Papa Pio XI
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Papa Pio XI, nato Ambrogio Damiano Achille Ratti (in latino Pius XI; Desio, 31 maggio 1857 – Città del Vaticano, 10 febbraio 1939), è stato papa dal 1922 alla sua morte.
Vita
Le origini e gli studi
Nato il 31 maggio 1857, a Desio, nella casa che attualmente è sede del Museo Casa Natale Pio XI e del "Centro Internazionale di Studi e Documentazione Pio XI" (al civico 4 di via Pio XI, all'epoca via Lampugnani). Quarto di cinque figli, viene battezzato nella prepositurale dei Santi Siro e Materno con il nome di Achille Ambrogio Damiano Ratti (il nome Ambrogio in onore del nonno paterno, suo padrino di battesimo).
Il padre Francesco fu attivo - con non molto successo come attestato dai continui trasferimenti - quale direttore in vari stabilimenti per la lavorazione della seta, mentre la madre Teresa Galli, originaria di Saronno era la figlia di un albergatore.
Avviato alla carriera ecclesiastica dall'esempio dello zio Don Damiano Ratti, Achille studiò a partire dal 1867 nel seminario di Seveso, poi in quello di Monza. Dal 1874 fece parte dell'ordine terziario francescano. Nel 1875 inizia gli studi teologici; i primi tre anni nel Seminario Maggiore di Milano e l'ultimo nel Seminario di Seveso. Nel 1879 è a Roma presso il Collegio Lombardo. Fu ordinato sacerdote il 20 dicembre 1879.
Ratti fu uomo di vasta erudizione, ottenne infatti tre lauree nei suoi anni di studio romani: in filosofia all'Accademia di San Tommaso d'Aquino di Roma, in diritto canonico alla Università Gregoriana e teologia all'Università La Sapienza. Aveva inoltre una forte passione sia per gli studi letterari, dove preferiva Dante e Manzoni, sia per gli studi scientifici, tanto che era stato in dubbio se intraprendere lo studio della matematica; a tal proposito fu grande amico e, per un certo periodo collaboraratore di Don Giuseppe Mercalli, noto geologo e creatore dell'omonima scala dei terremoti, che aveva conosciuto come insegnante nel seminario di Milano.
Ratti fu anche un valido educatore, e non solo nell'ambito scolastico. L'esempio più significativo è il rapporto intrattenuto con Tommaso Gallarati Scotti, figlio di Gian Carlo, principe di Molfetta, e di Maria Luisa Melzi d'Eril. Ratti fu amico di famiglia dei Gallarati Scotti, oltre che catechista ed istruttore agli studi del giovane Tommaso, che in seguito diventerà un noto diplomatico e scrittore.
Inoltre, come cappellano del Cenacolo di Milano, una comunità religiosa dedita all'educazione delle ragazze (incarico tenuto dal 1892 al 1914), ebbe modo di esercitare un'attività pastorale ed educativa molto efficace, entrando in contatto con fanciulle e ragazze di ogni stato e condizione.
Ratti fu pure un appassionato alpinista, scalò diverse vette delle Alpi e fu il primo - il 31 luglio 1889 - a raggiungere la cima del Monte Rosa dalla parete orientale; il 7 agosto 1889 scala il Monte Cervino, e a fine luglio 1890 il Monte Bianco, aprendo la via successivamente chiamata "Via Ratti - Grasselli". Le ultime scalate del futuro Papa risalgono al 1913. Per l'intero periodo Ratti fu membro, collaboratore e redattore di articoli per il Club Alpino Italiano. Appena eletto Papa, l'Alpine Club di Londra cooptò Pio XI come proprio socio, motivando tale invito con le tre ascensioni alle più alte cime alpine (l'invito fu declinato, pur con il ringraziamento del Papa).
La carriera ecclesiastica
La profonda competenza negli studi portò Ratti all'attenzione di papa Leone XIII. Fu così invitato a partecipare ad alcune missioni diplomatiche di Monsignor Giacomo Radini-Tedeschi in Austria e in Francia, e probabilmente ciò avvenne su segnalazione dello stesso Radini-Tedeschi, il quale aveva studiato con Ratti presso il Pontificio Seminario Lombardo di Roma.
Ebbe nel frattempo incarichi di insegnamento presso il seminario di Milano e nel 1888 entrò a far parte del collegio dei dottori della Biblioteca Ambrosiana, per diventarne Prefetto nel 1907. Chiamato da Pio X a Roma, è dapprima, nel 1912. Viceprefetto e successivamente, nel 1914, Prefetto della Biblioteca Vaticana.
