Forlì

comune italiano, co-capoluogo della provincia di Forlì-Cesena in Emilia-Romagna
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«Ferox feraxque Livia»
«Chi conosce Forlì sa bene che questa città sta a sé e non assomiglia affatto a tutte le altre città del mondo. Ha un suo cuore, una sua particolare intelligenza, un suo modo inconfondibile di vedere le cose...»

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Forlì (Furlè in romagnolo, Forum Livii in latino) è una città di 116.034 abitanti (al 29 settembre 2008), co-capoluogo della provincia di Forlì-Cesena, dopo essere stata, per quasi tutto il XX secolo, capoluogo della provincia di Forlì, nome sotto il quale era compreso anche il territorio ora facente parte della provincia di Rimini. Forlì è nota anche col soprannome dialettale di "Zitadon", il "Cittadone".

Forlì è una città dell'Emilia-Romagna ed in particolare si trova in Romagna, di cui è, come dice Dante nel De Vulgari eloquentia, "meditullium", cioè l'area centrale. Questo primato è anche linguistico, nel senso che il forlivese costituisce il dialetto romagnolo tipico, visto che, come è naturale, il Romagnolo tende a perdere questa o quella peculiarità a mano a mano che si avanza verso la periferia della Romagna e che la lingua subisce, per ciò, gli influssi delle zone circostanti.

Geografia fisica

Territorio

Forlì sorge nella pianura romagnola, a pochi chilometri di distanza dalle prime colline del Preappennino Tosco-Romagnolo e a circa 30 chilometri dalla riviera. La periferia è bagnata dal fiume Montone (che presso il quartire Vecchiazzano riceve le acque del fiume Rabbi) e dal fiume Ronco che attraversa l'omonimo quartire periferico della città.

Attraversata dalla Via Emilia, dista 15 Km da Faenza e circa 20 da Cesena, mentre tramite la Via Ravegnana è unita a Ravenna che dista circa a 20 Km; Firenze, attraverso la Statale Tosco-Romagnola, è distante un centinaio di chilometri.

Clima

  Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione meteorologica di Forlì.
FORLÌ Mesi Stagioni Anno
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic InvPriEst Aut
T. max. media (°C) 5,48,213,017,222,326,629,228,424,618,411,46,56,717,528,118,117,6
T. min. media (°C) 0,82,76,29,513,917,720,219,916,711,96,52,01,89,919,311,710,7

Storia

  Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Forlì.
  Lo stesso argomento in dettaglio: Vescovi di Forlì.
«Vidi messer Marchese, ch' ebbe spazio
già di bere a Forlì con men secchezza,
e sì fu tal, che non si sentì sazio.»
«Come quel fiume c' ha proprio cammino
prima dal Monte Viso ' nver' levante,
da la sinistra costa d' Apennino,
che si chiama Acquacheta suso, avante
che si divalli giù nel basso letto,
e a Forlì di quel nome è vacante,
rimbomba là sovra San Benedetto
de l' Alpe per cadere ad una scesa
ove dovea per mille esser recetto;»
«La terra che fé già la lunga prova
e di Franceschi sanguinoso mucchio,
sotto le branche verdi si ritrova.»

Origini

 
Porta Schiavonia

La località dove Forlì sorge fu abitata sin dal Paleolitico, come dimostrano i copiosi ritrovamenti di Monte Poggiolo, con migliaia di reperti datati a circa 800.000 anni fa.

La città è poi sorta su un antico insediamento commerciale, chiamato dagli Etruschi "Ficline" (Figline, cioè terra di vasai, per le ceramiche che vi venivano prodotte e che saranno famose anche nei secoli XIV-XVI), sito sulla linea di confine che separava il territorio controllato dai Lingoni da quello dei Senoni.

Il nome è di origine romana (Forum Livii): il castrum fu probabilmente fondato nel 188 a.C., secondo la tradizione, da Caio Livio Salinatore, figlio del console Marco Livio Salinatore che, nel 207 a.C., sconfisse l'esercito cartaginese guidato da Asdrubale nella battaglia del Metauro. Della città romana rimangono pochi resti, specialmente sotterranei (ponti, strade lastricate, fondazioni). Il forum doveva essere all'altezza dell'attuale piazza Melozzo, mentre è probabile l'esistenza di un castrum nella zona dei Romiti, sulla via per Faenza. Il castrum chiamato Livia e il forum detto Livii rifondarono l'etrusca Ficline dando luogo a Forlì.

