Famiglia Jacchia

La famiglia Jacchia fu una famiglia di gente ebraica la cui particolarita' e' che alcuni suoi membri dopo aver aderito , per motivazioni legate all'irredentismo , al fascismo passarono all' antifascismo anche a livelli militare , il membro piu' significativo sotto quest'ultimo punto di vista e' forse Mario Jacchia . Per quanto riguarda la gente ebraica in totale su circa 43000 persone in Italia nel 1943 circa 1000 parteciparono alla Resistenza percentuale elevatissima riportata ala popolazione globale italiana che rapportata alla popolazione approssimativa italiana del periodo ci porterebbe ad un dato di attorno al milione di partigiani sulla popolazione totale a fronte della cifra reale che non supera la meta' di tale numero anzi ne e' sensibilmente al disotto.

Mario Jacchia

Jacchia Mario, ebreo , nato il 2/1/1896 a Bologna figlio di Eugenio ed Elisabetta Carpi e a Bologna lo ritroviamo nel 1943 militante del Partito d'Azione.Suo padre e' il piu' rappresentativo massone del Bolognese nel periodo antecedente il fascismo , irredentista era stato mandato via da Trieste dal governo austrico ed a Bologna nel periodo della prima guerra mondiale Mario e' un dirigente dei movimenti irredentisti occupandosi di prestar aiuto agli altri irredentisti espulsi da Trento e Trieste.All'inizio del conflitto abbandona gli studi di giurisprudenza per andar volontario negli Alpini dove si guadagna due medaglie d'argento.Tornato a Bologna e ripresi gli studi entra nel movimento politico " Sempre pronti per la patria e per il re " che son gruppi nazionalisti paramilitari.Tali gruppi che ricordano un po' i freikorps , e che son guidati da un ex tenente di nome Dino Zanetti si scontrano con i braccianti quando questi ultimi rivendicano i diritti su tere incolte in zona , bracianti organizzati dalla Federterra provinciale. Quando i manifestanti stanno per lasciare piazza Malpighi dopo la manifestazione per via Ugo Bassi onde arrivare a piazza Rizzoli gli squadroni paramilitari fecero fuoco e resto' uccisa la bracciante Geltrude Grassi. Gli scontri proseguirono nel pomeriggio con alcuni ufficiali che a seguito di Zanetti tenetrono di assaltare la sede della CCdL di via Cavaliera 22 , l'attuale via Oberdan , fecero di nuovo fuoco ma la polizia li blocco' arrestandone 5 fra cui che sempre piu' convinto del suo " nazionalismo " si iscrisse nel '20 al fascio bolognese fondato da Leandro Arpinati. Suo fratello Luigi , coroggioso mititante antifascista venne duramente bastonato dai fascisti e Mario abbondono' definitivamente il fascismo.Nel '24 i fascisti assalirono e depredarono la sede della massoneria bolognese mettendo simboli e quant'akltro di rappresentativo in una cassa da morto che piazzarono innazi l'abitazione degli Jacchia in via d'Azeglio a scopo evidentemente intimidatori nei confronti di Eugenio Jacchia padre di Mario e Luigi. Eugenio Jacchia fu pure lui bastonato dai fascisti e stavolta Mario non si accontenta di dimettirsi dal PNF e passa all'antifascismo militante.“L'Avvenire d'Italia” giornale clericalfascista che appoggia questi interventi squadristi e' diretto da Carlo Enrico Bolognesi e sempre nello stesso anno Mario Jacchia si fa ricevere da lui e poi shiaffeggia con decisione il direttore il 13/10/24 affrontò il direttore Carlo Enrico Bolognesi e lo schiaffeggiò per cui i fascisti al seguito di Arconovaldo Bonaccorsi e Giuseppe Ambrosi vulgo Peppino noti squadristi distruggono lostudio di avvocato gestito da Mario , e da altri avvocati antifascisti , che arriva sul posto prende a revolverate i fascisti questi rispondono al fuoco e lo bastonano danneggiandogli un occhio.Nei tafferugli e' un commissario di polizia gli dice di andaresene ma Mario risponde che e' un decorato di guerra e che quei furfanti non lo spaventano cosi' finisce pure in carcere per aver preso i fascisti a revolverate indeifesa della sua prorpieta' che viene incendiiata dai fascisti stessi e' ovvio che dopo questi fatti incominciano i guai seri col regime fascista tanto che nel '27 gli non gli viene conseganto il " certificato di buona condotta politica " , non essendo iscritto al PNF anzi essendo ormai schedato fra glia antifascisti pericolosi , e quindi anche il suo lavoro da avvocato non puo' proseguire . Nel '30 Mario non ottiene il breveto di pilota a causa dei precedenti mpolitici pur avendo superato brillantemente tuttti gli esami.Nel '39 in quanto ebreo e' radiato dall'albo degli avvocati e procuratori mentre nel '37 non gli viene dato il dovuto avenzamento di grado militare.Fu reintegrato nell'albo perche' i membri del comitato attto alla determinazione della razza stabilorono che il padre Eugenio non apparteneva alla razza ebraica ed e' sconosciuta la motivazione di tale evidente falsita'.Mario all'inizio del 1943 entra nel Partito d'Azione con Massenzio Masia con cui costituisce un embrione di organizzazione antifascista chiamata Fronte per la pace e la libertà che e' la prima struttura antifascista oraganizzata nel periodo e di indirizzo unitario ovvero partecipano persone di diverse idee politiche ma antifascisti.L' 8 -9-1943 Mario e' nella capitale ed e' presente negli scontri contro i germanici , di pari passo e' il rappresentante del Partito d'Azione per il CLN di Bologna .Nei prmi mesi del '44 lascia tutti gli incarichi polotico burocratici in seno all'antifascismo per pasare alla lotta militare. Prende nome di battaglia Rossini ed ha l'incarico di ispettore delle formazioni di Giustizia e Liberta' in Emilia ed infine gli viene affidato il comando militare per il nord dell'Emilia . Viene preso a Parma durante una riunione ma riesce a far fuggire i compagni ed a distrugger gran parte dei documenti presenti.Viene consegnato agli SD germanici e sembra venga torturato quantomeno cosi' testimoniano i suoi compagni di carcere non e' stato ritrovato il suo corpo ed alla memoria gli viene assegnata   Medaglia d'oro al valor militare