La missione in Polonia
Nel 1918 papa Benedetto XV lo nominò visitatore apostolico per la Polonia e la Lituania e successivamente, nel 1919, nunzio apostolico (cioè rappresentante diplomatico presso la Polonia) e fu elevato al rango di arcivescovo con il titolo in partibus infidelium di Lepanto.
La sua missione lo portò ad affrontare la difficile situazione verificatasi con l'assedio sovietico di Varsavia nell'agosto del 1920 per i problemi creati dalla formulazione dei nuovi confini dopo la I Guerra Mondiale. Egli fu infatti nominato Alto Commissario ecclesiastico per il plesbiscito nell'Alta Slesia, plebiscito che si doveva svolgere tra la popolazione per scegliere fra l'adesione alla Polonia o alla Germania. Nella regione era forte la presenza del clero tedesco (sostenuto dall'arcivescovo di Breslavia cardinale Bertram), che spingeva per il ricongiungimento con la Germania. Il governo polacco, allora, chiese al Papa di nominare un rappresentante ecclesiastico che fosse al di sopra delle parti, in grado di garantire l'imparzialità in occasione del plebiscito.
Il compito specifico di Ratti, infatti, era quello di richiamare alla concordia il clero tedesco e quello polacco e, tramite costoro, la popolazione tutta. Avvenne però che l'arcivescovo Bertram vietò ai sacerdoti stranieri della sua diocesi (in pratica i polacchi) di prendere parte al dibattito sul plebiscito. Inoltre Bertram fece sapere di avere avuto l'appoggio della Santa Sede: il Segretario di Stato, cardinale Gasparri, aveva dato l'appoggio a Bertram e al clero tedesco, senza informare però Ratti. Non solo Ratti dovette subire questo sgarbo, ma vide scatenarsi contro di lui la stampa polacca, che lo accusava, ingiustamente, di essere filotedesco.
Tuttavia nell'ottobre 1921, una volta divenuto arcivescovo di Milano, dall'Università di Varsavia ricevette la laurea honoris causa in teologia. In questo periodo nel cardinale Ratti probabilmente si venne a formare la convinzione [1] che il pericolo principale dal quale la Chiesa cattolica si doveva difendere fosse il bolscevismo. Di qui la cifra che spiega il suo operato successivo: la sua politica sociale volta a contendere le masse al comunismo ed al fascismo.
Arcivescovo di Milano
Nel 1921 Achille Ratti venne nominato arcivescovo di Milano, divenendo cardinale nel concistoro del 13 giugno 1921.
Il conclave
Achille Ratti fu eletto papa il 6 febbraio 1922 alla quattordicesima votazione. Il conclave era stato in effetti contrastato: da un lato i conservatori (detti intransigenti) puntavano sul cardinale Merry del Val, ex Cardinal Segretario di Stato di papa Pio X, mentre i cardinali più liberali sostenevano il Cardinale Segretario di Stato in carica, il cardinale Pietro Gasparri.
Pontificato
La sua prima enciclica Ubi arcano Dei consilio, del 23 dicembre 1922, manifestò il programma del suo pontificato, peraltro ben riassunto nel suo motto "pax Christi in regno Christi", la pace di Cristo nel Regno di Cristo. Detto altrimenti, a fronte della tendenza a ridurre la fede a questione privata, papa Pio XI pensava invece che i cattolici dovessero operare per creare una società totalmente cristiana, nella quale Cristo regnasse su ogni aspetto della vita. Egli intendeva dunque costruire una nuova cristianità che, rinunciando alle forme istituzionali dell' Ancien Régime, si sforzasse di muoversi nel seno della società contemporanea. Nuova cristianità che soltanto la Chiesa cattolica costituita da Dio e interprete delle verità rivelate era in grado di promuovere.
Questo programma fu completato dalle encicliche, Quas primas (11 dicembre 1925), con la quale fu pure instituita la festa di Cristo Re e Miserentissimus Redemptor (8 maggio 1928), sul culto del Sacro Cuore.
Papa Pio XI procedette a numerose beatificazioni, e canonizzazioni, (per un totale di 496 beati e 33 santi), fra le quali quelle di Bernadette Soubirous, Giovanni Bosco, Teresa di Lisieux, Giovanni Maria Vianney e Antonio Maria Gianelli. Egli nominò pure quattro nuovi dottori della Chiesa: Pietro Canisio, Giovanni della Croce, Roberto Bellarmino e Alberto Magno.
