La signorina Julie

opera teatrale scritta da August Strindberg

La signorina Julie (sv. Fröken Julie) è una tragedia in un atto unico composta nel 1888 dal drammaturgo svedese August Strindberg.

La signorina Julie
Tragedia in un atto unico
Fotografia della prima rappresentazione nel novembre 1906, al Teatro del popolo di Stoccolma. Sacha Sjöström (sinistra) come Kristin, Manda Björling come Miss Julie, e August Falck come Jean.
AutoreAugust Strindberg
Titolo originaleFröken Julie
Lingua originaleSvedese
GenereTragedia naturalistica
AmbientazioneNella cucina del conte, la notte della festa di San Giovanni
Composto nelLuglio-agosto 1888
Pubblicato nelNovembre 1888
Prima assoluta14 marzo 1889
Teatro Sperimentale Scandinavo di Copenaghen (Studentersamfundet)
Personaggi
  • La signorina Julie, 25 anni
  • Jean, servitore, 30 anni
  • Kristin, cuoca, 35 anni
  • Il Conte (non appare mai nell'opera)
(svedese)
«Jean:För det är skillnad på oss!
Julie:Därför att ni är man och jag kvinna?
Vad är det då för skillnad?
Jean: Samma skillnad - som - mellan man och kvinna!»
(italiano)
«Jean: C'è una differenza tra di noi.
Julie: Perché tu sei un uomo e io una donna?
Che differenza c'è?
Jean: La differenza, tra un uomo e una donna.»

Ambientata in una notte d'estate di fine '800, in una cittadina svedese, l'opera affronta la tematiche dell'interazione tra classi sociali differenti e tra il genere maschile e quello femminile, incontro che porta alla difficile comprensione di sensibilità e condizioni profondamente distanti. Fu soggetta di uno scandalo clamoroso nella società puritana e conformista dell'epoca.[3]

Racconta la vicenda che vede Julie, una ragazza di venticinque anni figlia di un conte, passare la serata di San Giovanni alla festa della servitù, mentre il padre è assente. Cerca di sedurre il giovane cameriere Jean, il quale si dichiara innamorato di lei. Visti dai servitori decidono di scappare per l'imminente caduta della reputazione della ragazza, ma scoperti dalla cuoca Kristin non riescono nell'intento. Tornato il conte, il giovane Jean si sente colpevole e dichiara di sentire una forte autorità provenire dal conte, suggerisce alla ragazza il suicidio e le porge un rasoio affilato. Trovando difficoltà per essere rappresentato, in un mondo puritano come quello della svezia di fine ottocento, alla sua uscita La signorina Julie rese Strindberg famoso davanti al pubblico mondiale.[4]

Trama

La vicenda si svolge in una notte di mezz'estate di fine ottocento. Il testo si apre con una didascalia di scena che recita una descrizione naturalistica dell'ambientazione, ossia la cucina di una villa. L'autore la descrive inserendo a sinistra un muro con due armadi o scaffali guarmiti di carta crespa pieni di utensili di rame e ferro, sulla destra invece si vede una porta vetrata dalla quale si intravede il giardino con una fontana che si erge con una statua di Cupido e cespugli di lillà in fiore.

Kristin, la cuoca è dentro la stanza a cucinare mentre entra Jean, un servo del Conte con il quale instaura un dialogo. Egli le racconta della signorina Julie e di quanto secondo lui la giovane sia pazza, per via della danza che le ha visto fare con il giardiniere del palazzo, invitando anche lui porgendogli il braccio. Spostano poi il discorso sulla cena preparata da Kristin e Jean inizia a mangiare mentre decide di bere una bottiglia di vino pregiato, appartenente al Conte. Kristin racconta anche che sta cucinando un veleno per far abortire il cane della signorina, Diana, rimasta incinta. Entra in scena la signorina Julie che invita il giovane Jean a ballare con lei: il giovane si sente in dovere di accettare, anche se non vorrebbe per non mettere a rischio la reputazione della nobile signorina, causa la loro differente estrazione sociale. Ballano e Jean rientra in cucina esclamando la pazzia della signorina, che si espone così alle chiacchiere della società: Kristin gli spiega che la sua stranezza viene dal fatto che sta per arrivare il suo "mensile", intendendo evidentemente il ciclo mestruale.