«Nobile figura di partigiano, fedele all'idea, che fu il credo della sua vita, fu tra i primi ad organizzare i nuclei di Resistenza contro l'oppressione nazi-fascista. Perseguitato per ragioni razziali, ricercato per la sua attività cospirativa e organizzativa, non desistette dall'opera intrapresa con tanto ardore. Nominato Ispettore Militare dell'Emilia, divenne in breve l'animatore del movimento clandestino della Regione, e, senza mai risparmiarsi, sempre rifulse per la forte personalità e per l'indomito coraggio dimostrato durante le frequenti missioni e i sopralluoghi rischiosi per meglio assolvere il suo compito. Sorpreso dalla polizia mentre presiedeva una riunione del suo Comando, veniva arrestato nel tentativo di distruggere tutto il materiale compromettente, compito che aveva assunto per sé, dopo avere ordinato ai suoi collaboratori di mettersi in salvo. Sottoposto a stringenti interrogatori si confessò unico responsabile e non pronunciò parola che potesse compromettere l'organizzazione. Dopo aver sopportato lunghi giorni di martirio, fu prelevato dal carcere e soppresso. Fulgido esempio di apostolo della libertà e di eroico sacrificio»

Sulla casa di famiglia vine inserita una lapide con questa scritta

«Mario Jacchia /fedele agli ideali del padre / per l'Italia valorosamente combattè / per la libertà sostenne tenace lotta / In questa casa / visse lavorò cospirò / Da essa si dipartì / per offrirsi in olocausto / nella duplice tirannide / straniera e domestica / 1896-1944»

[1]

