«Il gran freddo di gennaio,
il maltempo di febbraio,
il vento di marzo,
le acque dolci d'aprile,
le guazze di maggio,
il buon mieter di giugno,
il buon batter di luglio,
le tre acque d'agosto con la buona stagione,
valgon più del trono di Salomone.»

Il clima della Toscana presenta caratteristiche diverse da zona a zona, essendo influenzato principalmente sia dal mare che bagna la regione a ovest, sia dalla dorsale appenninica che chiude il territorio prima a nord e poi a est. Le correnti d'aria che influenzano il clima della Toscana presentano spesso andamenti diversi a nord e a sud dell'Isola d'Elba, che si comporta come una sorta di "spartiacque" a livello meteorologico.

Fascia costiera

La fascia costiera presenta un clima tipicamente mediterraneo con temperature medie annue attorno ai 15 °C nel tratto a nord di Cecina e ai 16 °C lungo la costa maremmana; il valore medio annuo più elevato si registra presso la stazione meteorologica di Pianosa, sull'omonima isola, dove si sfiorano i 17°C.[1]

I valori medi di gennaio [1] si aggirano mediamente tra gli 8  e i 10 °C (temperature minime difficilmente sotto zero), con valori anche superiori su alcune isole dell'Arcipelago meridionale; le medie di luglio [1] si attestano tra i 23 e i 25 °C (massime generalmente al di sotto dei 35 °C); risultano moderate le escursioni termiche sia annue che giornaliere.

Le zone più miti si riscontrano nelle isole più meridionali dell'Arcipelago Toscano, dove le temperature diurne possono mantenersi con facilità intorno ai 15 °C anche in pieno inverno, mentre le aree più fredde sono quelle a ridosso delle Alpi Apuane, che vedono qualche minima sotto zero nell'arco di un anno.

Entroterra

L'entroterra presenta in pianura temperature medie annue appena inferiori rispetto ai valori medi della corrispondente linea di costa: ciò e dovuto all'accentuarsi della continentalità e delle escursioni termiche sia annue che giornaliere.

I valori medi di gennaio [1] sono generalmente compresi tra i 4 °C e i 7 °C, mentre quelli di luglio [1] sono generalmente compresi tra 24 °C e 26 °C.

La differenza maggiore rispetto alla fascia costiera si riscontra tuttavia nelle temperature minime invernali, che spesso scendono sotto zero, in particolare in condizioni di alta pressione (primato assoluto i -23,2 °C di Firenze Peretola il 12 gennaio 1985) e nelle massime estive che possono facilmente raggiungere i 40 °C (primato storico i 43,6 °C di Firenze Ximeniano registrati il 26 luglio 1983).

Salendo di altitudine, i valori di temperatura tendono generalmente a diminuire di 0,7-0,8 °C ogni 100 m di quota. La zone più fredde sono quelle di Pistoia e Arezzo, mentre quella più mite è la fascia più prossima alla costa. Sui rilievi la neve cade abbondante nell'inverno, che è anche piuttosto freddo (medie di -1 °C a 800 m di quota), e massime estive piuttosto alte (media di 28 C in luglio sempre a 800 m di quota). Generalmente la neve compare, anche se in quantità piccolissime, nelle zone di pianura più prossime ai rilievi.

Fascia costiera

Lungo la costa, le precipitazioni raggiungono i valori massimi annuali lungo il litorale della Versilia con valori oscillanti tra i 900 e i 1100 mm [1] distribuiti in circa 90-100 giorni annui; i valori pluviometrici risultano così elevati nella parte settentrionale per l'estrema vicinanza al mare delle Alpi Apuane, esposte agli umidi venti che soffiano dal terzo quadrante (ponente, libeccio e ostro). In Versilia, lungo il litorale pisano e nella parte settentrionale della costa della Maremma livornese le piogge si concentrano in primavera ed autunno.

Al contrario, a sud di Livorno, le precipitazioni tendono gradualmente a diminuire, scendendo a valori attorno ai 500 mm [1] distribuiti in meno di 60 giorni annui nella Maremma grossetana, con minimi presso l'Argentario e sulle isole meridionali dell'Arcipelago Toscano. Lungo l'intera riviera maremmana le piogge sono concentrate nei mesi autunnali e nel breve periodo di transizione tra inverno e primavera, mentre sulle isole dell'Arcipelago Toscano le precipitazioni si verificano prevalentemente nel periodo a cavallo tra l'autunno e l'inverno.

