Invasioni barbariche del IV secolo
Le Invasioni barbariche del IV secolo (305-378) costituiscono un periodo quasi ininterrotto di scorrerie di genti armate, inizialmente per fini di saccheggio e bottino sulla scorta di quelle del secolo precedente e in seguito trasformate in migrazioni di massa di interi popoli, appartenenti alle popolazioni che gravitavano soprattutto lungo le frontiere settentrionali dell’Impero romano
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Verso la metà del IV secolo la pressione delle tribù germaniche sui confini del Danubio e del Reno era diventata molto forte, incalzata dagli Unni provenienti dalle steppe centro-asiatiche (probabilmente la stessa popolazione, ricordata con il nome di Hsiung-Nu, che un secolo prima avevano insidiato l'Impero cinese presso la Grande Muraglia). L'irruzione degli Unni sulla scacchiere europeo modificò profondamente i caratteri degli attacchi germanici contro il territorio romano: se durante il III secolo la modalità prevalente era stata quella delle incursioni con finalità di saccheggio, esaurite le quali le varie tribù, federazioni o coalizioni facevano ritorno nei loro insediamenti posti immediatamente al di là del Limes romano, nel IV presero avvio migrazioni di massa vero l'Impero. In questo processo, a spostarsi erano non soltanto più i guerrieri, ma l'intero popolo, in cerca di nuove aree di stanziamento; la migrazione, comunque, non sostituì completamente la razzia, ma le due modalità si intersecarono e si sovrapposero ripetutamente.
Contesto storico
Il periodo in questione ebbe inizio tradizionalmente con l'inizio della crisi del nuovo sistema di potere della Tetrarchia creato ed adottato da Diocleziano a partire dal 286, per arginare le continue invasioni verificatesi con una notevole frequenza durante tutto il III secolo. Il nuovo sistema prevedeva inizialmente, una forma di governo a due, quando Diocleziano affiancò già a partire dal novembre del 285 come suo vice, in qualità di cesare, un valente ufficiale di nome Marco Aurelio Valerio Massimiano. Solo pochi mesi più tardi lo elevò al rango di augusto (1 aprile del 286), formando così una diarchia in cui i due imperatori si dividevano su base geografica il governo dell'impero e la responsabilità della difesa delle frontiere e della lotta contro gli usurpatori.[1]
Data la crescente difficoltà a contenere le numerose rivolte all'interno dell'impero e lungo i confini settentrionali ed orientali, nel 293 si procedette a un'ulteriore divisione territoriale, al fine di facilitare le operazioni militari: Diocleziano nominò come suo cesare per l'Oriente Galerio, mentre Massimiano fece lo stesso con Costanzo Cloro per l'Occidente.[2]
La situazione di crisi ebbe però un periodo difficile in seguito alla guerra civile scatenatasi tra più augusti, quandò Diocleziano abdicò nel 305. Fu solo con l'ascesa al trono in Occidente da parte di Costantino I, come unico augusto, dopo la battaglia di Ponte Milvio del 312 ed ancor di più con la sconfitta di Licinio e la riunificazione dell'Impero sotto un unico imperatore, che gli equilibri lungo le frontiere imperiali tornarono a migliorare grazie ad un perfezionamento delle riforme dioclezianee, soprattutto in campo militare, bloccando, ancora una volta, la disgregazione dell'impero. La politica di Costantino I fu proseguita dai suoi successori. In generale possiamo dire che, nel IV secolo, la sicurezza interna migliorò rispetto al secolo precedente e in molte zone dell'impero si assistette anche a una timida ripresa demografica e economica. Purtuttavia il riassorbimento della crisi ebbe un carattere effimero.
Forze in campo romane
Forze in campo barbariche
Lungo il Limes renano, verso la Gallia e la Britannia, premettero soprattutto Franchi e Sassoni. Anche gli Alemanni compirono alcune incursioni in questa regione, ma obiettivo primario dei loro attacchi fu, in questa fase, l'Italia settentrionale, attraverso la Pannonia (alto Limes danubiano). Gli scontri maggiori furono però portati nell'area del basso Danubio, verso le province romane dell'area balcanica; qui si concentrarono gli attacchi in massa Marcomanni, Quadi, Sarmati e soprattutto Goti, ormai ripartiti nelle due famiglie dei Visigoti e degli Ostrogoti.
Le invasioni
Prima fase (305-361)
Nella prima metà del IV secolo le incursioni germaniche seguirono in parte lo stesso modello sperimentato nel secolo precedente, con spedizioni finalizzate al saccheggio che muovevano dalle aree di stanziamento poste immediatamente al di là del Limes romano e in esse ritornavano una volta ottenuti gli obiettivi, o subita una sconfitta da parte dell'esercito romano. Già in questa fase, tuttavia, si affacciò una nuova modalità, che vide intere popolazioni, e non più solo i guerrieri, passare il Limes e cercare aree di stanziamento in territorio romano. In questa prima fase, meno alluvionale, delle invasioni, Roma tentò di assorbire gli spostamenti delle popolazioni germaniche inserendole all'interno delle proprie strutture, affidando loro un territorio di stanziamento lungo il Limes e impegnandole, in cambio dell'accoglienza, alla difesa del Limes stesso.