Un importante pagus risalente agli anni in cui era Imperatore Costanzo II è stato rinvenuto nei pressi della località Pieveacquedotto, dove vi scorreva l'acquedetto di Traiano.

Antichità e Medioevo

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Forlì: San Mercuriale

Caduto l'Impero Romano d'Occidente, dopo il breve dominio di Odoacre, fece parte del regno degli Ostrogoti, poi dell'impero di Bisanzio. Rimase bizantina ai tempi dell'invasione longobarda, nel VI secolo, poi fece parte delle donazioni di Pipino il Breve alla Chiesa.

Nata, ovviamente per motivi di difesa, su un'isola alla confluenza di due fiumi, Forlì fu però lungamente travagliata dalle inondazioni, così, intorno al 1050, venne risistemato l'impianto dei corsi d'acqua con vari lavori di ingegneria che allontanarono dal centro abitato il rischio di nuovi allagamenti.

La città fu protagonista delle vicende del territorio romagnolo durante il Medioevo: il complesso stemma allude a diversi momenti della sua storia: la città ebbe dai Romani lo scudo vermiglio, su cui poi fu posta, in ricordo della partecipazione dei Forlivesi alla Prima Crociata, una croce bianca; un secondo scudo, bianco, attraversato dalla scritta LIBERTAS, testimonia dei periodi in cui la città si erse a repubblica (la prima volta nell'889, l'ultima nel 1405): i colori della città, pertanto, sono il bianco ed il rosso; l'aquila sveva in campo d'oro fu invece concessa da Federico II, per l'aiuto datogli nella presa di Faenza (1241), essendosi Forlì schierata dalla parte dei ghibellini.

L'Imperatore elargì alla città, nell'occasione, anche un'ampia autonomia comunale, compreso il diritto di battere moneta.

Il passaggio dal libero comune alla signoria fu piuttosto tormentato: emersero, fra gli altri, i tentativi di Simone Mastaguerra, Maghinardo Pagani e Uguccione della Faggiuola, ma il successo nel dominio cittadino arrise alla dinastia della famiglia Ordelaffi, che resse, sia pure con qualche interruzione, la città dalla fine del XIII fino all'inizio del XVI.

Dal punto di vista tecnico, si può segnalare il fatto che Forlì, nel XIV secolo, fu una delle prime città a dotarsi di orologio meccanico, posto nella torre civica.

La Forlì medioevale vide anche la presenza di una fiorente comunità di Ebrei: si ha notizia dell'esistenza d'una scuola ebraica in città fin dal XIII secolo, mentre il più antico esempio italiano di immagine araldica ebraica (1383) proviene da Forlì; inoltre, uno statuto civico forlivese del 1359 ci testimonia la stabilità della presenza degli Ebrei e dei loro banchi. Anzi, nel Medio Evo, gli Ebrei a Forlì potevano possedere terreni e fabbricati. Col Cinquecento, però, la possibilità si restrinse ai soli fabbricati, anche a causa del passaggio della città al dominio diretto dello Stato della Chiesa.[1]

Insomma, Forlì fu un importante centro di affari e di vita culturale ebraica.

Da segnalare, a tal proposito, è l'importante congresso dei delegati delle comunità ebraiche di Padova, di Ferrara, di Bologna, delle città della Romagna e della Toscana, nonché di Roma, che fu convocato a Forlì il 18 maggio 1418: vi si presero decisioni sul comportamento (etico e sociale) che gli Ebrei avrebbero dovuto tenere e si inviò una delegazione al Papa Martino V per la conferma degli antichi privilegi e la concessione di nuovi.

Nasce, e poi fiorisce con Melozzo e Marco Palmezzano, la scuola forlivese nel campo della pittura.