Sulle isole dell'Arcipelago Toscano, in tutta la Maremma grossetana e nella parte centro-meridionale della Maremma livornese sono ricorrenti prolungati periodi di siccità che determinano anche situazioni di aridità strutturale[1].

Entroterra

Nell'entroterra pianeggiante e collinare, le precipitazioni registrano i valori minori in Val d'Orcia, Val di Chiana e nelle Crete senesi dove si aggirano mediamente tra i 600 e i 700 mm annui [1] distribuiti in circa 70 giorni; al contrario, in prossimità della dorsale appenninica, i valori sono superiori ai 900 mm [1].

Le piogge sono concentrate prevalentemente in primavera e autunno nella parte centro-settentrionale della Toscana, mentre nella parte meridionale della regione sono distribuite in modo quasi uniforme in tutte le stagioni, con minimi nel periodo a cavallo tra la primavera e l'estate (vedere le medie di Radicofani nel paragrafo dei dati statistici).

Aree montuose

Le aree montuose sono le più piovose della regione, con valori oltre i 2000 mm annui sulle vette più elevate delle Alpi Apuane e dell'Appennino Tosco-Emiliano [1].

Durante l'inverno, sui monti è presente molto spesso la neve, pur presentandosi differenze nelle quote dello zero termico tra la dorsale appenninica e i rilievi montuosi isolati come il Monte Amiata, il Monte Cetona e le vette più elevate delle Colline Metallifere. Lungo l'Appennino, infatti, lo zero termico raggiunge quote inferiori rispetto ai rilievi più isolati e la neve cumulata risulta maggiore a parità di quota. Nelle aree montuose appenniniche le precipitazioni risultano ben distribuite in tutte le stagione, con minimi estivi non particolarmente accentuati.

Classificazione climatica

In base alle considerazioni fatte su temperture e piovosità, si può dividere il territorio in tre distinte fasce bioclimatiche[2]:

  • La fascia costiera (comprendente l'immediato entroterra) a clima mediterraneo (rari giorni di gelo, due mesi di siccità estiva); in realtà solo alcune stazioni meteorologiche hanno clima nettamente mediterraneo (Livorno, Bibbona, Suvereto, Grosseto, Orbetello e Alberese), le altre sono di transizione;
  • La fascia dell'entroterra (pianure interne e bassa e media collina) a clima temperato submediterraneo;
  • la fascia montana a clima temperato fresco.

Le vette più alte hanno un clima temperato d'altitudine.

Zone climatiche omogenee

Esaminando l'andamento delle temperature minime e massime e delle escursioni termiche, nonché le distribuzioni e i dati pluviometrici con i relativi bilanci idrici, il territorio regionale può essere suddiviso in 14 distinte zone climatiche omogenee: [1]

