Armida Barelli

attivista italiana (1882-1952)

Armida Barelli (Milano, 1 dicembre 1882 - Marzio (Varese), 15 agosto 1952) è venerata come serva di Dio dalla Chiesa cattolica.

Biografia

Nata da una famiglia della laboriosa borghesia milanese, si avvicina alla religione da ragazza, presso un collegio svizzero, dove studia per cinque anni. Sceglie di dedicarsi ai ragazzi abbandonati e poveri, rinunciando a creare una propria famiglia. Tra le persone importanti del suo cammino spirituale, c’è Padre Agostino Gemelli.

Nel 1918 diventa amministratore unico dell’Editrice “Vita e Pensiero” e il 17 febbraio dello stesso anno fonda la Gioventù Femminile Cattolica Milanese, analoga a quella maschile già esistente, con il sostegno del Cardinale Ferrari.
Nello stesso anno raccoglie da Giuseppe Toniolo (figura storica del movimento cattolico italiano), insieme a padre Gemelli, Francesco Olgiati e Ludovico Necchi, l'impegno di fondare "una Università dei cattolici italiani". Dopo soli tre anni vengono aperte a Milano le prime due facoltà (Scienze sociali e Filosofia) dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. In riconoscimento del lavoro svolto per la fondazione dell’ateneo, Papa Benedetto XV, la nomina Presidente Nazionale della Gioventù Femminile. Armida Barelli rimane nell'amministrazione; è lei a fondare, nel 1924, la prima Giornata universitaria in cui raccogliere fondi per l'ateneo.

Il 19 novembre 1919 insieme con padre Gemelli, istituì un ‘pio sodalizio’ di laiche consacrate, che diverrà nel 1948 “Istituto Secolare delle Missionarie della Regalità di Cristo".

Nel 1946 è nominata Vice Presidente generale dell’Azione Cattolica per un triennio, da Papa Pio XII.

Dal 1920 al 1950, gira l’Italia per promuovere la Gioventù Femminile contando 1.500.000 iscritte, organizzando Convegni, Pellegrinaggi e Settimane Sociali.

Nel 1948 è in prima linea per la battaglia per il voto alle donne. [1]

Dal 1949, nella lunga infermità (soffre di paralisi bulbare) vive in spirito di penitenza, nella preghiera e nell’offerta, in particolare, per la costruzione della Facoltà di Medicina e del Policlinico Gemelli di Roma.

«Accetto la morte, quella qualsiasi che il Signore vorrà, in piena adesione al volere divino, come ultima suprema prova d’amore al Sacro Cuore, di cui mi sono fidata in vita e voglio fidarmi in morte; e come ultima suprema preghiera per ciò che nella mia vita fu il sogno costante: l’avvento del Regno di Cristo quaggiù[2]»

Il 17 luglio 1970 la Curia arcivescovile di Milano ha aperto il processo diocesano per la sua beatificazione, che dopo la conclusione, prosegue a Roma presso la Congregazione competente.

Il 1º giugno 2007 è stata dichiarata venerabile da papa Benedetto XVI che ha autorizzato il decreto di promulgazione delle sue virtù eroiche.

Voci correlate

Note

  1. ^ http://www.santiebeati.it
  2. ^ Da uno scritto di Armida Barelli