Gruppo 63

movimento letterario italiano nato nel 1963
«“Gruppo 63” è una sigla di comodo di cui spiegheremo un po' più avanti l'origine. Di fatto dietro a questa sigla c'era un movimento spontaneo suscitato da una vivace insofferenza per lo stato allora dominante delle cose letterarie: opere magari anche decorose ma per lo più prive di vitalità e di rilievo stilistico innescavano prolungati dibattiti critici. Un blando romanzo tradizionale come Metello di Pratolini, uscito nel 1955, fornì agli addetti ai lavori l'occasione di eccitate analisi e discussioni che divamparono per mesi e mesi. Furono l'ultima fiammata del neorealismo in letteratura, fioca eco populista della grande stagione cinematografica dei Rossellini e dei De Sica.»

Il Gruppo 63, definito di neoavanguardia per differenziarlo dalle avanguardie storiche del Novecento, è un movimento letterario che si costituì a Palermo nell'ottobre del 1963 in seguito a un convegno tenutosi a Solanto da alcuni giovani intellettuali fortemente critici nei confronti delle opere letterarie ancora legate a modelli tradizionali tipici degli anni Cinquanta.

Del gruppo facevano parte poeti, scrittori, critici e studiosi animati dal desiderio di sperimentare nuove forme di espressione, rompendo con gli schemi tradizionali.
Richiamandosi alle avanguardie degli inizi del secolo, il Gruppo 63 si richiamava alle idee del marxismo e alla teoria dello strutturalismo. Senza darsi delle regole definite (il gruppo non ebbe mai un suo manifesto), diede origine a opere di assoluta libertà contenutistica, senza una precisa trama, (ne è un esempio Alberto Arbasino) talvolta improntate all' impegno sociale militante (come gli scritti di Elio Pagliarani), ma che in ogni caso contestavano e respingevano i moduli tipici del romanzo neorealista e della poesia tradizionale, perseguendo una ricerca sperimentale di forme linguistiche e contenuti.

Ignorato dal grosso pubblico, il gruppo suscitò interesse negli ambienti critico-letterari anche per le polemiche che destò criticando fortemente autori all'epoca già "consacrati" dalla fama quali Carlo Cassola e Vasco Pratolini, ironicamente definiti "Liale", con riferimento a Liala, autrice di romanzi rosa.

Il Gruppo 63 ebbe il merito di proporre e tentare un rinnovamento nel panorama piuttosto chiuso della letteratura italiana, ma il suo aristocratico distacco dal sentire comune e la complessità dei codici di comunicazione ne fecero un movimento elitario, accusato di 'cerebralismo'.

Alcuni autori del Gruppo 63 furono il già citato Arbasino, Luciano Anceschi, Nanni Balestrini, Achille Bonito Oliva[2], Alfredo Giuliani, Giorgio Celli [3], Furio Colombo, Corrado Costa, Roberto Di Marco, Umberto Eco, Alberto Gozzi.[4] Angelo Guglielmi, Giorgio Manganelli, Giulia Niccolai, Elio Pagliarani, Antonio Porta, Lamberto Pignotti, Edoardo Sanguineti, Adriano Spatola, Sebastiano Vassalli, Michele Perriera.

Il gruppo, che si sciolse nel 1969, diede vita alle riviste Malebolge, Quindici e Grammatica

Note

  1. ^ http://www.nannibalestrini.it/gruppo63/prefazione.htm
  2. ^ http://biografie.studenti.it/biografia.htm?BioID=330&biografia=Achille+Bonito+Oliva Achille Bonito Oliva prima di dedicarsi all'attività di critico d'arte ha aderito in gioventù al Gruppo 63, pubblicando due raccolte di poesie : nel 1967 "Made in mater" e nel 1968 "Fiction poems
  3. ^ Fonte dell'inclusione di Celli: terza di copertina di Giorgio Celli - I sette peccati capitali degli animali
  4. ^ Fonte dell'inclusione dei nomi citati: AA.VV., Il Gruppo 63 quarant'anni dopo, Edizioni Pendragon, Bologna, 2005

Voci correlate