Ratti vide nel mero rientro dei protestanti e ortodossi nella Chiesa cattolica la vera soluzione alla questione ecumenica come scrisse nell'enciclica Mortalium animos del (6 gennaio 1928). Tradizionale fu pure la sua risposta alle questioni di morale sessuale con la Casti Connubii del (31 dicembre 1930).
In campo politico
Il suo principale impegno fu nella lotta contro ogni forma di nazionalismo, razzismo e totalitarismo in quanto minacce alla dignità dell'uomo. Emise l'enciclica Quas Primas dove veniva stabilita la festa di Cristo Re a ricordare il diritto della religione a pervadere tutti i campi della vita quotidiana: dallo stato, all'economia, all'arte. Per richiamare i laici ad un maggiore coinvolgimento religioso, nel 1923 venne riorganizzata l'Azione Cattolica (di cui disse "questa è la pupilla dei miei occhi").
In campo missionario, si batté per l'integrazione con le culture locali invece dell'imposizione di una cultura occidentale e nell'enciclica Rerum Orientalium del 1928 richiamò i cristiani dell'Est ad una maggiore comprensione della religione Ortodossa. Pio XI fu estremamente critico anche con il ruolo passivo tenuto in capo sociale dal capitalismo. Nella sua enciclica Quadragesimo Anno del 1931 richiamò l'urgenza delle riforme sociali già indicate quaranta anni prima da papa Leone XIII.
Economia
Pio XI ritornò più volte nell'enciclica sul legame fra moneta, economia e potere. Nella Quadragesimus annus affermò:
La risoluzione della questione romana
Il primo segno di apertura Pio XI lo aveva manifestato immediatamente dopo l'elezione. Il novello Pontefice contrariamente ai suoi immediati predecessori - Leone XIII, Pio X e Benedetto XV - decise di affacciarsi alla loggia esterna della Basilica Vaticana, cioè su Piazza San Pietro, sia pur senza dire nulla, limitandosi a benedire la folla presente, mentre i fedeli di Roma gli rispondevano con applausi e grida di gioia. Il gesto "dovuto", ma che si verificava dopo i fatti del 20 settembre 1870, era da considerare di portata storica; ciò accadeva perché Pio XI era convinto che la fine del potere temporale, sia pure in maniera "violenta" era, per la missione della Chiesa nel mondo, la liberazione dalle catene delle passioni umane.
La Questione romana incontrava, non solo le preoccupazioni e le speranze dei cattolici in Italia, ma anche di tutti i cattolici del mondo, tanto da indurre zelanti sacerdoti, peraltro missionari, a prendere iniziative personali, come per esempio don Luigi Orione a scrivere più volte al capo del governo fascista, Benito Mussolini; altri sacerdoti intervennero con propri studi presso la Segreteria di Stato Vaticana, nella persona del Delegato del Papa, cardinale Pietro Gasparri.
Nel 1929 il Papa fu l'artefice della firma dei Patti Lateranensi tra il cardinale Pietro Gasparri ed il governo fascista di Benito Mussolini. Il 13 febbraio 1929, pronunciò un discorso agli studenti e ai docenti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, che passò alla storia per una definizione, secondo cui Benito Mussolini sarebbe stato esaltato come «l'uomo che la Provvidenza ci ha fatto incontrare»:
Con l'accordo stipulato veniva data alla Santa Sede la sovranità sullo Stato della Città del Vaticano, come enclave nella città di Roma, in cambio dell'abbandono da parte del Vaticano di pretese territoriali sul precedente Stato Pontificio. A compensazione delle perdite territoriali e come supporto nel periodo transitorio, il governo garantiva un trasferimento di denaro che, investito da Bernadino Nogara sia in immobili che in attività produttive, pose le basi per l'attuale struttura economica del Vaticano.
In segno di riconciliazione, nel luglio successivo, il Papa uscì in processione eucaristica solenne in piazza San Pietro. Un avvenimento del genere non accadeva dai tempi di Porta Pia. La prima uscita dal territorio della Città del Vaticano avvenne invece il 21 dicembre dello stesso anno quando, di primissima mattina, il Pontefice si recò, scortato da poliziotti italiani in bicicletta, alla basilica di San Giovanni in Laterano, per prendere ufficialmente possesso della sua cattedrale. Nel 1930 - a un anno di distanza dalla firma dei Patti Lateranensi - l'anziano cardinal Pietro Gasparri si dimise, e fu sostituito dal cardinale Eugenio Pacelli, futuro Papa Pio XII.