  1. Alpi Apuane: interessa il territorio montuoso delle Alpi Apuane.
  2. Appennino: comprende le zone montuose della dorsale appenninica.
  3. Subappennino settentrionale: interessa gran parte delle valli appenniniche e i maggiori rilievi della Toscana centro-meridionale.
  4. Crinale settentrionale: comprende le aree situate sul crinale appenninico e su quelli montuosi esposte a nord.
  5. Crinale orientale: include le aree situate sul crinale appenninico e su quelli montuosi esposte ad est.
  6. Zona pedemontana: comprende le aree pedemontane, sia dell'Appennino che dei rilievi isolati della Toscana centro-meridionale.
  7. Area collinare centrale: nella parte centro-occidentale della regione, interessa gli interi territori collinari delle province di Livorno (compresi i promontori e il settore occidentale montuoso dell'Isola d'Elba), Pisa, Lucca e Pistoia; nella parte centrale comprende il Montalbano, il Chianti fiorentino e senese e le Colline Metallifere; nella zona orientale della Toscana include parte delle colline del Chianti aretino, della Val di Chiana e della Valtiberina, mentre nell'area meridionale della regione interessa le colline della Valle dell'Ombrone e l'area più interna delle Colline dell'Albegna e del Fiora.
  8. Area interna: interessa le aree di bassa collina e le valli tra le province di Arezzo e Siena e l'estremità orientale dell'Area del Tufo in provincia di Grosseto.
  9. Valli interne: la zona climatica include tutte le valli minori nell'entroterra della regione, raggiungendo la fascia costiera a sud della foce del fiume Cecina.
  10. Valdarno: include l'intera area del medio e alto Valdarno, comprese le città di Firenze e Arezzo.
  11. Piana pisana: include tutta l'area costiera e pianeggiante tra la costa apuana, la Versilia, il litorale pisano e la città di Livorno, inoltrandosi verso l'interno nel basso Valdarno e nella piana di Lucca fino alla Valdinievole.
  12. Val di Cornia: comprende l'area del promontorio di Piombino, la fascia costiera meridionale della provincia di Livorno e gran parte della valle del fiume Cornia.
  13. Grossetano: comprende gran parte dell'area settentrionale e centrale della provincia di Grosseto, fino alla zona occidentale dell'Area del Tufo, il settore centrale dell'Isola d'Elba e tutte le altre isole dell'Arcipelago Toscano.
  14. Basso grossetano: interessa tutta la fascia costiera e l'immediato retroterra pianeggiante e collinare compreso tra le propaggini meridionali dei Monti dell'Uccellina e il confine con il Lazio, compresi il promontorio dell'Argentario e il settore orientale dell'Isola d'Elba.
«Non nevica bene
se dalla Corsica non viene»

La dorsale appenninica protegge quasi interamente la regione nella stagione invernale dai gelidi venti del primo quadrante (tramontana, grecale, levante) rendendo il clima meno rigido, a parità di latitudine, rispetto al versante orientale della penisola italiana; per lo stesso motivo, sono piuttosto modesti i fenomeni nevosi al di sotto dei 400 m di quota. La neve è molto rara nelle aree pianeggianti delle province di Grosseto, Livorno, Pisa, Lucca e Firenze, mentre le province di Prato e Pistoia vedono generalmente due o tre episodi di neve ogni inverno (anche se spesso senza accumuli). Pistoia è la provincia più nevosa della Toscana per quanto riguarda la pianura, seguita a ruota da Prato, che vedono almeno un accumulo per ogni inverno; la città relativamente più nevosa è Arezzo. Le nevicate risultano pertanto rarissime lungo la fascia costiera, risultando eventi davvero unici lungo il litorale della Maremma grossetana dove si ricordano solo nel 1956 e nel 1985, più alcune locali spruzzate senza accumuli nel dicembre 1996 e nel gennaio 2005.

Precipitazioni nevose medie annue

In base alle mappe sulla nevosità in Italia[3], va segnalato un accumulo totale medio annuo inferiore tra 0 e 5 cm nel medio-basso Valdarno, lungo la fascia costiera a nord di Cecina, lungo la costa meridionale e nella corrispondente area pianeggiante interna tra i Monti dell'Uccellina e il confine con il Lazio e su gran parte delle isole dell'Arcipelago Toscano.

Un accumulo totale medio annuo compreso tra i 5 e i 20 cm interessa la fascia costiera compresa tra Cecina e i Monti dell'Uccellina, parte dell'Isola d'Elba, alcune pianure interne e l'intera area collinare (a Pistoia media di circa 15 cm).

Le aree montane presentano accumuli medi annui tra i 20 e i 100 cm, risultando maggiori lungo la dorsale appenninica che sui rilievi più isolati della Toscana centro-meridionale.

Durata media del manto nevoso

In base alle mappe sulla nevosità in Italia[4], l'intero litorale della Toscana è interessato da una durata media del manto nevoso compresa tra 0 e 1 giorno, valore che tende ad interessare anche le aree pianeggianti e le prime propaggini collinari della Toscana meridionale.

L'intera area interna pianeggiante e collinare presenta durate medie tra 1 e 10 giorni (minore in pianura e maggiore in collina), l'area del Monte Amiata tra i 10 e i 50 giorni, mentre sulle vette più alte dell'Appennino la durata media del manto nevoso può aggirarsi localmente anche fino a 100 giorni. Sulle vette più alte del nord della regione, in annate particolarmente favorevoli, la neve può durare da ottobre fino a maggio-giugno.

