Abbazia di San Mercuriale
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L'Abbazia di San Mercuriale è una basilica che si trova in Piazza Aurelio Saffi nel centro di Forlì ed è il simbolo più importante della città.
Storia
Una prima chiesa, una pieve risalente al IV secolo e dedicata a Santo Stefano, viene distrutta da un incendio nel 1173. Già nel IX secolo è comparsa, comunque, l'intitolazione a San Mercuriale. Nel 1176, la responsabilità della chiesa viene affidata all'Ordine Vallombrosano.
L'attuale edificio è terminato nel 1180 in stile romanico lombardo, insieme al campanile, che, di 75,58 m, risulta, nel suo genere, uno dei più alti d'Italia (l'impressione visiva di quest'altezza si coglie anche dalla foto a fianco). Nel XIII secolo è considerato una delle meraviglie del Regno d'Italia.
Mentre la Forlì romana è tutta situata a occidente dell'attuale Piazza Saffi (allora chiamata "Campo dell'Abate"), tanto che l'antica chiesa di S. Stefano è appunto una pieve, in quanto fuori dalle mura, nel XIII secolo le mura inglobano ormai anche l'Abbazia di San Mercuriale. Il "Campo dell'Abate" diviene ben presto "piazza Maggiore": l'Abbazia è ormai parte del cosiddetto centro storico.
Nel XV secolo viene annesso alla chiesa il chiostro dei Vallombrosani, che, di forma rettangolare e decorato con slanciate ed eleganti colonne, conserva ancora un bel pozzo centrale.
Il chiostro è oggi aperto su due lati, in modo da mettere in comunicazione le due piazze antistante e retrostante la Chiesa, per opera di un intervento di Gustavo Giovannoni (1941). La chiesa è stata restaurata agli inizi del XX secolo dall'ingegnere Vincenzo Pantoli.
Il famosissimo campanile, durante la Seconda Guerra Mondiale fu minato dai tedeschi in ritirata, ma fu salvato dal coraggioso ed energico parroco dell'epoca, Don Giuseppe Prati, affettuosamente chiamato dai forlivesi "Don Pippo".
L'abside viene rifatta nel 1585. Rinascimentale è anche il coro ligneo (XVI secolo), di Alessandro Bigni da Bergamo.
La facciata e il campanile presentano una decorazione in mattoni: archetti sorretti da colonnine sul prospetto e risalti verticali e cornicioni orizzontali sul campanile.
La bellissima lunetta del XIII secolo sopra il portale centrale di ingresso raffigura l'Epifania con il Sogno e l'Adorazione dei Magi ed è attribuita al Maestro dei mesi del Duomo di Ferrara.
L'interno della chiesa, a tre navate, conserva numerose opere d'arte.
Il possibile aspetto nel passato
Non molto è possibile conoscere delle primigenee forme della chiesa che, sebbene abbia mantenuto costanti le strutture generali, ha subito numerosi rimaneggiamenti ed adattamenti nel corso dei secoli.
Si sa che l'attuale San Mercuriale sorge sulle rovine di una più antica chiesa, dedicata la culto di Santo Stefano. Tale chiesa, in un tempo indeterminato, fu di seguito dedicata a San Mercuriale. Nel luglio del 1173, un disastroso incendio che colpì duramente la città, distrusse interamente la chiesa, ricostruita nelle forme attuali nel 1178. Pare quasi sicuro che nella ricostruzione siano stati utilizzati materiali di scarto del precedente edificio.
La chiesa fu ricostruita con tre navate e tre absidi, una voluminosa cripta ed un protiro (probabilmente demolito nel XIV secolo) che precedeva il portale. Di tale protiro, presente in quasi tutte le chiese romaniche di stile lombardo, rimangono pochissime attestazioni e poche tracce nella struttura dell'abbazia. Alcune di queste sono due mensole, a forma di goccia, in marmo ai lati del portale. All'interno della chiesa è ospitato il resto di un leone, consunto e deformato dal tempo e dalle intemperie, che è sempre stato considerato la cariatide che sorreggeva una delle colonne del protiro. In realtà, è stato recentemente dimostrato che tale leone è ciò che resta del monumento della crocetta, che sorgeva nel campo dell'abate nel XIII secolo.
Il protiro fu sostituito nel XIV secolo da un atrio gotico lungo tutta la facciata. Questo è stato poi trasformato nelle due cappelle laterali che, estroflesse rispetto la struttura e poste ai lati della porta centrale, furono demolite nel 1646.
