Scale di Napoli

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Le scale di Napoli sono dei complessi sistemi urbanistici, caratterizzate da vie gradinate che congiungono varie zone della città. La storia di queste rampe è riconducibile perlopiù alle espansioni extra moenia del XVI secolo.

Le scale della Pedamentina
Pedamentina: una delle decine di rampe
Le scale del Moiariello

Storia

Le scale di Napoli sono degli antichi percorsi pedonali che congiugono le colline con il centro e la costa. I più antichi percorsi gradinati della città, il più delle volte, sono nati grazie all'interramento di torrenti o sorgenti, che un tempo scorrevano appena fuori la città.

Queste strade furono innalzate anche per collegare facilmente le varie emergenze monumentali, soprattutto religiose: monasteri, ritiri, chiese, ecc... o soprattutto, per esigenze urbanistiche.

Risultano tutt'oggi oggetto di studio e sono considerati dei veri e propri capolavori urbanistici.

Le scale e le espansioni fuori le mura

Le prime espansioni che interessarono le colline limitrofe, risalgono al XVI secolo; in questo periodo, il vicerè Don Pedro de Toledo, oltre a creare una vasta zona esclusivamente per le guarnigioni spagnole (oggi corrispondente alla zona di Montecalvario) decise di espandere la città verso la collina del Vomero. Per collegare la città bassa e la nascente città alta vennero attuati dei congiungimenti urbanistici caratterizzati appunto da vie gradinate; le prime realizzazioni di questo tipo furono: i Gradoni di Chiaia e le Rampe Brancaccio.

Ricordiamo, inoltre, che in questo secolo l'ingrandimento della città includerà anche vaste zone fuori la porta di Chiaia; mentre, tra la fine del XVI secolo e l'inizio del XVII secolo, anche i casali esterni alle mura subiscono una grossa evoluzione: come ad esempio quello dell' Arenella che fu direttamente collegato a Via Salvator Rosa (in questo periodo, detta "strada dell'infrascata"). Da quest'ultima strada, di sua volta, venne fatto in modo che molte rampe si congiungessero al Vomero.

Dall'altra parte della città, il quartiere Chiaia, simbolo delle nuove espansioni ad ovest fu letteralmente destinato allo svago della nobiltà partenopea e, la più nota via gradinata del rione furono i gradoni di Chiaia (fu menzionata anche in brani musicali e dipinta in tele); tecnicamente ebbe il compito di agevolare la salita sulla Collina delle Mortelle. Più tardi, questi gradoni vennero interrati, assumendo un aspetto di un'unica salita ripida.

Fuori Porta di Chiaia ci fu un'espasione ottocentesca che inglobò, entro il Corso Vittorio Emanuele, le Rampe Brancaccio; queste, assunsero il compito di collegare le Mortelle con la zona adiacente, e si congiungevano anche con le scale del Petraio.

Infine, ulteriori rampe vennero costruite e consolidate nei secoli avvenire, fino al XX secolo; come ad esempio quelle della zona dei Miracoli, della Salita Miradois, ecc..

Scale

Molte sono le scale scomparse e ricordate solo dai libri di storia o da antiche tele con vedute di Napoli (come ad esempio i Gradoni di Chiaia sopracitati); furono interrate e/o trasformate in semplici discese per dar maggior viabilità alle carrozze e, in un secondo momento anche le auto. Comunque sia, numerosissime altre sono tutt'oggi esistenti, costituendo, oggi come allora, un tipico elemento caratterizzante l'urbanistica di Napoli.

Di seguito una lista di alcune vie gradinate cittadine, di grandi e medie dimensioni:

Salita della Pedamentina

La Pedamentina è un complesso sistema di discese gradinate; con i suoi 414 scalini collega la Certosa di San Martino al centro storico della città. Questa strada fu iniziata nel XIV secolo dagli architetti Tino di Campiono e Francesco de Vito mentre, nei secoli avvenire, vari restauri ed ingrandimenti le hanno donato l'aspetto attuale; storicamente, fu anche usata come mezzo di offesa: più volte venne dotata di sistemi di difesa contro chi intendeva assediare Castel Sant'Elmo.

Oggi rappresenta un'importante testimonianza storica ed urbanistica; la Pedamentina, inoltre, è interessante anche da un punto di vista paesaggistico, in quanto costeggia gl'orti e i giardini della vicina Certosa ed offre pregevoli vedute sulla Baia di Napoli.

 
Le scale del Petraio: verso il mare

Rampe del Petraio

Le Rampe del Petraio prendono il loro nome dalla natura estremamente pietrosa del territorio su cui sono sorte; al pari di molte altre rampe storiche della città, anche queste affondano le loro radici tra il XVI-XVII secolo. Furono costruite per collegare il Vomero al "nuovo" quartiere di Chiaia, quest'ultimo, uno dei rioni-simbolo delle nuove espansioni fuori le mura. Le rampe partono dal Corso Vittorio Emanuele, nei pressi del Complesso monastico di Suor Orsola Benincasa e giungono nei pressi della Certosa di San Martino (via Caccavello) per poi continuare a diramarsi verso la meta finale, ergo, la zona collinare.

Calata San Francesco

La calata San Francesco è una via gradinata del Vomero che inzia da via Belvedere e termina in Corso Vittorio Emanuele; in realtà, anticamente, concludeva il suo percorso molto più in basso: raggiungeva infatti la zona costiera, includendo anche via Arco Mirelli, prima che questa venisse trasformata in una semplice discesa.

Questa lunga scalinata era già presente nel 1775, come testimoniato dall'antica mappa della città del Duca di Noja. In origine faceva parte di un piccolo borgo fuori porta, chiamato Casale del Vomero ed era composto perlopiù da case di famiglie nobiliari e cascine rurali.

Il suo vecchio nome (La grande via che discende a Chiaia) venne soppiantato da quello attuale, perché raggiungeva il Complesso di San Francesco degli Scarioni all' Arco Mirelli.

 
Le scale del Petraio, scorcio di una rampa minore

Salita Cacciottoli

La salita Cacciottoli viene già citata dal Celano, in cui, si ricorda che l'attuale nome deriva da una Villa sorta nel luogo, ad opera della famiglia Cacciuttoli (XVII secolo). Il percorso in questione ha avuto un ruolo urbanistico molto simile a quello assunto dalle Scale della Pedamentina, ovvero, il compito di collegare la Certosa di San Martino al centro storico della città. La strada è caratterizzata perlopiù da vie gradinate molto ripide, presumibilmente, per ovvie ragioni tecniche da parte dei progettisti. La scalinata passa anche sotto il ponte di via Girolamo Santacroce e sotto il ponte di Corso Vittorio Emanuele, entrambi, costruiti in epoca posteriore.

Scale di Sant'Antonio ai Monti

La via gradinata in questione, tecnicamente, è il prolungamento di quella dei Cacciottoli. Il percorso si estende nel quartiere di Montecalvario e collega il Corso Vittorio Emanuele con Montesanto.

La sue origini risalgono al XVII secolo e la sua denominazione trae origine da un'antica chiesa presente in questi luoghi (Sant'Antonio ai Monti del 1607, oggi, non più presente). Le scalinate vennero erette per motivi urbanistici ed assunsero anche una vesta monumentale in quanto si diramano con un andamento ripido e sinuoso e si sviluppano tra due cortine di edifici.

Bibliografia

  • Gabriella Guida, Napoli in salita e in discesa, Percorso alla scoperta delle scale di Napoli, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2000 ISBN 88-7421-056-6

Voci correlate

Collegamenti esterni

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