Battaglia di Kursk
La battaglia di Kursk, nome in codice Operation Zitadelle ("Operazione Cittadella"), è stata la più grande battaglia di mezzi corazzati della storia.
Battaglia di Kursk | |
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Scopo dei tedeschi era quello di sferrare una massiccia offensiva per riprendere l'iniziativa sul Fronte Orientale dopo la disfatta di Stalingrado dell'inverno precedente. Il saliente di Kursk, che si protendeva per più di 100 Km in profondità nelle linee tedesche per 150 Km di larghezza e si riteneva contenesse almeno un milione di uomini dell'Armata Rossa, si prestava ottimamente ad un doppio tentativo di sfondamento ai fianchi con conseguente accerchiamento. L'operazione, progettata da Hitler per la primavera del 1943, non poté aver inizio prima dell'estate per attendere sufficienti rimpiazzi del materiale bellico (soprattutto carri armati) perduto durante le ritirate invernali. Un'ulteriore ritardo dal 13 giugno agli inizi di luglio fu imposto da Hitler per attendere l'entrata in linea di un paio di battaglioni supplementari dei nuovi carri Panther D, in grado di tenere testa ai temuti T-34 sovietici.
Nei piani tedeschi la 9. Armata del generale Walther Model doveva sferrare l'attacco da nord, forte di sette divisioni corazzate, due divisioni di Panzergrenadier e nove divisioni di fanteria. La 4. Armata corazzata del generale Hermann Hoth aveva il compito di aggredire Kursk da sud, con dieci divisioni corazzate, una divisione Panzergrenadier e sette di fanteria. Ad esse si opponevano 11 armate russe, appoggiate da 20.000 pezzi d'artiglieria e da fitti campi minati sapientemente disposti lungo i fianchi del saliente.
La battaglia: settore nord
Model iniziò il suo attacco con otto divisioni di fanteria e una sola divisione corazzata, con l'obiettivo di raggiungere Olkhovatka, per poi impiegare le altre divisioni corazzate per dilagare alle spalle del fronte russo. L'attacco si rivelò subito difficilissimo e i sovietici opposero una resistenza molto più tenace di quanto previsto dai comandanti tedeschi; i campi minati e le posizioni difensive accuratamente preparate impedirono alle forze di fanteria tedesche di muoversi con la velocità sperata e di aprire varchi per le forze corazzate. La sera del primo giorno i carri tedeschi erano riusciti a penetrare per soli sette chilometri, e le cittadine di Ponyri e Maloarkhangelsk, posizionate in un settore chiave alle spalle del fronte, non erano state occupate.
Il 6 luglio Model decise di impiegare la propria riserva corazzata, il XLVII Panzerkorps, per cercare di sfruttare lo sfondamento centrale, ma ancora una volta le difese sovietiche si mostrarono poderose e ben organizzate, e i tedeschi non riuscirono a raggiungere i propri obiettivi. Nemmeno nei giorni successivi le forze tedesche riuscirono a compiere passi significativi, per cui il 9 luglio Model decise di interrompere i combattimenti: nel settore nord del fronte l'Operazione Zitadelle era virtualmente fallita.
La battaglia: settore sud
Nel settore meridionale del saliente, le due principali formazioni d'attacco tedesche, la 4. Armata Panzer di Hoth e l'Armeeabteilung di Kempf, schierate nell'area di Belgorod, avevano come principale obiettivo le cittadine di Obojan' e Koroča.
All'alba del 5 luglio, contrariamente alla tattica impiegata da Model, l'intero apparato corazzato tedesco venne schierato in battaglia. Nel settore della 4. Armata Panzer, il XLVIII Panzerkorps subì perdite considerevoli per opera dei campi minati, ma, prima del tramonto, le forze tedesche riuscirono a travolgere la prima linea sovietica e a occupare Čerkasskoe. Più a ovest, anche l'SS-Panzerkorps di Hausser ottenne buoni risultati, e anche le forze di Kempf riuscirono a passare il Donec e a stabilire una testa di ponte. Il 6 luglio, nonostante la strenua resistenza sovietica e le rilevanti perdite tedesche, la 4. Armata Panzer era riuscita ad avanzare di altri 18 chilometri.