Descrizione
Esterno
La chiesa si presenta con la caratteristica facciata romanica, suddivisa in tre parti corrispondenti alle tre navate interne, delle quali quella centrale è molto più ampia delle due laterali. La navata centrale è rafforzata da due contrafforti che delimitano la rientranza la quale, a forma di arco, ospita il rosone, la lunetta ed il portale marmoreo.
Le due sezioni laterali presentano ciascuna una struttura ad arco, ognuna delle quali ospita un'apertura che funge da piccola finestra per permettere alla luce di poter illuminare l'interno dell'abbazia.
Il portale
Il portale è costituito da sottili colonne di marmo chiaro, finemente scolpite, due delle quali, tortili, non giungono fino a terrra ma sono seguite, nelle medesime forme, da laterizio. Le colonne proseguono verso l'alto a formare la lunetta che contiene il pregevole complesso scultoreo che raffigura il Sogno ed Adorazione dei Magi.
Sogno ed Adorazione dei Magi
Il Sogno ed Adorazione dei Magi è il ciclo scultoreo che adorna la lunetta del portale. Di incerta attribuzione fino a pochi decenni fa, è invece oggi attribuito al Maestro dei Mesi che lo scolpì nei primi anni del '200. Il tutto viene letto in due distinte scene: a destra l'Adorazione e a sinistra il Sogno dei Magi.
Nell'Adorazione dei Magi lo scultore raffigura i tre re i quali, dopo aver seguito la stella, sono al cospetto della Madonna, rappresentata come regina, e del Bambino Gesù che siede sulle gambe di Maria. Più distaccata invece la figura di Giuseppe che viene raffigurato, quasi come semplice spettatore della scena, a lato di Maria.
Nel Sogno, i tre Re Magi, dopo aver fatto dono a Gesù di oro, incenso e mirra, sono colti dallo scultore nel momneto in cui appare loro l'angelo che, come tramandato dal Vangelo secondo Matteo, consiglia ai 3 Magi di non tornare da Erode.
La porta
La porta è in legno intagliato e dipinto. E' suddivisa in riquadri nei quali sono applicate alcune formelle, una delle quali reca la data 1651, che corrisponde, probabilmente, all'anno di costruzione della porta. La parte superiore della porta stessa è fissa ed è suddivisa in due sezioni di forma rettangolare. Ogni sezione contiene piccole cornici nelle quali possono essere distinte alcune figure in rilievo che rappresentano immaginidi santi: quello di sinistra quasi sicuramente raffigura San Mercuriale mentre l'altra immagine sembra rappresenti Santo Stefano.
Il campanile
Il campanile sorge, alto, possente ed isolato al lato destro della chiesa. E' una campanile di aspetto maestoso, di base quadrata. La base del campanile, dal quale poi si innalza la struttura, è di forma quadrata e prende nome di dado e costituisce una sorta di basamento, di piedistallo sul quale poggia la struttura del campanile. Al dado, che misura 9,20 metri di lato, di volta in volta, con il passare dei secoli, si sono addossati, a varia altezza, i pavimenti circostanti. Dalla base del dado, si innalza, spostato di 4 centimetri verso l'interno rispetto al dado stesso, la struttura del campanile che, decorato con lesena, presenta quindi una bsae quadrata di 9,12 metri di lato.
Dal dado, come detto, si innalza il campanile il quale, a prima vista, appare essere un parallelepipedo perfetto. In relatà questo tende a restringersi gradualmente avvicinadosi alla vetta. A circa 50 metri da terra, dove il campanile termina, la sezione ha un lato di 8,45 metri, quidi 75 centimetri in meno rispetto alla base. Sopra al campanile svetta una guglia altissima, di forma conica: costituita di mattoni, di pietra nella parte terminale ed arricchita di globo, banderuola e croce, misura totalmente 22,40 metri.
La misurazione del campanile è sempre stata oggetto di discussione, per via del fatto che la pavimentaione (punto di riferimento per la misurazione), nelle diverse epoche storiche, ha subito continue modifiche e rimaneggiamenti che ne hanno influnzato l'altezza. Attualmente, si è deciso di attribuire al dado una altezza di 1 metro, conferendo perciò al campanile un'altezza complessiva di 72,40 metri.