La signorina irrompe in scena accusando arrabbiata Jean di essere fuggito nel corso della danza e, dopo una breve discussione, l'uomo inizia a raccontarle la sua vita, spiegando di come abbia imparato il francese vivendo a Lucerna, in Svizzera. Kristin si addormenta e Julie, non ascoltando i consigli dell'uomo sulla loro diversa estrazione sociale e le dicerie che potrebbero nascere dalle loro confidenze, lo invita ad uscire con lui per prendere alcuni lillà. Al rientro la signorina cerca di sedurlo nonostante egli sia ritroso fino a quando prova però a baciarla. Julie lo ferma sgridandolo e chiedendogli se sia mai stato innamorato: Jean gli confessa di essere innamorato proprio di lei e di come la posizione di potere della donna nei suoi confronti gli avevano fatto perfino pensare di uccidersi.

Il dialogo continua nonostante il giovane Jean cerchi di intimarla a andarsene perché la gente sta per accorgersi di loro; arrivano i servi, cantando una canzone, accusando la donna di essere stata insieme al servo. I due decidono quindi di scappare, nascondendosi in camera di Jean e, al rientro in cucina, il giovane Jean affronta il problema del fatto che non possono più vivere in quella casa insieme e suggerisce di scappare in Svizzera o sul lago di Como, dove sarebbe stato possibile aprire un albergo, sogno che rimane però tale vista la mancanza di fondi di entrambi. Julie ha paura dell'accaduto e scoppia un alterco nel corso del quale ella racconta tutta la sua storia, di quello che è successo a sua madre, di come suo padre l'abbia forzata a sposarlo, di come è nata senza che sua madre lo volesse e cosa peggiore, come figlia illegittima. In seguito ad una profonda discussione Jean la convince a prepararsi per partire, a rubare dei soldi dalla cassaforte di suo padre e a scappare con lui. Jean rimane solo ad aspettarla, quando torna in scena la cuoca, Kristin. Alla scoperta di quello che è successo la cuoca sgrida Jean chiedendogli di andarsene con lei a messa e a dimettersi il prima possibile. Mentre la cuoca va a prepararsi per la funzione, torna Julie, vestita e pronta per partire, con il suo uccellino che vuole portare con sé. Jean le convince a lasciarlo ma alla dichiarazione della ragazza che avrebbe preferito vederlo morto che lasciarlo in altre mani, Jean uccide l'uccellino. La signorina sprofonda nella paura di essere scoperta quando rientra Kristin, che scopre i loro piani. Julie cerca di convincerla a venire con loro, ma la cuoca litiga con Jean per via del tentativo di fuga.

Dopo un litigio la ragazza propone di suicidarsi come unica soluzione possibile ma Jean cerca di distoglierla dall'intento definitivo quando si sente alla porta l'arrivo del Conte. Jean spiega di come senta l'autorità del Conte e di come non riesca a disubbidirgli; quando la signorina gli chiede un aiuto per uscire dalla situazione in cui si trova, Jean le tende un rasoio. La signorina lo ringrazia ed esce dalla porta, dove si ucciderà.

Origini

 
La scrittrice Victoria Benedictsson.

La tragedia venne scritta tra la fine di luglio ed il 10 agosto 1888 all'età di trentanove anni, nella tenuta di Skovlyst nei pressi di Holte, mentre la prefazione al dramma venne stesa tra il 10 ed il 15 dello stesso mese di fine stesura.[5] Dopo essersi recato a Copenhagen per la prima de Il padre, il novembre passato, Strindberg si era sistemato con sua moglie ed i tre figli nel villaggio di Lyngby, non lontano dalla città. Si stabilirono per un certo lasso di tempo nelle camere libere di un castello appartenente ad una donna eccentrica, intorno ai quaranta anni di età, che si faceva chiamare la Contessa Frankenau, anche non essendo di nobile nascita.[6] Il castello era gestito dal suo notaio Ludvig Hansen, un signore che poteva sembrare uno zingaro con il quale sembrava avere una relazione amorosa.