I rapporti con il mondo della scienza
Appassionato delle scienze fin dalla gioventù e attento osservatore dello sviluppo tecnologico, fondò la Radio Vaticana, modernizzò la Biblioteca Vaticana e ricostituì con la collaborazione di padre Agostino Gemelli nel 1936 la Pontificia Accademia delle Scienze, ammettendovi anche personalità non cattoliche e pure non credenti.
La morte e il discorso scomparso
Nel febbraio 1939 Pio XI convocò a Roma tutto l'episcopato italiano in occasione del I decennale della "conciliazione" con lo Stato Italiano, del XVII anno del suo pontificato e il 40esimo anno del suo sacerdozio. Nei giorni 11 e 12 febbraio egli avrebbe pronunciato un importante discorso, preparato da mesi dove avrebbe denuciato la violazione dei Patti Lateranensi da parte del regime fascista e le persecuzioni razziali ed i preparativi bellici in Germania. Tale discorso è rimasto segreto fino al pontificato di Papa Giovanni XXIII quando nel 1959 vennero pubblicate alcune parti.[senza fonte] Egli infatti morì per un attacco cardiaco, nella notte del 10 febbraio 1939.
Nel settembre 2008, in un periodo in cui un congresso organizzato a Roma dalla Pave The way Foundation sull'operato di Pio XII nei confronti degli ebrei ha riportato la questione dei rapporti tra il Vaticano e le dittature nazifasciste nell'interesse dei media, un'ex dirigente della Federazione Universitaria Cattolica Italiana, Bianca Penco (vice-presidente della federazione tra il 1939 e il 1942 e presidente nazionale insieme a Giulio Andreotti e Ivo Murgia tra il 1942 e il 1947), ha rilasciato un intervista al Secolo XIX in cui parla della questione. Secondo il racconto della Penco, Pio XI avrebbe ricevuto alcuni esponenti di spicco della federazione nel febbraio del 1939, annunciando a questi che aveva preparato un discorso che era intenzionato a tenere l'11 febbraio, in occasione del decennale del Concordato: questo discorso sarebbe stato molto critico nei confronti del nazismo e del fascismo, e avrebbe anche contenuto riferimenti alle persecuzioni dei cristiani che in quegli anni avvenivano in Germania e a supposti tentativi di spionaggio nei confronti dei vescovi da parte della dittatura fascista. Il Papa, secondo l'intervista, avrebbe dovuto anche annunciare un'enciclica contro il razzismo e la privazione delle libertà. Ma Achille Ratti morirà la notte prima, il 10 febbrario (nell'intervista la stessa Penco afferma che, vista la coincidenza delle date, lei ed altri sospettarono pure che la morte del papa potesse essere stata provocata) e Pacelli, al tempo Cardinal Segretario di Stato e dopo poco meno di un mese eletto al pontificato come Pio XII, avrebbe deciso di non divulgare il contenuto di questi documenti. La Penco afferma anche che dopo la morte di papa Ratti, alle richieste dei rappresentanti della FUCI di avere informazioni sul destino del discorso che avevano potuto osservare in anteprima, l'esistenza stessa di questo sarebbe stata negata.[3]
Alcuni ipotizzarono, sulla base di un memoriale del cardinale Tisserant ritrovato nel 1972, che Pio XI fosse stato ucciso per ordine di Mussolini, il quale aveva avuto sentore della possibilità di essere condannato e scomunicato. Secondo questa ipotesi, l'autore materiale del delitto sarebbe stato il professore medico Francesco Petacci, padre di Claretta Petacci. Questa teoria venne seccamente smentita dal cardinale Confalonieri, segretario personale di Pio XI.[senza fonte]
Critiche ed aspetti controversi
I rapporti con il regime fascista
Le relazioni tra il Vaticano e il Fascismo durante il pontificato di Pio XI furono contrassegnati da alti e bassi in quanto la ricerca dei benefici e dei vantaggi per la Chiesa richiese un prezzo molto alto da pagare. Dal 1922 al 1927[4] "Pio XI adottò un atteggiamento sistematicamente favorevole al Duce" sia
- attribuendo ai più bassi livelli gerarchici la responsabilità delle aggressioni fasciste alle organizzazione cattoliche e ad alcuni esponenti cattolici
- limitando le proteste verso gli attentati e la violenza fascista solo agli episodi che coinvolgevano i cattolici (verso le altre vittime dello squadrismo il silenzio è completo)
- imponendo a don Luigi Sturzo le dimissioni dal Partito Popolare Italiano alla vigilia della discussione alla Camera dei Deputati della riforma elettorale
