Marcel Mauss

antropologo, sociologo e storico delle religioni francese

Marcel Mauss (10 maggio 187210 febbraio 1950) è stato un antropologo e sociologo francese, massimo esponente della scuola di Durkheim.

Vita

Nato da una famiglia di origini ebraiche, ha studiato filosofia a Bordeaux, dove suo zio Emile Durkheim stava insegnando. Mauss però si trasferisce a Parigi per iscriversi a studi di religione comparativa e di lingua sanscrito. Come tanti altri membri e collaboratori della rivista Annéè Sociologique, fondata nel 1898 da Emile Durkheim è rimasto attratto dalle idee socialiste, in particolar modo quelle esposte da Jean Jaurès, un leader storico del socialismo francese. È stato attivamente coinvolto negli eventi del caso Dreyfus accaduti in Francia nell'ultima decade del XIX secolo, oltre a collaborare con vari quotidiani, quali l'Umanité, e le Mouvement Socialiste, in questo caso assieme, per l'ultima volta, a Georges Sorel. Gli anni della prima guerra mondiale sono stati particolarmente difficile per Mauss, poiché molti suoi colleghi ed amici sono deceduti, tra i quali lo stesso Durkheim. Il dopoguerra è stato piuttosto gravoso a livello politico, in quanto una spinta reazionaria ha parzialmente offuscato il lavoro di Durkheim e quindi Mauss, come molti altri seguaci del maestro, si è impegnato soprattutto nell'approntare istituti quali l' Institut Français de Sociologie e l' Institut d'Ethnologie. Si è profuso fino all'ultimo dei suoi giorni in un campagna contro l'antisemitismo e contro le politiche razziali.

Opere

Fra le sue opere fondamentali vi è il Saggio sull'origine del sacrificio, scritto a quattro mani con Henri Hubert. Il libro non tratta strettamente dell'origine del sacrificio, ma scavalca questa tematica per andare a indagare la dinamica e le strutture di questo rito. Mauss parte dal concetto originario di sacrificio, nella sua accezione più etimologica: il sacrificio come sacrum facere, rendere sacro, come atto religioso che comporta la rinuncia di un bene a favore di un essere sovrumano.
Ma questo non basta. La questione che interessa i due studiosi è la finalità del sacrificio: se sia semplicemente una forma di do ut des, come asseriva l'antropologo inglese Edward Burnett Tylor, o piuttosto una specie di ringraziamento, come scriveva Wilhelm Schmidt a proposito del sacrificio primiziale, o ancora, secondo quanto sosteneva Durkheim, legittimazione dell'esistenza del divino in quanto costruzione e icona del sociale.
Di fronte a un tale dibattito, molto più complesso ed esteso di quanto non si sia riportato qui sopra, Mauss e Hubert si limitano ad attribuire al sacrificio il carattere di mezzo per stabilire un contatto fra il sacro e il profano, questi due termini intesi secondo quanto emerso dagli studi del loro predecessore (Emile Durkheim appunto).
Dato il carattere di potenza ed intoccabilità del sacro, che rischia di irretire l'uomo, i due sociologi individuano la presenza necessitante di un mediatore, nella maggior parte dei casi un animale sacrificale, che faccia da ponte fra il sacro e il profano. Il contatto col sacro comporta anche un rituale d'entrata e d'uscita, ne è un semplice esempio il segno della croce all'ingresso in una chiesa.

Teoria del Dono

Molto conosciuta e importante per la storia dell'antropologia, la teoria del dono di Marcel Mauss oggi viene tuttavia considerata obsoleta da alcuni autori. La teoria, espressa nel suo celebre "Saggio sul dono", nasce dalla comparazione di varie ricerche etnografiche, tra le quali lo studio del rituale potlach di Franz Boas e del Kula di Bronislaw Malinowski. Lo scambio dei beni, anche se di valore intrinseco non fondamentale, è uno dei modi più comuni e universali per creare relazioni umane (o per creare ponti con il divino a volte, secondo alcune teorie sul significato del sacrificio). Addirittura il dono diventa, secondo Mauss, un fatto sociale totale, vale a dire un aspetto specifico di una cultura che è in relazione con tutti gli altri e pertanto, attraverso la sua analisi è possibile leggere per estensione le diverse componenti della società. L'autore suppone che il meccanismo del dono si articoli in tre momenti fondamentali basati sul principio della reciprocità:

  1. dare
  2. ricevere - l'oggetto deve essere accettato
  3. ricambiare.

Il dono implica una forte dose di libertà. È vero che c’è l’obbligo di restituire, ma modi e tempi non sono rigidi e in ogni caso si tratta di un obbligo morale, non perseguibile per legge, né sanzionabile. Il valore del dono sta nell’assenza di garanzie da parte del donatore. Un’assenza che presuppone una grande fiducia negli altri.

Nel formulare questa interessante teoria, Mauss potrebbe essere stato influenzato dalla teoria dell' HAU che è lo spirito della cosa donata secondo i Maori della Nuova Zelanda. Per Lévi-Strauss il fatto che abbia assunto una teoria indigena come spiegazione del fenomeno è sia un progresso che un limite, in quanto lo HAU non è la ragione ultima degli scambi, che secondo lui nascono invece da principi inconsci.

Bibliografia

  • Marcel Mauss, Saggio sul dono. Forma e motivo dello scambio nelle società arcaiche, (titolo originale Essai sur le don. Forme et raison de l'échange dans les sociétés archaïques, 1° ed. 1925), Einaudi, 2002, ISBN 8806162268 - ISBN 9788806162269
  • Ugo Fabietti, Storia dell'antropologia (Zanichelli 2001)