Il drammaturgo prese spunto da questa situazione per il nodo centrale della vicenda che occorre nella Signorina Julie, anche se più tardi si scoprì che i due non avevano una relazione amorosa ma bensì erano fratelli naturali, in quanto l'uomo era figlio illegittimo del padre di lei, fatto tenuto nascosto per la memoria del defunto padre.[6] Un altro punto di raccordo con la vicenda del dramma è il senso di inferiorità sociale che Strindberg provava per sua moglie Siri. Al tempo della conoscenza tra i due, infatti, Siri era una baronessa. Il drammaturgo, figlio di una serva[7], per tutta la sua vita tenne un senso di risentimento contro le classi alte: a dar voce a ciò inserisce nella tragedia il cameriere Jean.[6]

Inoltre, tra gli elementi che hanno ispirato l'opera sembra vi sia il suicidio per amore di Victoria Benedictsson, una scrittrice svedese.[5]

Contesto storico

La tragedia è ambientata nella Svezia coeva di Strindberg, in una villa in tipico stile ottocentesco. Il contesto sociale che sottende il racconto è tutto basato sull'alta società scandinava del XIX secolo: il pensiero contrastante tra una borghesia che si sta indebolendo, piena di contraddizioni, e i suoi rapporti con una classe medio-bassa, che desidera la posizione dei borghesi.

Commento

I personaggi

La signorina Julie;
Jean;
Kristin;
Il conte;

La prefazione di August Strindberg

 
L'autore August Strindberg.

Nella sua prefazione a La signorina Julie, composta contestualmente alla scrittura del testo, esattamente tra il 10 ed il 15 agosto 1888, August Strindberg, riversa le sue idee riguardo al teatro; nella sua visione quest'arte, così come le arti in generale, hanno sempre rappresentato una Biblia pauperum, ossia una bibbia illustrata che può essere letta dagli analfabeti. [8]Cominciando in questo modo, prosegue giustificando e spiegando il suo metodo di pensiero, che direttamente porta alla creazione del testo. Nella sua visione il drammaturgo è colui che porta le idee contemporanee ad avere una forma popolare, che possa andare bene per le classi medie; come egli stesso dice: il teatro è sempre stato una principale forma di istruzione per i giovani, i semi-educati, le donne, tutti quelli che conservano l'umile facoltà di ingannarsi e di essere ingannati. In poche parole, accettare l'illusione, e reagire ai suggerimenti dell'autore.[8] Egli spiega inoltre di come il teatro, in quel periodo, stava per essere lasciato da parte come una forma morente al pari della religione, la quale non aveva più le condizioni necessarie per avere successo. Afferma che la crisi teatrale europea si è generata in quelle fortezze culturali dove si sono formati i più grandi pensatori dell'epoca, Inghilterra e Germania, l'arte di scrivere drammi è, come la maggior parte delle belle arti, morta.[8] In altri paesi è stato provato da molti autori che hanno provato a mettere le proprie idee in forme più classiche di scrittura, ma il pubblico non essendo educato a capire le questioni soggette, non ha potuto portare queste prove al successo; in poche parole, il vino nuovo si è inacidito nelle vecchie bottiglie.[8]

Nelle sue opere precedenti, l'autore spiega di aver provato a modernizzare il teatro, senza inventare niente di nuovo, in modo che potesse andare incontro alla richiesta del pubblico, e che quindi ha utilizzato come argomenti principali della tragedia temi che trova di permanente interesse; l'ascesa ed il declino sociale, la posizione più alta e la più bassa nella scala sociale, il meglio e il peggio, l'uomo o la donna.[8]

Il naturalismo

  Lo stesso argomento in dettaglio: Naturalismo (letteratura).