- in seguito all'omicidio di don Giovanni Minzoni ad opera di squadristi capitanati da Italo Balbo non protesta come ci si sarebbe potuti attendere, preoccupandosi di mantenere buoni rapporti con il governo fascista[5]
- protestando debolmente per le misure fasciste contro le associazioni degli scout cattolici che (per evitare difficoltà al regime) decise di sciogliere in tutte le città con meno di 20.000 abitanti
- cercando, all'interno del regime fascista (mai criticato nelle sue basi costitutive), di ottenere i massimi privilegi possibili per negoziare col governo una norma che avrebbe dovuto regolare il contenzioso lungo 59 anni(i Patti Lateranensi)
- definendo (assieme agli alti prelati del Vaticano) in numerosissimi testi Mussolini come "l'uomo della Provvidenza dall'esistenza del quale dipendono le sorti dell'Italia"
- condannando l'attentato Zamboni come "criminale attentato il cui solo pensiero ci rattrista... e ci fa rendere grazie a Dio per il suo fallimento"
All'indomani della firma dei Patti Lateranenesi, Pio XI indicò Mussolini come un uomo che la Provvidenza ci ha fatto incontrare, poi interpretato come L'uomo della Provvidenza; le parole esatte furono [6]:
Secondo Messori, con queste parole, Pio XI intendeva dire che Mussolini non aveva i pregiudizi che avevano portato tutti i precedenti negoziatori a rifiutare qualsiasi accordo che prevedesse una sovranità territoriale per la Santa Sede.
Secondo gli antifascisti l'accordo costituì una grande vittoria morale del fascismo che diede legittimazione politica al regime e permise di ampliarne il consenso. Secondo gli intellettuali liberali, e segnatamente Benedetto Croce e Luigi Albertini, il senatore fascista professor Scialoja (che ne avversarono in Senato l'approvazione) con i Patti Lateranensi lo Stato rinunciava al principio dell'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge. Secondo i democratici cristiani e piccoli nuclei cattolici i Patti costituirono un forte momento di crisi, in quanto questi esponenti politici ritenevano inconcepibile l'alleanza tra la Chiesa cattolica e un regime incompatibile con i principi cristiani.
Il Papa assistette alla fine dell'Italia liberale e alla scomparsa dei partiti fra i quali pure il Partito Popolare Italiano di Don Luigi Sturzo di ispirazione cattolica e si trovò - non più di due anni dopo la firma dei Patti Lateranensi - già in rotta di collisione con il Duce in primis a causa del ruolo della Chiesa nell'educazione dei giovani, che il regime voleva vieppiù ridurre. Il conflitto raggiunse un primo massimo con la chiusura da parte del governo nel 1931 delle sedi dell'Azione Cattolica - spesso oggetto di violenze e devastazioni - e con l'emissione dell'enciclica Non Abbiamo Bisogno, nella quale si affermava l'impossibilità di essere allo stesso tempo cattolici e fascisti, stigmatizzando la crescente statolatria, ma anche[4] che il Papa e Mussolini traevano troppi vantaggi dalla reciproca intesa, per romperla.
Infatti da un lato il Papa riorganizzava l'Azione Cattolica eliminando i dirigenti in odore di antifascismo, sottoponendola al diretto controllo dei vescovi e vietandone l'azione sindacale; dall'altro Mussolini licenziava Giovanni Giuriati (in quanto maggiormente esposto con l'azione di forza) e accettava l'idea che l'Azione Cattolica (una volta ridimensionata al campo esclusivamente religioso) potesse continuare ad esistere.
Dopo alcuni anni di relativa calma, il progressivo avvicinarsi dell'Italia fascista alla Germania nazista con - fra l'altro - lo scopiazzamento delle dottrine e politiche razziste, raffreddò nuovamente i rapporti tra Santa Sede e il Regime senza, peraltro, alcun pronunciamento ufficiale; in quanto Pio XI morì alla vigilia del giorno, decennale della Conciliazione, in cui avrebbe dovuto pronunciare un importante discorso all'assemblea dei vescovi italiani riuniti per l'occasione. Tale discorso, del quale conosciamo il testo in quanto reso noto da Giovanni XXIII, pur essendo severo con il Fascismo, era ben lungi da rappresentare una condanna del Regime in quanto tale, essendo piuttosto un tentativo di dare "un colpo di freno", come nel 1931, alla violenza fascista.