Età moderna

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Forlì: Torre civica

Durante il Rinascimento, la città vantò molteplici intrecci con la storia nazionale italiana: sua signora fu Caterina Sforza, che, vedova di Girolamo Riario (nipote di Papa Sisto IV), sposò, nel 1497, Giovanni de' Medici (detto "il Popolano"), matrimonio dal quale nacque, l'anno successivo, Ludovico (poi Giovanni) detto Giovanni dalle Bande Nere, il famoso capitano di ventura, padre di quel Cosimo I de' Medici che sarà il primo Granduca di Toscana. Caterina, nonostante un'eroica resistenza nella rocca di Ravaldino, in Forlì, fu sconfitta da Cesare Borgia nel piano di espansione dei possedimenti papali in Romagna.

Tornata sotto il dominio papale, costituì il centro della Romagna pontificia, tanto che ancora oggi sono in molti ad usare "romagnolo" come sinonimo di "forlivese", anche se ciò non è corretto.

Pur tra varie vicissitudini, come il saccheggio operato dagli Austriaci nel 1708, la situazione rimase sostanzialmente immutata in pratica fino all'Unità d'Italia, eccetto che per un breve periodo di indipendenza politica dalla Chiesa attorno al 1797, quando divenne capoluogo del dipartimento del Rubicone nella nuova divisione amministrativa dettata dalle truppe di Napoleone al seguace Regno d'Italia. Tra le leggi imposte dal nuovo codice civile napoleonico c'era la possibilità di divorzio e un cittadino di Forlì ne fece richiesta (prima causa di divorzio a oltre 150 anni dalla legge attuale). Inoltre, i funzionari napoleonici si occuparono di indagare gli usi e costumi delle popolazioni sottomesse, producendo una notevole mole di dati sulle tradizioni popolari di questa parte di Romagna. Un forlivese riuscì a recuperare parte di quelle indagini (per la verità in gran parte provenienti da Sarsina, ma in uso anche a Forlì) e ne pubblicò un testo che è uno dei primi lavori sulle tradizioni romagnole, poi seguito dall'opera del Pergoli verso la fine dell'Ottocento, che si occupò della raccolta di canti anche a Forlì e a San Martino in strada (frazione di Forlì).

Dal punto di vista culturale, prosegue nel XVI secolo la scuola forlivese di pittura, con autori come Francesco Menzocchi e Livio Agresti, ma anche con i loro epigoni dei secoli successivi.

Età contemporanea

 
Forlì: Palazzo delle Poste

Nella seconda metà del XIX secolo Forlì diventa il "zitadòn" (cittadone) della Romagna: un centro grande rispetto alle altre realtà urbane limitrofe, la cui prosperità deriva dall'agricoltura - molto diffuso il tipico contratto di mezzadria - e dal commercio del sale tramite la via diretta verso Cervia e le sue saline, nonché dal suo posizionamento sulla strategica via Emilia, a metà strada fra Bologna e Rimini. Non mancarono personalità di spicco durante il Risorgimento: Aurelio Saffi, repubblicano mazziniano e Piero Maroncelli, amico di Silvio Pellico e imprigionato come lui per il suo ideale di un'Italia unita e libera da dominazioni straniere o religiose.

La città piange i suoi martiri della Grande Guerra, ma è con l'ascesa del Fascismo e la Seconda guerra mondiale che Forlì torna a far parlare di sé. A 15 km dalla città, a Predappio, nasce Benito Mussolini: quando egli diviene prima presidente del consiglio, poi duce, inevitabilmente Forlì gode di una certa fama di ritorno, cominciando a essere presentata nella propaganda ufficiale come "la città del Duce". Questo ha comportato conseguenze negative negli anni del dopoguerra, quando si poté assistere, a mo' di contrappasso, a quella che uno storico ha definita un'implicita conventio ad tacendum: tutte le volte che non fosse proprio inevitabile citarla, Forlì non doveva essere nemmeno menzionata.[senza fonte] Solamente con gli inizi del nuovo secolo, il XXI, il presupposto per cui parlare di Forlì sarebbe sintomo di nostalgie fasciste sta cominciando a cadere.

