Giuseppe Siri
Template:Cardinale della chiesa cattolica Giuseppe Siri (Genova, 20 maggio 1906 – Genova, 2 maggio 1989) è stato un arcivescovo cattolico e cardinale italiano ed è stato uno dei cardinali più importanti della storia della Chiesa Cattolica del XX secolo. Arcivescovo di Genova per oltre quarant'anni, fu considerato come uno dei prelati più conservatori all'interno della Chiesa Cattolica.
Biografia
Figlio di Nicolò Siri e Giulia Bellavista, Giuseppe nacque a Genova, in via Assarotti, sotto la parrocchia di Santa Maria Immacolata. Entrò nel seminario minore della stessa città il 16 ottobre 1917. La sua vita al servizio della Chiesa ha inizio il 22 settembre 1928, data in cui è ordinato presbitero a Genova dal cardinale Carlo Dalmazio Minoretti.
Fino all'autunno 1929 continuò gli studi a Roma, presso la Gregoriana, laureandosi in Sacra Teologia. Tornato a Genova, venne nominato cappellano nella parrocchia di Santa Zita e dell'Opera "Giosuè Signori". Dal 1931 al 1946 fu professore di teologia dogmatica e di sacra eloquenza nel Seminario Maggiore del capoluogo ligure. Inoltre, fu docente di religione presso i licei "Andrea D'Oria" e "Giuseppe Mazzini". Nel 1936 fu nominato esaminatore prosinodale, e, l'anno seguente, divenne rettore del Collegio Teologico San Tommaso d'Aquino. L'11 marzo 1944 Pio XII lo elesse vescovo titolare di Liviade come ausiliare del cardinale Pietro Boetto.
L'8 settembre 1944 fu nominato pro-vicario generale dell'arcidiocesi di Genova. Alla morte del cardinale Boetto, avvenuta il 31 gennaio 1946, Pio XII lo promosse Arcivescovo di Genova, nominandolo ufficialmente il 14 maggio 1946. Nello stesso anno divenne consulente morale dell'Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti (UCID). Venne elevato al rango di cardinale da Pio XII il 12 gennaio 1953 con il titolo di cardinale presbitero di Santa Maria della Vittoria. Nel 1955 gli vennero affidati gli incarichi di presidente dell'Apostolato del Mare e presidente della Commissione Episcopale per l'Alta Direzione dell'Azione Cattolica Italiana. Nel 1957 Pio XII lo inviò come Legato Pontificio in Spagna per il quarto centenario della morte di Sant'Ignazio di Loyola. L'anno seguente svolgerà la stessa funzione a Bruxelles.
Il 12 ottobre 1959 Siri venne nominato presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Il 15 dicembre 1960 fu inviato in Belgio per celebrare il matrimonio del re Baldovino I. Con l'indizione del Concilio Ecumenico Vaticano II, Siri fu dal 1960 membro della commissione preparatoria centrale, facendo anche parte della sotto-commissione degli emendamenti. Il 22 settembre 1962 venne confermato presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Nel 1968 fece parte della commissione per la revisione del Codice di Diritto Canonico. Fra le iniziative svoltesi a Genova in quegli anni si segnalano l'inaugurazione del nuovo Seminario Maggiore "Benedetto XV" in località Righi (1965), il Congresso Eucaristico diocesano (1971) ed il Congresso Nazionale di Musica Sacra (1973). Negli anni '70 compì alcuni viaggi all'estero, visitando il Senegal nel 1973, la Polonia nello stesso anno, l'Unione Sovietica nel 1974, la Turchia nel 1975, il Venezuela nel 1976 e l'Austria nel 1977.