L'eliofania (durata del soleggiamento) [5] [6] risulta essere maggiore lungo la fascia costiera rispetto all'entroterra corrispondente. Lungo il litorale grossetano meridionale raggiunge valori prossimi ai massimi assoluti dell'intero territorio nazionale italiano, con una media annuale di oltre 7 ore giornaliere (valore minimo in dicembre con una media di circa 4 ore al giorno e valori massimi superiori alle 11 ore giornaliere in giugno e luglio). Ciò è dovuto, sia all'orografia della zona (assenza di rilievi montuosi che ostacolano l'insolazione) che al particolare microclima con scarse precipitazioni ed un elevatissimo numero di giorni all'anno con cielo completamente sereno.

Valori medi giornalieri compresi tra 6,5 e 7 ore si registrano l'intero tratto costiero della provincia di Livorno, lungo il litorale grossetano settentrionale e sulle corrispondenti zone interne pianeggianti e collinari. Medie giornaliere tra 6 e 6,5 ore si verificano lungo la costa a nord di Livorno e in gran parte delle zone interne ed appenniniche della Toscana settentrionale ed orientale.

«Tramontana d'estate e maestrale d'inverno
sono due diavoli dell'inferno»

Lungo il litorale e sulle isole dell'Arcipelago, i venti prevalenti sono a regime di brezza, soprattutto in condizioni anticicloniche e durante il periodo compreso tra marzo e ottobre. Durante questi mesi, in presenza di un centro di alta pressione situato in posizione settentrionale rispetto alla regione, possono soffiare venti dai quadranti settentrionali nelle zone interne, mentre lungo le coste a metà giornata può avvenire comunque la rotazione a brezza: in questo contesto, il cambio di circolazione al suolo avviene generalmente nelle aree pianeggianti prossime alla costa, dove possono si possono verificare situazioni opposte, sia di calma assoluta di vento che di venti variabili di moderata intensità.

Il periodo compreso tra l'ultima decade di ottobre e la prima decade di marzo vede prevalere i venti di tramontana e di grecale su quasi tutta la regione; in presenza di questa circolazione, le coste della Versilia ricevono venti di scirocco, che si originano per effetto orografico, mantenendo le caratteristiche tipiche dei venti del primo quadrante: mentre le Alpi Apuane bloccano le correnti d'aria al suolo da nord e da nord-est, queste riescono ad entrare risalendo la costa versiliese ed apuana da sud-est verso nord-ovest, penetrando dallo sbocco del basso Valdarno e della valle del Serchio. I venti del primo quadrante raggiungono la loro massima intensità lungo l'intera fascia costiera centro-meridionale, sulle coste settentrionali ed orientali delle isole e in tutte le pianure e le valli interne che hanno il medesimo orientamento della direzione del vento (medio e basso Valdarno, Val di Bisenzio, Val di Chiana, Valle dell'Ombrone e Area del Tufo).

La primavera e l'autunno sono maggiormente soggette all'ingresso di correnti meridionali di scirocco e di libeccio. Mentre la massima intensità dei venti del secondo quadrante si registra sulle isole meridionali dell'Arcipelago e sulla Maremma grossetana, i venti del terzo quadrante possono soffiare in modo molto sostenuto sulle isole settentrionali dell'arcipelago e sul litorale continentale situato a nord dell'Isola d'Elba, con possibili mareggiate lungo l'intero tratto della costa pisano e livornese.

L'inverno meteorologico (dicembre, gennaio e febbraio) è caratterizzato dal transito delle ultime perturbazioni atlantiche nel mese di dicembre che, sul finire del periodo, lasciano spazio all'espansione dell'Anticiclone delle Azzorre che spesso si fonde con la propaggine sud-occidentale dell'Anticiclone russo-siberiano, creando una situazione di blocco e di tempo stabile nel mese di gennaio e nella prima parte di febbraio, con frequenti episodi di inversione termica. In questo periodo risulta molto sporadico il passaggio di sistemi frontali atlantici; possono verificarsi con più probabilità discese di aria fredda e secca dalla Porta della Bora che continua a garantire tempo stabile ma ventoso con bassissimi tassi di umidità, oppure di aria artica marittima dalla valle del Rodano che, invorticandosi sul Mediterraneo occidentale, può portare precipitazioni nevose anche a quote molto basse (molto raramente in pianura e lungo le coste).