 
Forlì: l'edificio razionalista sede dell'Istituto Tecnico Industriale Statale G.Marconi

Durante il regime, comunque, Forlì si sviluppò oltre il suo ambito territoriale ed economico tradizionale: le porte e le mura antiche vennero abbattute per lasciar spazio ai nuovi viali delle circonvallazioni e permettere la costruzione di nuovi quartieri all'esterno del pur ampio centro storico; gli architetti del regime si sbizzarrirono nel progettare nuovi edifici corrispondenti al gusto del momento, come ad esempio la nuova stazione ferroviaria, il nuovo palazzo delle Poste e degli uffici statali nella centrale piazza Saffi, viale Benito Mussolini (ora viale della Libertà). Crebbero poi le industrie locali (Forlanini, Mangelli); nel 1936 viene inaugurato l'aeroporto "L.Ridolfi".

La città pagò il suo conto di vite umane alla guerra, sopportando inoltre la perdita di inestimabili tesori artistici, come la chiesa di San Biagio o il teatro comunale; anche la Torre civica fu bombardata, per poi venire ricostruita in seguito. Il campanile della Basilica di San Mercuriale venne invece risparmiato dai tedeschi in ritirata, alcuni pensano su precisa richiesta del Duce stesso, ma certamente anche per la vigorosa opera del parroco dell'epoca, che tutti i Forlivesi ricordano come don Pippo.

Tra i momenti tragici della guerra, va anche ricordato l'eccidio di Forlì, nel quale, presso l'aeroporto cittadino, furono uccise 42 persone, nel settembre del 1944.

Forlì venne liberata relativamente presto, rispetto alle altre zone del Nord Italia: il 9 novembre 1944, dopo una accanita battaglia per il valore simbolico che Forlì aveva in quanto "città del Duce", tanto che Hitler aveva ordinato di non cederla facilmente, le truppe alleate britanniche ed indiane entravano in città, provenienti da Cesena, con l'appoggio delle brigate partigiane. Ancora oggi è presente e visitabile, quasi di fronte al Cimitero Monumentale, il ben curato Cimitero degli Indiani, a ricordo di quanti di loro persero la vita in questa occasione.

Primo sindaco della Forlì liberata fu Franco Agosto, cui oggi è dedicato il Parco Urbano, polmone verde urbano sull'ansa che il fiume Montone forma nei pressi di Porta Ravaldino.

 
Casa di Ruffilli

Forlì è tra le Città decorate al Valor Militare per la Guerra di Liberazione perché è stato insignito della Medaglia d'Argento al Valor Militare per i sacrifici e il coraggio delle sue popolazioni e per la sua attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondialela cui motivazione è visionabile all'url: http://www.istitutonastroazzurro.it/comunediforli.html

Nel dopoguerra la città si è stabilizzata nelle sue attività tradizionali legate al settore agricolo e artigianale, sviluppando una dinamica realtà di piccole imprese artigianali o cooperative.

Forlì fu anche teatro di un omicidio targato Brigate Rosse. Il 16 aprile 1988 (a dieci anni dall'assassinio di Aldo Moro, e proprio pochi giorni dopo la nascita del nuovo governo presieduto da De Mita, che Ruffilli aveva contribuito a creare), assassinarono il senatore Roberto Ruffilli nella sua casa di Corso Diaz, nel rione Ravaldino.

Monumenti e luoghi d'interesse

Architetture religiose

File:Palazzodecalboliforlì.JPG
Forlì: particolare del Palazzo Paolucci di Calboli

Architetture civili

Altro

Piazza Aurelio Saffi

  Lo stesso argomento in dettaglio: Piazza Aurelio Saffi.
 
Abbazia di San Mercuriale

Ai tempi del forum romano, la Piazza Aurelio Saffi era solo un largo spazio ai confini della centuriazione, lungo la via Emilia verso Rimini.

Diventa, come è tutt'oggi, luogo centrale della città nel Medioevo, col nome di Campo dell'Abate (il riferimento è all'Abbazia di San Mercuriale) e poi di Piazza Maggiore.

Dopo l'unificazione d'Italia, viene dedicata a Vittorio Emanuele II. Al termine della seconda guerra mondiale, durante la permanenza delle truppe anglo-americane a Forlì (successiva alla liberazione della città dai nazi-fascisti), la piazza è ribattezzata St. Andrew's Square ("piazza di S. Andrea").