Anche nei primi anni '80 compì vari viaggi: in Irlanda nel 1979, in Germania Orientale e Cecoslovacchia nel 1980, in Francia nel 1981 e nel 1984, nuovamente in Polonia nel 1985 ed in Spagna nel 1986. Durante il suo episcopato fu amministratore diocesano della diocesi di Bobbio, fino a che questa fu annessa alla sede di Genova, la quale mutò il proprio titolo in arcidiocesi di Genova-Bobbio. Siri fu un brillante teologo, assecondando la corrente del tomismo. Al compiere dei 75 anni, come richiesto dal Codice di diritto canonico, inviò al papa Giovanni Paolo II la lettera di rinuncia al governo della diocesi, ma fu mantenuto in essa fino al 6 luglio 1987. Morì a Genova-Albaro la sera del 2 maggio 1989.
La pastorale
Il cardinale Siri introdusse a Genova i cappellani di fabbrica nelle aziende più importanti: il porto, l'Ansaldo, la Marconi, l'Italsider. La sua intuizione gli valse applausi da parte di molti vescovi italiani e stranieri. Ebbe sempre una attenzione forte al seminario, che visitava fedelmente tutti i mercoledì pomeriggio, dialogando per varie ore con i superiori e con tutti i seminaristi che desiderassero parlare con lui. Ogni settimana, a turno, si incontrava con una classe.
Accolse nel seminario di Genova molti seminaristi "tradizionalisti", che, altrimenti, sarebbero usciti dalla chiesa cattolica, e ordinò vari di loro tra lo scontento di parte del clero genovese. Di fatto molti di costoro lasciarono la diocesi di Genova dopo la rinuncia di Siri alla sede episcopale. Il cardinale Siri fu sempre sostenuto dall'ala ultra-conservatrice della Chiesa. I sedevacantisti gli offrirono la loro corona molte volte, ma lui rifiutò, preferendo morire in uno stato di comunione con il cattolicesimo, come lui stessò affermò. Appoggiò con tutte le forze la permanenza nella chiesa cattolica di presbiteri di tendenze lefebvriane, che vedevano in lui un sicuro punto di riferimento.
Precorrendo i tempi attuali, che vedono un ritorno progressivo dei sacerdoti ad una "pubblica visibilità", esigeva che i preti vestissero l'abito talare e considerava l'abbandono di esso come un segno di infedeltà al ministero. Avverso prima e durante al Concilio Vaticano II, lottò affinché prevalesse una linea il più possibile fedele alla Tradizione contro la deriva della civiltà moderna.
Il Siri papabile
Per ben quattro volte, nel 1958, nel 1963 e nei due conclavi del 1978, Siri fu uno dei favoriti per diventare papa. Siri era schietto e impulsivo, e non lesinava critiche alla propensione di una parte della gerarchia ecclesiastica del suo tempo a subire il fascino del marxismo.
Ovviamente, ciò non accrebbe i consensi verso di lui. Ma ciò che maggiormente nocque alla sua elevazione al soglio pontificio fu, probabilmente, il fatto che egli, in quanto uomo di riconosciute capacità direttive, avrebbe perpetuato la gestione fortemente accentratrice di Pio XII, invisa a molti cardinali. Anche nei due conclavi svoltisi nel 1978, dopo la morte di Paolo VI, Giuseppe Siri fu considerato papabile, ma la sua candidatura fu battuta prima da quella di Luciani, e poi da quella del polacco Wojtyła.
In quest'ultimo caso, si dice che l'elezione di Karol Wojtyła sia stata frutto di un compromesso tra lo stesso Siri e Giovanni Benelli, cardinale "progressista" e suo fraterno antagonista, che avrebbe fatto convergere i suoi suffragi su Siri solo se questo avesse accettato di nominare Benelli segretario di stato.[senza fonte]
Siri eletto papa?
Secondo un sacerdote vietnamita, il padre Khoat, Giuseppe Siri sarebbe stato legittimamente eletto papa il 26 ottobre del 1958, nel conclave successivo alla morte di Pio XII.
Le tesi di Khoat si basano sul fatto che, durante il conclave del 1958, la sera del 26 ottobre, del fumo bianco si levò ininterrottamente per cinque minuti dal camino della Cappella Sistina, indicando che il nuovo papa era stato eletto, aveva accettato l'elezione e aveva scelto il nome. Sempre secondo Khoat, Siri avrebbe assunto il nome di Gregorio XVII [1].