- 306
- Costantino I, una volta divenuto Cesare riuscì a sconfiggere i Franchi che avevano ancora una volta invaso i territori romani ad occidente del fiume Reno.[3]
- 310
- Nel corso di una spedizione punitiva contro Franchi ed Alamanni morì il suocero di Costantino I, Massimiano.[4]
- 323
- L'anno successivo ancora Costantino riusì a battere i Goti, sconfinando nella parte non di sua competenza (si trattava della Mesia), ed appartenente all'altro Augusto, Licinio, scatenando così una nuova guerra civile tra i due,[5] al termine della quale Costantino rimase unico Augusto.
- 328 Ancora una volta Costantino I fu costretto ad intervenire lungo il Reno ed a battere gli Alemanni che avevano tentato di invadere i territori della Gallia.[6]
- 332
- I Visigoti sfondarono il Limes, ma furono sconfitti dall'imperatore Costantino II. Tuttavia, invece di rientrare nelle loro basi secondo la modalità consueta delle Invasioni barbariche del III secolo, furono accolti dall'imperatore all'interno dell'Impero romano, in seguito a un accordo che li impegnava, in cambio del territorio ottenuto, a difenderne i confini. Da allora rimasero in pace fino al 367. In seguito a questi scontri l'imperatore Costantino I potrebbe aver deciso l'inizio della costruzione del nuovo tratto di limes, il cosiddetto Brazda lui Novac du Nord, che correva parallelo a nord del basso corso del Danubio, da Drobeta alla pianura della Valcchia orientale fin quasi al fiume Siret.[7]
- 342
- La federazione dei Franchi fu protagonista di un'incursione in territorio gallico, condotta a partire dalla loro area d'insediamento presso il Reno. Furono respinti da Costanzo I.
- 354
- Un'incursione degli Alemanni, partiti dal loro territorio d'insediamento nell'odierna Germania meridionale, sfociò in un ampio conflitto contro l'imperatore Costanzo II. Guidata dai fratelli Gundomado e Vadomario, la confederazione penetrò in Gallia attraverso il Limes renano e saccheggiò numerose città.
- 356
- Gli Alemanni sconfissero nella Battaglia di Reims il cesare d'Occidente, Giuliano.
- 357
- In primavera la consueta coalizione tra Marcomanni e Quadi, cui si erano uniti anche i Sarmati iranici, tornò ad agitarsi sul Danubio, invadendo e saccheggiando Rezia, Pannonia e Mesia. Le razzie furono arginate da Costanzo II, che operò sia militarmente sia diplomaticamente, anche assegnando nuove aree d'insediamento ad alcune tribù della coalizione. Intanto, sul fronte renano, Giuliano ricacciò provvisoriamente gli Alemanni, grazie alla vittoria nella Battaglia di Strasburgo.
- 359
- Roma, dilaniata dalle rivalità tra i diversi cesari e augusti, cercò di inserire gli Alemanni all'interno dei propri giochi politici: l'imperatore Costanzo II si accorda con gli Alemanni e li convince a scendere in campo contro Giuliano.
- 360
- Vadomario guida gli Alemanni in un attacco a tradimento contro Giuliano; in seguito il condottiero germanico e i suoi guerrieri furono impiegati come truppe mercenarie in Asia e in Armenia.
Seconda fase (361-378)
In seguito allo stanziamento unno in Pannonia (361), tuttavia, la politica di progressiva assimilazione non poté più essere proseguita, e i Germani irruppero in massa e al di fuori di ogni pianificazione all'interno dell'Impero. Al termine del processo, proseguito anche nei secoli seguenti, numerosi popoli germanici si trovarono insediati in vari territorio dell'Europa occidentale, meridionale e perfino in Nordafrica, ridisegnando di conseguenza la mappa etnica e linguistica del Vecchio continente.
La nuova situazione ebbe come momento di svolta la battaglia di Adrianopoli (378), nella quale i Visigoti sconfissero l'esercito dell'imperatore Valente, che perse la vita nello scontro.
- 367
- I Visigoti, guidati da Atanarico, appoggiarono l'usurpazione di Procopio contro l'imperatore Valente e pianificarono una rivolta. Valente passò il Danubio, ma Atanarico evitò lo scontro aperto e si ritirò sui Carpazi.
- 368
- Gli Alemanni travolsero Mogontiacum (Magonza) e costrinsero l'imperatore Valentiniano I ad accorrere e a ricacciare i Germani con la Battaglia di Solicinium.
- 369
- Fu siglata una tregua tra Roma e i Visigoti di Atanarico, che sospendeva i precedenti rapporti di collaborazione basati sui sussidi (o tributi) offerti dai romani in campio di contingenti mercenari, stabilità nella regione e scambi commerciali. In quegli anni, intanto, aveva preso il via la conversione di una parte del popolo gotico al cristianesimo, secondo la variante ariana promossa da Ulfila, e lo stesso vescovo aveva intrapreso la messa per iscritto della Bibbia, che divenne così il primo testo in lingua gotica e la più estesa testimonianza delle lingue germaniche antiche.