Con l'avvento della repubblica, viene intitolata al mazziniano forlivese Aurelio Saffi, celebrato da un apposito monumento, posto al centro della piazza, in sostituzione della precedente colonna della Madonna del Fuoco (spostata in Piazza del Duomo).

Il risultato è una piazza che Antonio Paolucci ha definito "uno scenario metafisico alla Giorgio De Chirico".

Sulla Piazza si affacciano:

Via delle Torri

Si tratta della strada che collega Piazza Saffi con Piazza Ordelaffi e Piazza del Duomo, costeggiando il lato settentrionale del Palazzo del Comune. Percorrerla verso oriente, concede una suggestiva vista sull'Abbazia di San Mercuriale, mentre, nell'altro senso, la via prospetta sulla Chiesa del Corpus Domini, con l'attiguo Monastero.

Presso il Palazzo della Prefettura, sullo stesso lato, la via si apre sulla Piazza delle Erbe, col suo mercato agricolo alimentare[1].

Piazza del Duomo e Piazza Ordelaffi

  Lo stesso argomento in dettaglio: Duomo di Forlì.
 
Esterno del Duomo
  • Piazza del Duomo/Piazza Ordelaffi: i due spiazzi contigui sono sovrastati dalla fabbrica del Duomo, già chiesa di S.Croce, la cattedrale cittadina.
  • A nord di piazza Ordelaffi si trova l'imponente palazzo Paolucci-Piazza o Paulucci-Piazza, dal nome delle due antiche famiglie nobiliari già sue proprietarie, ora sede della Prefettura: si tratta di un palazzo del XVII secolo costruito in modo da ricordare il Palazzo del Laterano e il Palazzo farnese, a Roma.
  • Al centro di piazza del Duomo si erge la colonna votiva della Madonna del Fuoco, protettrice della città; fu eretta originariamente in piazza Saffi, da dove fu spostata alla fine dell'Ottocento per lasciar posto al monumento commemorativo del patriota forlivese Aurelio Saffi.
  • Il 1º maggio 2007, una parte di piazza del Duomo ha preso il nome di piazza Giovanni Paolo II, in ricordo della visita che il Santo Padre fece a Forlì l'8 maggio 1986.
 
L'interno della chiesa di Santa Lucia

Il Corso della Repubblica, forse la principale strada moderna della città, costituisce il ramo della via Emilia verso est interno al centro storico. È la spina dorsale del rione chiamato tradizionalmente "Borgo Cotogni" per un antico insediamento dei Goti (da "Gotogni") che ivi si erano stanziati nel V secolo. Appare come un lungo rettilineo di aspetto moderno, al termine del quale si scorge l'obelisco del monumento ai caduti di piazzale della Vittoria. Negli anni 30 si chiamava corso Vittorio Emanuele.

  • Proprio all'inizio del corso, quasi ancora il Piazza Saffi, si nota la bella mole, di pianta ellittica, della Chiesa di Santa Maria della Visitazione, meglio conosciuta come Chiesa del Suffragio.
  • Vi sorge anche, poco più avanti sul lato opposto, la barocca chiesa di Santa Lucia, protettrice della vista e festeggiata il 13 dicembre.
  • Vi si affacciano anche la biblioteca e la sede dei principali musei comunali, compresa la pinacoteca nell'imponente palazzo Merenda, già sede dell'antico ospedale cittadino. Sempre nel palazzo del Merenda nelle sale dell'armeria Albicini sono visibili affreschi (1924)del pittore forlivese Francesco Olivucci (1899-1984).
  • Forse l'unico complesso realizzato a Forlì nel Dopoguerra da un maestro internazionale dell'architettura è L'Hotel della Città et de la Ville con il Centro Studi Fondazione Livio e Maria Garzanti. È opera dell'architetto milanese Giò Ponti su incarico di Aldo Garzanti, il famoso editore. Progettato nel 1953 e terminato nel 1957 è, con i suoi spioventi invertiti, le finestre esagonali, gli spazi aperti ed il respiro fra i corpi, un'icona degli anni cinquanta.