I rapporti con la Germania nazista
Nel 1933, pochi mesi dopo l'ascesa di Adolf Hitler al potere fu concluso un concordato con la Germania dopo anni di trattative - seguite in primis dal cardinal segretario di Stato Pacelli, il quale era stato peraltro per anni nunzio in Germania . Negli anni successivi i nazisti impedirono in tutti i modi che le clausole del concordato di garanzia per la Chiesa fossero realmente rispettate. Nel 1937, a seguito delle continue interferenze del nazismo sulla vita dei cattolici e per il sempre più evidente carattere neopagano dell'ideologia nazista, il Papa emise l'enciclica Mit brennender Sorge (con viva preoccupazione) , scritta eccezionalmente in tedesco e non in latino, con la quale condannava fermamente l'ideologia nazista, seguita dopo poco dalla Divini Redemptoris, con un'analoga condanna dell'ideologia comunista.
Nel maggio del 1938, quando Hitler visitò Roma, il Papa si recò a Castel Gandolfo dopo aver fatto chiudere i Musei Vaticani. Disse: "questo è un giorno triste per Roma sopra la quale si erge una croce che non è la Croce di Cristo", riferendosi alle numerose svastiche che Mussolini fece esporre a Roma in omaggio a Hitler.
Egli aveva inoltre previsto l'emanazione di un'altra enciclica - la Humani Generis Unitas (l'unità della razza umana), che condannava in modo ancora più diretto l'ideologia nazista della razza superiore. Il Papa aveva incaricato per la redazione dell'enciclica il tedesco Gustav Gundlach e altri due gesuiti. Essa non poté tuttavia mai essere terminata perché il Papa morì prima che essa fosse conclusa e corretta. Alcuni concetti dell'enciclica furono tuttavia ripresi da Pio XII nell'enciclica Summi Pontificatus.
Guerra civile spagnola
Inizialmente papa Ratti si rifiutò, fino ad una fase avanzata del conflitto spagnolo, di riconoscere i franchisti e ciò sebbene il governo del Fronte popolare avesse promosso un'aspra persecuzione della Chiesa cattolica con devastazioni di chiese, uccisioni di religiosi, addirittura il saccheggio delle tombe degli ecclesiastici.
Egli non condannò tuttavia neppure le gravi violenze delle parte franchista (il bombardamento di Guernica in primis). Dopo l'abolizione della legislazione anticlericale dei repubblicani ad opera di Franco ad inizio 1938, i rapporti tuttavia migliorarono e il suo successore Pio XII avrebbe addirittura ricevuto in udienza particolare i combattenti Falangisti. Vi è da precisare che nei documenti vaticani inerenti i rapporti tra Pio XI e la Spagna franchista emerge chiaramente un atteggiamento decisamente contrastante nei confronti delle pesanti violenze comuniste alla Chiesa più che contrario al regime franchista, anche se emerge chiaramente l'ostilità del Papa nei confronti di Francisco Franco.
Si vedano a questo proposito le pubblicazioni dello storico spagnolo Vicente Cárcel Ortí, che ha studiato e portato alla luce documenti inediti degli Archivi Segreti del Vaticano, dimostrando non solo che la Chiesa cattolica manifestò chiaramente ostilità nei confronti di Francisco Franco, ma anche riuscì - nelle persone di Papa Pio XI e di alcuni Vescovi spagnoli - a convincerlo a risparmiare la vita di migliaia di repubblicani condannati a morte (V. Cárcel Ortí, Caídos, víctimas y mártires, edito da Espasa-Calpe, e il recentissimo Pío XI entre la República y Franco, ed. BAC, Madrid giugno 2008; cfr. http://www.zenit.org/article-14802?l=italian).
La questione messicana
Un'altra spina per papa Ratti fu rappresentata dalla politica fortemente anticlericale del governo messicano. Pio XI condannò tali misure nel 1933 con l'enciclica Acerba Anima. I rapporti con la Repubblica messicana migliorarono tuttavia negli ultimi anni del suo pontificato.
I rapporti con gli ebrei
Le radici antigiudaiche dell’antisemitismo si intrecciano di continuo nella storia della Chiesa, l’uno condizionando l’altro, ed è veramente difficile, se non impossibile, determinare con precisione in ogni momento se e quanto l’antisemitismo appartenga alla Chiesa cattolica e quanto invece le sia esterno, pur essendo stato non poco influenzato dalla tradizione del deicidio.[7] A partire dalla seconda metà degli anni Venti, in un clima nel quale pregiudizi antichi convivono con spinte al cambiamento, si assiste all’emergere di una prima grave frattura religiosa e politica interna alla Chiesa.