- 370
- I Sassoni iniziarono a cercare di muoversi in massa dalla loro regione d'insediamento, presso la costa sudorientale del Mare del Nord, verso la Gran Bretagna, ma furono inizialmente arginati dall'imperatore Valentiniano I.
- 374
- I Quadi ripresero la via delle incursioni in Pannonia, ancora insieme a tribù sarmatiche (gli Iazigi). Contro di loro mosse Valentiniano I, che morì durante la campagna.
- 375
- Incalzati dagli Unni che li avevano scacciati dalla loro regione d'insediamento tra il Danubio e il Mar Nero, i Visigoti chiesero pressantemente asilo a Valente, accalcandosi ai confini dell'Impero.
- 376
- Roma concede accoglienza ai duecentomila Visigoti che premevano tra le foci del Danubio, la Mesia e la Tracia, ma gestendo malamente la situazione: i Goti furono spogliati delle armi e privati dei bambini, consegnati come ostaggi, ma non venne adeguatamente assicurato l'approvvigionamento alimentare. La fame e gli stenti spinsero i Visigoti, guidati da Fritigerno alla rivolta: si unirono agli Ostrogoti che avevano a loro volta passato il Danubio e insieme sconfissero un esercito romano a Marcianopoli.
- 378
- Mosse contro i Visigoti lo stesso imperatore Valente che, nella battaglia di Adrianopoli, subì una disastrosa sconfitta, tanto da cadere egli stesso sul campo. I Visigoti rimasero in Mesia, compiendo ripetute razzie nelle regioni circostanti. Sul fronte settentrionale, nuova incursione alemannica, rintuzzata da Graziano nella Battaglia di Argentovaria.
Conseguenze
La battaglia di Adrianopoli (378) portò all'elaborazione, da parte di Roma, di una nuova strategia di contenimento nei confronti dei barbari. Da quel momento infatti gli imperatori, incapaci di fermare le invasioni militarmente, cominciarono ad adottare una politica basata sui sistemi della hospitalitas e della foederatio.
Conseguenza diretta di Adrianopoli fu la Guerra gotica (376-382): i Visigoti rimasti in Mesia compirono ripetute razzie nelle regioni circostanti, fino al 390, quando ottennero dal nuovo imperatore Teodosio I il riconoscimento quali alleati.
Note
- ^ Grant, p. 265; Scarre, pp. 197-198.
- ^ A. Cameron, p. 46.
- ^ Anselmo Baroni, Cronologia della storia romana dal 235 al 476, p.1026.
- ^ a b Anselmo Baroni, Cronologia della storia romana dal 235 al 476, p.1027.
- ^ a b Anselmo Baroni, Cronologia della storia romana dal 235 al 476, p.1028.
- ^ Anselmo Baroni, Cronologia della storia romana dal 235 al 476, p.1029.
- ^ V.A.Maxfield, L'Europa continentale, pp.210-213.
Bibliografia
Fonti primarie
- Aurelio Vittore, Epitome de Caesaribus e De Vita et Moribus Imperatorum Romanorum.
- Eutropio, Breviarium ab urbe condita, libro 9.
- Giordane, De origine actibusque Getarum.
- Orosio, Historiarum adversus paganos libri septem, libro 7.
- Zosimo, Storia nuova, libro 1.
Fonti secondarie
- Anselmo Baroni, Cronologia della storia romana dal 235 al 476, in Storia Einaudi dei Greci e dei Romani, vol.19, Milano 2009.
- (EN) Averil Cameron, Il tardo impero romano, Milano, 1995, ISBN 88-15-04887-1.
- (IT) Autori Vari, Gli imperatori romani, Torino, 1994, ISBN 88-7819-224-4.
- (IT) Giuseppe Dobiaš, Il limes romano nelle terre della Repubblica Cecoslovacca, vol.VIII, Roma, Istituto Studi Romani, 1938.
- (ES) Julio Rodriguez Gonzalez, Historia de las legiones Romanas, Madrid, 2003.
- (EN) Michel Grant, Gli imperatori romani, storia e segreti, Roma, 1984, ISBN 88-54-10202-4.
- (EN) Arnold Hugh Martin Jones, The Later Roman Empire: 284-602, Baltimora, 1986, ISBN 0-8018-3285-3.
- (IT) Santo Mazzarino, L'impero romano, Bari, 1973, ISBN 88-42-02377-9 e ISBN 88-42-02401-5.
- (EN) András Mócsy, Pannonia and Upper Moesia, Londra, 1974.
- (EN) Pavel Oliva, Pannonia and the onset of crisis in the roman empire, Praga, 1962.
- (IT) Roger Rémondon, La crisi dell’impero romano, da Marco Aurelio ad Anastasio, Milano, 1975.
- (EN) Chris Scarre, Chronicle of the roman emperors, New York, 1999, ISBN 0-500-05077-5.
- (EN) Pat Southern, The Roman Empire: from Severus to Constantine, Londra & New York, 2001, ISBN 0-415-23944-3.