Questo corso, via di porticati e negozi, congiunge piazza Saffi con la via Ravegnana (per Ravenna), verso nord, dove un tempo sorgeva la Porta di San Pietro. L'antica chiesa, ora scomparsa, di San Pietro in Scottis, rifugio per pellegrini scozzesi, dà nome al rione "San Pietro".

  • Appena imboccato il Corso, provenendo da Piazza Saffi, dopo il palazzo degli uffici statali si trova, in una via a sinistra, la Torre Numai, ricordo di un'antica famiglia nobiliare.
  • Importante è la Chiesa del Carmine, che ospita il convento dei carmelitani: l'ingresso presenta un pregevole fregio in marmo d'Istria, in origine abbellimento dell'entrata del Duomo.

Corso Giuseppe Garibaldi

Si tratta del corso più lungo, che da piazza Saffi arriva a Porta Schiavonia e costituisce la parte di via Emilia verso ovest, cioè verso Faenza e Bologna, attraversando la zona più antica della città, dove notevoli palazzi signorili si sono conservati fino a oggi. È la strada più antica della città, attorno alla quale Forlì ha cominciato a svilupparsi. Il nome "Schiavonia", ampliato tutt'ora all'intero rione, deriva dal ricordo degli schiavi forlivesi deportati in Spagna dal barbaro Alarico e liberati dal vescovo Mercuriale. Per magnificare l'epopea risorgimentale, su proposta dell'onorevole forlivese Tito Pasqui, il corso fu poi dedicato a Giuseppe Garibaldi.

  • All'altezza di piazza Melozzo, in corrispondenza della chiesa, già cattedrale, della SS.Trinità - dove sono conservati, oltre all'antica cattedra di S. Mercuriale, i resti del pittore forlivese -, sono state trovate le testimonianze del centro romano: lì sorgeva l'incrocio fra cardum e decumanum maximum. Vi si trovano anche i resti del ponte dei Morattini, protetto da una vetrata lungo la strada.
  • Quasi alla fine del corso, in una piazzetta a cui si arriva prendendo una via laterale, la Chiesa di Santa Maria in Laterano in Schiavonia si segnala, tra l'altro, per una bella opera del Guercino: San Francesco che riceve le Stimmate.
  • Al termine del corso si arriva a Porta Schiavonia, unico dei quattro ingressi rimasti in piedi: le altre barriere, insieme alle mura medievali, sono state demolite nel 1905 per permettere lo sviluppo della rete stradale e la costruzione dei viali di circonvallazione del centro storico; l'aspetto attuale della porta risale al Settecento.

Corso Armando Diaz

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Forlì: chiesa di Sant'Antonio Vecchio

Questo corso porta da piazza Saffi al piazzale di Porta Ravaldino (porta non più esistente), e al viale dell'Appennino che, verso sud, collega la città a Predappio e Castrocaro Terme, dirigendosi poi a Firenze. È l'asse portante del rione "Ravaldino", nome di origine incerta, ma noto fin dal Medioevo. Esiste, nelle prime colline forlivesi, anche una località chiamata "Ravaldino in Monte".

Proseguendo corso della Repubblica da piazza Aurelio Saffi si arriva a piazzale della Vittoria. Un tempo in questa zona non vi era nulla. Fu costruita sotto il volere di Benito Mussolini. Al centro emerge su un'altissima colonna il monumento ai caduti, costruito nel 1932. Dal piazzale possiamo ammirare il palazzo dell'ex collegio aeronautico,in stile razionalista, ora adibito a scuole. All'imbocco di corso della Repubblica si può osservare ai lati le Palazzine gemelle, costruite nel 1933. Vi si affaccia anche la facoltà di economia dell'università degli studi di Bologna e l'istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro. Dal piazzale inoltre, si accede all'ingresso monumentale del parco della Resistenza.

Aree naturali

Società

Evoluzione demografica

Abitanti censiti[2]

Cultura

Istruzione

Musei

  Lo stesso argomento in dettaglio: Musei Civici di Forlì.

Gastronomia

  Lo stesso argomento in dettaglio: Cucina romagnola.