La seconda parte del mese di febbraio può risentire ancora di discese di aria fredda dalle latitudini settentrionali, anche se generalmente proprio in questo periodo tende a riattivarsi la circolazione atlantica con fasi moderatamente perturbate, soprattutto nella parte centro-settentrionale della regione, alternate a periodi soleggiati con temperature miti.

Durante tutta la stagione invernale, in condizioni di cielo sereno con inversione termica, le temperature minime possono essere prossime, uguali o inferiori a zero, soprattutto nelle pianure e nei fondovalle interni. I valori minimi assoluti si sono registrati, per effetto albedo, col rasserenamento del cielo a seguito di fenomeni nevosi a quote pianeggianti; quasi tutte le località toscane hanno fatto registrare i loro minimi storici di temperatura nel gennaio 1985 (-23,2 °C a Firenze, -16 °C a Lucca, -14,4 °C a Pisa fino ad arrivare alla meno fredda Livorno che scendeva fino a -7nbsp;°C) o nei mesi di febbraio 1929 o 1956, tutti e tre caratterizzati da precipitazioni nevose a tutte le quote su tutto il territorio regionale.

La primavera meteorologica (marzo, aprile e maggio) è caratterizzata da circolazioni atmosferiche molto variabili nel tempo che, soprattutto nei mesi di marzo e aprile, alternano periodi con temperature molto miti, anche superiori ai 20 °C di massima, ad improvvisi ma brevi colpi di coda del freddo con temperature minime prossime allo zero; il mese di maggio si caratterizza per un graduale aumento delle temperature, sia minime che massime, che nella seconda metà del mese possono già avere caratteristiche estive nelle pianure interne e nelle zone meridionali della regione.

Nei 3 mesi primaverili possono transitare anche numerosi sistemi perturbati atlantici, soprattutto nella parte settentrionale della regione, maggiormente esposta ai venti occidentali e meridionali e all'influsso del Genoa Low che spesso si forma sul Golfo Ligure; la fascia costiera meridionale può, invece, iniziare a conoscere le prime fasi di siccità moderata.

«Poi venne l'estate, e d'estate, si sa, i fiorentini hanno caldo.»

L'estate meteorologica (giugno, luglio e agosto) è caratterizzata da prolungati periodi di stabilità atmosferica, intervallati da episodi temporaleschi più probabili nella prima metà di giugno e nel mese di agosto.

Il mese di giugno, stabile nella parte meridionale della regione, può riservare il transito delle ultime perturbazioni atlantiche che possono apportare piogge e temporali nelle province settentrionali e nelle zone a ridosso dei rilievi. Le temperature possono subire numerose variazioni, facendo registrare valori gradevoli sotto l'influenza dell'Anticiclone delle Azzorre, o molto elevati con la risalita di aria calda da latitudini meridionali (giugno 2002 e 2003).

Il mese di luglio è il più caldo e il più siccitoso dell'anno su tutta la regione. Numerose località della Toscana meridionale possono far registrare precipitazioni nulle; nelle pianure interne le temperature possono sfiorare, toccare o addirittura superare i 40 °C sotto l'influenza dell'Anticiclone subtropicale africano (situazione che ha caratterizzato i mesi di luglio del 1945, 1950, 1952, 1958, 1962, 1982, 1983, 1988, 1990, 1998, 2003, 2005, 2006 e 2007).
Le aree dove vengono registrate le temperature massime più elevate sono la pianura che si estende tra le città di Firenze, Prato e Pistoia, la Val di Chiana a sud di Arezzo, le conche intercollinari dell'Area del Tufo e la parte più interna della pianura maremmana a nord di Grosseto.

Il mese di agosto può essere caratterizzato dal prolungamento delle condizioni atmosferiche di luglio, seppur con valori di temperatura mediamente inferiori (agosto 1947, 1956, 1958, 1971, 1974, 1981, 1985, 1992, 1994, 1998, 2000 e 2003), oppure anticipare la circolazione atlantica autunnale con fasi temporalesche (meno probabili nelle province meridionali) seguite da giornate soleggiate con temperature più gradevoli. La seconda situazione può generare anche condizioni atmosferiche molto perturbate che, seppur anomale, possono fare del mese di agosto quello più piovoso dell'anno in alcune località della regione, come già accaduto nel 1975, 1976 e 2002.

