gallimard : histoire » n° 120, 2005. – 175 p., 18 cm. – ISBN 2-07-031470-7.
- Jean Métellus: Colomb, Editions de l'Autre mer, Martinique 1992.
- Jacques Heers: Christophe Colomb, Hachette, Paris, 1991.
- Ulloa, Luis: Cristòfor Colom fou català. Catalònia, Barcelona, 1927.
- Ulloa, Luis: Noves proves de la catalanitat de Colom. Oriental-Americana, Paris, s.d.
- Urvoy, Jean-Michel: "Où est enterré christophe Colomb ?" dans la revue l'Histoire, p.20-21, N° 286, Avril 2004.
- Verdera, Nito: Colón ibicenco. ISBN 84-86879-07-8
- Gaetano Ferro (A cura di): Cristoforo Colombo: Diario di Bordo - Libro della prima navigazione e scoperta delle Indie. Ed. Mursia ISBN 88-425-3681-4
- José Rodrigues dos Santos, Codice 632, Vertigo, Roma 2007
- Tiziano Thomas Dossena, CINQUECENTESIMO ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI CRISTOFORO COLOMBO, L'Idea Magazine N.27, 2006, NY
- Dario G.Martini "Cristoforo Colombo tra ragione e Fantasia
- Paolo Revelli "il Genovese"
- annali del Gallo
- annali del Giustiniani
- Ministero per i Beni Culturale e Ambientali "Cristoforo Colombo Genio del mare"
- Antonio Cappellini "Dizionario Biografico di Genovesi illustri e notabili"
- Archivio di Stato Genova (dichiarazioni a Palazzo S.Giorgio)
- Archivio di Stato Madrid (testamento)
Voci correlate
Altri progetti
- Wikisource contiene una pagina dedicata a Cristoforo Colombo
- Wikiquote contiene citazioni di o su Cristoforo Colombo
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Cristoforo Colombo
Collegamenti esterni
- Pseudo-História Colombina - Descobrimento da América e o Tratado de Tordesilhas
- [1], Corina Bucher Cristoforo Colombo, Corsaro e Crociato, Salerno Editrice, Roma 2007.
Template:Link AdQ Template:Link AdQ Template:Link AdQ Template:Link AdQ Template:Link AdQ