La concentrazione dell'opera in un solo atto, che la rende sintetica ed immediata, è dovuta allo studio della lezione naturalistica di Émile Zola, alla scrittura drammaturgica di Henrik Ibsen e alla lettura attenta della Poetica di Aristotele.[5]

Tra i fondamenti teorici del naturalismo vi era la concezione che la psicologia umana dovesse essere considerata alla stessa stregua dei fenomeni della natura perché anch'essi accadevano con il medesimo svolgersi di causa ed effetto. Non venivano messe in discussione le finalità sociali e morali dell'arte ma si riteneva necessario, per migliorare veramente la società, basarsi sulla ricerca del vero.

Il naturalismo si opponeva all'ideologia spiritualistica del periodo romantico per basarsi sulle premesse deterministiche che stavano alla base della filosofia positivista e l'attenzione dei naturalisti veniva posta su quell'aspetto meccanicistico della società che soprastava l'uomo degradandolo e causandogli ogni male.

Storia della pubblicazione e prime messe in scena

 
Il regista e attore francese André Antoine, amico e collaboratore di Strindberg.

Poco dopo che Strindberg completò Il padre André Antoine, un impiegato di una ditta di gas parigina, diede vita a un teatro sperimentale con base a Pigalle chiamato Théâtre Libre, il tipo di luogo che Strindberg aveva sempre sognato.[6] Nella mente di Antoine c'era l'idea che questo teatro fosse un augurio alla nascita di una nuova generazione di drammaturghi: egli dichiarò ci sarà il bisogno di una nuova generazione di attori... L'attore non ripeterà più le sue battute nel modo classico; le dirà naturalmente [...] L'azione drammatica sarà semplificata con un ritorno alla realtà e ai gesti naturali. [...] È importante notare che questa apparente "rivoluzione" è solo un ritorno alla grande tradizione [...] Non ha Molière stesso, in due o tre istanze, detto che c'è la necessità per un attore di "recitare come parla"?.[9]

Le idee di Antoine, ed il successo del suo teatro, esercitarono una grande influenza su Strindberg, come si può notare anche nella prefazione de La signorina Julie, dove si sentono gli "echi" di molti dei pensieri di Antoine stesso. La sua affermazione di voler vedere un attore completamente di spalle in una scena importante era un chiaro riferimento alla già famosa abitudine di Antoine di girarsi e dare le spalle al pubblico per un largo lasso di tempo: non a caso il Théâtre Libre infatti aveva già il soprannome di il didietro di Antoine.[9]

Strindberg mandò il testo de Il padre ad Antoine, che gli rispose velocemente affermando che lo avrebbe prodotto immediatamente. Ma la storia de La signorina Julie fu più complessa di quella dello spettacolo precedente[10].[9] Inizialmente, nell'agosto 1888, inviò trionfante il manoscritto al suo editore di Stoccolma, Bonnier, con la nota:

Mi prendo la libertà, di offrirti qui davanti la prima tragedia naturalistica del teatro svedese, e ti prego di non rifiutarla senza una profonda riflessione, o te ne pentirai più tardi, come dice il tedesco "Ceci datera" = questa opera rimarrà nella storia. ... P.S. La signorina Julie è la prima di tutta una serie di tragedie naturalistiche.[9]

Undici giorni dopo Strindberg ricevette la risposta di Bonnier: è troppo "rischiosa", troppo naturalistica per noi, preferiamo non pubblicarla, e penso che sarà molto difficile per te, riuscire ad ottenere una pubblicazione.[11] Strindberg allora offrì la tragedia a un'altra casa produttrice, di Joseph Seligmann, scrivendogli: sono passati dieci anni da quando il primo romanzo naturalista svedese è apparso sotto la tua stampa, con le conseguenze che sappiamo. Adesso ti offro il primo dramma naturalista svedese, scritto come penso che dovrebbe essere, come ho scritto nelle prime pagine. Seligmann accettò La signorina Julie, con la condizione che avrebbe potuto fare dei tagli di censura.[12][11]