L'autunno meteorologico (settembre, ottobre e novembre) è la stagione più piovosa per tutte le località della Toscana.

Il mese di settembre può ancora essere caratterizzato da situazioni di tempo stabile sotto l'influsso dell'Anticiclone delle Azzorre, o lasciare il posto al flusso atlantico perturbato che caratterizza in misura maggiore i mesi di ottobre e di novembre, con precipitazioni talvolta anche molto intense se non tragiche, come già accaduto nel 1966.

I periodi soleggiati di transizione tra una perturbazione atlantica e l'altra, possono regalare ancora giornate moderatamente calde ad ottobre, con temperature massime anche al di sopra dei 25 °C; unica eccezione è l'ondata di freddo dell'ottobre 1974, durante la quale si registrarono alcune gelate notturne anche in pianura ed una serie di nevicate anche a quote collinari, che interessarono anche Volterra con un giorno di neve (a quote montuose si verificarono un giorno di neve a Badia Tedalda, due giorni di neve a Radicofani e a Rifredo Mugello, tre giorni di neve al Passo della Cisa, quattro giorni di neve a Camaldoli e ben sei giorni di neve al Passo Porretta) [7]. Nel mese di novembre si hanno invece maggiori sbalzi di temperatura, con valori massimi che possono essere ancora gradevoli e valori minimi che possono scendere repentinamente verso lo zero, in caso di afflusso di aria fredda da latitudini settentrionali.

Di seguito è riportato la suddivisione per provincia delle varie stazioni meteorologiche presenti nel territorio regionale, le cui medie climatiche sono state generalmente calcolate basandosi sui dati relativi al trentennio di riferimento climatico 1961-1990, fissato convenzionalmente dall'Organizzazione Meteorologica Mondiale per il calcolo dei dati medi climatologici.

Tra le varie stazioni meteorologiche, quelle identificate da codice WMO e ICAO forniscono medie climatiche ufficialmente riconosciute dalla medesima Organizzazione Meteorologica Mondiale, mentre quelle che risultano prive di tali codici identificativi forniscono dati climatologici ufficiosi, non omologati, ma fondamentali per l'analisi climatologica a scala maggiormente ridotta.

Toscana centro-settentrionale Toscana centro-meridionale

Note

  1. ^ a b c d e f g h i j k l Margherita Azzari (a cura di). Atlante Geoambientale della Toscana (Regione Toscana). Novara, Istituto Geografico De Agostini, 2006.
    Pag. 60: carta delle zone climatiche della regione, carte delle temperature medie annue, massime e minime e carta delle precipitazioni medie annue.
    Pag. 52: carte del bilancio idrico stagionale
  2. ^ http://www.ucm.es/info/cif/form/tb_med.htm Carta Bioclimatica d'Europa - Fasce termoclimatiche
  3. ^ http://www.nimbus.it/liguria/rlm15/neve.htm Carta delle precipitazioni nevose medie annue in Italia
  4. ^ http://www.nimbus.it/liguria/rlm15/neve.htm Carta della durata del manto nevoso in giorni
  5. ^ Pinna M. (1985). L'eliofania in Italia. Mem. Soc. Geogr. It., 39 pag. 23-58
  6. ^ Lavagnini A., Martorelli S., Coretti C. (1987). Radiazione solare in Italia. Mappe mensili della radiazione globale giornaliera. Roma, CNR, Ist. Fis. Atm.
  7. ^ http://forum.meteonetwork.it/showthread.php?t=63951 Tabella delle nevicate sull'Italia centrale nell'ottobre 1974

Bibliografia

  • Vittorini S. (1972). Ricerche sul clima della Toscana in base all'evotraspirazione potenziale e al bilancio idrico. Riv. Geogr. It., 79: pag. 1-30.
  • Blasi, C. "Clima e fitoclima" in Pignatti, S.: I boschi d'Italia sinecologia e biodiversità, UTET.

Voci correlate

Collegamenti esterni