Quello stesso giorno, alle 18, la notizia venne annunciata con gioia dalla Radio Vaticana. Padre Pellegrino, commentatore della Radio Vaticana, disse: "Il fumo è bianco, non c'è alcun dubbio. Il papa è stato eletto". Fu ordinato alle guardie svizzere di uscire dalla caserma e di prender posizione per l'imminente apparizione del papa alla loggia delle benedizioni. Nonostante la folla in trepidante attesa in piazza San Pietro, la finestra della loggia centrale della basilica non si aprì. Il principe Sigismondo Chigi, maresciallo del conclave, telefonò allora al segretario del conclave stesso, monsignor Santoro, che era all'interno, per chiedergli in che modo dovesse essere interpretata la fumata. Monsignor Santoro diede ordine al principe di notificare che "il fumo era bianco". Padre Pellegrino, mezz'ora dopo, ai microfoni della radio commentò: "Non è possibile rimuovere l'impressione del fumo bianco in 300.000 persone, la causa dell'errore dev'essere ricercata altrove" [2].
Alcuni minuti dopo la fumata divenne nera [3]. Secondo alcune ricostruzioni, era stata diffusa una nota, proveniente dal conclave, in cui si confermava la fumata bianca e l'elezione del papa.
Il cardinal Siri sarebbe stato eletto papa alla quarta votazione del 26 ottobre, primo giorno di conclave; all'elezione sarebbe però seguita una violenta protesta da parte dei cardinali riformatori, che si sarebbero alzati in piedi minacciando di costituire una chiesa scismatica se l'elezione di Siri fosse stata annunciata pubblicamente. Siri, allora, avrebbe replicato: "Se non mi volete, eleggete un altro". Tale dichiarazione sarebbe stata accolta come una volontà di abdicazione. Tuttavia, secondo il diritto canonico, l'abdicazione del pontefice, per esser valida, dev'essere un atto libero: di conseguenza, le dimissioni del Siri, forzate o comunque decise dopo una forte pressione morale, dovrebbero esser considerate nulle.
La notizia dell'elezione di Siri, corredata da un'ampia documentazione, venne inserita in un incartamento preparato dal Federal Bureau of Investigation il 10 aprile 1961; il rapporto dell'FBI rimase segreto fino al 1994. Il primo a leggerlo fu Paul Williams, ex consulente dell'FBI, che pubblicò un fascicolo intitolato "The Vatican exposed", nel quale documentava di aver esaminato alcuni rapporti dell'FBI che confermavano la notizia secondo la quale i servizi segreti statunitensi erano informati del fatto che Siri era stato eletto papa il 26 ottobre 1958 e aveva assunto il nome di Gregorio XVII. Secondo questo rapporto, Siri fu legittimamente eletto papa, accettò l'elezione e scelse il nome, ma i cardinali dell'Europa orientale imposero a Gregorio XVII di rinunciare al papato, perché la sua elezione "avrebbe causato gravi disordini e l'assassinio di diversi vescovi oltre la cortina di ferro".
Nel 1987 la questione ebbe una certa eco sulla stampa dopo la comparsa di un articolo del giornalista Louis Hubert Remy. Dopo aver intervistato Siri a Genova, Remy pubblicò un lungo articolo intitolato: "Il Papa potrebbe essere il cardinale Siri?". Nel 1990 il giornalista Malachi Martin parlò dell'elezione di Siri durante il conclave del 1958 nel suo libro "Keys of this blood" ("Chiavi di questo sangue"). Nell'edizione del settembre 2004 del notiziario "Inside the Vatican" [4], padre Charles-Roux affermò che l'elezione di Angelo Roncalli il 28 ottobre 1958 fu irregolare per il fatto che il papa legittimo era Siri, eletto due giorni prima. Sempre secondo questo studio, Roncalli scelse appositamente l'inconsueto nome di un antipapa (Giovanni XXIII) allo scopo d'indicare che qualcosa d'irregolare era avvenuto nel conclave.