L'avanzata in direzione di Prokhorovka, e la crisi delle forze sovietiche di quel settore, destarono grande preoccupazione: per fronteggiare il pericolo rappresentato dall'SS-Panzerkorps, Zhukov autorizzò lo spostamento della principale riserva corazzata disponibile, la 5. Armata Corazzata. Il 7 luglio il XLVIII Panzerkorps attaccò in massa in direzione di Oboyan, distruggendo un numero considerevole di carri nemici, pur senza riuscire ad ottenere uno sfondamento vero e proprio. Il giorno seguente le forze tedesche giunsero in vista del fiume Pena e respinsero tutti i contrattacchi sovietici infliggendo pesanti perdite; anche l'SS-Panzerkorps proseguì la sua avanzata verso Prochorovka.
Il 9 luglio le unità del XLVIII Panzerkorps, con in punta della divisione "Grossdeutschland", investirono con una violenta e decisa offensiva le linee sovietiche, riuscendo ad avanzare di otto chilometri; il giorno successivo sfruttando il successo conseguito, superò il fiume Pena. Sempre nella giornata del 10 luglio elementi della divisione SS "Totenkopf" riuscirono a passare il fiume Psel e a stabilire una forte testa di ponte sulla sponda settentrionale.
Il 12 luglio non vi era alcun dubbio che la vittoria si sarebbe giocata nel settore di Prochorovka.
Alle 8.30 le tre divisioni SS (la "Totenkopf" a sinistra oltre lo Psel, la "Leibstandarte" al centro e la "Das Reich" a destra) mossero all'attacco per occupare la città ormai in vista, precedute da intense missioni di appoggio degli Stuka e degli Henschel Hs 129. Le tre divisioni avanzarono con tutti i loro mezzi corazzati (circa 200 carri, tra cui una ventina di Tigre). Alla stessa ora, anche gli 800 carri armati della 5. Armata corazzata (per la maggior parte T-34 e T-70) si mossero frontalmente contro le forze dell'SS-Panzerkorps. Durante la battaglia, il debutto del cannone semovente Ferdinand (costruito dalla Porsche) evidenzierà a pieno i propri limiti, forse a causa della lenta manovrabilità. Questi mezzi semoventi diventeranno bersaglio preferito dei cannoni anticarro russi, i quali ne distruggeranno la maggior parte.
La battaglia tra i carri degli opposti schieramenti proseguì per tutta la mattinata, e dopo una breve pausa, riprese nel pomeriggio. Tutte le testimonianze dei reduci della battaglia concordano nel descrivere lo scontro di quel giorno come terribile e violentissimo: alla fine della giornata, le tre divisioni SS furono costrette a fermarsi e a cedere terreno.
La fine di Zitadelle
Il 13 luglio Hitler decise di cancellare l'Operazione Zitadelle. Infatti il 10 luglio le forze alleate erano sbarcate in Sicilia, e Hitler comprese che la perdita dell'isola avrebbe presto determinato la caduta del regime fascista e l'uscita dell'Italia dall'Asse. Questo avrebbe lasciato la Germania virtualmente indifesa lungo il fianco meridionale, pertanto Hitler decise di sostenere il morale della parte fascista dell'esercito e della popolazione italiana, spostando in Italia l'intero SS-Panzerkorps (in realtà venne trasferita sola la "Leibstandarte"). Inoltre il 12 luglio i sovietici avevano lanciato un'offensiva contro la città di Orel, riuscendo a penetrare con facilità nelle linee tedesche; questo costrinse Model a spostare consistenti unità delle sue forze per inviarle a rinforzo del settore di Orel.
Di fatto l'Operazione Zitadelle consumò in pochi giorni preziose risorse belliche e da quel momento i tedeschi lasciarono cadere l'iniziativa ad est senza avere mai più la possibilità di riprenderla.
Dal luglio 1943 sino all'aprile 1945 per i tedeschi inizierà la ritirata, che porterà le truppe russe ad avanzare inesorabilmente sino ai confini polacchi, per poi penetrare in territorio tedesco, fino a Berlino, per la battaglia finale. Per la prima volta nella storia, si erano scontrate forze corazzate tanto forti e nonostante i nuovi Tigre tedeschi ( ancora troppo pochi per combattere efficacemente), la battaglia dimostrò che l'Armata Rossa aveva completato efficacemente il riarmo e la sua superiorità sul nemico era ormai un fatto acquisito.