Nonostante queste precauzioni, il testo fu enormemente attaccato dalla critica, che lo definiva "immorale". Ma con l'aiuto di Hans Riber Hunderup (che aveva prodotto e messo in scena Il padre) e altri, Strindberg riuscì ad ottenere i fondi per creare un Teatro Sperimentale Scandinavo.[11] Comprarono il piccolo Dagmar Theatre a Copenhagen, con l'idea di aprirlo a gennaio e con La signorina Julie come spettacolo d'apertura. Ma, anche se le prove arrivarono fino in fondo, il giorno prima la polizia irruppe a teatro chiudendo lo spettacolo per ordine del censore danese.[11]

Senza demoralizzarsi, Strindberg decise di produrre lo spettacolo all'unione studentesca di Copenhagen, e riuscirono a portarlo in scena davanti a un'audience di centocinquanta studenti, più un gruppo di critici, il 14 marzo 1889.[11] Senza sorpresa alcuna, la rappresentazione non ebbe un grande successo. Tre anni dopo, il 3 aprile 1892, fu rappresentata a Berlino ma, date le proteste pubbliche, anche il proprietario del teatro Otto Brahm decise di non continuare e la soppresse dopo una singola performance.[13]L'anno dopo, comunque, André Antoine realizzò il sogno di Strindberg, ovvero mettere in scena l'opera nel suo Théâtre Libre.[14] Alcuni critici furono ostili ma Antoine fu decisamente realizzato dal risultato dello spettacolo:

La signorina Julie ha creato una grande atmosfera, tutto dava un grande impatto al pubblico, il soggetto, il "milieu"[15], questa concentrazione in un atto di novanta minuti che aveva una trama da riempire un'intera tragedia lunga. Ci sono state proteste, senza dubbio, ma uno si trovava davanti a qualcosa di veramente nuovo.[13]

Rappresentazioni e adattamenti

Rappresentazioni principali

Dall'inizio del XX secolo, il gusto popolare era cambiato a tal punto da concedere alla signorina Julie di essere rappresntata anche in altri paesi. Nel 1902 fu rappresentato a Stoccarda, nel 1903 ad Amburgo, nel 1904 il giovane Max Reinhardt lo produsse a Berlino.[13] Lo stesso anno, sedici anni dopo la scrittura dell'opera, fu finalmente rappresentata in Svezia. Nel 1905 la tragedia raggiunse New York, in russo.[13] Nel 1906 a San Pietroburgo. Lo stesso anno fu portata a giro nelle provincie svedesi da August Falck, che la portò infine a Stoccolma nel mese di dicembre, dove fu un gran successo. Nel 1907 l'opera fu presentata nel teatro personale di Strindberg, L'Intima Teatern, con non meno di 134 repliche. Nel 1908 lo scrittore ne fece una versione speciale per George Bernard Shaw, che era in visita al paese.[13]

L'opera raggiunse Londra nel 1912, presentata al piccolo dell'Adelphi theatre da Octavia Kenmore. La capitale inglese da lì in poi (fino al 1990) ha visto sedici revival, alcuni dei quali molto importanti, come nel 1965 all'Old Vic, nel 1971 dalla Royal Shakespeare Company ed un'altra nel 1983 al Duke of York. [16]

Nel Luglio 2006, una nuova traduzione della signorina Julie di Frank McGuinness è stata prodotta al Theatre Royal di Bath dalla regista Rachel O'Riordan. Ambientata nell'Irlanda del diciannovesimo secolo, questa versione porta la tensione tra la classe proletaria irlandese ed i proprietari terrieri inglesi.[17]

Trasposizioni cinematografiche e filmati

La signorina Julie è stata filmata più di cinque volte; nel 1912 in Svezia, nel 1922 in Germania (con Asta Nielsen e William Dieterle), nel 1947 in Argentina , ancora nel 1951 in Svezia e nel 1973 in Inghilterra, a cura della Royal Shakespeare Company. [16]