Interno
L'interno della chiesa ha pianta basilicale a 3 navate divise da pilastri e colonne in laterizio. Poiché il pavimento della navata centrale è sensibilmente inclinato in direzione dell'abside, la navata senbra molto più slanciata di quanto in relatà non sia. Originariamente, contraposto all'abside, sorgeva, a circa 5 metri di altezza, il presbitero, inclinato invece in direzione opposta.
La navata centrale è coperta da un soffitto a capriate, nei secoli più volte rimaneggiato e ricostruito, mentre il prolungamento dell'abside presenta struttura a botte.
La navata destra
Nella navata di destra è collocata l'acquasantiera che, un tempo, era in realtà un fonte battesimale. Databile al XVI secolo, è costruita in pietra locale e presenta un basamento di forma esagonale.
Nella parete della navata destra, per tutta la propria lunghezza e continuandosi anche nella navata sinistra, sono distribuite 23 lunette affrescate e provenienti dal chiostro. Il chiostro è stato pesantemente ristrutturato nel XX secolo e le opere salvatesi sono state traslate in chiesa. Le lunette superstiti, originariamente erano 30 ma 7 sono andate perdute, rappresentano le Scene di vita di San Giovanni Gualberto, fondatore dei Vallombrosiani, e sono attribuite a Livio Modigliani.
La tomba di Barbara Manfredi, moglie di Pino III Ordelaffi del 1466 è un'opera di Francesco di Simone Ferrucci da Fiesole (in origine collocato nella chiesa di San Girolamo)
Arcata della cappella Ferri
L'arcata della cappella Ferri fu scolpita in sasso d'Istria (1536) da Jacopo Bianchi da Dulcigno, elegante opera di ornati e grottesche lombardesche
Dipinti di Marco Palmezzano
- la Madonna col Bambino in trono fra i santi Giovanni Evangelista e Caterina d'Alessandria
- la tavola col Crocefisso, San Giovanni Gualberto e la Maddalena
- la bellissima pala dell'Immacolata col Padre Eterno in gloria e i santi Anselmo, Agostino e Stefano ([1]), uno dei suoi capolavori, all'altezza di quelli conservati alla Galleria degli Uffizi di Firenze, al Museo del Louvre di Parigi, al Liechtenstein Museum di Vienna
Cappella Mercuriali e cappella del Santissimo Sacramento
Presentano decorazioni barocche la cappella Mercuriali (già completata nel 1606, con stucchi e affreschi di Livio e Gianfrancesco Modigliani e di Antonio Tempesta) e la cappella del Santissimo Sacramento.
La cappella Mercuriali contiene alcune opere degne di attenzione:
- Madonna con Bambino e Santi di Domenico Crespidetto detto "il Passignano".
- opere di Ludovico Cardi detto "il Cigoli", Baldassarre Carrari, Santi di Tito in collaborazione col figlio Tiberio Titi, Francesco Menzocchi
Presbiterio
Vi si trovano quattro grandi tele. Da segnalare:
- L'Assunzione della Vergine di Rutilio Manetti (1571-1639), da Siena
Misure
Per un confronto con le altre cattedrali romaniche della regione si riporta una tabella con le principali misure
Duomo Piacenza | Duomo Fidenza | Duomo Parma | Duomo Modena | Abbazia Nonantola | Duomo Ferrara | Abbazia Pomposa | San Mercuriale Forlì | |
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Lunghezza totale esterna |
85,00 | 50,50 | 81,70 (escluso il protiro | 66,90 | 45,40 | 65,00 (meno il coro 48,50) | 44,00 (con atrio e abside) | originaria 32,50 attuale 46,20 |
Lunghezza totale interna |
mancante | 47,00 | 78,50 | 63,10 | 52,00 | mancante | 42,00 | mancante |
Larghezza totale facciata |
32,00 | 26,60 ( comprese le torri) | 28,00 | 24,70 | 25,10 | 22,80 | 18,35 | 15,40 |
Altezza esterna facciata |
32,00 | mancante | 29,00 | 22,30 (coi pinnacoli 29,60) | mancante | 17,00 | 14,10 | 12,85 |
Fonti
- Molti dati sono desunti dal foglio illustrativo, in distribuzione all'interno dell'Abbazia, preparato a cura di Vittorio Mezzomonaco.
Collegamenti esterni
Galleria
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L'esterno
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L'nterno