Il 18 maggio 1985 padre Khoat e Louis Hubert Remy erano stati ricevuti dal cardinal Siri a Genova. Durante l'udienza, Remy domandò a Siri se fosse vero quanto si diceva circa la sua elezione a papa nel 1958. Secondo i presenti all'incontro, Siri "stette per lunghi attimi in silenzio, quindi alzò gli occhi al cielo con un senso di sofferenza e di dolore, unì le mani, e, pesando le parole con gravità, disse: Sono legato dal segreto. Questo segreto è orribile. Potrei scrivere libri sui diversi conclavi. Cose molto serie sono accadute in quelle occasioni. Ma non posso dire nulla".
Questa teoria è sostenuta da alcuni tra i sedevacantisti, tra quei cattolici cioè che non considerano valide le elezioni papali da Giovanni XXIII all'attuale pontefice Benedetto XVI.
Nel libro del vaticanista Benny Lay "Il Papa non eletto" è ricordato il fatto che Siri, sia nel conclave del 1958 che in quello del 1963, aveva ricevuto da parte del cardinale Ignace Gabriel I Tappouni l'invito di candidarsi, che egli avrebbe però rifiutato. Di fatto, nei due conclavi del 1978 gli mancarono pochi voti per essere eletto.
Nella sua ultima conversazione con Benny Lai, il 18 settembre 1988, Giuseppe Siri lasciò intendere la sua amarezza per ciò che la Chiesa era diventata dopo la morte di Pio XII. Lo fece indirettamente, chiedendo perdono a Dio per non avere accettato la candidatura nei conclavi a cui aveva partecipato: "Ho fatto male, perché avrei evitato di compiere certe azioni... Vorrei dire, ma ho timore a dirlo, certi errori. Quindi ho avuto un grande rimorso e ho chiesto perdono a Dio. Ho commesso un errore, e oggi lo capisco. Spero che Dio mi perdoni" [5].
Politica e società
Siri manifestò con vigore la sua contrarietà alle proposte di liberalizzazione delle droghe leggere, che furono ricorrenti negli ultimi due decenni della sua vita, e fu uno dei cardinali più ostili alla partecipazione del Partito Comunista Italiano nel governo italiano.
Sostenne sempre che la subordinazione della donna nella famiglia all'autorità del marito, secondo l'insegnamento di Efesini Efesini 5,22[1], si giustifica non già in ragione della presunta (e indimostrata) maggiore dignità o superiorità intellettuale e psichica dell'uomo, bensì per motivi prettamente pratici, connessi alla diversità dei ruoli assunti dai coniugi nel matrimonio e fermi restando i doveri di carità e di fedeltà alla vera fede di entrambi i coniugi. In questo la sua interpretazione fu completata da Giovanni Paolo II, che, nell'enciclica "Mulieris dignitatem", lesse tale versetto alla luce del precedente: "Siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo".
Siri e il porto di Genova
Nel 1945, quando i tedeschi occupavano Genova, Siri affrontò i gerarchi nazisti che avevano minato il porto di Genova e minacciavano farlo saltare prima di ritirarsi. Il cardinal Boetto gli diede l'incarico di parlare con il comandante tedesco, e Siri si presentò agli uffici del comando tedesco rivestito di tutta la pompa del servizio episcopale, allo scopo di dare peso alla sua presenza.
La visita sortì l'effetto voluto, e i tedeschi abbandonarono l'idea di far saltare il porto. Negli anni del suo episcopato genovese Siri fu chiamato moltissime volte a confrontarsi con il mondo operaio (Genova, polo industriale di valenza nazionale, è sempre stata considerata una città rossa) e a mediare soprattutto tra l'autorità portuaria genovese ed i camalli (gli scaricatori del porto), favorendo sempre soluzioni che trovassero un consenso.