Nel 1928, alla prima importante condanna formale dell’antisemitismo, avvenuta per volere di Pio XI (ove il termine antisemitismo è usato esplicitamente, cosa che non avverrà nella Mit brennender Sorge, nè durante l’intero pontificato di Pio XII) e alla condanna di Action Française, segue la soppressione dell’Opus sacerdotale Amici Israel, (l’Opera sacerdotale Amici di Israele). Sorta nel febbraio del 1926, in antitesi allo spirito antisemita di Maurras (fondatore di Action Française), l’associazione disponeva di un programma rivolto ai preti, contenuto in diversi opuscoli redatti in latino, che cercava di promuovere un atteggiamento nuovo, amorevole verso Israele e gli ebrei, per i quali non si sarebbe più dovuto parlare di popolo deicida.
Al fine di operare una riconciliazione con gli ebrei, l'associazione cercava di capovolgere le antiche prese di posizione assunte dalla Chiesa: gli Amici di Israele richiedevano l'abbandono di ogni discorso sul deicidio, sull'esistenza di una maledizione sugli ebrei e sull'assassinio rituale.[8] Un nuovo sentimento che doveva coinvolgere il cuore della gerarchia ecclesiastica e difatti, alla fine del 1927, l'associazione poteva già vantare l'adesione di diciannove cardinali, duecentosettantotto vescovi e arcivescovi e tremila sacerdoti. Il 25 marzo del 1928 la Congregazione per la Dottrina della Fede, emetteva un decreto che ordinava la soppressione di questa associazione in seguito alla sua proposta di riformulare la preghiera del Venerdì Santo, eliminando il termine «perfidi» attribuito agli ebrei, accusati di deicidio. Il decreto di soppressione papale affermava che il programma dell'associazione non riconosceva «la perdurante cecità di questo popolo», e che il modo di agire e di pensare degli Amici di Israele era «contrario al senso e allo spirito della Chiesa, al pensiero dei santi padri e alla liturgia». Su un articolo apparso immediatamente dopo la soppressione, su la Nouvelle Revue Théologique, padre Jean Levie S.J. ricordava innanzitutto la «parte essenziale» del programma dell'Opera sacerdotale, precisando che tale programma era «chiaramente lodevole» e che «non mostrava niente che non fosse assolutamente conforme all'ideale cattolico».[9]
Encicliche di Pio XI
- Ubi Arcano Dei Consilio (23 dicembre 1922)[2]: sulla Pace di Cristo nel Regno di Cristo.
- Rerum Omnium Perturbationem (26 gennaio 1923) [3]: su san Francesco di Sales.
- Studiorum Ducem (29 giugno 1923): su San Tommaso d'Aquino
- Maximam Gravissimamque (18 gennaio 1924)[4]: sulle Associazioni Diocesane in Francia.
- Quas Primas (11 dicembre 1925)[5]: sulla Regalità di Cristo.
- Rerum Ecclesiae (28 febbraio 1926) [6]: sulle missioni cattoliche.
- Rite Expiatis (30 aprile 1926)[7]: su san Francesco d'Assisi.
- Iniquis Afflictisque (18 novembre 1926)[8]: sulla persecuzione della Chiesa in Messico.
- Mortalium Animos (6 gennaio 1928)[9]: sull'unità religiosa.
- Miserentissimus Redemptor (8 maggio 1928)[10]: sulla riparazione al Sacro Cuore.
- Mens Nostra (20 dicembre 1929)[11]: sulla promozione degli esercizi spirituali.
- Divini Illius Magistri (31 dicembre 1929)[12]: sull'educazione cristiana della gioventù.
- Casti Connubii (31 dicembre 1930)[13]: sul matrimonio cristiano.
- Quadragesimo Anno (15 maggio 1931)[14]: nel quarantesimo anniversario della Rerum novarum.
- Non Abbiamo Bisogno (29 giugno 1931)[15]: sull'Azione Cattolica in Italia.
- Nova Impendet (2 ottobre 1931)[16]: sulla crisi economica.
- Caritate Christi Compulsi (3 maggio 1932)[17]: sul Sacro Cuore.
- Acerba Animi (29 settembre 1932)[18]: sulla persecuzione della Chiesa in Messico.
- Dilectissima Nobis (3 giugno 1933)[19]: sull'oppressione della Chiesa in Spagna.
- Ad Catholici Sacerdotii (20 dicembre 1935)[20]: sul sacerdozio cattolico.
- Vigilanti cura (29 giugno 1936)[21]: sul cinema.