[2].Bologna gli dedica una piazza . La storia di Mario Jacchia ha dele similitudini non indifferenti ( partenza da grupi paramilitari antiproletari per approdare alla lotta armata antifascista ) con la vicenda di Beppo Römer. Dizionario Biografico Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese (1919-1945), a cura di A. Albertazzi, L. Arbizzani, N. S. Onofri. Valeria Jacchia , la figlia di Mario Jacchia durante la Resistenza era staffetta partigina e partcipo' alla battaglia di Montefiorino[3] [4]

Eugenio Jacchia

Jacchia Eugenio , ebreo , nato l'11/10/1869 a Trieste figlio Luigi e Caterina Di Barbara; padre di Mario e zio di Pietro , di professione avvocato ed acceso fu mandato via da Trieste dal governo austriaco nel 1889 .Trasferitosi a Bologna si impegno' politicamnete in organizzazioni di sinistra democratica arrivando ad essere eletto in consiglio comunale nel 1902 in un raggruppamento Unione dei partiti popolari — composta da radicali, repubblicani e socialisti che ebbe la maggioranza , nel contempo si iscrisse alla Massoneria .In consiglio comunale , presieduto da Enrico Golinelli del partito repubblicano , fu assessore alla pubblica istruzione . Nel periodo immediatamente precedente la prima guerra mondiale divenne uno dei massimi dirigenti del movimento interventista di indirizzo democratico-progressista nel dopo prima guerra mondiale aderi' al fascismo ma se ne allontano' quando i fascisti distrussero la sede della Massoneria . Anche i figli Mario e Luigi aderirono al fascissmo am Luigi ne usci' diventando un coraggioso attivista antifascista e cosi' dopo anche Mario.Da: " Elenco oppositori ( al facismo ovviamente ) provincia di Bologna», Bologna, 28/8/1930, in ACS, cpc, ad vocem Leonello Grossi " si legge questo di Eugenio Jacchia : " Fu uno dei maggiori esponenti della massoneria locale, mantenendosi sempre un liberale democratico. E antifascista. Gode di un certo prestigio ".Mori' il 31/3/1939 e l'elogio funebre fu tenuto fa Roberto Vighi che fini' alconfino in quanto Eugenio Jacchia era ebreo , massone , antifascsta.

Pietro Giusto Jacchia vulgo Piero

Jacchia Giusto Pietro , ebreo ,nato l'8/4/1884 a Trieste , vulgo Piero , figlio Eugenio e Clementina Fano; lauraeato in ligue straniere e professore al liceo in quanto irredentista all'inizio del secolo XX deve lasciare Trieste e si trasferisce a Bologna da zio Eugenio e per un po' fa il giornalista presso "Giornale del Mattino" . Dopo il conflitto torna a Trieste e nel 1919 partecipa alla fonfazione dei fasci di combattimento e dopo partecipa alla marcia su Roma ma essendo massone quando il fascismo inizia a perseguitare la massoneria da' le dimissioni dal PNF e nel 1927 viene licenziato dal lavoro in quanto non giura fedelta' al regime fascista. Con la moglie inizia a tresferirsi in varie nazioni europeee fra queste Olanda ed Inghilterra ed incomincia ad avvcinare i fuoriusciti antifascisti passando all'antifascismo militante dopo e' con Carlo Rosselli nella guerra di Spagna[5] restando ferito sul fronte di Aragona dopo passa alla Colonna Rosselli e di seguito e' mandato con i miliziani alla difesa di Madrid dove cade il 28/1/1937. Lo stesso anno la polizia fascista emise un ordine d'arresto nei suoi confronti, se fosse rimpatriato.Il cugino Mario Jacchia con passato di fascista pure lupo e comandante partiano col nome di battaglia Rossini chiede ed ottiene di dare nome Pietro Jacchia alla 3ª Brigata Partigiana Giustizia e Libertà di Montagna che operava nele valli di Sillaro e di Santerno , in seguito la brigata verra chiamata 66ª Brigata Jacchia Garibaldi.


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