La studiosa Nicla Buonasorte riporta nel suo saggio "Siri, tradizione e novecento" (Il Mulino) ampia documentazione sul sostegno più o meno indiretto da parte dell'alto prelato ai sacerdoti croati che appoggiarono il piano Odessa, il cui scopo principale era di far fuggire ex nazisti, grazie anche all'aiuto di alcuni esponenti del Vaticano, come il nunzio Alois Hudal. Oltre a ciò l'organizzazione manteneva importanti contatti col personale delle ambasciate di Spagna, Egitto, Siria e di numerosi Paesi sudamericani. Il porto di Genova era uno dei luoghi d'imbarco preferiti da cui i nazisti potevano dirigersi soprattutto verso l'Argentina.
A favore di questa lettura dell'operato di Siri, si possono vedere anche i lavori degli storici Mark Arons e John Loftus.
La morte
L'epilogo della vita di Giuseppe Siri iniziò il 17 maggio 1987. Siri si trovava a Roma per presiedere il pellegrinaggio dell'arcidiocesi di Genova. Durante la messa nella basilica di Santa Maria Maggiore ebbe un mancamento e dovette interrompere la cerimonia. Tornato nel suo appartamento all'ultimo piano dell'Istituto Suore Ravasco, la sua residenza romana, Siri accusò 39 gradi di febbre. La mattina del 23 maggio il cardinale Bernardin Gantin, facendogli visita, gli comunicò che il papa Giovanni Paolo II aveva accettato le sue dimissioni per anzianità dall'arcidiocesi di Genova, e, contemporaneamente, aveva provveduto ad essa nella persona di Giovanni Canestri, fino ad allora vescovo di Cagliari.
Siri rientrò a Genova il 28 maggio e la notizia delle dimissioni venne resa nota il 6 luglio, allo scadere del segreto pontificio. Giovanni Canestri fece l'ingresso come nuovo arcivescovo il 5 ottobre 1987, prendendo possesso degli appartamenti arcivescovili di piazza Matteotti. Per il cardinale Siri fu provvidenziale una clausola che la Contessa Carmela Campostano lasciò nel proprio testamento: in caso di necessità, infatti, ella lasciava che la Villa Campostano di Genova-Albaro offrisse ospitalità a Siri ed alla famiglia arcivescovile. Siri vi fece trasportare i propri effetti personali e la scelse come sua ultima casa.
Durante gli ultimi mesi fu assistito dal prof. Aminta Fieschi, suo medico personale per oltre trent'anni, dal prof. Franco Bonanimi, primario di neurologia dell'ospedale di Sampierdarena, prof. Lorenzo Vernetti, scelto come chirurgo personale nel 1984, dott. Giancarlo Ghiglino, medico vascolare, prof. Antonio Bertieri, primario di rianimazione dell'Ospedale Galliera e dal prof. Antonio Bertulla, cardiologo. Giuseppe Siri spirò a Villa Campostano alle 18:20 del 2 maggio 1989, pochi giorni prima di compiere 83 anni. Al momento del trapasso erano presenti il fedele segretario monsignor Luigi Grone, al servizio di Siri per oltre trent'anni, il confessore padre Candido Capponi OFM Capp, le nipoti Maria Teresa e Giuseppina Odino, l'autista Ugo Cattani, i monsignori Giulio Venturini e Giovanni Pedemonte, don Nevio Martinoli, don Giovanni Pitto, don Giovanni Battista Chiozza, le suore dell'Istituto di Cultura San Giovanni Battista con la direttrice Angela Lagostena, Santina Maiano, già domestica della Contessa Campostano, l'infermiera Rosina Masida ed i medici Carlo Borzone e Franco Curatolo. La camera ardente venne visitata da oltre 8.000 persone.
Le esequie, che videro la presenza della maggior parte del clero ligure e che vennero presiedute dal suo successore Giovanni Canestri, si tennero il 5 maggio a Genova. Come da tradizione per i cardinali creati prima del Concilio Ecumenico Vaticano II, il galero del cardinale Siri, fino ad allora sospeso alla volta della navata centrale della cattedrale di San Lorenzo, venne posto ai piedi della bara. In segno di omaggio, il suo galero è tuttora esposto in una vetrina del museo del tesoro della cattedrale.
Giuseppe Siri è sepolto nella navata di destra di San Lorenzo a Genova, vicino l'altare della Madonna del Soccorso.