- Mit brennender Sorge (14 marzo 1937)[22]: sulla Chiesa e il Reich tedesco.
- Divini Redemptoris (19 marzo 1937)[23]: sul comunismo ateo.
- Firmissimam Constantiam (28 marzo 1937)[24]: sulla situazione religiosa in Messico.
- Ingravescentibus Malis (29 settembre 1937)[25]: sul Rosario.
- Humani Generis Unitas, enciclica preparata ma mai pubblicata a causa della morte del Papa.
Note
- ^ Pierre Milza, Serge Berstein: Storia del Fascismo. 1980, Editions du Seuil
- ^ http://www.vatican.va/holy_father/pius_xi/speeches/documents/hf_p-xi_spe_19290213_vogliamo-anzitutto_it.html
- ^ Mussolini, Hitler e lo scontro tra i due Papi, articolo de "Il Secolo XIX", del 21 settembre 2008
- ^ a b vedi Storia del Fascismo
- ^ Nicola Tranfaglia, La prima guerra mondiale e il fascismo, UTET, Torino, 1995, pag. 330.
- ^ Vittorio Messori, La Provvidenza e il Concordato[1], Corriere della Sera, 11 novembre 2005
- ^ J. Dujardin, L’Église catholique et le peuple juif, Calmann-Lévy, Paris, 2003; R. Moro, La Chiesa e lo sterminio degli ebrei, Il Mulino, Bologna, 2002; E. Fattorini, Pio XI, Hitler e Mussolini, Einaudi, Torino, 2007
- ^ E. Fattorini, Pio XI, Hitler e Mussolini, Einaudi, Torino, 2007; G. Wills, La colpa dei papi, Garzanti, milano, 2001; G. Passelecq, B. Suchecky. L’enciclica nascosta di Pio XI, Corbaccio, Milano, 1997
- ^ E. Fattorini, Pio XI, Hitler e Mussolini, Einaudi, Torino, 2007; G. Wills, La colpa dei papi, Garzanti, milano, 2001; G. Passelecq, B. Suchecky. L’enciclica nascosta di Pio XI, Corbaccio, Milano, 1997
Bibliografia
- Umberto Dell'Orto, Pio XI un papa interessante, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 2008.
- Vicente Cárcel Ortí, Pío XI entre la República y Franco, ed. BAC, Madrid 2008.
- Emma Fattorini, Pio XI, Hitler e Mussolini. La solitudine di un papa, Einaudi 2007.
- Yves Chiron, Pio XI. Il Papa dei patti Lateranensi e dell'opposizione ai totalitarismi, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 2006.
- Pierre Milza, Serge Berstein Storia del Fascismo, 1980, Editions du Seuil; libro su i rapporti con il fascismo
- Carlo Confalonieri, Pio XI visto da vicino, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 1993 (3^ed.; 1^ ed. 1957).
- Pio XI e il suo tempo, a cura di F. Cajani, Atti del Convegno, 4 volumi, I Quaderni della Brianza, S.l. 2000, 2002, 2004, 2006: sono gli atti di 4 convegni di studio promossi dal Centro internazionale di Studi e Documentazione Pio XI di Desio.
- Pio XI nel trentesimo della morte (1939-1969), Opera diocesana per la preservazione e diffusione della fede, Milano 1969.
- Lettere di Achille Ratti (1875-1922), a cura di F. Cajani, I Quaderni della Brianza, s.l. 2003.
- Lettere di Achille Ratti (1892-1922), a cura di F. Cajani, I Quaderni della Brianza, s.l. 2006.
- Discorsi di Pio XI, a cura di D. Bertetto, 3 volumi, S.E.I. Torino , 1959, 1960, 1961 (ristampa anastatica: Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1985).
- I cinque mesi di azione pastorale del Cardinale Achille Ratti Arcivescovo di Milano dal Diario del Segretario don Carlo Confalonieri, a cura di F. Cajani, I Quaderni della Brianza, s.l. 2005.
- Fabio Bigatti, Quel Papa brianzolo, I Quaderni della Brianza, S.l. 2006: è una biografia a fumetti, rispettosa del dato storico e primo strumento per far conoscere Pio XI ad una larga cerchia di lettori, in particolare ai giovani lettori.
Voci correlate
Altri progetti
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Collegamenti esterni
- sito ufficiale vaticano su Pio XI
- Sito del Centro Internazionale di Studi e Documentazione "Pio XI" di Desio
- Testi di Pio XI da http://www.intratext.com/
- Scheda biografica di Pio XI su SantieBeati.it
- Opera Omnia in diverse lingue