Sono state fatte quattro versioni della tragedia in televisione, nel 1972 con Helen Mirren alas Julie e Donal McCann alas Jean[18]; nel 1986, Bob Heaney e Mikael Wahlforss portano, ambientata in Sud Africa negli anni ottanta, il dramma, dove i due personaggi principali sono separati da etnia diversa come classe sociale e genere sessuale, è stata basata sulla rappresentazione del 1985 al Baxter Theatre di Cape Town, Sandra Prinsloo nel ruolo di Julie e John Kani in quello di Jean. [19]Nel 1987,un'altra versione di Michael Simpson ,dove Patrick Malahide era Jean e Janet McTeer era Julie.[20] Mentre nel 1991, David Ponting diresse un'altra versione televisiva, dove Sean Galuszka faceva Jean e Eleanor Comegys, Julie.[21]

Esistono due film sulla tragedia, il primo fu fatto da Alf Sjoberg nel 1951, intitolato La notte del piacere, con delle ottime performance di Anita Bjork e Ulf Palme, che vinse il Grand Prix del Festival di Cannes, è una delle migliori traduzioni di un classico mai fatte.[16] Nel 1999, invece è Mike Figgis a portare l'opera al cinema, Miss Julie, da una sceneggiatura di Helen Cooper. Saffron Burrows vestiva i panni di Julie e Peter Mullan era Jean.

Note

  1. ^ Testo italiano tradotto da Michael Meyer pag. 144
  2. ^ Testo in svedese preso dal Progetto Runeberg, su runeberg.org..
  3. ^ Info su apriteilsipario.it, su apriteilsipario.it.
  4. ^ Info su railibro.lacab.it, su railibro.lacab.it.
  5. ^ a b c August Strindberg, La signorina Julie., in La signorina Julie. Il padre., Introduzione e traduzione di Franco Perrelli., BUR, 1993. pag. 16.
  6. ^ a b c d (EN) August Strindberg, Miss Julie, in Plays One, Introduzione e traduzione di Michael Meyer, Methuen, 1987. pag. 81
  7. ^ L'autobiografia in quattro volumi da lui redatta si intitola proprio Il figlio della serva (Tjänstekvinnans son).
  8. ^ a b c d e (EN) August Strindberg, Miss Julie, in Plays One, Introduzione e traduzione di Michael Meyer, Methuen, 1987. pag. 91-92
  9. ^ a b c d (EN) August Strindberg, Miss Julie, in Plays One, Introduzione e traduzione di Michael Meyer, Methuen, 1987. pag. 82-83
  10. ^ Il padre, appunto
  11. ^ a b c d e (EN) August Strindberg, Miss Julie, in Plays One, Introduzione e traduzione di Michael Meyer, Methuen, 1987. pag. 84-85
  12. ^ Il testo sarebbe sempre stato da lì in poi la versione di Seligmann, solo quando Alf Sjoberg la prese in mano nel 1949 avrebbe usato il testo originale.
  13. ^ a b c d e (EN) August Strindberg, Miss Julie, in Plays One, Introduzione e traduzione di Michael Meyer, Methuen, 1987. pag. 87-88
  14. ^ La prima volta che un drammaturgo svedese riuscì a entrare in Francia dopo la rappresentazione di un dramma di Re Gustavo III era stata portata in scena alla Comédie Française nel 1803.
  15. ^ Ambiente.
  16. ^ a b c (EN) August Strindberg, Miss Julie, in Plays One, Introduzione e traduzione di Michael Meyer, Methuen, 1987. pag. 89
  17. ^ Info su thestage.co.uk, su thestage.co.uk.
  18. ^ Info su imdb., su imdb.com.
  19. ^ Info su imdb., su imdb.com.
  20. ^ Info su imdb., su imdb.com.
  21. ^ Info su imdb., su imdb.com.

Bibliografia

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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