Galleria fotografica
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Giuseppe Siri (in alto al centro) nel seminario minore di Genova
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Giuseppe Siri è nominato vescovo ausiliare di Genova (1944)
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Il cardinale Siri nella Chiesa di Santa Maria della Vittoria a Roma, suo titolo cardinalizio
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Il cardinale Siri nella Chiesa di Santa Maria della Vittoria a Roma, suo titolo cardinalizio
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Il cardinale Siri durante una funzione a Salerno
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Il cardinale Siri nel suo ufficio di Genova
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Il cardinale Siri parla ai fedeli
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Il cardinale Siri in visita all'ospedale Galliera, di cui era presidente
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Papa Pio XII con il cardinale Giuseppe Siri
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Il cardinale Giuseppe Siri (a destra) con il cardinale Giacomo Lercaro (sinistra)
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Il cardinale Giuseppe Siri prima dell'inizio del conclave del 1958
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Il cardinale Giuseppe Siri prima dell'inizio del conclave del 1958
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Il cardinale Siri al Santuario di Vicoforte
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Il cardinale Siri durante il Concilio Vaticano II
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Il cardinale Siri durante una cerimonia
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Il cardinale Siri a Genova
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Il cardinale Siri a Genova
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Il cardinale Siri a Genova
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Il cardinale Siri a Genova
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Il cardinale Siri a Genova
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Il cardinale Siri a Genova
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Il cardinale Siri a Genova
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Il cardinale Siri a Genova
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Il cardinale Siri a Genova
- Scipione Rebiba
- Giulio Antonio Santorio (1566)
- Girolamo Bernerio, O.P. (1586)
- Galeazzo Sanvitale (1604)
- Ludovico Ludovisi (1621)
- Luigi Caetani (1622)
- Ulderico Carpegna (1630)
- Paluzzo Paluzzi Altieri Degli Albertoni (1666)
- Papa Benedetto XIII (1675)
- Papa Benedetto XIV (1724)
- Papa Clemente XIII (1743)
- Bernardino Giraud (1767)
- Alessandro Mattei (1777)
- Pietro Francesco Galeffi (1819)
- Giacomo Filippo Fransoni (1822)
- Carlo Sacconi (1851)
- Edward Henry Howard (1872)
- Mariano Rampolla del Tindaro (1882)
- Gennaro Granito Pignatelli di Belmonte (1899)
- Pietro Boetto S.J. (1938)
- Giuseppe Siri (1944)
Giuseppe Siri fu il consacratore principale di vari vescovi:
- Secondo Chiocca (genovese), 1947
- Giacomo Lercaro (genovese), 1947
- Giovanni Ferro C.R.S., 1950
- Ernesto Aurelio Ghiglione O.F.M., 1951
- Pietro Zuccarino, (genovese), 1951
- Alfredo Vozzi, 1953
- Emilio Guano (genovese), 1962
- Franco Costa, (genovese), 1963
- Alessandro Piazza (genovese), 1965
- Angelo Raimondo Verardo O.P. (genovese), 1967
- Giacomo Barabino (genovese), 1974
Onorificenze
Voci correlate
Collegamenti esterni
- Telegiornale del 1978 con alcune immagini e la voce del cardinale Giuseppe Siri
- Sito dedicato al cardinale Siri
- Omelia del card. Bertone su Il Card. Siri e i "suoi" Papi
- Ipotesi sull'elezione di Siri a papa nel conclave del 1958
- Sito sull'elezione di Siri a papa nel 1958
- Sito in inglese sui cardinali
Bibliografia
- Nicla Buonasorte, "Siri. Tradizione e novecento", Il Mulino, Bologna, 2006 (ISBN 88-15-11350-9).
- Paolo Gheda, "Il card. Giuseppe Siri e la Conferenza Episcopale Italiana al Concilio Ecumenico Vaticano II", Giunti, Firenze 2006
- Benny Lai, "Il Papa non eletto. Giuseppe Siri cardinale di Santa Romana Chiesa", Laterza, Roma-Bari 1993