Personalità legate a Forlì

  Lo stesso argomento in dettaglio: Personalità legate a Forlì.

Sono numerose e varie le personalità di ogni epoca che a Forlì sono nate o vissute per periodi significativi della loro vita o morte; che vi hanno operato in modo degno di nota o che hanno stabilito dei saldi rapporti con la città o i suoi dintorni:

Geografia antropica

Frazioni

Bagnolo, Barisano, Branzolino, Bussecchio, Ca' Ossi, Carpena, Carpinello, Casemurate, Caserma, Castiglione, Cava, Collina, Coriano, Durazzanino, Fornò, Forniolo, Grisignano, Ladino, Magliano, Malmissole, Massa, Ospedaletto, Para, Pescaccia, Petrignone, Pianta, Pieve Acquedotto, Pievequinta, Poggio, Ponte Vico, Quattro, Ravaldino in Monte, Romiti, Roncadello, Ronco, Rotta, Rovere, San Giorgio, San Lorenzo in Noceto, San Martino in Strada, San Martino in Villafranca, San Tomé, San Varano, Vecchiazzano, Villafranca, Villagrappa, Villanova, Villa Rovere, Villa Selva

Economia

Servizi

  Lo stesso argomento in dettaglio: Ospedale Morgagni Pierantoni.

Infrastrutture e trasporti

Strade

Forlì è collegata alla rete autostradale nazionale tramite l'omonimo casello della Autostrada A14 Bologna-Taranto. Altre strade importanti che toccano la città sono la Strada Statale 9 Via Emilia che la collega con tutti i capoluoghi della Regione Emilia-Romagna, tranne Ravenna e Ferrara, più Lodi e Milano e la Strada Statale 67 Tosco Romagnola che la collega sia con le città toscane di Firenze e Pisa sia con la vicina Ravenna.

Distanza dalle principali città italiane

Bari 610 km
Bologna 70 km
Firenze 110 km
Genova 375 km
Milano 290 km
Napoli 540 km
Palermo 1270 km
Roma 345 km
Torino 405 km
Venezia 230 km

Ferrovie

 
La stazione di Forlì

La Stazione di Forlì è posta sulla Ferrovia Bologna-Ancona che collega i due capoluoghi regionali passando per tutti i capoluoghi di provincia e molti altri centri minori. Oltre che al servizio ferroviario regionale, la stazione è interessata anche da quello a lunga percorrenza: vi fermano molti treni di questa tipologia diretti anche verso località come Venezia, Bolzano, Torino, Genova, Milano, Bari, Pescara e Lecce.

Aeroporti

Forlì è dotata di un proprio aeroporto internazionale sito a circa 4 km dal centro cittadino, intitolato a Luigi Ridolfi, che è il secondo della regione e il ventiquattresimo in Italia per traffico di passeggeri, con un significativo aumento rispetto al passato. Gli altri principali impianti aeroportuali internazionali o intercontinentali più vicini alla città sono: Bologna-Borgo Panigale (82 km), Firenze-Peretola (177 km), Pisa San Giusto (265 km), Milano-Malpensa (339 km) e Roma-Fiumicino (378 km).

Mobilità urbana

Il trasporto pubblico locale per la città e la sua provincia è gestito dall ATR.

Amministrazione

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Gemellaggi

Sport

La città di Forlì è rappresentata in diverse discipline sportive. In particolare, eccelle storicamente nella pallavolo, sia maschile (Volley Forlì, campionato A1) che femminile (Aics Combitras Forlì, campionato B1), e nel basket (la Fulgor Libertas Forlì milita attualmente in B1). Inoltre è sede della squadra di calcio Forlì Football Club, erede della storica squadra fondata nel 1919 e recentemente chiusa per fallimento, e che è impegnata nel campionato di Eccellenza. Portano i colori della città di Forlì anche squadre di Hockey su pista, Rugby e Softball.

Galleria fotografica

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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  1. ^ M. Tabanelli, Una città di Romagna nel Medio Evo e nel Rinascimento, Magalini Editrice, Brescia 1980, p. 204.
  2. ^ Dati tratti da: